Comunicazione


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Il Popolo delle carriole fotografa e denuncia all’autorità giudiziaria lo scandaloso abbandono delle pietre artistiche, monumentali e storiche

 

Una sentenza esemplare: colpire duramente tutti i colpevoli istituzionali dello scempio ……

P. S. Nell’ultima domenica di aprile e nella prima di maggio del 2010 il Popolo delle carriole, dopo aver dovuto forzare nuovamente le barriere per entrare nella zona rossa del centro storico, ha girovagato in lungo e in largo nelle zone adiacenti le chiese di S. Pietro, S. Domenico, S. Maria di Roio, S. Marciano, S. Caterina d’Alessandria, Beata Antonia ed altre ancora. Ha così potuto documentare con una serie di fotografie inviate alla magistratura a corredo di un esposto, lo scandaloso stato di abbandono dell’inestimabile patrimonio artistico, architettonico e monumentale diventato da oltre un anno facile preda di collezionisti, antiquari, operatori del settore edile e ladri comuni.

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http://www.youtube.com/watch?v=1q52gOhz8gU

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http://www.artbrussels.be/

Every year in April, Art Brussels opens its doors and welcomes more than 30 000 professionals, collectors and art lovers from all over the world. Art Brussels is the European platform for upcoming talents in the field of contemporary art and focuses as well on strong established galleries representing a selection of their highest-quality paintings, sculptures, photography, video and installations .
Save the dates for the upcoming 28th edition of Art Brussels, as from 23 till 26 April 2010 !

 

Exhibitor’s list 2010

Austria // galerie dana charkasi / charim ungar berlin | charim wien / ernst hilger / krinzinger / mario mauroner contemporary art / elisabeth & klaus thoman / hubert winter / Belgium // deweer gallery / el / elaine levy project / andre simoens gallery / aeroplastics contemporary / aliceday / baronian_francey / jacques cerami / crown gallery / d&a lab / patrick de brock / dépendance / fdc satellite, galerie les filles du calvaire bruxelles / fifty one fine art photography / annie gentils / geukens & de vil / hoet bekaert / xavier hufkens / jamar / rodolphe janssen / jozsa / koraalberg / maes & matthys / maruani & noirhomme / greta meert / meessen de clercq / mulier mulier / nomad / nathalie obadia / office baroque / guy pieters / tatjana pieters / elisa platteau / almine rech / stephane simoens contemporary fine art / sutton lane / sorry we’re closed / think.21 / transit / triangle bleu / twig gallery / nadja vilenne / zwart huis / de zwarte panter / Brazil // leme / China // galleria continua / Cuba // habana / Denmark // andersen’s contemporary / martin asbaek / galleri bo bjerggaard / larmgalleri / nils stærk / nicolai wallner / France // 1900-2000 / galerie chez valentin / air de paris / art: concept / bernard bouche / jean brolly / claude bernard / galleria continua / jean fournier / gdm / frédéric giroux / laurent godin / in situ fabienne leclerc / jgm / jousse entreprise / la b.a.n.k / lelong / new galerie / nathalie obadia / françoise paviot / emmanuel perrotin / praz-delavallade / almine rech / michel rein / pietro sparta / sutton lane / suzanne tarasieve / daniel templon / triple v / georges-philippe & nathalie vallois / galerie vu’ / Germany // feinkost / adler / galerie guido w. baudach / bourouina / buchmann galerie / conrads / charim ungar berlin | charim wien / galerie volker diehl / duve berlin / kleindienst / klemm’s / kudlek van der grinten / johann könig, berlin / lüttgenmeijer / mario mazzoli / mertens / birgit ostermeier / esther schipper / sprüth magers / tanit / espace kettaneh kunigk (tanit) / traversée / upstairs berlin / wentrup / zak | branicka / zink / Greece // bernier / eliades / Hungary // kisterem ltd. / Israel // chelouche gallery for contemporary art / Italy // cardi black box / conduits / galleria continua / photo & contemporary / tucci russo / Lebanon // tanit / espace kettaneh kunigk (tanit) / Luxembourg // nosbaum & reding / toxic / Netherlands // de expeditie | zsa-zsa eyck / grimm / galerie alex daniels-reflex amsterdam / galerie gabriel rolt / galerie ron mandos / Norway // k / Poland // czarna / lokal_30 warszawa | london / Portugal // filomena soares / Russia // regina / Slovenia // Å¡kuc / Spain // adn galería / galerie max estrella / horrach moya / galeria senda / galeria senda-espai 2nou2 / michel soskine / Switzerland // analix forever / annex14, raum für aktuelle kunst / blancpain art contemporain / boltelang / buchmann galerie / guy bärtschi / freymond-guth & co. fine arts / hauser & wirth / lelong / patricia low contemporary / rotwand / United Kingdom // pilar corrias gallery / ancient & modern / the approach / laura bartlett / ben brown fine arts / domobaal / fred / hauser & wirth / james hyman / annely juda fine art / simon lee / josh lilley / lisson gallery / marlborough fine art / victoria miro / stuart shave / modern art / maureen paley / regina / seventeen / sprüth magers / sutton lane / United States of America // gladstone gallery / gladstone gallery / miguel abreu / adler / conner contemporary art / crg / lelong / lisa cooley / emmanuel perrotin / salon 94 / michel soskine / stephan stoyanov (formerly luxe) / Venezuela // faría fábregas galería

