Comunicazione



2005-08-18 13:00:00
Avevo deciso di non rispondere ai deliri di Paolo Borrelli, soprattutto a quelli che ha inviato al mio indirizzo di posta elettronica, me lo hanno consigliato anche tutti gli amici che hanno letto le sue missive allucinanti ed allucinate, e tutti quelli che prima di me hanno dovuto fare i conti con la ormai nota “persecuzione Borrelli ” che al cambio di stagione trasferisce le proprie frustrazioni sul malcapitato di turno (so già chi sarà la prossima vittima). Questa volta però, dopo la sua lettera pubblicata da questo sito il 12 agosto 2005, voglio rivolgere un appello a tutti, o almeno a tutti quelli che in questa piccola regione “contano qualcosa nelle istituzioni” soprattutto tra i suoi pochi amici ben piazzati: per carità trovate un’occupazione a Paolo Borrelli. Se non volete farlo per me, fatelo per tutte le persone che sono miracolosamente scampate al terremoto, all’alluvione e a quant’altro di disgraziato è avvenuto in questa regione, ma che sono invece cadute nella trappola claustrofobica di “un “plurilaureato” ingiustamente da voi ignorato. O almeno, se lo riterrete più semplice, ogni volta che utilizzerete la parola “arte” aggiungete tra le note di spesa il suo nome. Forse solo in questo modo, e sempre per la pagnotta, rinuncerà a perseguitare chiunque si occupi di arte senza il suo consenso.
Cosa dire poi di un critico d’arte che alla fine di ogni paragrafo aggiunge i suoi titoli di studio e le importanti amicizie? Un critico “militante” che vede nell’opera da me proposta ultimamente al Maci: “Tentativo di ricordare” addirittura l’autoritratto del Caravaggio decollato? Nulla, assolutamente nulla, se non che la visionarietà è tipica dell’artista ma poco calzante al ruolo del critico che dovrebbe produrre chiarezza.
La follia incalza e Paolo nella sua visionarietà perniciosa comincia addirittura a suggerire agli artisti cosa e come devono dipingere, quali mezzi utilizzare, quali tecniche e quali soggetti. Suggerendo a noi un’altra visione, sicuramente più inquietante, quella del poveraccio che non ci si raccapezza più, che non avendo più la forza o la capacità di mettersi in discussione gradirebbe che tutto rimanesse immutato, di modo che gli standard della sua “critica precotta” non debbano subire fastidiosi aggiornamenti.
Mi attribuisce con saccente ironia la scoperta tardiva di quella che lui chiama nel suo sproloquio “Big Generation”, dimostrando, lui si, di aver intravisto solo di sfuggita qualche copertina ma mai letto per intero uno degli autori della Beat Generation.
Molti di noi hanno ancora voglia di fare ricerca in arte senza preoccuparsi del giudizio di pochi critici accattoni, lui che non ha mai dimostrato uno straccio di dignità per criticare i potenti e i decisori politici (vedi il balletto indegno su “Sensi contemporanei”) ha ancora la capacità di starci dietro? Se si, ci si potrà divertire molto in futuro.
In ultimo e solo per fare chiarezza, qualche giorno fa “il nostro unico critico d’arte molisano” ha candidamente confessato ad un amico comune che nel libro sull’arte contemporanea regionale, l’ennesimo (sic!), che da oltre un anno gli è stato commissionato/regalato da un’istituzione locale, peraltro con invidiabile anticipo già elargito (che neanche la Mondadori potrebbe consentirsi), dopo gli ultimi atteggiamenti ostili da me e dall’altro malcapitato intrapresi (Quali? Quando? Non è dato sapere) non saprebbe più cosa scrivere su di noi. Come se la Storia dell’arte, anche quella di una piccola e marginale realtà come la nostra, fosse una paccottiglia da vendere al miglior offerente a seconda degli umori e dei tiramenti del curatore di turno e non, invece, una doverosa disanima scientifica degli eventi e delle personalità effettivamente in gioco. Questo a testimonianza della pochezza e dell’inaffidabilità di una critica davvero provinciale e cialtrona.
So già, conoscendolo, che inonderà questo sito e la mia casella di posta elettronica con una raffica di offensivi vaneggiamenti, che però non mi vedranno più disponibile a riempire ulteriori vuoti a perdere.
———————————————-
Arte, parte l’edizione di ‘Gemine Muse’
2004-12-18 11:00:00

