Giugno 2006


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GOrgogliosa roccaforte del Sannio piccolo capoluogo di provincia al di fuori di quasi tutti i circuiti turistici e culturali ( chi sa perché e per colpa di chi…). La colonia di Iserna cerca il riscatto attraverso l’arte contemporanea. Con un nuovo museo pubblico, il MACISTE, voluto dall’amministrazione provinciale ( nel vero senso della parola) , curato da Dante e Beatrice e diretto da san Pietro capellone, che di mestiere svolge la cura della pelle di malaparte…Gli abbiamo rivolto questa intervista…
Il Maciste di Iserna è di fatto l’unico Centro d’Arte Contemporanea del Mezzogiorno. Una bella responsabilità…
Vivo nel mondo dell’arte contemporanea da circa vent’anni, e mi sento totalmente coinvolto. Più di una bella responsabilità credo potrà essere un bel… divertimento! ( forse per lei sign. Dermatologo, non certo per chi in questo mondo ci vive realmente da anni sapendo quali sono i valori veri da rispettare e da promuovere, e soprattutto conoscendo con cognizione di causa, quali sono i confini che dividono la cultura vera di un territorio dalla volontà politica di colonizzare, sibillinamente, il territorio..)
Di che spazi espositivi si avvale il Maciste? Gli spazi aumenteranno con il tempo o siete già a regime? ( ecco vede, il termine apre incosciamente e metaforicamente l’onda semantica dell’operazione in atto)
Si tratta di un’iniziativa(*) della Provincia anche se sta per essere coinvolta direttamente la Regione. Il Maciste, ubicato nel palazzo della Provincia, occupa attualmente una superficie iniziale di circa 500 mq. Le dimensioni, però, certamente saranno raddoppiate entro il 2004. *(un progetto museale, non può essere una iniziativa, è un progetto con tanto di strutturazione che si avvale di professionisti seri, corrispondenti di esperienza realizzate, e che, soprattutto, investono le proprie idee conoscendo socialmente e “etnologicamente” il territorio dove decidono di collocare le proprie valutazioni progettuali.E’ il concetto di ecomusealità ( dettato dai grandi) che deve apparire nel territorio e nella mentalità della popolazione che lo abita. Non si può istruire e istituire un museo di arte contemporanea senza tener conto della vocazione territoriale, delle presenze prestigiose esistenti, il lro impianto storico, la loro radicalità sociologica e culturale diventate tutt’uno con la mentalità e il comportamento della gente. Ne è paradigma il museo di Oratino. Non si possono imporre progettualità senza una globale visione delle forze che operano sul territorio. Eludere queste metodologie significa imporre una sorta di strutturazione coloniale di cui sono famosi i paesi come la Francia, Inghilterra e l’Olanda, e per qualche verso anche l’Italia dell’Eritrea e della Somalia).
Parliamo del pubblico. Esiste nella piccola Iserna un minimo di humus ecettivo per iniziative di questo tipo? Quale bacino d’utenza avete preso in considerazione? Il Casertano? Roma? Napoli?
Il bacino d’utenza è attualmente costituito dalle tre regioni confinanti appunto, ma avendo deciso di organizzare solo mostre di livello internazionale, confidiamo come già avvenuto in questa mostra inaugurale di avere presenze da tutta Italia e dall’estero. ( lei signore ha un’idea della cultura e del museo molto vicina alla gestione del mercato ortofrutticolo. L’utenza non è il cliente che oltretutto dovrà pagare 3 euro per vedere cosa?, il visitatore del museo, e di questo tipo di museo, è un professionista che conosce il senso dell’estetica, la filosofia dell’estetica, sa come sono organizzati gli strumenti di lettura di un museo, intuisce a colpo d’occhio la qualità presentata. Dire che “l’utenza” sarà data dai paese confinanti significa dire che la “fiera” che si vuole presentare calcola demograficamente, statisticamente, il possibile cliente che andrà a fare spesa. Signor dermatologo, non è così, mi creda. Questi settori sono molto più complessi di quanto si pensi…se si organizza male da principio, si creano danni irreparabili nella cultura territoriale che sono poi difficili da recuperare e qui mi sembra si voglia trascurare volontariamente la pericolosità che il sistema e l’impianto comporta. Un buon critico non basta, anche perché il critico “straniero” avrà sempre un suo modello ideologico da impiantare che non sempre corrisponde con la sottile qualità ambientale che il territorio veicola. È questo appunto il concetto di colonialismo. E qui il colonialismo è peggiorato dalla superficialità con cui si affronta il tessuto progettuale).
E’ andata bene l’inaugurazione del Maciste?
Il risultato dell’inaugurazione è stato davvero ragguardevole.( faremo un’Italia più bella e più grande che pria. Bene grazie)
Come si configura la figura del critico dante Beatrice nel Maciste? E’ di fatto il curatore del Museo?
dante Beatrice, essendo persona a mio avviso molto competente, può essere di fatto considerato il curatore del Museo d’Arte Contemporanea di Iserna. Almeno fino a che lui lo vorrà…( ma cos’è una dichiarazione d’amore, fin quando ella vorrà potrà curare la mia anima….ma insomma, prendiamo consapevolezza di quanto rischio c’è realmente, e di apparire come pupi siciliani e non come veri uomini che costruiscono la qualità del proprio territorio. Sign. Dermatologo, fare il collezionista
(detto altrimenti, avere la possibilità di acquistare opere nel privato) non comporta automaticamente conoscere la complessità di un mondo, quello dell’arte appunto, cui perfino i francesi, con i loro magnifici ed efficienti sovrintendenti, con alle spalle centinaia di pubblicazioni e di esperienze sul campo vero… (i migliori del mondo nel settore organizzativo dei musei) hanno milioni di difficoltà reali. Vuole lei, solo per aver in vent’anni girovagato per mostre e fiere, sostituirsi alla conoscenza di questi leoni della creatività organizzatrice della cultura museale?)
Dopo la grande collettiva inaugurale quali saranno i prossimi appuntamenti espositivi? Avrete anche modo di fare attenzione alla creatività locale?
La prossima mostra che si terrà sarà inerente ad un tema pressoché inedito di un importante personaggio ( un artista non è un personaggio) dell’arte contemporanea: Mario Schifano, oltre a presentare una rosa di emergenti locali e interregionali. Quest’ultimi però esporranno in una sezione creata ad hoc per loro denominata Insertata..( qui rinuncio alla risposta… chi vuol capire capisca chi vuol intendere intenda con tanto di saluti al grande Schifano e al gregge locale che si vorrà recintare…)


