Marzo 2007


lino Mastropaolo.jpglino Mastropaolo.jpglino Mastropaolo.jpggara allestimento.pdf

http://www.provincia.campobasso.it/

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Nasce a Campobasso nel 1944 + 2001. Principali Esposizioni: PREMIO FATTORI, Livorno; BIENNALE ARTE SACRA, Bologna; PREMIO CASSE DI RISPARMIO PROVINCE LOMBARDE, Milano; PREMIO CASTELLO SVEVO, Termoli; BIENNALE de L’Aquila; BIENNALE di Bolzano; PREMIO S. FEDELE, Milano; MOSTRA ”GRUPPO 70“, Campobasso; MOSTRA “GRUPPO 70” Galleria L’Approdo, Napoli; VERIFICA 74, Campobasso; GALLERIA PONTEROSSO, Pescara; DITTICO UMBRIA-MOLISE; PINACOTECA COMUNALE, Perugia; IL FIGURATIVO ALLE SOGLIE DEGLI ANNI 80, Napoli; GALLERIA ARTE MODERNA, Palermo; LINEE INCONTRI D’ARTE, Molise-Roma-Milano; GALLERIA CIVICA, Campobasso; PREMIO CAMPOMARINO a cura di R. Cardone; I MARGINI DEL SEGNO a cura di M. Bignardi, Termoli, Praga, Museo Isernia, Museo S.Severo; 2ª BIENNALE D’ARTE CONTEMPORANEA, Torre S. Patrizio a cura di M. Bignardi; OUT OF THE DOOR a cura di A. Masi e R. Cardone; STUDIO 10 ARTE, Potenza; ARTERIA CENTRO CULTURALE, Matera; STUDIO ERRECI, Benevento; CENTRO L. DI SARRO, Roma; SROTOLANDO, Maratea; LE STANZE DEL REALE LE PORTE DELL’IRREALE, a cura di A. Masi, Vinchiaturo; TRES MOL KALENA ARTE, Casacalenda; TRANSIVITA DELL’ARTE, FRAMART, Napoli; ASSOCIAZIONE CULTURALE PROGETTO, Roma; DAL SEGNO VERSO IL DISEGNO, Galleria Brà Verona; SEGNO FORMA COLORE Galleria Italarte Roma; GALLERIA SENATO, Milano; FIUMARA ARTE, “LA CITTA’ IDEALE MIARTE ’95, Milano; ALTAMAREA, Campobasso-Roma-Milano-Molise-Montreal. Ha tenuto numerose personali tra Roma , Galleria l’Utopia; Milano, Centro Ponte delle Gabelle, Palermo, Galleria Axa; Pescara, Galleria Ponte Rosso; Rio De Janeiro, Galleria Markus Soska. La sua opera è inserita nella ”Pittura in Italia: Il Novecento” edita dalla Electa 1993.

clip_image002.jpgclip_image001.jpgclip_image001.jpgclip_image001.jpg 

Per cortese pubblicazione 

  
Mostra 
Alan Gattamorta  primavera estate autunno inverno – acquarelli per un anno 


         
Cesenatico 
Galleria Il Bragozzo 


Palazzo del Turismo, viale Roma 112 
Gennaio – Dicembre 2007 
apertura tutti i giorni ore 8,30 – 19,30 
ingresso libero 
  
  
Sabato 31 marzo 2007 alle ore 17, a Cesenatico presso la Galleria  Il Bragozzo ubicata al piano terra del Palazzo del Turismo, sarà presentato al pubblico, in occasione del nuovo allestimento con opere dedicate alla primavera, il catalogo della mostra Alan Gattamorta  primavera estate autunno inverno – acquarelli per un anno. 


  


Aperta nello scorso mese di gennaio con acquarelli “invernali”, l’esposizione ha costituito l’avvio di un preciso programma voluto da Gesturist spa e dal Comune di Cesenatico, per offrire ai cultori e ospiti della città questa nuova proposta culturale, nata per raccogliere la prestigiosa eredità della Galleria Il Bragozzo, attiva nei medesimi locali fino alla fine degli anni ’70. 
  