Dal 21 dicembre ritorna l’appuntamento di arte contemporanea con la terza edizione della rassegna “Valica i confini nazionali”. Nel Museo Sannitico provinciale di Campobasso saranno esposte le opere di Marco Fantacone, Nicola Micatrotta e Carlo Parente curate dal critico Paolo Borrelli.
In 9 Paesi europei 36 musei aprono le porte a 106 giovani artisti con l’iniziativa “Gemine Muse 2004” per allargare gli orizzonti e valicare i confini nazionali per la terza edizione della rassegna di arte contemporanea. Una serie di mostre con opere ispirate ai capolavori delle collezioni museali, un dialogo tra arte contemporanea e arte antica, un legame tra le forme espressive degli artisti di generazioni e tempi diversi: dal passato, al presente al futuro. La ormai consolidata rassegna di arte contemporanea promossa dalle associazioni Gai – Circuito Giovani Artisti Italiani, Cidac – Citta’ Italiane d’Arte e Cultura, in collaborazione con la Darc – Direzione Generale per l’Architettura e l’Arte Contemporanee, Dipartimento per i Beni Culturali e Paesaggistici del ministero per i Beni e le Attivita’ Culturali, e con il sostegno di Culture 2000 – Direzione Generale Educazione e Cultura della Commissione Europea, coinvolge quest’anno, oltre ai musei di 28 citta’ italiane, anche 8 musei di otto Paesi europei. “Dopo il lusinghiero successo delle passate edizioni – spiega Fiorenzo Alfieri, presidente delle asociazioni GAI e Cidac – abbiamo deciso di allargare il network artistico anche allo scenario internazionale, rafforzando comunque il nostro impegno in Italia”. La peculiarita’ dell’edizione 2004 di Gemine Muse, curata da un gruppo di 47 critici d’arte, coordinati da Giacinto Di Pietrantonio, e’ lo scambio di esperienze tra i giovani artisti italiani e quelli europei selezionati per l’iniziativa, pur mantenendo le caratteristiche di vetrina per la presentazione di lavori inediti degli artisti attraverso il rapporto diretto con le grandi opere d’arte del passato. A Campoasso la mostra sara’ inaugurata martedi’ 21 dicembre, alle ore 17,00, presso il Museo Provinciale Sannitico, Palazzo Mazzarotta, in Via Chiarizia 12. Prima della cerimonia e’ prevista una breve conferenza stampa alla quale parteciperanno l’assessore comunale alle Politiche Giovanili, Michele de Santis, il critico Paolo Borrelli, gli artisti selezionati e la direttrice del Museo Sannitico, Angela Di Niro.

 

art.599 1° e 2° comma – a distanza di poche ore

http://www.luspio.it/news.aspx?id_n=296

Mercoledì 9 marzo alle ore 16:30 nel Centro di Studi italofrancesi (Roma, Piazza di Campitelli 3) sarà presentato il volume “Luci e ombre del Futurismo” curato da Antonio Gasbarrini e Novella Novelli per Angelus Novus Edizioni dell’Aquila.
Nel libro, di oltre 400 pagine, sono pubblicati gli Atti dell’omonimo Convegno internazionale sul Centenario del Futurismo tenutosi alla Luspio, che aveva registrato la partecipazione di circa venti “agguerriti” studiosi italiani e stranieri. Dopo i saluti di Luca Danese (Presidente CdA Luspio), Antonio Iodice (Presidente Istituto di Studi Politici “San Pio V”) e Giuseppe Acocella (Magnifico Rettore Luspio), toccherà a Valeria Pompeiano (Direttore del Centro di Studi Italofrancesi), Marino Freschi (Direttore rivista “Cultura tedesca” e Gabiel-Aldo Bertozzi (Direttore rivista Bérénice), mettere a fuoco le molteplici angolazioni storiografiche e critiche leggibili nelle dense pagine di “Luci e ombre del futurismo”.