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Comunicato stampa

Napoli, 19.04.2010

Si comunica alla Vs Spett.le redazione che il giorno 23 p.v. presso il Museo Nitsch a

partire dalle ore 10,30 ci sarà un dibattito su “l’arte e la filosofia di Guy Debord”, nell’ambito

dell’incontro sarà presentato il volume di Pino Bertelli “il cinema è morto” edizioni La Fiaccola,

La giornata si concluderà con la proiezione del film: “Guy Debord.son art et son tems”

Partecipano all’incontro :  Alfonso Amendola insegna Linguaggi audiovisivi presso l’Università di Salerno dove è vice-direttore del Centro Studi “Rappresentazioni Linguistiche”. Studioso di sociologia della comunicazione, si occupa principalmente dei rapporti tra culture di massa e culture d’avanguardia

Pino Bertelli è nato Piombino. Giornalista, fotografo di strada, filmmaker, critico di cinema e fotografia. I

suoi scritti sono tradotti in diverse lingue. L'”International Writers Association” (Stati Uniti), lo ha

riconosciuto scrittore dell’anno 1995, per la ” non-fiction”.

Matteo D’Ambrosio, semiologo e storico delle avanguardie, è professore di Storia della critica letteraria e

Letterature comparate presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Napoli “Federico II”

Mario Franco regista e storico del cinema, autore di cinema, radio e televisione, dal 1979 collaboratore

RAI. È docente di ruolo per la cattedra di “Teoria e metodo dei mass-media” e del corso di “Storia del

cinema e del video” presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Ha inoltre tenuto lezioni di “Tecniche dei

linguaggi multimediali” presso la Facoltà di Architettura della Seconda Università di Napoli (corso di

Industrial Design) ed attualmente è docente a contratto di “Comunicazione e Beni Culturali” per il Master di

1° livello in Politiche Culturali Europee in convenzione tra l’Università di Napoli Federico II e l’Institut für

Kulturelle Infrastruktur Sachsen (European Network of Arts’ Management Studies) /Universität di Görlitz/

Zittau.

Antonio Gasbarrini, critico d’arte, è direttore responsabile della rivista Bérénice, quadrimestrale di Studi

comparati e ricerche sulle avanguardie. Dal 1988 è art director del Centro Documentazione Artepoesia

Contemporanea “Angelus Novus” dell’Aquila. Tra gli ultimi volumi pubblicati si segnalano L’avanguardia

inista (Edizioni l’Harmattan, Torino) e Guy Debord. Dal superamento dell’arte alla realizzazione della

filosofia (Angelus Novus Edizioni, L’Aquila).

http://www.angelusnovus.it/debord.htm

Enrico Ghezzi è un critico cinematografico italiano.

Si trasferisce a Genova dove frequenta il cineclub Filmstory e frequenta lo storico gruppo scout AGESCI

Genova 3. Entrato alla RAI nel 1978, ha curato il palinsesto cinematografico di Raitre dal 1987 al 1994.

È l’inventore del contenitore televisivo notturno Fuori Orario e uno dei creatori di Blob, entrambe

trasmissioni nate alla fine degli anni ottanta.

