CHI INVESTE UNA VITA NELL’ARTE DEVE ESSERE DIFESO DAI FALSI IMPOSITORI. SOLO IN QUESTO MODO LA GRAZIA E LA RICERCA DELL’ARTISTA POTRANNO RIASSUMERE IL VERO VALORE CHE LE COMPETONO. I MERCANTI E L’IGNORANZA HANNO DISTRUTTO OGNI QUALITà E SENSO ONOREVOLE DELLA VITA. IL COMPITO DELL’ARTISTA è DARE FORZA E VISIONE DI DIO ALL’UMANITà PER MEZZO DELLA CREAZIONE DELL’OPERA D’ARTE E DEL LINGUAGGIO CHE ESSA CONNOTA. QUESTO DIO è IL DIO CREATO DALLA FORZA INTERIORE DELL’ARTISTA. UNA VOLTA DATO NELLA VERITà DELLA RICERCA,  OGNI UOMO E DONNA PUò INCONTRARSI CON LA PROPRIA SENSIBILITà . SE CI SONO PROFANATORI OCCULTI DEVONO ESSERE SMASCHERATI. IL COMPITO DELLA CRITICA è DARE POSSIBILITà ALL’ARTE VERA DI ESISTERE. LA QUALITà DEL MONDO DEVE RIPRENDERE LA PROPIA ESSENZA E L’ARTE DEVE RITORNARE AGLI ARTISTI. NON è Più TEMPO DI FARSI MANIPOLARE DAI DEMONI DEL MERCATO. L’ARTE ANTICIPA, IL MERCATO SEGUE. L’INVERSO CREA MALATTIE SOCIALI, PATOLOGIE DI MASSA UTILI SOLO AGLI INSENSIBILI E AGLI IGNORANTI CHE NON POSSEGGONO ALTRO SENSO DELLA VITA OLTRE L’ACCUMULO PATOLOGICO DEL DENARO. BISOGNA ABORRIRE I NUOVI parvenu CHE USURANO IL PIANETA. LA NUOVA INQUISIZIONE DELL’ARTE DEVE GARANTIRE POSSIBILITà DI VITA E DI ESISTENZA ALLA VERITà DEGLI ARTISTI VERI. RIPRENDIAMOCI LA VITA E DONIAMOLA ALLE NUOVE GENERAZIONI CHE NE HANNO DIRITTO E NATURA. IL PRINCIPALE CONTRIBUTO LO PORTERANNO LE DONNE CHE HANNO UN DIO IN Più DEGLI UOMINI.  A.P.
Siamo dalla parte di  Francesco Bonami. Qui tutti “Si crede Picasso†(Mondadori)
Ecco cosa sono capaci di fare i profanatori dell’arte.
caro GC,
come ti avevo preannunciato, appena tornato a Te…. ho scritto la lettera che allego e che ti prego di girare al M.P….;non importa se questa volta è andata così…così si conoscono meglio le persone e tu saprai in futuro come “reinserirmi” nel giro degli artisti pescar….; tuttavia, voglio farti una proposta e, ovviamente, l’iniziativa deve partire da te!” farmi partecipare fuori concorso, come “ospite” così puoi mettere la foto “implosione” nel catalogo, puoi esporre l’immagine che è già pronta, non devi rifare la scaletta …ecc…”
che ne dici ? una “trovata” che ti darebbe risalto proprio come organizzatore!
tuttavia, se non è possibile, ti ho già detto che non mi importa, conoscendo il maestro….
T….., 6-9-10                                                                                      Dan…
La Chiesa da sempre condanna la magia e la stregoneria. Le persecuzioni iniziarono già nel 340 d.C. con le prescrizioni del Concilio di Alvira che miravano a punire chiunque procurasse la morte con l’ausilio della magia, e del Concilio di Ancira (314) contro i praticanti della magia nera ed il maleficio.