Lumières et ombres du futurisme

ANTONIO GASBARRINI – NOVELLA NOVELLI

Antiacadémique et, par certains côtés impertinent, voire exubérant, le Congrès Lumières et

ombres du Futurisme qui s’est tenu en octobre dernier à l’occasion du Centenaire, a certes résolu

quelques noeuds importants mais n’a pas manqué d’en créer de nouveaux. Au fil des 24

communications, les lumières ont au bout du compte, et de très loin, surpassé les ombres. Des

ombres tant idéologiques qu’esthétiques. Mais on peut dire que la démarcation chromatique et

allégorique n’est jamais apparue de manière tranchée . Les zones de pénombre, cependant, ont été

investies d’une dignité théorique propre.

C’est de celles-ci qu’il faudra partir pour lancer, dans l’immédiat, des travaux de recherche plus

systématiques que ceux qui sont proposés, et qui sont souvent pénalisés par l’exigüité de l’espace

typographique réservé par l’auteur. La plupart des textes occupent en moyenne de 15 à 20 pages.

L’on oscille ensuite d’un minimum de 5 à 6 pages à un maximum d’environ 70 pages, avec des

valeurs médianes d’une trentaine de pages. Ici, la longueur du texte n’influe pas sur la valeur de

la contribution. A l’hétérogénéité apparente de l’ouvrage correspond fort heureusement une

haute, et même parfois une très haute tension de « recherche ».

Gino Agnese et Giordano Bruno Guerri ont décrit, avec une rare efficacité de synthèse, certains

des aspects peu connus de la biographie des deux principaux protagonistes de la première et de la

dernière heure: Boccioni et Marinetti. Le premier se fonde sur des documents inédits qui ont

révélé – non sans recourir à la fable d’une histoire d’amour avec Augusta Popoff mûrie à Paris –

le voyage en Russie et la naissance de son fils Pierre (1906-1907) – épisodes très significatifs dans l’évolution de sa formation. Le second, avec la prose pétillante qui le distingue, met en exergue les jalons de la biographie mouvementée de Marinetti, qui s’est terminée au plan existentiel, mais symboliquement aussi, par l’épitaphe

gravée sur une pierre tombale abandonnée, au cimetière de Milan, “Filippo Tommaso Marinetti.

Poète”.

Antonio Picariello, toujours dans la veine biographique, en souligne à bon escient l’in-printing

nord-africain assimilé dans sa ville natale, Alexandrie d’Égypte, in-printing qui se muera en appât

fatal pour cette énergie magique, ludique et ésotérique – primordiale mais non archaïque – qui

donne son trait le plus significatif au Futurisme héroïque.

 

Qui, mieux que l’un des plus profonds connaisseurs et érudits du fondateur du Futurisme, son

neveu Leonardo Alaeddin Clerici, pouvait traiter de manière aussi originale l’hyperdimension gnostique,

si mal connue, du père de l’Avant-garde? L’écriture funambulesque parfois hermétique,

irrespectueuse des canons linguistiques consacrés, a offert plus d’un casse-tête aux responsables

de l’ouvrage…

Giovanni Lista a de son côté analysé en 15 points les principaux paradigmes de la poésie

futuriste: en partant de son rôle historique, joué dans la modernité, et en aboutissant à la pratique

esthétique peu étudiée du « Manifeste comme art ». Une véritable « leçon de style » qui n’a rien à

envier, tant s’en faut, à de simples exercices à la Queneau.

(altro…)

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SONO ORGOGLIOSO DEL MIO PROFESSORE

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Fra due anni, nel 2013, sarà celebrato il centenario della nascita di Aldo Borgonzoni, pittore tra i più significativi dell’arte iconica italiana del novecento, assai noto per essere stato interprete, con mirabili cicli pittorici delle problematiche sociali ed ecclesiastiche del dopoguerra. Ci si riferisce in particolare alla suite di opere sul tema delle mondine e sul Concilio Vaticano II. Il grande maestro, di cui Arturo Carlo Quintavalle ha scritto essere uno dei maggiori esponenti della pittura realista in Europa, con una singolare interazione tra espressionismo tedesco e pittura informale portata avanti dal suo amico ed estimato Francesco Arcangeli, ebbe nel dopoguerra stretti e significativi rapporti e frequentazioni con l’Abruzzo e le Marche.