Il progetto affidato al cesenaticense Alan Gattamorta si caratterizza sia per la durata (un anno), sia per il periodico riallestimento delle opere il cui  avvicendamento accompagna ogni cambio di stagione: l’artista ha interpretato con la tecnica dell’acquarello luoghi e scene quotidiane di Cesenatico nel susseguirsi delle quattro stagioni. 
  
Quasi un film con fotogrammi che fermano in singole istantanee i momenti tipici dell’alternarsi delle stagioni a iniziare dall’inverno con gli alberi spogli e le vie imbiancate, la primavera con i viali verdi e le prime passeggiate, l’estate con il mare e i suoi bagnanti e l’autunno con le foglie cadenti e le prime nebbie. 
  
La mostra (e il catalogo che l’accompagna) rappresenta un’ulteriore occasione per apprezzare la raffinata arte di Alan Gattamorta, un artista eclettico, a proprio agio sia con la pittura che con la scultura, la ceramica, l’acquarello. 
Scrive Ilario Fioravanti: 
  
   “Ho capito che Alan è un artista a sé, iniziatore di un modo suo di fare arte, impegnato nella ricerca e mai allineato con altri o con altre correnti. 


E’ complicato e nel medesimo tempo semplice, conservatore e sperimentatore, legato dentro le paure, le ansie, le timidezze. 


Possiede la forza di trovare dentro se stesso quello che vuole fare e sempre da solo.” 


  
La pubblicazione verrà presentata nel corso di una cerimonia pubblica alla presenza di Nivardo Panzavolta, Sindaco di Cesenatico e di Angelo Pagliarani, Presidente di Gesturist spa. 
  
  
Il catalogo è disponibile in linea al: 


 www.alangattamorta.it/pagine/curricul/ces_2007/2007_it.htm 
 

img71.jpgimg55.jpgimg68.jpgVI FARESTE OPERARE DA UN RAGIONIERE DEL CATASTO.pdf

rodin.jpgmatisse.jpgrodin.jpgmatisse.jpg– Cosa significa esattamente “tempo”?
– Il tempo è una cosa degli uomini.
– Ma a cosa serve, come funziona, perchè c’è?
– Non significa niente, ma serve. Vedi, gli uomini sono “binari”hanno il bello e il brutto, il bianco e il nero, il dolore e la gioia, e non sanno viverli nello stesso presente, perchè non capirebbero più niente…
…gli uomini hanno bisogno di esser certi che a una cosa segue l’altra, alla vita la morte; è per loro come una strada su cui camminare, si spaventano molto quando ciò non accade come ad esempio nei sogni, in agonia, sotto droghe sparisce la strada, camminano su una palude, nell’aria…Eppure molti di loro preferiscono quest’altro tempo che hanno dentro, e che non corre dritto, ma si muove all’impazzata in circolo i folli per esempio, e i bambini, gli artisti. Ha tempo ciò che li colpisce di più, il resto è niente.
– E’ migliore?
– E’ il loro tempo.
viaggi del tempo immobile, roberto vecchioni
http://mysticdriver.blogspot.com/

foto carnevale2.jpgfoto carnevale7.jpgfoto carnevale3.jpgAlla Vs cortese attenzione:

Vi segnalo la prossima iniziativa di VIA DE’ POETI,che domenica
opiterà al Circolo Pavese
la poetessa Francesca De Manzoni Boschini,
incredibile e vitale personaggio che ha iniziato la sua attività
artisco-letteraria all’età di 80 anni, iper-producendo poesie e
raccolte, il cui ricavato (in questi 7 anni di lavoro)lei sta
interamente devolvendo ai bambini malati di AIDS.
Anche il ricavato delle copie del libro “OMBRE ACCOGLIENTI”
che presenteremo domenica avrà la stessa sorte.

Per la natura benefica della serata, l’aperitivo ed il buffet a
fine presentazione saranno offerti gratuitamente, ma il versamento per
la tessera Fi.Te.L è obbligatorio;la cifra è comunque modica: e.3,00.

