Comunicazione


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Gian Ruggero Manzoni dice: abbiamo 5 milioni di stranieri regolari in Italia più quasi 2 milioni di irregolari, cioè la proporzione è di 1,4 stranieri ogni 10 italiani, e il tutto è in aumento; la Francia cominciò a dare segni di xenofobia all’incirca attorno alle nostre percentuali, e strinse, così stanno facendo la Gran Bretagna e la Spagna… voi cosa ne pensate?

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Carissimo Antonio ho letto alcune cose di Rainone su internet, pensa come penso io. Immagini da acchiappare con i sensi, annullare l’interno e far fluttuare l’esterno dentro di noi e impastare e ordinare.

caro mario, la cosa bella di rainone è che non solo riesce a far pensare gli altri con devozione verso il pensiero creativo, ma è anche un nobile  pedagogo, un  docente che insegna perché gli allievi  comprendano (“prendano assieme“) e apprendano (“prendano nella mente“) con amore.  così fa in modo  ogni dio possa comfrontarsi, con loro, alla pari.  lui e gasbarrini mi rendono  ricco e felice perchè la mia funzione di etnoestetico si incarna nel pensiero occidentale attraverso la filettatura  dei loro appaganti  linguaggi. leggere le loro opere mi assicura il senso equilibrato della vita….che naturalmente resta la mia comunque….ci sono in giro troppi millantatori e falsi scrittori, artisti e profanatori del sapere cui va data una marcatura per non farci divorare inconsapevolmente l’esistenza e  l’anima ( qualunque cosa sia). cominciare ad arrostire qualche cattivo burocrate non farebbe altro che bene ad una europa caduta nella trappola dei colonialisti   feedback. altro che storia,  qui siamo nel regno della supremazia delle comari che sparano nel gruppo per il piacere di farlo. più che la lancia ritorna utile lo scudo….

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Nato a Buenos Aires, Maldonado si formò artisticamente alla Scuola Nazionale di Belle Arti Prilidiano Pueyrridón. Già durante questa tappa iniziale dei suoi studi fu coinvolto nell’attività dell’avanguardia argentina. Nel 1935 crea l’associazione Arte Concreta-Invenzione insieme a Lidy Praty, Alfredo Hlito, Manuel Espinosa, Raúl Lozza, Enio Iommi e Oscar Nuñez. Un anno più tardi l’associazione organizza la prima esposizione e pubblica un manifesto «invenzionista». Dopo un breve viaggio in Europa, nel quale prende contatti con Max Bill, il gruppo invenzionista si dissolve e Maldonado decide di fondare un nuovo gruppo di arte concreta, volto all’insegnamento dell’arte. Maldonado dal 1944 collaborò alla rivista Arturo, sulle pagine della quale si riflettevano le tendenze di questo gruppo di artisti. L’arte concreta propugnava un’arte non imitativa, non rappresentativa, né espressiva, ma basata sulla pura invenzione.

In Germania. La scuola di Ulm

Nel 1954, Maldonado si trasferì nella Repubblica Federale Tedesca per insegnare alla Hochschule für Gestaltung a Ulm. Tra il 1954 e il 1966 fu direttore di questa istituzione che orientò verso un estremo razionalismo e scientismo. Pubblicò le sue teorie nel saggio intitolato Ulma, scienza e proiezione. Durante i suoi trascorsi come direttore della scuola di Ulma, Maldonado introdusse cambiamenti significativi al programma di studio, come l’insegnamento della semiotica, di materie in relazione con la fisica e con l’architettura, cercando una rigorosità scientifica nello studio e perseguendo l’idea di una fusione fra arte e industria che trovava le sue radici nelle idee del Bauhaus.