Ora, in occasione della mostra “La materia nello spazio urbano” con 40 artisti, allestita da Antonio Picariello per ricordare Elio Di Blasio al Mediamuseum di Pescara di cui la nostra rivista si è occupata con un ampio servizio nella quale era stato incluso anche Borgonzoni , è maturata l’idea di proporre uno studio approfondito proprio in vista del centenario del 2013 sui rapporti di Aldo Borgonzoni con il territorio marchigiano e abruzzese. A questo proposito vanno ricordate le numerose mostre allestite al pittore bolognese dalla Galleria Margutta di Pescara, la monografia edita da Artechiara sempre di Pescara con saggi critici di Leo Strozzieri e Maria Augusta Baitello, le partecipazioni alla Biennale d’Arte Sacra di San Gabriele e alla Triennale di Celano; per quanto riguarda la Marche un interesse particolare deve essere riservato alle monografie per le edizioni Nuova Foglio di Giorgio Cegna, fondatore dell’Accademia di Macerata, ai saggi storici di Armando Ginesi, Carlo Bugatti del Museo d’Arte Contemporanea di Senigallia, e da ultimo dell’indimenticato magnifico rettore dell’università di Urbino Carlo Bo.

L’idea di studiare i proficui rapporti di Borgonzoni con le due regioni avanzata, come detto, dal critico molisano Picariello, è stata fatta propria dall’Archivio e Centro Studi Aldo Borgonzoni che ha sede in Bologna a suo tempo fondata da Alfonsina e Giambattista Borgonzoni; l’archivio metterà a disposizione di coloro che intenderanno partecipare alla realizzazione del progetto che dovrà culminare in una grande rassegna antologica in due città di Abruzzo e Marche, il materiale documentario, libri, articoli, fotografie, ecc. in possesso.

Si pregano pertanto i critici, le istituzioni e i collezionisti, disponibili ad aderire all’iniziativa di inviare all’Archivio la documentazione cartacea e video esistente sull’argomento.

Chi scrive ritiene particolarmente interessante questo progetto espositivo al quale darà entusiasticamente la sua collaborazione, vuoi per onorare la memoria di un amico, vuoi perché Borgonzoni è stato tra i pochissimi artisti della cosiddetta area di sinistra in grado di promuovere un fattivo dialogo con la cultura cattolica. Memorabili a questo proposito i suoi incontri con il cardinal Giacomo Lercaro, arcivescovo di Bologna, grande amico del maestro. Un esempio, il suo, di ecumenismo laico, se così vogliamo chiamarlo, che ci ha fatto comprendere come i principi del comunismo (quello genuino e non quello applicato storicamente) non siano poi così lontani dal messaggio evangelico.

. Questo un succinto profilo biografico di Borgonzoni: nato a Medicina (BO) nel 1913, alla fine degli anni ’30 è tra i pittori operanti entro l’esperienza espressionista, praticata a Roma e Milano dai colleghi della Scuola Romana e Corrente. Nel 1941 in occasione del Premio Bergamo conosce Guttuso, Cassinari, Migneco e Morlotti. Nell’ambiente artistico bolognese è assiduo frequentatore della Galleria di Cronache insieme a Corsi, Mandelli, Rossi, Minguzzi; qui tiene nel 1946 la sua prima personale. L’anno successivo lo troviamo a Parigi con Mandelli, sicché la sua pittura si evolve in chiave neocubista. Impegnato politicamente a sinistra, come ben si evidenzia nel ciclo di opere sulle mondine, nel ’57 soggiorna a Mosca, mentre nel decennio successivo comincia ad eseguire le stupende opere del ciclo sul Vaticano II. Seguiranno opere legate ai temi virgiliani, dedicandosi in particolare ad un significativo studio su “La Boje”, la terra del Po. Si è spento nel 2004 dopo lunga malattia. Numerose le monografie sulla sua opera con saggi dei massimi critici italiani: in occasione dell’inaugurazione della mostra “La donazione Aldo Borgonzoni” tenutasi nell’aprile del 2003 è uscito il primo volume del catalogo generale dei disegni e tecniche miste. Va ricordato che l’artista fu eccellente nel disegno, anzi forse le opere sue più riuscite sono proprio quelle in cui la formatività del segno, sempre fluente e spedito, è resa splendidamente apologetica.

