http://www.abruzzocultura.it/0015528_la-materia-nello-spazio-urbano-ricordo-di-elio-di-blasio/comment-page-1/#comment-7995
http://www.abruzzopedia.com/notizie-locali/la-materia-nello-spazio-urbano-ricordo-di-elio-di-blasio
http://mysticdriver.blogspot.com/2010/09/mediamuseum-pescara_25.html
LA MATERIA NELLO SPAZIO URBANO
ANTONIO PICARIELLO
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“Sono invaso dall’animismo dei fenomeni e delle cose […]. Quando il battente del mio vetusto armadio si spalanca da sé perché il nottolino rallentato non sa più trattenerlo, mi dico che l’anima dell’armadio lo respingeâ€. Alberto Savinio
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L’immediatezza semantica del titolo scatena immagini magiche. Non a caso l’animismo di Alberto Savinio, il vero genio di famiglia, sollecita la corrispondenza metafisica del fratello De Chirico. Le città si animano di materia sospesa e i “dioscuro†esplodono in segni sconfinanti la percezione dei sensi. L’alfabeto metafisico richiama il Novecento; secolo di avanguardie e di sperimentazioni. Secolo coraggioso costellato di fantasmi generazionali costruttori di continuità di senso incatenati  al sistema della provocazione scientifica votata alla ricerca assidua del mutamento; svelare la sostanza del codice attraverso il fremito emotivo e passionale sottratto alla canonicità della struttura organizzata per regole. La fenomenologia dirompe nell’ossatura dell’esperienza trasformando la filosofia in epistemologia. Scienza e natura concorrono alla forma della città che nel situazionismo liberatorio di Guy Debord assumono la dominanza della preveggenza progettuale e una sorta di psicogeografia urbana sfoga le intuizioni strutturali del Bauhaus e di ULM per dare corpo ad un genere di concertazione  potenzialmente magico, capace di rinvigorire gli automatismi smorti della conservatoria ordinati per schemi nella coscienza collettiva.  La città ritorna pensiero relazionale e l’urbanistica prevede i corpi e le menti che la abiteranno. Le forme attraccheranno alle percezioni per dare senso di continuità alla vita che nel Futurismo del genio di Alessandra d’Egitto collocherà il pensiero elastico per favorire l’ avvento della materia artistica più famosa del XX secolo: L’orinatoio e una Monna Lisa con baffi e pizzetto. Il ready-made avvinto alle molecole di un attaccapanni o di uno scolabottiglie apre la modernità  con il chiavistello del concettuale in cui il pensiero artistico diventa opzione della scelta; individuare l’oggetto, isolarlo dal contesto clonante della produzione industriale e attribuirgli l’anima affettiva dell’artista. Duchamp-Duchamp come un’icona dei Pink Floyd ispirata alla carta da parati con le mucche di Andy Warhol contrapposte allo stile di vita “classico†formattato dal Rock and Roll degli anni ’50 (l’arte di amoreggiare al drive-in cigolando nella mitologica deux chevaux del 1948) e dare sfogo alla vita libera della cultura Hippy degli anni ’60 sortita dal ventre paterno della Beat Generation. Ma la scienza della significazione (interpretativa, generativa e polare) non applica modelli preconfezionati ai suoi oggetti di ricerca e  predilige, per il nostro discorso,  l’attenzione analitica a favore della creatività dei fratelli De Chirico forniti di una solipsistica vocazione inconscia capace di anticipare la ricerca del linguaggio scientifico affascinato dai segni organizzatori dell’immaginario. Da qui parte la creazione che trasformerà la teoria in arte modellando la materia nello spazio urbano prima come materia onirica, poi come sistema dell’inquietudine a sollecito di una visionarietà moderata dell’inconscio successivamente ereditata in campo cinematografico ( in omaggio al luogo che ci ospita) da un Visconti magnetico cui i linguaggi degli artisti costruttori di questa mostra, per ovvie ragioni, accettano o rinnegano nel consiglio collettivo delle opere. Si organizza così un discorso euristico in tensione comparativa tra ciò che è stato pensiero storico e la vitalità attiva del pensiero immediato della contemporaneità vivente. Si apre in questo modo una sorta di schermo mentale su cui si proiettano gli scopi dell’arte assistente del dovere di aprire nuove esplosioni nella meccanicità usurante della gora artistica macerata dagli schematismi del sistema mercantile arrivato al limite del senso comportamentale. Pensiero collettivo votato per acclamazione del “possesso†alla prossemica della patologia di massa. Di controcanto il pensiero del Novecento suona nostalgico quando dice:  Il nostro spazio  urbano, ma verrebbe da notificare anche mentale, è popolato di manichini. Siamo ancora luoghi veri dalla logica impossibile dove non c’è più il tempo, ma orologi fermi e treni che vanno e che non arriveranno mai. C’è un segreto che ci è nascosto. C’è un messaggio che dovremmo capire; scorgere nei colori caldi e immobili, privi di vibrazioni atmosferiche. Siamo in questa luce bassa opposta alle lunghe ombre. Lo spazio, il nostro spazio, si è fatto allucinante. Questa poetica del sospeso imprime la consapevolezza dirompente della nostra attuale condizione mentale messa in ossessione frattale dalla dinamica dei mezzi (messaggio) che ci obbligano a relazionarci con un possibile momento che passa in continuazione sottraendo alla riflessione artistica la biologica condizione del tempo ciclico, rituale, quasi liturgico sostituito da un obbligo direzionale contro cui l’unica maniera creativa del linguaggio dell’arte è quella di trovare continui approdi occasionali per non farsi trascinare nella dispersione del male. Siamo la metafisica dell’algoritmo che ci attraversa continuamente bruciando memoria. Ma “il filtro della mente è l’intuizione del genio†e il desiderio della riflessione viene inibito dalla sfrenatezza imperante negli spazi assurdi delle metropoli verticali cui per emulazione la provincia senza identità fa riferimento. Lo spazio orizzontale è assorbito dalla materia che produce altra materia in un ciclo continuo del consumo di segni, di merci e di senso. I manichini di Ferrara, le muse inquietanti, hanno lasciato il posto ai fantasmi invisibili dell’elettronica e la spiritualità artistica si è ristretta nella protezione soffocante dei confini dell’ “IOâ€. (altro…)