Il trasferimento in Italia

Tra il 1964 e il 1967, in collaborazione col suo collega tedesco Gui Bonsiepe, sviluppo un sistema di icone per un progetto di design per la Olivetti e curò l’immagine e il design per La Rinascente. Nel 1976 si trasferì a Milano, continuando il suo lavoro di insegnante in Italia, presso la facoltà di Lettere all’Università di Bologna, focalizzandosi sulla filosofia e sulla critica di influenza semiotica. In uno dei suoi ultimi saggi (L’Eterodosso) sostiene il recupero del ruolo dell’intellettuale come guida della coscienza collettiva.

Carriera accademica

Tra il 1955 e il 1967 Maldonado ha insegnato alla scuola di disegno di Ulma, nota anche come «Il nuovo Bauhaus», ricoprendo anche il ruolo di direttore dell’istituto. Tra il 1967 e il 1970 insegnò alla scuola di architettura dell’università di Princeton. Tra il 1976 e il 1984 insegnò come titolare di cattedra di Design Ambientale presso l’Università di Bologna. Attualmente insegna Progettazione Ambientale presso il Politecnico di Milano.

Pubblicazioni

Che cos’è un intellettuale? Avventure e disavventure di un ruolo, 1995, “Elementi”, Feltrinelli, Milano ISBN: 88-07-47000-4

Critica della ragione informatica, 1997, “Campi del sapere” n. 221, Feltrinelli ISBN: 88-07-10221-8

Cultura, democrazia, ambiente. Saggi sul mutamento, 2 ed., 1991, “Idee” n. 24, Feltrinelli ISBN:88-07-09024-4

Disegno industriale: un riesame, 1991, “Campi del sapere” n. 142, Feltrinelli (ISBN: 88-07-10142-4)

Il futuro della modernità, 7 ed., 1990, “Campi del sapere” n. 69, Feltrinelli ISBN: 88-07-10069-X

Reale e virtuale, 6 ed., 1994, “Saggi” n. 110, Feltrinelli ISBN: 88-07-08110-5

La speranza progettuale. Ambiente e società (1970), 4 ed.,1981, “Nuovo Politecnico” n. 35, Einaudi, Torino ISBN: 88-06-28886-5

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TONI ZANUSSI – Cosmogonie utopistiche.

Si è inaugurata  alla Maison d’Italie di Parigi  l’esposizione dell’artista friulano Toni Zanussi. La mostra accoglie le opere inserite nel ciclo pittorico intitolato “Città invisibili”, che alla Maison d’Italie combina con le opere del  ciclo tematico “ Illumina” e la raccolta “Industriare”. Basta semplicemente il suono di tali nomi per suggerire a chi li ascolta lo stile e l’essenza dell’artista; un “ricercatore di mondi e forme inesistenti” che trova il suo fondo naturale nell’immaterialità concettuale ed affascinante della cosmogonia. Impegno e ricerca  nel dar vita a processi generativi che, per natura e forgiatura stessa di Zanussi, fuggono da ogni forma di tendenza e si coniugano in segni cromatici e pittorici all’insegna dei valori della Pace e dell’impegno civile concreto e sincero.

Ispirata all’omonimo romanzo di Calvino, la collezione Città invisibili esalta la spiritualità artistica innescando  così la leggerezza empirica nella volontà strutturale  di introdurre nuovi sguardi sugli e dentro oggetti – intesi  città o frammenti di città – che si rimodulano in nuove espressioni, non percepite , invisibili, ordinate e generate dall’energia emanata da nuova origine dove contenitore e contenuto assumono lo stesso corpo urbano e simbolico.  In questo senso le opere esposte nel vernissage parigino, si fanno “città-emblema e insieme, città-indizio”. Luoghi urbani che  accolgono il sincronismo della temporalità infinita, legata all’essere e al divenire. L’insieme  mostra così un affezionato  “surreale in  congiunzione tra un micro ed un macro cosmo personale; una congiunzione dell’essere con il corrispettivo magico ed emblematico, non psicologico, “non essere” sviluppa il segno geometrico vettoriale  al  simbolismo idiolettico e  soggettivo”. Ecco allora apparire la trama che dirige il movimento spaziale e percettivo dove  si inseriscono le opere di città invisibili e l’espressione  di un  linguaggio capace di trasporre la città  nella sua solidale  metafora. Il contenitore dell’opera, la  cassa da imballo si illumina e appare  la città invisibile.  La città confezionata si sintetizza in circuito integrato sfogando forma architettonica in simbiosi analogica (analogia mentale)  con l’ hardware. Ancora così i segni divengono  sequenze, memoria, oblio generativo tra  diodi e transistor.