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Negli anni ’70, nel Molise, si realizzarono fatti determi­nanti per l’economia regionale. Gli insediamenti industriali della Fiat a Termoli e della Sam Agricola a Bojano, l’entrata in funzione dell’ arteria stradale a scorrimento veloce, la “Bifernina” e l’invaso artificiale, diga e lago di Guardialfiera, sconvolsero sia visiva­mente sia socialmente lo stato abituale della regio­ne. I paesi interni subirono un’ulteriore isolamento che generò una mentalità generale atta al rifiuto del nuovo a favore del rimpianto per la primordiale civiltà contadina portatrice di “valori autentici” e di vera entità territoriale. Il 1970 ed il 1971, fu un anno pieno di vitalità per il Gruppo 70. Premio Castello Svevo di Termoli; mostre con dibattiti in provincia, mostra alla galleria “L’Approdo” di Napoli. Mastropaolo riferisce come queste attività del gruppo furono, però, scientificamente ignorate dalle istituzioni molisane che in qualche modo riuscirono, dopo alcuni anni, con una sorta di determinata volontà politica nel voler isolare e emarginare il gruppo per sofferenza economica che inevitabilmente si sciolse. Comunque il nome e l’attività svolta rientrò storicamente nel dovuto riconoscimento, come punto referenziale per le generazioni a seguire e per le elicitazioni al fare operanti non solo nell’universo artistico, ma richiamando l’attenzione del mondo politico ed intellettuale tanto che alcuni componenti del gruppo 70, divennero essi stessi, emblemi essenziali e dirigenziali del mondo politico molisano come, appunto, Augusto Massa che da Sindaco riconfermato della città di Campobasso passa alla presidenza della Provincia dell’omonima città e successivamente, per volontà strategica, di natura prettamente politica, lo stesso Massa si presenta candidato al Senato, vincendo le elezioni e lasciando la Provincia nelle mani di un nuovo presidente, sempre di sinistra, votato dalla popolazione molisana. Resta emblematico l’osservazione sull’energia divulgata dall’artista Massa prima come autore della visionarietà del mondo, attraverso l’espressione della pittura, nonostante alla base ci fosse una formazione pedagogica di tipologia ragionieristica, e successivamente, passando dall’esperienza fondante del gruppo 70, alla volontà di denotare la figurazione del mondo sociale attraverso il settore e il linguaggio della politica che a tutt’oggi gode di buon successo e di rianimata energia propulsiva. È questa l’arte: la volontà degli uomini che credono nel profondo che nel momento in cui assumono ruoli decisionali, sanno come applicare questa profondità inedita alla vita quotidiana della comunità che li elegge. (f.to.A.Venditti cover)