Nel ringraziarVi inviamo i nostri più cordiali saluti

il coordinatore

Claudio Catanese

Questo sul cinema di Guy Debord è il primo studio approfondito

apparso in Europa sul filosofo francese. L’ha scritto Pino Bertelli, il

critico più eversivo della macchina/cinema. Il pamphlet sottende

altro da ciò che in principio si legge. Bertelli parte dall’opera

cinematografica di Debord non per celebrare un poeta (che non

ho bisogno di altarini) ma per riversare nella lettura dei film-

situazionisti di un corsaro del cinema d’autore, altre visioni di

critica politica della «Fabbrica dei sogni». Le invettive, le eresie,

i rovesciamenti di prospettiva della vita quotidiana sbordano da

ogni pagina e siccome per l’autore le lingue degli uomini sono

piene di inganni, sostiene che «ogni tanto è bene ballare sulle

teste dei re, dei tiranni, dei generali o dei primi ministri» che

concimano i campi di grano con í bambini morti per fame. E

ancora: «Gli uomini nascono uguali, le religioni monoteiste, lo

politica istituzionale, la violenza della società dello spettacolo li

rendono diversi. Questo è quello che mi ha insegnato mio padre

e suo padre a lui… un uomo ha il diritto di guardare un altro

uomo dall’alto soltanto per aiutarlo ad alzarsi…». Il libello è

feroce, a tratti indisponente, cattivo. si inscrive all’interno di

quell’aristocrazia della ribellione anarchica che è fatta di

partecipazione al comune dolore e fa dell’ «angelo

sterminatore» il primo commensale intorno alla tavola del Tè,

dove solo chi sappia mentire o plagiare la grande arte

dell’incompleto, può scoprire la vero bellezza dell’anima

insorta.


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«Un quadrato rettangolo», 2001

«Ognuno ha i suoi feticci», ride, Tomás Maldonado — alto, charmant e con un chiaro accento argentino (non pronuncia mai la s) — alludendo alle migliaia di libri che ricoprono come una tappezzeria tutte le pareti di tutte le stanze della sua luminosa casa in pieno centro, a Milano. Eppure ne ha regalati almeno circa millesettecento alla Biblioteca della Triennale.
Cominciamo proprio dalla donazione: di questi tempi sono rare. Perché lei ha invece preso questa decisione?
«In effetti mi è costato grande sforzo disfarmi dei libri perché lì hanno preso forma le mie mille curiosità. Un libro è un testo infinito che a ogni età si può rileggere e interpretare con occhi diversi. Ma siccome la mia grande passione è sempre stata l’educazione dei giovani, ho voluto trovare un luogo dove questi testi potessero arrivare loro».
Che cosa l’ha indotta, nel ’69, a stabilirsi definitivamente in Italia?
«Nel ’54 avevo lasciato Buenos Aires per andare a insegnare a Ulm, in Germania: tutto era ancora distrutto dalla guerra, c’era la neve, il freddo, una lingua difficile, ma lì ho vissuto un’esperienza straordinaria con i giovani. Però, dopo 13 anni, avevo nostalgia dei Paesi latini e siccome già facevo avanti e indietro con l’Italia dove collaboravo con Sottsass e l’Olivetti, ho accettato l’incarico di curare la corporate image della Rinascente, che allora era una novità. Poi ho vissuto anni bellissimi insegnando all’Università di Bologna: l’establishment dei baroni era traumatizzato dal post ’68 e quel momento di disattenzione aveva reso possibile una rottura degli schemi proprio nella più vecchia università del mondo: fui chiamato a insegnare assieme a Eco, Volli e tanti altri. La mia fu la prima cattedra di semiotica».