ARCHIVIO E CENTRO STUDI ALDO BORGONZONI

http://www.arsvalue.com/webapp/ars_eventi/dettaglio_opera.aspx?evn=12897045&opr=12897653&rac=12897047&art=12790123&st=25

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La felicità è autentica solo quando è condivisa.

Tommaso Ausili – The Hidden Death (Slaughterhouse)

Tommaso Ausili ha vinto il Sony World Photography Award nella categoria “Vita contemporanea”, con la serie “The Hidden Death” (la morte nascosta), dedicata all’uccisione degli animali nei mattatoi.

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Winners gallery 2010 (World Press Photo of the Year 2009)

Molto belle le foto di quest’anno, non vedo l’ora di prendere il catalogo.
Ci sono anche diversi italiani.

Questa serie di Tommaso Ausili mi ha colpito molto, mi ha fatto tornare in mente la serie “Mattatoio” di Mario Giacomelli del 1961, realizzata nei macelli comunali di Senigallia, di cui disse:

“Serie iniziata e finita in pochi minuti per il grido spaventato, pauroso dei poveri impotenti animali che mi hanno straziato l’anima e mi hanno portato a scappare da quel posto maledetto.”
(verso di una stampa della serie)

“Al mattatoio volevo capire da vicino come avveniva l’uccisione delle bestie, perchè il solo pensarci mi metteva tristezza. Al maiale io sapevo che tagliavano la gola, ho visto invece che lo colpiscono alla tempia, in fronte, qui, con una rivoltella e allora stramazzavano al suolo; gli tiravano su le gambe con un colpo e poi… tan! Ma non è questo che mi ha messo paura.
Da sopra buttavano giù i maiali, si vede nelle fotografie; dal camioncino che avevano scivolavano giù, così. Li vedevo da dove stavo a fotografare. I maiali, poverini, si mettevano, se questo è il muro, con la testa a ventaglio , così: qui c’era la testa di uno, qui la testa di un altro, come un ventaglio… E gridavano, con una tale forza! Questo fatto mi ha messo un tale male dentro l’anima che ho preso e sono fuggito subito, di corsa.
Mi sembrava che capissero proprio. Capiscono: un uomo con un bastone e una grossa corda non riusciva a tenere ferma una mucca che stavano portando dentro per ucciderla; per fortuna era legata con la corda, perchè se no sarebbe fuggita! Mica ce la facevano a tenerla! Solo dopo è riuscito a darle una legata; c’erano dei pali di ferro, l’ha legata lì. Non ci riusciva perchè lo senti che loro sanno che le uccidono. Gridano proprio, non vogliono. Quello dei maiali era proprio un grido… Sai quando i bambini piccoli tutto ad un tratto si mettono a piangere? Mi ha fatto così male il cuore che ho preso e ho detto: basta, vado via, non voglio saperne più niente.
Potevo ritornare, conoscevo chi ci lavorava, avevo il permesso, ma non sono tornato più, non ne ho più avuto il coraggio.”
(dalla lunga conversazione di Mario Giacomelli con Simona Guerra)

(altro…)