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Tenere in casa un vaso con dei bellissimi fiori recisi non è la stessa cosa che ammirarne i colori e goderne i profumi che emanano nel loro ambiente naturale. Astrattamente “la fioritura di un processo rappresenta l’intero processo. E’ vero. Ma è necessario tenere ben presente il carattere simbolico di questa rappresentazione e l’assoluta falsità della semplice sostituzione di tutta l’immagine nel suo complesso con ciò che la rappresenta, sia pure nella più sostanziale delle sezioni temporali………..

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Interpreti i fenomeni culturali incrociando l’arte contemporanea alle dinamiche della cultura di massa, anzi molto spesso adotti queste ultime come punto di partenza. E’ un’attitudine diffusa?
Il problema non è che c’è ancora l’intellettualismo, o gli intellettuali, il problema è che non ce ne sono più – che sono diventati una merce da collezionismo. I professori universitari tengono corsi sui videogames, e per affrontare qualunque argomento minimamente serio, anche in contesti accademici, si fa ricorso al bagaglio cinematografico, giornalistico, “di massa”. Il fatto è che bisognerebbe cominciare a intendersi su che cosa significa “di massa”. Si può dire che, nei confronti della cultura di massa le cose vanno come per le culture “altre”: finché si tratta di cucina etnica e di worldmusic tutto bene, quando l’altro mostra la sua faccia realmente (e non solo metaforicamente) “diversa”, allora no, tutti a sostenere che, in fondo, siamo meglio noi, figli dell’Occidente dei valori democratici e moderni…. Con la cultura di massa va così: finché si tratta di Coca-cola, sdoganata da decenni di pop art, non c’è problema; quando però si tratta di trasmissioni realmente “popolari” come ad esempio Grande Fratello, apriti cielo, immediatamente si sfoderano gli artigli e tutti cercano di difendere disperatamente quel minimo di dignità intellettuale che da qualche parte deve essersi conservata…

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L’arte delle neo-tecnologie si svolge in un nuovo ambiente paradigmatico, che va definito e ha bisogno di essere raccontato tracciando nuove relazioni tra i segni linguistici.

Dobbiamo definire cosa sia un racconto, cosa sia un paradigma oggi e come il vecchio racconto si trasforma in una nuova organizzazione del pensiero che coinvolge le neo-tecnologie dell’informazione.

Il mondo dell’arte, sia quello della mimesis che quello del diegesis, sono entrambi al di fuori del mondo della verità. La verità è argomento della metafisica maggiore, quella dell’idea pura, contemplata. Sia il mondo dell’organizzare verità attraverso parole che quello di imitare forme non potranno mai raccontarla. Noi siamo uomini, e viviamo nell’alternanza continua  dell’esperienza di un dio dalle due facce. L’una, Dioniso, il dio senza forma, ha come qualità il Pan [Tutto] universale, verso cui l’uomo è attratto e in cui desidera annegare la propria individualità, per sentire se stesso in comunione con il tutto universale. Nel frattempo l’uomo vive nel mondo dell’azione o della forma, o d’Apollo, — l’altra faccia del dio, direbbe Nietzsche de La nascita della tragedia, — e continua a percepire il mondo come organizzazione di forme che limitano la verità e la sua natura.

La tragedia umana è definita da Nietzsche come continua alternanza degli stati di forma e di non forma.