Avremo anche l’onore di avere un concerto alla “spinotta”
del m.tro Maurizio Deoriti, nonchè di ospitare una sua Personale.
Vi rimando all’allegato per i dettagli e vi aspetto, spero,
numerosi.PAVESE25_MARZOok[1].pdf

Silvia Parma -via de’ poeti-

LALBERO DELLA VITA.jpgLALBERO DELLA VITA.jpgLALBERO DELLA VITA.jpgLALBERO DELLA VITA.jpg

Quando l’arte sboccia dal fiore al femminile, l’innato si presenta al mondo con tutta la sua potenza messaggera degli dei. Magnifica opera questo albero della vita. Salubre e conduttrice di buona sorte. a.p.

frame2.jpgframe1.jpgframe3.jpgframe4.jpgframe7.jpgmartina.jpgmandra.jpgopera10.jpgopera11jpg.jpgOpera12.jpgOpera8.jpgProva2.jpgProva3.jpgProva13.jpgoperam1.jpgoperaM.jpg

nino bar.jpgnino bar.jpgnino bar.jpg Gentilissimo Direttore,

con l’intervento che seguirà ho intenzione di partecipare attivamente all’importante dibattito sulle arti visive in Molise, aperto dagli artisti Serra Saquella e Cardone sulla stampa regionale.

Prima di esporre le mie motivazioni voglio ribadire l’utilità della discussione pubblica per lo sviluppo della democrazia partecipata nella società, che nella nostra regione si caratterizza purtroppo per la sterilità di idee e per l’attitudine al controllo del pensiero altrui.

L’intervento non verbale dei manifesti di Mario Serra (per altro di alta qualità comunicativa con pungente spirito critico) e gli articoli a firma dei sopra citati artisti denunciano, a tinte fosche, un diffuso malessere deontologico e comportamentale che, per un destino inesorabile, colpisce la parte pensante e dirigente della struttura sociale molisana, artisti intellettuali capitani d’azienda e uomini politici. Il male oscuro si annida soprattutto nel mancato riconoscimento delle peculiarità settoriali dell’altro. Intervengono in questo distorto processo di identificazione anche preconcetti ideologici, che portano a confondere i ruoli delle diverse competenze, favorendo l’instaurazione di strane gerarchie sociali dove gli artisti puntualmente vengono sottovalutati ed emarginati. Una confusione totale dove tutti possono fare tutto, annullando di fatto quelle categorie di giudizio e di esperienze che certificano la qualità degli interventi umani. Gli artisti esistono per se stessi. Nessuno si chiede qual è la loro utilità sociale e se possono essere utili per costruire, insieme ad altre categorie, progetti di sviluppo per migliorare la qualità della vita. In questo scenario gli artisti servono solo per allestire la bella vetrina delle illusioni, il salotto dei benpensanti dove si discute del bello e del brutto, a dispetto di tante vite sprecate nella ricerca dell’identità comunitaria e del futuro delle idee.

Tornando all’oggetto di discussione, per quanto detto, penso che gli amici artisti abbiano ragioni da vendere per quanto manifestano. E’ veramente un’occasione sprecata quella della mostra di arte molisana allestita in occasione del bicentenario. Quest’evento doveva essere un momento di riflessione collettiva sull’evoluzione della società molisana, nei duecento anni di storia vissuta, vista attraverso lo spirito visivo degli artisti. Doveva essere un lavoro di ricerca e d’analisi consistente e paradigmatico dove ogni artista avrebbe dovuto trovare per legittimazione lo spazio della propria esistenza (questo lavoro invece è stato fatto dal critico d’arte Antonio Picariello che ha depositato la sua ricerca presso la Provincia di Campobasso, nell’attesa di pubblicazione).

Da questa mostra doveva venir fuori il colore dell’identità territoriale, l’imprinting genetico della nostra gente. La nostra gente doveva prendere forza e consapevolezza del proprio valore umano. Purtroppo un’altra fiera delle vanità che non aggiunge nient’altro a quanto è stato già fatto. Forse con il pregiudizio di classificare l’inclassificabile, l’autenticità delle ricerche artistiche.

Come altri sono stato invitato verbalmente a partecipare alla mostra, ma ho declinato l’invito con la motivazione che non condividevo la politica culturale che sottostava alla sua organizzazione. Si deve, nelle vita, mantenere alti i principi del proprio credo spirituale, gli artisti più di tutti hanno l’obbligo di essere coerenti e spartani nella loro professione.