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PANOPTICON

INDICE DEL LIBRO

STORIA DELL’ARTE, VANITA’  e  LADRI DI GALLINE

DEFINIZIONE DI ARTISTA

DEFINIZIONE DI CRITICO

DEFINIZIONE DI ARTIGIANO

DEFINIZIONE DI GIORNALISTA

DEFINIZIONE DI POLITICO

DEFINIZIONE DI ESTETICA

DEFINIZIONE DI DOCENTE UNIVERSITARIO

DEFINIZIONE DI CRITICO MILITANTE

DEFINIZIONE DI SCRITTORE

DEFINIZIONE DI MOVIMENTO

DEFINIZIONE DI ARTE SACRA

CAMPOBASSO

 TERMOLI

CAMPOMARINO

CASACALENDA

VENAFRO

AGNONE

LARINO

SANTA CROCE DI MAGLIANO

NAPOLI

PESCARA

BOLOGNA

CESENATICO

RIMINI

SAVIGNANO

ROMA

TORINO

SALERNO

AVELLINO

MILANO

ISERNIA

EUROPA

SUD AMERICA

AFRICA

LETTERATURA ARTISTICA

RIVISTE E EDITORI PEREPE’

BIBLIOGRAFIE RAGIONATE

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L’Archivio e Centro Studi Aldo Borgonzoni fondato nel 2007 da Alfonsina e Giambattista

Borgonzoni, con all’attivo oltre 16000 contatti circa 1000 archiviazioni di opere e diverse mostre

istituzionali e in gallerie d’arte,si  è pone l’obbiettivo di  realizzare una grande mostra antologica

nel 2013 , Centenario della nascita del Maestro.

L’Archivio ritiene altresi’ che questa proposta dovrebbe scaturire prioritariamente dalla Citta’

di  Medicina,ovvero dal territorio che  rappresenta ,per  la sua storia rurale e per  le sue

significative testimonianze religiose ,il cuore stesso della poetica  del  Maestro.

La  fama  di Aldo Borgonzoni ,legata particolarmente ai cicli pittorici  dedicati al mondo

contadino  medicinese  e al Concilio Vaticano II ,è di ambito non solo italiano ed

ha interessato  alcuni fra i maggiori  critici d’arte dello scorso secolo, come Francesco Arcangeli,

Ludovico Ragghianti,Carlo Bo ed in particolare i contemporanei Arturo Carlo Quintavalle

e Claudio Spadoni.

Per questa ragione il Centenario non dovrebbe essere definito solo in un ambito locale,

,comunque determinante per la presenza della Pinacoteca A.B, ricca di  un centinaio di straordinari

disegni datati dagli anni’40 in poi donati dal Maestro  e per gli affreschi dipinti nel 1948 nella Casa

del Popolo,ma  dovrebbe  interessare anche Bologna  ,dove egli ha vissuto  fin dagli anni ’30,

quindi le  Istituzioni come il Comune, l’Universita’, il Museo Cardinale  Giacomo Lercaro,

l’Istituto dei Beni Culturali,che gia’diresse il restauro degli affreschi ,la Regione Emilia-

Romagna e da quanti. nel settore  industriale e culturale intenderanno aderirvi.

In particolare per Bologna, citta’ che non ha ancora  realizzato una  antologica istituzionale sul

Maestro,si pensa ad una rassegna dal titolo -1913 -2013 Anteprima  di Aldo Borgonzoni-  da

inaugurare  eventualmente un mese prima della mostra medicinese, come forma  significativa  di

comunicazione per i media italiani.

Questa iniziativa , da svolgersi in contenitori adeguati ,potrebbe riguardare 9-12 opere significative

per il Ciclo del Mondo Contadino ed altrettante per il Ciclo del Concilio Vaticano II, con

allegati documenti fotografici  e carteggi dell’epoca..

Si ricorda che nel 1994 sul tema del Concilio del Maestro si tenne una straordinaria rassegna

nell’Aula Magna di Santa Lucia di Bologna,sotto l’Egida dell’Universita’ di Bologna e della

Fondazione Cardinale Lercaro e con l’Alto Patronato del  Presidente della Repubblica Italiana.

Considerando la sfavorevole e persistente congiuntura economica italiana,  l ‘Archivio A.B. è

consapevole delle difficolta’ , per il reperimento delle risorse  necessarie  ad organizzare

un evento  policentrico dal punto di vista culturale,organizzativo e di comunicazione.

