Agosto 2006


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Portate in processione e immerse nelle acque del fiume Gange, secondo la tradizione hindù. Ganesh è il dio che libera dagli ostacoli che si incontrano durante il cammino della vita.

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Ciao, siccome si sa che a Natale sono tutti più buoni e noi non siamo mai buoni abbastanza, abbiamo deciso di festeggiarlo anche ad agosto. Sei invitato/a a festeggiarlo con noi giovedì 24 Agosto 2006 alle 21:00 in Via Agucchi 101 (Bologna). Durante la serata si cercherà di riprodurre il più possibile l’atmosfera natalizia, per cui anche tu pensa a cosa portare per contribuire Abbiamo anche pensato di accendere l’aria condizionata a palla per simulare il clima dicembrino e contemporaneamente il riscaldamento per fare effetto casa scaldata d’inverno… Gli ingredienti richiesti per un Natale con tutti i crismi, sono:
Albero, lucine e decorazioni
Bollito
Panettone e altri dolci tipici
Tombola
Spumantino (non dolce, vi prego!)
Canzoni natalizie
Tu porta quello che puoi/vuoi e ritieni possa essere utile.
Infine, i regali….
Ognuno prenderà da casa propria (o da casa di altri) vari oggetti di cui non si sa cosa fare e che potrebbero piacere ed interessare a qualcun altro; li impacchetterà e li porterà sotto l’albero.
Quando sarà notte gli invitati si sceglieranno il proprio pacchettino da scartare.
Ti aspettiamo allora. mandami una email di conferma e buon Natale!!
MIchele Mariano

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Dunque il Monocromo possiede un certo quoziente di provocazione. Vediamo in cosa consiste. Lombardo dà un’impostazione “logica” (cioè di tipo “logico”) alla provocatorietà delle sue opere. Se dell’Arte non si riesce a dare una definizione precisa (pur riconoscendo un oggetto come “opera d’arte”) allora forse, nell’ipotesi di Lombardo, conviene risalire all’Arte per esclusione, partendo da tutto ciò che non è Arte.

Il problema evidentemente è di matrice duchampianal ma in un aspetto se ne differenzia totalmente: se nelle opere di Marcel Duchamp esiste un aspetto provocatorio scandalistico che ne determina una lettura in senso anti borghese, nei Monocromi di Lombardo non c’è nessuna componente scandalistica ma solo una sottrazione di valori tradizionalmente riconosciuti nell’ambito della pittura, come la capacità tecnica di creare forme, di stendere il colore ecc. (questa progressiva sottrazione di valori ha come assunto implicito da parte dell’artista uno scetticismo radicale nei confronti delle proposte artistiche coeve. Lombardo stesso si considera in questa fase un non artista, ponendo il suo lavoro esplicitamente in alternativa ai valori ufficialmente riconosciuti di “espressione” e “sensibilità artistica”. Il suo lavoro infatti non dà prova di qualità o di virtuosismo tecnico, ma costringe le autorità (a cui era riconosciuto il potere di dare giudizi sulla qualità e sul valore dell’opera) ad esprimersi nella prova contraria, negando il valore. Come valutare infatti i Monocromi? Rispetto a quali parametri? I Monocromi inizialmente furono respinti da tutte le giurie (Premio San Fedele, (quadriennale di Roma, Rassegna delle Arti Figurative di Roma e del Lazio) fino al 1962, data in cui ne fu accettato uno alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma ed un altro al Premio Termoli. Erano stati accettati oggetti paradossali, privi di senso, oggetti che erano nati come “non opere d’arte”. A riconoscimento avvenuto, Lombardo smise definitivamente di dipingere quadri monocromi. La loro funzione era ormai compiuta.

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f.to- Bario

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Anticipazioni sulle partecipazioni: ospiti nazionali

La transizione da una Mostra della Ceramica a una Mostra di Arti Applicate è una ambizione teorica che va dimostrata, anno dopo anno, con molti diversi persuasivi esempi di pratica artistica.La ‘scoperta’ a livello nazionale fatta quest’anno a Castellamonte: si tratta di Alan Gattamorta di Cesenatico, che sarà in questa edizione uno degli ospiti d?onore. Mosaicista, ceramista, ebanista, acquerellista, Gattamorta è autore di un corpus sterminato di artefatti, da colossali vasi ‘barbarici’ a chine dalle grazie ‘giapponesi’, che attende molta attenzione critica. A Palazzo Botton un gruppo impressionante di opere in mosaico ceramico non smaltato di Gattamorta sarà installato nella parte più antica dell’edificio, che conserva l’originario paramento in laterizio: un trionfo, quasi un’orgia, dell’estetica del ‘cotto’. Mentre i suoi colossali vasi mosaici in terracotta saranno esposti nei grandi spazi espositivi della Ex Fornace Pagliero
Accanto all?eccentrico Gattamorta, si potranno finalmente ammirare in Italia i celeberrimi
vasi cristallizzati del maestro Serafino Ferraro, le cui opere furono elette modelli eccellenti dell?arte ceramica al pari di quelle del grande Pablo Picasso di cui era amico e con cui espose in diverse occasioni a Vallauris (F)