Il mondo dell’arte è il mondo delle forme e/o del racconto……

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I diversi centri artistici europei e d’America sono magnetizzati dal richiamo centrale della città francese quasi come a voler assolvere ad un debito culturale nei confronti di Parigi. L’influenza di “luogo centrale”, e di confluenza, è dato dall’energia della città che riesce ad esercitare, geograficamente, sul­le aree europee e, storicamente, sulla successione delle generazio­ni. Questa “epocale energia” mira ad incarnare una solidarietà universale votata verso il rifiuto delle linee d’arte ufficiali, degli accademisti e dei linguaggi statici e convenzionali. La sostanziale centralità universale della città implica la considerazione della nascita di un linguaggio comune, una sorta di “koinè diàlektos” che in seguito, tra la prima e la seconda guerra mondiale, diramerà nei territori europei ed americani e a cui parteciperanno gli scaglioni di artisti che da Napoli, Torino, Milano, Roma e altri importanti centri nazionali, e (in forma molto ristretta) anche dal Molise (regione ancora non autonoma che solo nel 1963 si separerà amministrativamente dall’Abruzzo), emigreranno o, semplicemente, si rifugeranno a Parigi. Sarà interessante analizzare l’influenza di questa Koinè parigina “riportata” dagli stessi uomini di cultura artistica, letteraria e scientifica, nei propri luoghi d’origine e ridistribuita secondo un nuovo punto di vista di accoglienza territotoriale, (sarà questo il caso, per esempio, dell’artista di Di Lisio e altri artisti molisani). I rapporti, e i tramandi, che si pro­ducono fra gli artisti delle più diverse aree culturali vanno riconosciuti non solo per le immediate somiglianze di ogni opera con le sue fonti, ma, anche, tramite una serie di meccanismi e di entità “magnetiche” che di solito concorrono a costruire un modello originale da cui partiranno basi interpretative e nuovi linguaggi. Questo processo “parascientifico” è tanto più, ipoteticamente, condivisibile nel ragionamento se si pensa, ad esempio, al “saccheggio” del museo italiano ed europeo da parte dell’arte moderna francese, soprattutto ad opera dell’emblematica figura sostenuta dal carisma (anche iconologico) di Napoleone Bonaparte che è stato vena essenziale dell’originalità della vicenda artistica parigina e che ha favorito in maniera decisiva le diramazioni più diverse della ricerca negli altri ambiti e settori del sapere. La funzione prioritaria di Parigi nel ruolo di centro artistico durerà fino ai primi anni dopo la seconda guerra mondia­le. Durante la fase delle avanguardie storiche, agli inizi del Novecento, soggiace a un’importante mutamento. I rapporti di scambio delle esperienze e delle informazioni artistiche, che dalla fine dell’Ottocento avevano assunto forte intensità commista ad una rapidità inedita, nei successivi primi vent’anni del Novecento subiscono un’ulteriore sommata frenetica accelera­zione che non cesserà nemmeno durante la prima guerra mondiale.