Successivamente l’Editto di Rotari (643) condannò le streghe e la stregoneria; le considerava come donne che non possedevano alcun potere, ma che erano vittime della loro stessa superstizione e di quella degli altri, considerandole quindi alla stregua di semplici pazze.
In seguito l’Editto di Liutprando (727) pose maggiore attenzione sull’aspetto eretico, a causa del suo atteggiamento pagano, offendeva profondamente la religione cristiana; i giuristi consideravano le streghe come “demoni femminili pagani, dediti a trucchetti rituali notturni, ai rapimenti dei bambini per succhiar loro il sangueâ€.Â
Nel 1231 finì l’era in cui la strega veniva punita con la sola scomunica ed iniziava l’epoca dei roghi.
Papa Gregorio IX nomina i primi inquisitori permanenti, chiamando a svolgere questo ruolo i Domenicani e, poco dopo, anche i Francescani e ordina loro di intervenire contro coloro che utilizzavano i cosiddetti “illeciti magiciâ€.
Nello stesso anno il procuratore generale dell’ordine domenicano Bernard Gui (Bernardo di Guido), protagonista del libro di Umberto Eco, Il nome della rosa, riassunse le bolle papali e le decisioni conciliari tratte dalle Decretali di Gregorio IX (1230), che costituivano la procedura inquisitoriale, nella celebre “Pratica inquisitionis“, dando ampio spazio al modo di interrogare gli accusati di stregoneria.
Nacque così, sotto il pontificato di papa Gregorio IX, la prima Sacra inquisizione.
Attiva inizialmente nella Francia meridionale, tra il XIII e il XIV secolo le sue attenzioni furono dapprima rivolte contro Catari, Valdesi ed altri movimenti pauperisti, poi si estesero anche ai potentissimi e ricchissimi Cavalieri templari annientandoli.
Gli Albigesi erano strettamente legati ai Catari.Â
In Spagna, Isabella di Castiglia nel 1478 ottenne da Papa Sisto IV un tribunale speciale per condannare e giustiziare i discendenti degli Ebrei e dei Mori convertiti, sempre accusati di praticare segretamente i loro antichi culti.
Nella Spagna dell’Inquisizione è da ricordare il il frate domenicano Tomás de Torquemada, inquisitore spagnolo (Valladolid o Torquemada 1420-Ãvila 1498).
Discendente di una famiglia di Ebrei, si fece domenicano e ricoperse cariche importanti nell’ordine. Nel 1483 divenne inquisitore generale per l’Aragona, Valencia e la Catalogna. Fu l’organizzatore del tribunale religioso-politico della Santa Inquisizione di cui compose il Codice (Ordenanzas, 1484-85 e 1488).
Applicò con inesorabile rigore le leggi contro gli eterodossi e gli eretici, seguendo le istruzioni dategli dai Re Cattolici, veri responsabili e fondatori dell’Inquisizione di Spagna.
Di lui si raccontano metodi atroci di torture, attrezzi di metallo, lacci e persecuzioni contro gli eretici.
Dal momento che i re cattolici furono autorizzati a scegliere gli inquisitori, l’Inquisizione in Spagna divenne a tutti gli effetti di natura ‘politica’; vennero infatti puniti anche reati che non avevano nulla a che fare con la religione, come il contrabbando.
I ricchi commercianti, industriali venivano condannati come eretici, perseguiti e, come recitava una delle regole più importanti dell’Inquisizione, tutti i loro beni ed averi venivano confiscati.
La rovina dell’economia del paese era per questo motivo destinata a crollare.
Nacque in questo contesto, autoritario, violento e repressivo, il fenomeno della cosiddetta “caccia alle streghe”, che erano nella stragrande maggioranza contadine colpevoli di non aver abbandonato la memoria e la frequentazione di cure e riti precristiani, di asserire poteri di cura, o semplicemente di sottrarsi al sistema di potere del tempo.