Sarebbe quindi opportuno  definire in primis  gli Enti   aderenti  con funzione propulsiva   per

l’evento , altresi’ un Comitato Scientifico rappresentante il mondo della cultura

e i critici curatori ed infine  il Comitato Organizzativo al quale potrebbero aderire cultori

d’arte e collezionisti che hanno a cuore questa iniziativa.

Quale elemento favorevole possiamo al contrario sottolineare la rilevanza dell’ evento,

che si proporrebbe come riflessione sulla storia   del ‘900  e sulle sue trasformazioni, attraverso la

pittura di uno dei suoi maggiori protagonisti,come ha scritto  nel 2007  il critico e storico

dell’arte Arturo Carlo Quintavalle.

Lo stesso critico dell’arte che  nel 2010  ha inserito un  grande  dipinto  del 1937 di A.B.

nella  mostra parmense – Il secolo lungo- una indagine straordinaria, fra design ,moda e pittura,

sullo scorso secolo.

Quindi  l’Archivio A.B. ritiene che questa Mostra diffusa sul territorio, grazie alla possibile

collaborazione fra   Istituzioni non solo emiliane, grazie al contributo di  critici come Arturo

 Carlo Quintavalle  e Claudio  Spadoni  e agli apporti di  Adriano Baccilieri, Carlo Bugatti, Giorgio  Di Genova,  Nicola Micieli, Marcello Azzolini,Clotilde Paternostro, Marilena Pasquali, Franco Solmi, Franco Patruno,   Antonio Picariello,  Orlando Piraccini,  Ezio Raimondi,Armando Ginesi, Leo Strozzieri , Luigi Tallarico ecct , potrebbe raccogliere finanziamenti non solo  dalle

Istituzioni,ma anche da  Banche, da Industrie  cooperative e non e dal collezionismo privato.

Un evento  è rilevante, se suffragato da  iniziative editoriali di  pregio e dalle recensioni

dei media nazionali ,cio’comporterebbe una complessita’organizzativa ,costi per il trasporto e

l’assicurazione delle opere,come  del resto gia’ avvenne per la Mostra di Riccione del 2009, a  cui

si  aggiungerebbero i costi di  allestimento, quelli per i critici curatori e quant’altro necessario.

Appare chiaro che solo ad una verifica dei finanziamenti  realmente pervenuti,ad esempio a meta’

del 2012, sarebbe possibile  dimensionare la macchina organizzativa  dell’evento sulle

risorse economiche disponibili e quindi sulle scelte dei critici curatori.

Certamente prima di sollecitare finanziamenti  sarebbe necessario  creare attorno alla iniziativa un

adeguato consenso culturale, cercando l’adesione di Istituzioni che gia’ hanno avuto rapporti con

l’Archivio o prima direttamente con il Maestro come la Gam oggi Mambo di Bologna,la

Fondazione Ragghianti di Lucca, la Fondazione Carisbo di Bologna, la Fondazione Cardinale

Lercaro di Bologna, la Fondazione Mazzariol di Venezia,  il Museo Vaticano, l’Universita’di

Bologna,l’Universita’ di Urbino,il Mar di Ravenna, Museo dell’Informazione di Senigallia,il

MuseoRimoldi di Cortina d’Ampezzo ecct  e da varie Pinacoteche dell’Emilia-Romagna,

censite sapientemente dall’Istituto dei Beni Culturali della Regione.

Relativamente alla eventuale  tematica  organizzativa, l’Archivio A.B.  è disponibile a offrire

l’esperienza maturata  in questi anni ,anche  con l’ottenimento  dell’Alto Patronato della

Repubblica Italiana   per  rassegna riccionese , curata nel 2009 dal critico Claudio Spadoni

–Aldo Borgonzoni testimone del tempo-

Qualora si decida di aderire alla proposta , sarebbe utile individuare un  Ente  eventualmente

ONLUS, per la raccolta e il coordinamento  dei finanziamenti pubblici e privati ,in primis quelli

dello stesso Comune di Medicina, determinanti per onorare un

concittadino che ha diffuso  con

l’arte la  storia e l’immagine  dell’ amato territorio,

ARCHIVIO E CENTRO STUDI ALDO BORGONZONI   WWW.ALDOBORGONZONI.COM

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