Con la mia mancata partecipazione, come hanno fatto del resto anche molti altri, ho voluto mettere in discussione quanto si stava facendo, e con il senno di poi credo di aver fatto più che bene. Non partecipare per me ha significato dare un’opportunità di riflessione generale, una rinuncia che potrebbe servire per costruire in Molise una vera comunità di artisti, che lavori per il vero bene comune. Voglio chiudere questo mio intervento con l’invito a tutti gli amici artisti di partecipare attivamente al dibattito per costruire insieme un futuro migliore per tutte le arti.

G. B.

auschwitz.jpgfoucault.gif” Ora tu pensa:un pianoforte. I tasti inziano i tasti finiscono. Tu sai che sono 88.
Non sono infiniti loro. Tu sei infinito. E dentro quei tasti infinita è la musica che puoi suonare”.
da “Novecento”
  Nella storia occidentale, l’esperienza della follia si è disposta lungo questa scala. In verità, essa ha per lungo tempo occupato una regione incerta, per noi difficile da precisare, tra l’interdizione dell’azione e quella del linguaggio: da qui l’importanza esemplare della coppia furor-inanitas che ha praticamente organizzato, secondo i registri del gesto e della parola, il mondo della follia sino al termine del Rinascimento. L’epoca della reclusione (gli Hôpitaux Généraux, Charenton, Saint-Lazare, istituiti nel XVII secolo) segna una migrazione della follia verso la regione dell’insensato; la follia non conserva con gli atti interdetti che una parentela morale (resta essenzialmente legata alle interdizioni sessuali), ma è inclusa nell’universo delle interdizioni di linguaggio; la reclusione classica racchiude con la follia, il libertinaggio di pensiero e di parola, l’ostinazione nell’empietà e nell’eterodossia, la bestemmia, la stregoneria, l’alchimia – in breve tutto ciò che caratterizza il mondo parlato e interdetto nella sragione; la follia è il linguaggio escluso – quello che contro il codice della lingua pronuncia parole senza significato (gli “insensati”, gli “imbecilli”, i “dementi”), o quello che pronuncia parole sacralizzate (i “violenti”, i “furiosi”), o ancora quello che fa passare significati interdetti (i “libertini”, i “testardi”). Di questa repressione della follia come parola interdetta, la riforma di Pinel è molto piú un compimento visibile che una modificazione. 

La modificazione non si produsse realmente se non con Freud, quando l’esperienza della follia si è spostata verso l’ultima forma di interdizione del linguaggio di cui parlavamo piú sopra. Ha cessato allora di essere errore di linguaggio, bestemmia proferita, o significato intollerabile (e in questo senso la psicanalisi è veramente la grande rimozione delle interdizioni, come diceva lo stesso Freud); è apparsa come una parola che si avvolge su se stessa, dicendo, al di sotto di ciò che dice, altre cose delle quali è al tempo stesso il solo codice possibile: linguaggio esoterico, se si vuole, poiché trattiene la sua lingua all’interno di una parola che alla fin fine non dice altre cose che questa implicazione. 

Occorre dunque prendere l’opera di Freud per quel che è; essa non scopre il fatto che la follia è presa in una rete di significati comuni con il linguaggio di tutti i giorni, autorizzando cosí a parlarne nella piattezza quotidiana del vocabolario psicologico. Essa disloca l’esperienza europea della follia per situarla in quella regione pericolosa, trasgressiva sempre (dunque ancora interdetta, ma in una modalità particolare) che è quella dei linguaggi che si implicano essi stessi, enunciando cioè nel loro enunciato la lingua nella quale lo enunciano. Freud non ha scoperto l’identità perduta di un senso; ha delimitato la figura irrompente di un significante che non è assolutamente come gli altri. La qual cosa avrebbe dovuto essere sufficiente a proteggere la sua opera da tutte le interpretazioni psicologizzanti con cui questi cinquant’anni l’hanno ricoperta nel nome (derisorio) delle “scienze umane” e della loro unità asessuata. 

