Settembre 2006


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Comunicato stampa
Con cortese preghiera di diffusione e partecipazione

L’AVANGUARDIA FA TAPPA NEL MEZZOGIORNO
Sarà la città di Eboli ad ospitare
il  concorso per giovani artisti emergenti ed indipendenti da tutta Italia.

Si svolgerà venerdì 8 settembre alle ore 11, presso la “Sala Bottiglieri” di Palazzo Sant’Agostino a Salerno, la conferenza stampa di presentazione del concorso d’arte “Vento d’Avanguardia”, la prima grande collettiva del Mezzogiorno interamente dedicata all’arte “giovane” e ai suoi linguaggi in continuo mutamento.
Organizzato dal periodico di informazione “Eolo- Edizioni & Comunicazione”, in collaborazione con il mensile “Il Giornale di Eboli- dal 1915”, “Vento d’Avanguardia” sarà ospitato dal 14 al 17 settembre ad Eboli dal museo archeologico nazionale presso il complesso monumentale di San Francesco, realizzando un immaginario trait d’union tra arte contemporanea ed archeologia, in un fantastico viaggio a ritroso nei secoli alla ricerca dei mutamenti e delle evoluzioni dell’arte, in un eterno confronto con le avanguardie del tempo.
Sono 40 le opere in concorso, inserite nelle 4 sezioni in cui esso si articola: pittura, scultura,fotografia, grafica digitale. A realizzare i lavori, secondo le tecniche più disparate, giovani artisti italiani emergenti ed indipendenti, non ancora noti ai canali ufficiali, con età non superiore ai 35 anni.
L’obiettivo della mostra/concorso, che prevede anche una sezione “ospiti” e un calendario di appuntamenti contestuali alla esposizione delle opere, è quello di creare in un territorio molto vasto e ricco di forze e capacità varie ed eterogenee, ma poco attento o avvezzo agli eventi di respiro internazionale in cui l’arte è protagonista, quello a sud della capitale, un momento di incontro e interazione tra i nuovi linguaggi dell’arte con i suoi mutamenti, le nuove tendenze, la cultura e le tecniche emergenti

Info:
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Ufficio Stampa
Eolo- Edizioni & Comunicazione
Cell. 338.3977311_389.6793267
fax 0828 368365
e-mail eoloedi@tiscali.it

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L’oggetto che è ritratto oltre a rappresentare una forma,
ha      un          significato           interiore,      individuale
e          universale              nello           stesso         tempo;
un      prato       verde       è      un      prato      per     tutti,
ma  ad   ogni   osservatore   suscita   emozioni   diverse,
in base alle loro esperienze, può ricordare la primavera,
come  può  evocare la speranza, in ciò è colta l’essenza.

Hegel

L’approfondimento dei concetti punto, linea, superficie, colore e materia rappresenta il percorso creativo dell’artista abruzzese Cecilia Falasca, la quale ha sempre lavorato sul filo dell’astrazione classica secondo la lezione di Kandinskij amplificata attraverso una carica concettuale finissima che si pone come riflessione e meditazione sulla storia della pittura che va dal Rinascimento al Settecento, dalla Secessione a Matisse. La ricerca artistica di Cecilia Falasca si anima tramite l’elaborazione di composizioni pittoriche sequenziali secondo una misura mentale che regola la quantità e la qualità dei segni, dei colori e dei gesti, realizzando campiture a linee parallele di colore e polvere di grafite su tavole polimateriche le quali, molto probabilmente, giungono dal contatto che, l’artista pescarese, ha avuto con il maestro Elio Di Blasio.L’essenzialità rappresenta il denominatore comune delle opere di Cecilia Falasca, che queste siano tavole o installazioni; strutture combinatorie primarie di una gran sensibilità ed emozionalità poetica.
Da una grafica più rigida e corposa, dei primi anni, Cecilia Falasca passa ad un segno più fluente, rapido e sottile caratterizzato da toni evanescenti e impercettibili i quali si traducono in una fresca e limpida creatività diretta.Idealmente, le sequenze di Cecilia Falasca descrivono una doppia realtà: quella più vicina all’esistenza dell’uomo, il trascorrere del tempo segnato dagli anelli concentrici di un albero sezionato, e quella legata alle leggi della fisica dove, elettroni e protoni si rincorrono su percorsi ellittici calcificati. In questi luoghi invisibili all’occhio dell’uomo, il tempo trascorre molto più lentamente attraverso il gioco di orbite concave e convesse segnate da polveri di stelle e bolidi ridotti in frantumi. Cecilia Falasca descrive un universo ormai quietato, il quale ha raggiunto un solido equilibrio determinato da un’elegante scansione ritmica di meravigliosi anelli di ghiaccio, fuoco e metallo.
Dalle grandi superfici, in cui armoniosamente si sposano segno, colore e materia, Cecilia Falasca passa alla realizzazione di opere tridimensionali, come le “Aste” in legno, alluminio e ferro trattate sempre con pigmenti e polveri materiche. Esperienza che lega la Falasca ai noti “Contenitori di forma-colore” dell’artista fiorentino Paolo Masi; in entrambe i casi, riutilizzando una dicitura dello storico dell’arte, Arcangelo Izzo, le “Aste” possono essere definite come “…accumulatori di magnetismi pluridimensionali, vettori delle capacità politecniche dell’artista”. Nelle installazioni dell’artista pescarese però, non si scopre solo la competenza creativa e la sperimentazione di nuove forme di linguaggio di Cecilia Falasca; le “Aste”, infatti, diventano un prezioso pentagramma tonale collocato in uno spazio per originare un contatto emotivo storico culturale con il luogo nel quale è ospitato.
Essenzialità, minimalismo e sintesi rappresentano la poetica di Cecilia Falasca; pensiero affascinato dall’essenza che si nasconde dietro la forma e i suoi elementi affini.