Opere che parlano il senso della ricerca di nuovi significati come intendere il tempo e le giunture tra memoria e avanguardia   sottile che promuove e provoca il  visibile percepibile per dare sostanza e vita alle   città  invisibili di Toni Zanussi. Parigi respiro italiano nei suoi luoghi di cultura e di identità.  

Daniele Mezzapelle ( corrispondente da Parigi)

http://www.dropbox.com/gallery/7214546/1/zanussi?h=53f0bf#/

 

http://www.ambparigi.esteri.it/Ambasciata_Parigi/Menu/I_rapporti_bilaterali/Cooperazione_Culturale/Maison_Italie/

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« Di tutti quei beni che la saggezza procura per la completa felicità della vita, il più grande di tutti è l’acquisto dell’amicizia » EPICURO

 

« Senza amici nessuno sceglierebbe di vivere, anche se possedesse tutti gli altri beni » ARISTOTELE

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http://www.abruzzocultura.it/0015742_aldo-borgonzoni-nella-cultura-abruzzese-e-marchigiana-del-900/

Fra due anni, nel 2013, sarà celebrato il centenario della nascita di Aldo Borgonzoni, pittore tra i più significativi dell’arte iconica italiana del novecento, assai noto per essere stato interprete, con mirabili cicli pittorici delle problematiche sociali ed ecclesiastiche del dopoguerra. Ci si riferisce in particolare alla suite di opere sul tema delle mondine e sul Concilio Vaticano II. Il grande maestro, di cui Arturo Carlo Quintavalle ha scritto essere uno dei maggiori esponenti della pittura realista in Europa, con una singolare interazione tra espressionismo tedesco e pittura informale portata avanti dal suo amico ed estimato Francesco Arcangeli, ebbe nel dopoguerra stretti e significativi rapporti e frequentazioni con l’Abruzzo e le Marche.

Ora, in occasione della mostra “La materia nello spazio urbano” con 40 artisti, allestita da Antonio Picariello per ricordare Elio Di Blasio al Mediamuseum di Pescara di cui la nostra rivista si è occupata con un ampio servizio nella quale era stato incluso anche Borgonzoni , è maturata l’idea di proporre uno studio approfondito proprio in vista del centenario del 2013 sui rapporti di Aldo Borgonzoni con il territorio marchigiano e abruzzese. A questo proposito vanno ricordate le numerose mostre allestite al pittore bolognese dalla Galleria Margutta di Pescara, la monografia edita da Artechiara sempre di Pescara con saggi critici di Leo Strozzieri e Maria Augusta Baitello, le partecipazioni alla Biennale d’Arte Sacra di San Gabriele e alla Triennale di Celano; per quanto riguarda la Marche un interesse particolare deve essere riservato alle monografie per le edizioni Nuova Foglio di Giorgio Cegna, fondatore dell’Accademia di Macerata, ai saggi storici di Armando Ginesi, Carlo Bugatti del Museo d’Arte Contemporanea di Senigallia, e da ultimo dell’indimenticato magnifico rettore dell’università di Urbino Carlo Bo. (altro…)

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Subito dopo aver creato, quello di criticare è il dono più ricco che possa offrire la libertà di parola e di pensiero….Caro Antonio 

mario serra

 