effettivamente sembra incredibile: oggi i professori stranieri e i non accademici si contano sulle dita di una mano…
«Gli anni Settanta sono stati il miglior periodo dell’Italia. Vero: furono anni cupi a causa del terrorismo, però c’era una gran voglia di andare avanti e avevo la sensazione di vivere in un Paese dinamico e attraente. Oggi spero che la nazionalità italiana che ho voluto prendere mi protegga da questa caccia allo straniero! ».
Qual è il ruolo che le sta più a cuore: artista, educatore, teorico, progettista?
«La mia vita parte dall’arte. Negli anni 40 ho partecipato alle avanguardie sudamericane: eravamo convinti che attraverso l’arte si potesse cambiare il mondo. Poi è venuta l’esigenza di applicare questa tensione utopica agli altri campi, come il design, e ho fondato la rivista Nueva Visiòn che cercava la trasversalità delle esperienze. Questo passaggio mi ha portato a insegnare disegno industriale a Ulm e con la stessa passionalità, forse ingenuità e candore, ho poi sviluppato in Italia la parte teorica. Non c’è interruzione, ma continuità in tutte le mie esperienze. E ora che tutti erano pronti a darmi l’omaggio finale, io riapro il gioco con l’arte: ho ripreso la pittura, ma fuori dal mondo delle gallerie, dei critici, del mercato».
Che secolo è stato il Novecento?
«Fallimentare, se misurato con le nostre aspettative. Avevamo pensato che si potesse abolire ogni forma di intolleranza, che la religione sarebbe diventato un problema secondario, e invece gli entusiasmi si sono ridimensionati dopo gli anni 60».
Dunque vede il progresso del mondo in regressione?
«Abbiamo fatto dei grandi passi indietro e in questo momento vedo un grande impoverimento culturale che sta mettendo i giovani in drammatica difficoltà, ma mi sono sempre definito un pessimista costruttivo. Penso di essere molto più preoccupato di quanto lo sia il nostro primo ministro su come stanno andando le cose, tuttavia cerco sempre una sorpresa».
Un suo saggio del 1987 si intitola «Il futuro della modernità»: qual è oggi?
«Il nucleo fondamentale della modernità è la capacità di dialogo fra esseri umani e oggi dobbiamo confrontarci per esempio con culture non provenienti dall’Illuminismo o con i diritti civili delle donne. La modernità è un pronostico, un progetto non ancora realizzato sul quale si dovrebbe basare lo sviluppo».
Nel 1995 scriveva «Che cos’è un intellettuale. Avventure e disavventure di un ruolo». Oggi che cosa direbbe?
«Che ci sono molti nuovi ospiti al banchetto, come i giornalisti o gli opinion leader. Ma l’intellettuale resta colui che pensa altro, in modo diverso; colui che è vigile e critico sulle verità professate dai mass media. Forse oggi ha perso la voce, soprattutto perché non gli viene data la possibilità di parlare, di pubblicare. Lo stesso per i giovani: penso che abbiano grandi energie, ma non hanno le possibilità di esprimerle».
Che consiglio darebbe ai giovani?
«Uno solo: cercate di combinare critica e positività. Evitate le due tentazioni: nichilismo e cinismo opportunistico».

Francesca Bonazzoli

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Ciao Antonio,
sono Alex Barchiesi,
Come forse ricorderai il mio background e’ la fisica delle particelle che mi da’ e mi ha dato molto, ma al momento sento piu’ vicino alle mie necessita’  di ricerca il lavoro artistico e per questo mi sono spostato a novembre a Berlino dove continuo il mio lavoro.
Questo e’ sempre stato rivolto alla “comunicazione” intesa come rapporto tra il se’ e “l’altro da se’ “, formalmente ho spesso guardato all’interazione opera-spettatore: grandi tele bianco-nere con proiezioni interattive a dare vita al tutto, con il gesto di uno spettatore che puo’ essere il mettere le mani in un calco di pietra, il gettare acqua sul quadro stesso e cosi’ via…  Da qualche tempo sto lavorando sulla percezione del se’ e sull’identita’ in un modo nuovo: vista attraverso il chaos e la componente casuale che appartiene all’universo. Al momento mi sto concentrando su alcuni video interattivi e non, su installazioni con laser e luci e su opere collettive di arte generativa che visualizzino appunto la caoticita’ di algoritmi matematici (l’ultima presentata a Napoli durante la conferenza network Humanitatis alla Federico secondo: http://caoticalex.mine.nu

Recentemente un video: “leggere in uno sguardo” ha vinto il concorso Mirella Caporaso che si teneva appunto in Molise a Castel San Vincenzo, lo trovi qui insieme agli ultimi lavori che ho realizzato:
http://www.alexbarchiesi.eu/ongoing.html

un esempio di video interattivo, presentato al Teatro Vascello, e’ quello del quale abbiamo parlato sullo sbadiglio e il contagio dello stesso dovuto ad una caratteristica prettamente umana: la capacita’ di provare empatia lo trovi qui:  http://bluelab.mine.nu/gallery/box2/index.html

mentre sullo stesso tema ho realizzato le foto che puoi vedere qui per una mostra a Frascati nell’ambito di Frammenti:
http://bluelab.mine.nu/gallery/nuche/index.html

scegliendo la nuca come il simbolo dell’identita’ sconosciuta a ognuno di noi… punto trascurato del corpo ma non per questo meno pregnate di “NOI”
A Dicembre saro’ di nuovo a Roma per le feste e fino a Gennaio, poi di nuovo a Berlino
spero a presto a Roma, o a Berlin… o di nuovo tra le Mainarde
grazie Alex

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www.studioraffaelli.com

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