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ANTONIO GASBARRINI: Identikit Antonio Gasbarrini, pubblicista e critico d’arte, ha collaborato a contratto con l’Università “G. d’Annunzio” di Pescara (Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, cattedra di Italiano). Nella stessa Università fa parte del Comitato scientifico del C.U.S.M.A.R.C (Centro Universitario di Sviluppo Multimediale applicato alla Ricerca e allo studio della Creatività). Dal 1977 al 1986 ha diretto, a L’Aquila, il Centro “Officina Culturale ’77”. Dal 1988 a tutt’oggi è art director del Centro Documentazione Artepoesia Contemporanea “Angelus Novus” con sede a L’Aquila e direttore editoriale della casa editrice Angelus Novus Edizioni. E’ inoltre direttore responsabile delle riviste “Bérénice“, “Inism” “UT Pictura poësis UT poësis pictura” e “News Arte Contemporanea”. Da circa 30 anni scrive sulle pagine culturali de Il Messaggero Abruzzo, collaborando inoltre con numerose e qualificate riviste specializzate (Flash Art, Il Segno, Oggi e Domani, Galleria, Cinema Nuovo, Poiesis, La Gazzetta delle Arti, Ragionamenti, Meta, Next, Archivio, Bérénice, Tradurre, Filosofia oggi). Studioso siloniano ha pubblicato, con la collaborazione di Annibale Gentile, i volumi Silone tra l’Abruzzo e il Mondo (Marcello Ferri Editore, L’Aquila 1978, premiato) e Ignazio Silone Comunista (Angelus Novus Edizioni, L’Aquila 1989). Tra i suoi numerosi altri volumi si segnalano: Del presunto anarchico Umberto Postiglione (Edizioni del Semicerchio, L’Aquila 1979); Album per un Paese (Marcello Ferri Editore, L’Aquila 1979); L’immagine corrotta (Marcello Ferri Editore, L’Aquila 1980); Sessanta righe quarantacinque battute – Cronache d’arte su Il Messaggero (Angelus Novus Edizioni, L’Aquila 1992); KatalogosScritti d’arte su cataloghi (Angelus Novus Edizioni, L’Aquila 1994). Ha curato e ordinato oltre 300 mostre personali, di gruppo e rassegne d’arte contemporanea come la Biennale d’Arte Città di Penne, in qualificate sedi espositive museali in Italia (Palazzo Venezia, Roma; Museo Nazionale d’Abruzzo, L’Aquila; Palazzo dei Diamanti, Ferrara; Museo Alternativo “Remo Brindisi”, Lido di Spina (FE), Palazzo Ducale, Mantova) e all’estero (tra cui la Fondation Firmin Bauby di Perpignan, il Kemi Art Museum, Finlandia ed il Centro Cultural Recoleta, Buenos Aires) supportate da altrettanti cataloghi recanti suoi testi critici. Attento osservatore delle nuove avanguardie sta conducendo da anni una serrata indagine sui rapporti tra Arte e Scienza con una serie di mostre, scritti e saggi relativi alla Estetica subatomica dell’avanguardia: * L’infinitesimale dell’Inismo * Il fotone dell’Arte Agravitazionale / Arte vs. Scienza? * Scienza vs. Arte? (volume in corso di pubblicazione). Studioso delle nuove tecnologie informatiche in ambito mass-mediale ed estetico, ha tra l’altro ideato, curato e realizzato “La prima Biennale virtuale europea” su rete Internet (1995, XII Premio Penne) e “Cosmometrie non-euclidee: Arte e Scienza a confronto” (1996).Ha ricevuto a Fregene, per le sue ricerche in campo estetico indirizzate all’approfondimento del rapporto creativo-linguistico tra Arte e Scienza, il Premio Fregene per la critica d’arte “Pianeta Azzurro Terzo Millennio”, mentre un altro premio per la critica d’arte (scritti e studi sull’Inismo) gli è stato attribuito nel 1999 al Museo Reina Sofia di Madrid. (imm. Leonardo Romoli)

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Tutta la base della scienza dal 1930 ad oggi ci ha portato all’ OLISMO che

racchiude il concetto che tutto e legato ed interconnesso. Già il fisico David

Bohm collaboratore di Einstein, ha teorizzato ed esposto in maniera scientifica

il concetto dell’ INDIVISIBILITA’ DEL TUTTO, come pure John Bell che nel suo

teorema spiega che nella vita dell’ UNIVERSO le cose accadono sempre alla

velocità della luce o a velocità inferiori e quindi per Bell, una totalità invisibile

unisce tutte le cose nate nell’ UNIVERSO. Anche Jung aveva sempre intuito

questa interconnessione spiegando questo concetto nella sua teoria

SULL’INCONSCIO COLLETTIVO. Quando l’inconscio personale riesce a

captare i ritmi primigenii degli ARCHETIPI UNIVERSALI (cioè conginzione

frà micro e macrocosmo), allora si ha la possibilità di far rivivere quelle forze

di rigenerazione creativa e di entrare in una concezione ritmica della vita

dell’uomo in armonia con i ritmi dell’ UNIVERSO. Solo su questa via, si

raggiunge il mistero del tempo presente nel tempo originario e infinito e

dell’ individualità dell’uomo nella impersonalità infinita del tutto.(Read the paper)

in Rhythm as a Means of Knowiedge. GIULIA DI FILIPPI

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