L’Inquisizione spagnola celebrò 125.000 processi, e condannò al rogo 59 “streghe”, permeando profondamente del proprio spirito il cattolicesimo nazionale. In Italia le condanne al rogo di streghe sono state 36, e in Portogallo 4.Â
In Italia il successo dei movimenti luterani e calvinisti spinse nel XVI secolo la chiesa cattolica a rianimare l’Inquisizione.
Nel 1532 Clemente VII nomina l’agostiniano Callisto da Piacenza Inquisitore Generale per tutta l’Italia.
Nel 1542 Paolo III creò la Congregazione cardinalizia del Santo Ufficio (Sacra congregatio romanae et universalis inquisitionis seu Sancti Officii) affidata ai Domenicani, il cui convento a santa Maria sopra Minerva era la sede del tribunale. Fu questo tribunale che condannò al rogo Giordano Bruno e inquisì Galileo Galilei.
Già dal XVIII secolo, tuttavia, la Congregazione perse mordente e vigore, riducendosi ad apparato banalmente censorio, soprattutto versole espressioni culturali.
L’Indice dei libri proibiti (Index librorum prohibitorum) fu istituito nel 1559 per opera della Santa Congregazione dell’Inquisizione romana (dal 1908 trasformata nel Sant’Uffizio). Al momento della nascita dell’index era Papa Paolo IV, che fu tra l’altro istitutore del ghetto ebraico di Roma. L’indice fu soppresso nel 1966, quattro secoli dopo.
Della prima lista di libri messi all’indice facevano parte il Decamerone di Giovanni Boccaccio, Il Principe di Niccolò Machiavelli ed Il Novellino di Masuccio Salernitano.
La Sacra Congregazione della Romana e Universale Inquisizione fu rinominata in Sacra Congregazione del Sant’Uffizio il 29 giugno 1908 da Papa Pio X.
Il 7 dicembre 1965 Papa Paolo VI ne cambiò il nome in Congregazione per la dottrina della fede. Papa Giovanni Paolo II (che in un discorso dell’8 marzo 2000, pur non nominandolo esplicitamente, chiese perdono a Dio a nome della chiesa per il passato comportamento della stessa riguardo inquisizioni, roghi e cacce alle streghe) ridefinì il compito attuale della congregazione – promuovere e tutelare la dottrina della fede e dei costumi cattolici, ponendovi a capo nel 1981 Joseph Alois Ratzinger, divenuto nel 2005 papa Benedetto XVI, con il titolo di prefetto.Â
L’Inquisizione aveva un vero e proprio iter procedurale: prima di tutto inquisitore doveva recarsi sul luogo o dove la sua commissione l’aveva mandato per controllare la situazione, o dove un testimone affermava di aver visto fenomeni in un clima di grande esaltazione religiosa.
Nei processi di stregoneria erano necessari due elementi probatori per la condanna: uno era il famiglio e l’altro il marchio della strega.
IL FAMIGLIO: sono spiriti che erano offerti alle streghe come dono di nozze per festeggiare il coronamento del patto della strega con il diavolo. Poteva assumere qualsiasi forma, anche se le più gettonate erano di gatto, rana, corvo ma indipendentemente dalla forma assunta, questi famigli fornivano alla fattucchiera una vasta gamma di servigi, che variava dal portare a termine perfidi servigi a consigliare sulla magia nera.
IL MARCHIO DELLA STREGA: poteva essere qualsiasi cosa, dal capezzolo soprannumerario ad un piccolo segno, come un neo, una verruca o un’altra piccola anomalia fisica. Soltanto un corpo perfetto avrebbe potuto sostenere tal esame minuzioso e dal resto la stessa perfezione sarebbe stata considerata prova di un patto scellerato.Â
I ferri del mestiere
1. Il manico di scopa o bune wand (come era chiamato dalle streghe scozzesi), che era utilizzato per voli notturni. Nei primi resoconti relativi la stregoneria, di solito si trattava, di una bacchetta biforcuta, oppure di un bastone di legno.