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Da qualche tempo memore delle passate e roventi polemiche surrealiste degli anni trenta e togliattiane degli anni cinquanta mi chiedevo se si può dedurre dall’arte contemporanea attuale un dato, un sunto di natura ideologica, sia esso di destra o di sinistra. E rimuginavo fra me e me che è difficile stabilire oggi cos’è di destra e cosa di sinistra di fronte all’uso democratico dei mezzi ed alla loro estensione pratica ( si pensi al grande uso della fotografia e al mercato delle macchine fotografiche, ad esempio).
Allora la domanda che mi si poneva alla mente era: i mezzi giustificano sempre i risultati? Così passando l’estate. Ma nell’ultimo numero di Juliet Art Magazine un articolo riportava in apertura una citazione di Toni Negri che trovai illuminante, lì per lì, ma che mi pareva destrorsa nelle sue conclusioni implicite.
Vi si sosteneva che ” Uno dei fenomeni più stucchevoli del nostro tempo è che tutti si credono artisti, tutti pensano di possedere uno sguardo che vede al di là della superficie del mondo che ci circonda. Ma non bisogna confondere una capacità reale, una continuità progettuale, un’attitudine a confrontarsi con la realtà, con i piccoli sogni che si fanno appena c’è un po’ di sole.” (Antonio Negri: Il Ritorno, 2003). Ringrazio seriamente l’estensore dell’articolo per avermi regalato questa perla!
Finalmente un po’ di chiarezza nella totale confusione che permea il mondo dell’arte pieno di neòfiti che ritengono tutti di essere artisti e pensano che basti possedere un pennello, una digitale, o una telecamera per sentirsi tali. Ricordo che in Sussurri e Grida, il grande Bergman, descriveva una borghesia svedese emancipata dedita a far dipingere per passatempo le proprie donne, mogli o ragazze che fossero; così come Rudolf Steiner insegnava arte-terapia ai suoi nevrastenici nelle beauty farms di fine Ottocento.Questo “confine”, fra operatività creativa a fini personali e/o arte, in questi anni di racconto intimistico si è andato perdendo a favore di un sentire pubblico emozionale dove tutti si raccontano in foto, in blog o in video, senza più quella forza propulsiva iniziale di uso di uno strumento che sentivi obbligato a indagare il diverso: l’altro, che si trattasse di te o del tuo simile, e quindi strumento forzato ad un uso rivoluzionario. (interessante a questo proposito il dialogo fra Heidegger e Junger a proposito dello sviluppo delle percezioni psicologiche nei confronti della cosa in sé in ” Oltre la Linea”, Adelphi editore)
Oggi, l’uso facile di droghe, così come l’esempio di un Presidente Usa che mette fra le gambe un sigaro ad una ragazza con l’imitazione dello stesso gesto da parte di chiunque porta alla conseguente perdità di senso del fatto stesso. Non a caso le religioni hanno introdotto la ritualità del culto mantenendone il mistero. Arte come religione allora?
Sembrerebbe portare a questo anche il ragionamento di Toni Negri e quindi ad una visione di destra che come discrimine impedisce a tutti l’uso e l’espansione democratica dei mezzi di attuare e progettare l’arte e la creatività fantastica propria!
Qui mi ha sorretto una lettura recente di un articolo di Norberto Bobbio, un padre del liberalismo nostrano, dove sostiene sinteticamente: “Il liberalismo è un universo di “mura”, ciascuna delle quali crea una nuova libertà. Qualche esempio: le mura che sono state innalzate tra Chiesa e Stato hanno consentito la libertà religiosa …ancora: la separazione fra vita privata e pubblica crea la sfera della libertà personale” .
Così non è nel mondo arabo o nel mondo israeliano dove l’elemento religioso permea la vita pubblica e sociale, ad esempio.La separatezza quindi , il muro della divisione ideale, crea l’attitudine critica al progetto e la sua differenza funzionale nel sociale.
Boris Brollo – www.borisbrollo.it

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