Ivan D’Alberto

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Il periodico “Eolo Edizioni & Comunicazione” e il mensile d’informazione “Il Giornale di Eboli – dal 1915” hanno promosso il Concorso d’arte contemporanea, dal 14 al 17 settembre del 2006, dal titolo “Vento d’Avanguardia”, che si svolge nella sede monumentale del complesso di San Francesco, già storico municipio cittadino ed oggi sede del Museo Archeologico Nazionale di Eboli. La scelta di far ospitare la manifestazione nel museo è stata senz’altro felice, perché questo gratuito Concorso d’arte non solo raccoglie e cataloga una piccola selezione di tanti giovani da poco introdotti nel mondo dell’arte, ma desidera premiare quelle forme artistiche che più si avvicinano all’esperienza innovativa delle cosiddette avanguardie storiche.
Il mondo dell’artistico degli ultimi movimenti, infatti, oggi, è caratterizzato da una nuova organizzazione della grammatologia [Gilles Deleuze], attraverso cui si strutturano i segni che evidenziano l’attesa estetica [Hans Robert Jauss] cioè il riconoscere ed il tradurre [Cesare Brandi] ciò che si sente [Mario Perniola] in strutture informative [Giuseppe Siano] (o strutture logiche del logos) [Piergiorgio Odifreddi].
Tutto l’universo artistico si palesa, così, come racconto scritto attraverso o l’evoluzione dei materiali e delle forme plastiche della scultura, o il tracciare segni che riconducono a forme iconiche o aniconiche della pittura, o usando la tecnologia della macchina fotografica, o sperimentando l’elaborazione grafica al computer (questa, va qui ricordato, che rientra nelle produzioni artistiche delle neotecnologie [Mario Costa] dell’informazione), o cercando la sovrapposizione di vari medium con cui ogni autore costruisce il racconto coevo del proprio sentire artistico.
Gli organizzatori della rassegna d’arte “Vento d’Avanguardia” sono stati attenti, pertanto, anche alla reminiscenza delle forme del passato, richiamando, nel titolo, ciò che è stata la stagione delle cosiddette avanguardie storico-artistiche dell’inizio del secolo scorso, dando così continuità ideale a quel nuovo modo di costruire il racconto e di organizzare sia le forme che il linguaggio.
È risaputo che ogni opera d’arte, sia essa del passato o contemporanea, è accomunata da due istanze fondamentali ed imprescindibili l’una dall’altra, che sono: la materia ed il pensiero.
Il mostrare sia le passate che le nuove tendenze di rinnovamento del linguaggio, in un unico ambiente, è perciò la formula su cui si fonda la manifestazione “Vento d’Avanguardia”. Si è voluto promuovere, così, non solo i giovani artisti che si cimentano – attraverso la materia – col linguaggio dell’arte, ma, anche, al contempo, si è desiderato organizzare una mostra, di un artista, Alfredo Bortoluzzi del movimento Bauhaus che, nel suo periodo, è stato promotore di cambiamenti, e che è stato assunto, nel Concorso, come segno di ciò che si desidera rinnovare con l’evocazione dell’Avanguardia. Si è voluto, infine, che la manifestazione si svolgesse in un Museo che accoglie, tra l’altro, forme ancora più lontane di strutture di narrazione e di fiction figurativa dipinte su oggetti vascolari, dall’indiscusso valore artistico ed archeologico.
Questo per evidenziare, anche, come la relazione tra arte e bene culturale stemperi le differenze e renda sempre più impercettibile il giudizio di valore, tra ciò che intendiamo e cataloghiamo come semplici produzioni umane e tra ciò che prima contraddistingueva in modo inequivocabile le opere d’arte.
È risaputo, infatti, che ogni opera d’arte acquisisce il valore aggiunto, di ciò che noi oggi reputiamo artistico, attraverso l’azione di riconoscimento dell’informazione nella sua struttura linguistica. Solo attraverso un tale riconoscimento si può evidenziare, pertanto, com’è organizzata, nella forma e nel pensiero, la materia dell’arte e a quali principî si fa riferimento quando analizziamo la narrazione di un evento artistico, che si struttura, hic et nunc (qui ed ora), attraverso il punto di vista dell’artista, prima, e del critico, poi.
L’evocazione del vento è segno, per la manifestazione, di tutti cambiamenti su cui si sono costruite le nuove relazioni tra codici vecchi e nuovi. Questi codici sono – qui ed ora – compresenti e inducono a guardare, con la nostra struttura logica, alle informazioni che ricaviamo sia dallo sguardo verso il passato che verso il futuro dell’arte. Esso è costellato d’infiniti ambienti con cui sono state create delle nuove grammatiche linguistiche e delle nuove relazioni per nuove interpretazioni degli eventi; per questo si può affermare che, ogni volta che si sperimenta una nuova strada sorge un nuovo modo di intendere la vita .
I critici più che giudicare gli ambienti linguistici delle produzioni dei giovani artisti sono oggi preposti a dare informazioni sulle opere, dal momento che trascorsi cinquanta anni, qualsiasi produzione umana potrà essere conservata come un bene culturale.
Tutte le produzioni umane, infatti, potrebbero essere custodite, trascorso il mezzo secolo, in un museo, allo stesso modo (e con lo stesso valore?,) di un’opera d’arte; com’è già successo, dopo tempo, a tante altre produzioni del passato.
Giuseppe Siano

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