Febbraio 2007


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Giancarlo Costanzo è nato a Pescara nel 1949 dove vive e lavora; Nel 2000 inizia una serie interessante di oltre 50 mostre personali e collettive sia in Italia che all’estero.
Ne riportiamo una selezione:
2000 – collettiva Galleria Monserrato Arte 900 a cura di V. Mazzarella Roma;
2001 – personale “Mithen” Galleria Monserrato Arte 900 a cura di V. Mazzarella;
2001 – Grandi Maestri e Artisti emergenti Pala Universo Silvi Marina a cura di M. Falcucci;
2003 – Eventi d’Arte Itinerante Museo Vittoria Colonna Pescara, Basilica Collemaggio L’Aquila, Museo Civico Rieti, Palazzo Valentini Roma a cura di Benito Sablone;
2004 – Mostra di Arte contemporanea “Di dolcezza infmita” Monte Prandone (AP);
2004 – L’Arcobaleno degli Angeli Galleria Civica Termoli a cura di A. Picariello;
2004 – Forlì. Contemporanea 8° Mostra Mercato Fiera a cura di Francesco Gallo;
2004 – personale Galleria L’Acquario a cura di A. Di Maiqa Pescara;
2005 – II Rassegna Nazionale d:Arte contemporanea Museo Piaggio a cura di Mario Meozzi;
2005 – Castello Svevo Termoli Mostra personale; 2005: Arti Visive “Brian Storming Combattimento per una immagine” Galleria 2B a cura di Lorenzo Boggi Bergamo;
2005 – 9° Fiera Mostra Mercato Forlì a cura dello storico Francesco Gallo;
2005 – DD’ Arte III Mostra di Pittura, fotografica e scultura Università D’Annunzio Chieti. di Stella di Maulo
Costanzo viene dall’esperienza costruttivistica ed espressionista, con accenti pop che evidenziano nei suoi quadri una qualità mentale. Istinto di ricercatore, non si accontenta dei risultati raggiunti, cerca di svuotare il campo taglia il racconto e la fìgurazione e lascia la superficie nuda nella sua struttura primaria. Avvolte accentua con lettere e numeri il grande campo bianco e nero per catturare lo sguardo del fruitore e farlo entrare nel suo libero spazio di superficie, nella pura dimensione del vuoto significante.
Achille Pace
Costanzo, partendo da altri lidi,da altri contatti formativi l’antiquariato artistico, l’esperienza della sua cultura e, quindi, della materia sensibile e viva è giunto a una moderna simbologia critica ed ideologica che interpreta l’attualità e la ferma con determinazione per sottometterla al suo giudizio personale e alla sua valutazione del fruitore. La capacità, e l’intelligenza nella proposta di idee immediatamente comprensibile, lo rendono riconoscibile.
Benito Salone

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MOSTRA PERSONALE D’ARTECONTEMPORANEA
Antonio Laurelli
Compenetrazioni
vernisage: sabato 24 febbraio ore 20,00
24 febbraio – 22 marzo 2007
ingresso libero, massima puntualità
RA COMUNICAZIONETOTALE
VIA PASQUALE FIORE, 35 TERLIZZI (BA)
visite su appuntamento 338.76.74.491

www.admeridiem.it

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indice
Introduzione
1. Erudizione e saggezza nell’arte 26. L’arte del non fare
2. Modello ideale e figura concreta 27. L’arte e l’impermanenza: mandala e sand paintings
3. Il materialismo impressionista
4. Fotografia e distrazione soggettiva Appendices
5. L’arte impersonale I. Novità in arte e banalità critiche
6. Caravaggio e la ruota del pavone II. Commento ai capitoli 1 e 2
7. Luce diffusa e assenza di ombre III. Arte e fede
8. La bellezza terminale
9. Evoluzione e mutamento nell’arte
10. Decorazione e metafisica
3. Rinascimento, prospettiva e canone sacro
14. L’allegoria in Bronzino, Rubens e Vermeer
15. Estetica e discorso sul vero
16. Soggettività e arte impopolare
17. Dürer e la razionalità dell’incisione
18. L’ira futurista
19. L’anima estetica e il desiderio
20. Bellezza ed emotività
21. La realtà è una visione
22. L’opera d’arte come oggetto mentale: Canova e Yan Van Eyck
23. L’arte come medicina dell’anima
24. Le corporazioni
25. Kóre e Koúros

L’arte è uno strumento di comunicazione? Cosa comunica e con quali linguaggi? Nel testo sono individuati i cardini del problema della comunicazione simbolica e allegorica, intrecciati all’estetica dell’arte sacra e profana, messe a confronto. Con un linguaggio accessibile viene indagato il rapporto fra artista, opera d’arte e fruitore con ampi riferimenti al pensiero di Coomaraswamy e Florenskij. L’arte se è conoscenza e filosofia allora può essere una risposta ai problemi dell’esistenza, oltre ad essere un raffinato sistema di comunicazione delle conoscenze intuitive e intellettuali. L’artista, infatti, è visto come colui che prefigura nella sua opera, stati della coscienza che altri uomini dovranno ancora conquistare e che tramite l’opera d’arte possono immaginare in maniera corretta e plausibile. Oppure l’arte è vista come espressione delle passioni individuali e del mondo dell’ego fatto di fantasticherie e di sete d’affermazione. Nel testo si analizzano opere di Yan Van Eyck, Dürer, Giorgione, Bronzino, Caravaggio, Rubens, Vermeer, Canova, Manet, Monet, Boccioni insieme ad esempi presi dall’arte buddhista, dagli Indiani d’America, dalla grecia arcaica e dall’arte egiziana.