2. Il calderone. Già nell’antica Grecia le streghe facevano uso del calderone.
Quando Medea, la strega di Colchide e sacerdotessa di Ecate, tramò l’assassinio di Re Pelia, utilizzò il suo calderone magico per portare a termine il suo progetto.
Quando Macbeth si rivolge alle tre fatidiche sorelle nella grotta oscura esse sono raccolte intorno al calderone ribollente.
La dea druidica della luna, Cerridwen, utilizzava erbe magiche per preparare il suo calderone dell’ispirazione.
Lo stufato doveva bollire a fuoco lento per un anno e un giorno, e alla fine di quel periodo produceva la pozione.
3. La sfera di cristallo o speculum. Talvolta lo speculum consisteva in una palla di cristallo, talvolta di uno specchio magico.
La fattucchiera usava la sfera magica per praticare la cistalloscopia o per presagire avvenimenti.
Scrutando nelle profondità riflettenti riusciva a vedere oltre i confini del tempo e dello spazio.
Nelle città costiere, si sapeva che le streghe utilizzavano i globi di vetro usati dai pescatori per tenere a galla le reti.
La famosa strega irlandese, Biddy Early, aveva una bottiglia di vetro azzurro che prediligeva il futuro.
 Ogni genere di speculum doveva essere consacrato prima di venir utilizzato, e quest’obiettivo si raggiungeva esponendolo alla luce lunare.
Questi oggetti andavano conservati lontano dalla luce solare.
4. L’Athame. Tale oggetto era dato ad una nuova strega la notte della sua iniziazione e veniva usato per scopi mistici come tracciare il cerchio magico, mescolare il sale e l’acqua sacra all’Esbat ( incontro mensile di una congrega di streghe).
5. Il libro delle ombre. Ogni strega che sapesse scrivere teneva un libricino, e in questo prendeva nota delle ricette per le pozioni, delle formule corrette degli incantesimi.
Il libro delle ombre era l’equivalente di un diario di bordo. Questi volumi venivano nascosti (a causa dell’inquisizione), e alla morte della strega i suoi compagni avevano l’ordine di prendere da esso quel che volevano e poi bruciare l’originale.
Tuttavia, dai resoconti e dai libri che rimangono, sembra che esistessero alcuni sistemi collaudati che venivano usati dalle streghe per raggiungere i propri fini magici.
6. Gocce di saggezza. Le tre gambe su cui poggiava simboleggiavano la triplice divinità : l’acqua colmava il calderone, il fuoco lo faceva ribollire, le erbe al suo interno provenivano dalla madre terra e dalla mistura saliva il vapore.
Nessun arsenale di fattucchiere poteva dirsi completo se non aveva uno speciale coltello che però non veniva usato per scopi terreni.
Questo pugnale, presentava un’impugnatura nera con simboli magici impressi lungo la lama.
A fare le spese della follia della caccia alle streghe furono soprattutto donne.
Processo per stregoneria istituito nel 1540
Ciò risulta evidente, del resto, dalla lettura dei verbali del processo che si tenne a Roma contro certa Bellezza Orsini di Collevecchio Perugina. <<Io non so strega – dice difendendosi – e medico ogni cosa con mio olio fiorito… che ingenera la natura de tucti arbori e fiori e tutti quelli che fanno le erbe. Io ho un libro di cento e ottanta carte dove stanno tutti li secreti del mondo boni e cattivi. Con quello ho imparato e insegnato ad altri e l’ho imprestato a gran ministri e signori e voglio imprestare a vui e beati vui che starete in grazia de patroni e tucto quello che desiderate haverete >>.
Quando però l’indiziata, e questo fu un caso, dopo molti interrogatori continuava a dichiararsi innocente veniva messo in moto il macabro rituale della tortura, e efficientissima come ben ci ricorda M. de Cervantes in un famosissimo passo del suo Don Chisciotte <<a spremere la verità dalle ossa della gente >>. Alla tortura si ricorreva, inoltre, tutte le volte che le prove a carico dell’accusata non erano state sufficienti a determinarne la condanna.