MA L’ARTISTA NON È UNTO DAL SIGNORE

Caro Massimo,

so bene che per un artista è difficile accettare l’idea che l’arte sia una convenzione. Gino De Dominicis (ancora lui?) dopo essersi risentito per le mie “ciniche” affermazioni e avermi spiegato

che l’arte è un mistero, che l’artista è un unto da qualcuno o comunque un “illuminato” e un  ispirato”, alla fi ne mi pregava di non esprimere comunque a voce alta certe mie idee, perché altrimenti si poteva allontanare il collezionista che lascia sul tavolo l’assegnino (allora) di venti/trenta

milioni. Sì, caro Massimo, anche il grande Gino giocava a fare il mago, lo sciamano, l’uomo del mistero pur di portare a casa (eccome) la pagnotta. Eppure, con le sue qualità (intellettuali, tecniche e soprattutto strategiche) non ne aveva proprio bisogno. E ora anche tu vuoi dirmi che l’arte è rivelazione, spiritualità, magari ispirazione. Certo, non si può ridurre Marcel Duchamp a mero paladino del “contesto” che è il primo passo verso lo Zeitgeist, cioè il termometro delle mode culturali, ma ti assicuro che senza il contesto e senza la conoscenza di alcuni codici che noi stessi ci siamo dati, l’arte di oggi sarebbe poca cosa.

 

Io auspico una Norimberga per tutti gli amministratori nazionali e locali

Sono reduce da affaticate visite alla Biennale di Carrara. Il bravo Fabio Cavallucci, ottimo curatore

indipendente (il migliore oggi in Italia di tale livello, forse) ma troppo legato ai trend curatoriali internazionali che imita e a cui vuole rendere conto, mi ha stroncato con lunghe e assolate camminate per farmi scoprire la sua Biennale. Tra la visita al cimitero di Marcognano (opera di Cattelan), devastati e polverosi laboratori in disuso sparsi nel territorio e uno squallido lungomare da far rabbrividire per speculazioni e devastazioni ambientali in cemento (ma quando un processo pubblico, una sorta di Norimberga del nuovo millennio, a tutti gli amministratori in Italia? La Magistratura, anziché pensare solo a Berlusconi si guardi attorno e si occupi dei nostri amministratori). A Carrara e dintorni, in un territorio che sembra una discarica di marmo, con centinaia di sculture, omaggio clientelare ad artisti solo invadenti ed invasivi, collocate ovunque, nelle piazze, negli incroci, nei cortili, in ricordo dei marinai scomparsi, dei pescatori annegati, dei carabinieri coraggiosi, dei militi ignoti dimenticati, proporre in mezzo a questa monumentalità a brandelli e scomposta, a questi esibizionismi di periferie culturalmente velleitarie, dei veri e bravissimi artisti come Terence Koh, diventa veramente una operazione di approssimazione e cinismo culturale. E questo perché mai come oggi l’arte ha bisogno di contesto.

Caro Massimo, cosa diresti se le tue raffi nate pitture venissero poste alle pareti di un bar sulla spiaggia o in un ristorante affollato da famiglie con bambini rumorosi e selvaggi? Tu credi che terrebbero il confronto con gli schiamazzi o la musica periferica a tutto volume? E se il contesto è l’anticamera della “convenzione”, come si può negare che le regole del gusto, cioè dello Zeitgeist non nascano dall’esterno, cioè dall’accumulo delle istanze? Il concetto odierno di bellezza

femminile e maschile non è forse dettato da certi canoni della moda e della cultura? Una discussione a tal proposito tra artisti, curatori e chi vorrà, coordinata da te? Ma ben venga.

Hai lo spazio e il veicolo a disposizione. Anche se, conoscendo l’ipocrisia che governa il mondo dell’arte e della cultura, il risultato sarà scontato. (altro…)

simbolo della falsità.JPG66634_1641805082406_1155198074_31795022_5342582_n.jpgSONO UN FALLITO CARO ANTONIO1.JPGimage0011.jpg

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