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Buongiorno a tutti,

mi chiamo Andrea Biscàro, vivo a Torino, sono un Ricercatore Indipendente e scrivo per una rivista di storia. Desidero lasciare il mio commento partendo da quanto l’amico Ernesto Saquella ha scritto il 12 febbraio:

“… Quindi il manifesto di Mario Serra, a mio parere, andrebbe rivolto all’Amministrazione Provinciale, magari chiedendo in base a quale criterio si sia pervenuti a selezionare gli artisti. (…) Contemporaneamente debbo però anche dirti che, per quel che mi riguarda, l’intera vicenda mi vede alla stregua d’uno spettatore poco interessato e tutto sommato estraneo. Perché? Semplicemente perchè tra 10, 50 o 100 anni resteranno unicamente le opere, quelle gelosamente conservate dai collezzionisti e dalle raccolte pubbliche.
Gli storici del futuro valuteranno chi e cosa ha valore e merita d’essere studiato e conservato. La storia sta lì ad insegnarcelo…
E’ sempre accaduto così, non trovi?”

—-

I criteri delle Amministrazioni sono spesso e volentieri criteri politici e pertanto, lo dico con rammarico, estremamente limitati.
Questo vale anche per l’arte, specie quando quest’arte entra nel sociale, penetra il sociale. Quando l’artista è visto unicamente come entità astratta, “non impegnata” (bel termine, ma cosa vuol dire non impegnato? ma in cosa, NON impegnato?), questi può essere “tollerato” in quanto la sua opera non tocca quella che comunemente viene classificata “realtà sociale”. Quando, invece, un artista si “permette” di dire la sua in ambito cittadino, amministrativo, sociale, lavorativo, spesso si assiste ad una patetica alzata di scudi. Insomma: l’artista imbratti tele, si sfoghi sul marmo o sulla creta, ma stia al proprio posto, specie se “quel posto” contrasta con gli interessi di questa o quella giunta, ecc.
Non conosco la vostra realtà locale ma conosco la mia. Assieme ad un’artista (pittore e scultore) ho pubblicato un’inchiesta su un significativo fatto bellico avventuo a Lanzo, provincia di Torino, durante la guerra civile 43-45. Un eccidio nazista. Un atto inqualificabile, una mattanza vera e propria. Eppure questo lavoro non ha diffusione, non riesce ad averne. Perchè? Forse perchè l’opera è REVISIONISTA? NO! No, perchè chi scrive NON E’ un revisionista, non almeno nell’accezione comune del termine. Chi scrive pensa che la storia non debba essere ribaltata, ma RIVISITATA, come si rivistita la nostra vita, col passare del TEMPO, ed è un concetto ben diverso dal revisionismo. L’ARTE, come i FATTI, non ha colore politico, e quando lo possiede diventa SPAZZATURA. Il sottoscritto, quando ricerca, non ha colore politico e se ne infischia bellamente di ciò che che trova, perchè l’arte è nell’aria come i documenti sono negli archivi, specie in quelli chiusi e dimenticati. Esistono e non possiamo o dobbiamo farci nulla. Eppure, in questa società che promuove il dialogo ma in realtà esalta le distanze e la cinica lotta per la sopravvivenza… eppure, dicevo, il solo fatto di voler rivisitare la Storia e scoprire che molto probabilmente dei partgiani hanno venduto i loro stessi compagni alla furia nazista, beh, questo disturba e quindi è meglio ignorarlo e con esso gli autori che hanno deciso di occuparsene. E così, senza aver fatto nulla, diventi FASCISTA o COMUNISTA a seconda della convenienza… Patetico, vero? Triste. Triste perchè tocca l’anima e ferisce.
Eppure l’amico Ernesto ha ragione: “… tra 10, 50 o 100 anni resteranno unicamente le opere, quelle gelosamente conservate dai collezzionisti e dalle raccolte pubbliche.”
Tra 100 anni quando il nostro corpo non esisterà più e saremo solo ANIMA, di noi (come genere umano di questa epoca) resterà il tutto ed il suo esatto contrario, ma gli uomini liberi, INTIMAMENTE LIBERI, del 2107 cercheranno (scaveranno negli archivi, nelle mostre, nei documenti, ecc.) di noi soltanto le opere UMANE, quelle che in ogni ambito hanno gettato un seme. E chi vorrà raccogliere il seme di questo nostro tempo, la testimonianza LIBERA di questa nostra Epoca, saprà scegliere e dividere l’utile dallo strumentale.
Chi persegue il fine del SAPERE spesso andrà incontro a grandi delusioni, ma siamo chiamati a scegliere.
Credo che Ernesto abbia ragione.

Grazie per avermi letto.
Andrea

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Roberto Vidali in una galleria di bologna

un’opera magica di gianni pedullà

Gianni Pedullà alla stazione di bologna

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