Nei processi di stregoneria si partiva dal presupposto che quanto più deboli erano gli indizi di colpevolezza tanto più necessario diveniva l’uso dei tormenti. Â
Carissimo Antonio, ogni uomo nasce da capo, da zero ed ha il diritto di vivere nuotando senza mèta per tutta la sua vita.
L’arte è vita anch’essa nuota senza mèta senza direzione alcuna. In ogni istante ed in ogni posto e situazione si vive la propria esistenza, ed in ogni esistenza la propria anima si relaziona alle altre anime è un fluido di energie continue scambiabili trasformabili, senza apparenti fondamenti ma vivono in uno spazio pieno. Si continua a giudicare, pesare, confrontare, misurare, spiegare, criticare, questi sono i limiti umani, fermano l’uomo la sua vita il suo pensiero, così non si va verso un’apertura, anzi si ferma la vita degli uomini. L’arte è solo una dei vari aspetti della vita di ognuno è solo una milionesima parte che emerge, il resto si intuisce si trasferisce, entra- esce si trasforma.
Purtroppo l’ipocrisia è una delle imbecillità umane è un isolante dell’energia non la fa passare, allora……tutto si ferma……
L’arte non è un giardino tutto curato dove in ogni istante è tutto sotto controllo, ma al contrario è una foresta dove in ogni istante si può incontrare qualsiasi cosa.
Con affetto Mario
H… dimenticavo l’arte non è ne bella ne brutta, ne positiva, ne negativa, è quella che è
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 Dal 5 al 31 agosto a Villa Zappone di Larino l’ultima mostra personale
dellÂ’artista
Serra – Mister X
I luoghi della periferia (territoriale) al centro di iniziative che
esaltano il desiderio di emergere, di confrontarsi, di aprirsi al
nuovo e al bello
“Dunque, se con la moltiplicazione delle immagini del mondo perdiamo il “senso della realtà “, come si dice, forse non è poi una gran perdita.
Per una specie di perversa logica interna, il mondo degli oggetti misurati e manipolati dalla scienza-tecnica (…) è diventato il mondo delle merci, delle immagini, il mondo fantasmagorico dei mass media…….. (VI RENDETE CONTO CHE PROPRIO VOI FATE QUESTO).
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Dovremmo contrapporre a questo mondo la nostalgia di una realtà solida, unitaria, stabile e “autorevole”? Una tale nostalgia rischia di trasformarsi continuamente in un atteggiamento nevrotico, nello sforzo di ricostruire il mondo della nostra infanzia (…). (VI RENDETE CONTO CHE PROPRIO VOI AVETE UN ATTEGGIAMENTO NEVROTICO).
Ma in che cosa consiste, più specificamente, la possibile portata emancipativa, liberatoria, della perdita di senso della realtà , della vera e propria erosione del principio di realtà nel mondo dei mass media? Qui, l’emancipazione consiste piuttosto nello spaesamento, che è anche, e nello stesso tempo, liberazione delle differenze (LIBERAZIONE DELLE DIFFERENZE? SIETE PROPRIO VOI I PRIMI A FARE E DARE DIFFERENZE)…., degli elementi locali, di ciò che potremmo chiamare complessivamente il dialetto. Caduta l’idea di una razionalità centrale della storia, il mondo della comunicazione generalizzata esplode come una molteplicità di razionalità “locali” – minoranze etniche, sessuali, religiose, culturali o estetiche – che prendono la parola (…). Vivere in questo mondo molteplice significa fare esperienza della libertà come oscillazione continua tra apparenza e spaesamento. E’ una libertà problematica (…).”
Gianni Vattimo, La società trasparente, 1989 ( pp. 15-19)