 

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LE ASSOCIAZIONI CULTURALI MOLISANE

E LA SINDROME DELLA RISERVA INDIANA

 
Molte tra le più recenti polemiche esplose nel mondo dell’arte e, latu sensu, della cultura molisana coinvolgono gruppi di persone giuridicamente organizzati nella forma dell’associazione culturale. Sia nel caso della contesta mostra d’arte associata alla celebrazione del bicentenario della Provincia di Campobasso, sia nel caso del bando di gara relativo alla gestione degli eventi legati alla processione dei Misteri, sempre di Campobasso. In entrambe le vicende, ma non solo, sono coinvolte delle associazioni culturali ed è pertanto necessario comprendere bene cosa sia un’associazione culturale e quale possa essere il ventaglio delle sue competenze. Cercherò di spiegarlo nella maniera più semplice e chiara; per farlo dobbiamo partire dalla nascita dal perché un certo numero di stimati e volenterosi cittadini manifesta la volontà di dare vita ad un gruppo che potrebbe indifferentemente occuparsi della diffusione della salsiccia tipica di Vattelapesca, delle mostre d’arte o del festival del Mistero Buffo. Dieci o cinquanta tra volenterosi commercianti, impiegati di concetto, restauratori, baristi, infermieri ed operatori ecologici stilano una bozza di statuto e gioiosamente si recano da un notaio per legalizzare e dar vita ad un gruppo che unicamente per loro auto-determinazione è definito “culturale”. Non esiste una forma di vaglio, di controllo a monte, una qual si voglia forma di certificazione e pertanto ogni associazione può legittimamente fregiarsi dell’aggettivazione “culturale”. Siamo in democrazia e senza alcuna vena di polemica o d’ironia mi sia consentito d’evidenziare che la nascita di un’associazione è un fatto positivo per la comunità locale, un segnale di partecipazione attiva e cartina di tornasole che indica un indubbio livello qualitativo. Altrettanto legittimo e positivo sarà l’impegno metteranno nell’organizzare – ad esempio – piccole manifestazioni che coinvolgano i soci, magari generando financo scambi con altre associazioni similari che operano in Italia. Ma vado oltre, perché trovo anche in questo caso assolutamente legittimo ed anche positivo che, ad esempio un barista, ne ricopra la carica di presidente. Che male potrebbe  esservi e perché dovremmo essere contrari? Per davvero non esistono valide obiezioni di sorta. La socializzazione e l’impegno di tante persone che nel loro tempo libero dedicano energie e passione ad organizzare la classica mostra degli artisti della domenica, la sfilata in costume, la saga dei cavatelli e fagioli è fatto assolutamente encomiabile. Chi, almeno una volta, non s’è trovato coinvolto in una di queste simpatiche feste? Poi, se anche un Ente locale, solitamente le Pro Loco o direttamente qualche piccolo comune, sponsorizzano, finanziano e promuovono le loro attività siamo nel pieno del diritto ed anche dell’opportunità politica e sociale. Ma, e siamo al ma, l’auto definizione di “artisticità” non può e non deve spingersi oltre il ragionevole limite del passatempo dilettevole e dell’hobby. Non è assolutamente accettabile che, giocando sull’equivoco di un’auto-definizione, si possa poi demandare a tali associazioni l’organizzazione e la gestione di eventi che esulano dalle loro finalità. È un punto fondante, su cui richiamerei l’attenzione dei lettori, perché cento tra impiegati del Catasto, restauratori, baristi e fotografi da matrimonio non esprimono e non potranno mai esprimere la competenza di chi opera in un determinato settore a livello professionale. Ancora un esempio: a Roma esistono migliaia di piccole associazioni che operano a livello circoscrizionale e molte tra queste organizzano mostre d’arte. Ma, ancora una volta “MA”, queste mostre non si terranno mai e poi mai nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Villa Borghese! La differenza sta tutta qui. Meglio esiste una palese ed incontrovertibile differenza sostanziale che nel Molise purtroppo sfugge – usiamo tale eufemistica ellissi – ai politici ed agli stessi soci di alcune battagliere associazioni culturali. Ovviamente non può essere un caso e vi deve pur essere una qualche, se pur perversa ed inconfessabile, ragione. Alcuni tra i più malevoli reputano che un’associazione formata da una cinquantina di persone rappresenti per una piccolissima cittadina, qual è nei fatti Campobasso, un potenziale bacino elettorale. Ricordiamo che per essere eletti nel consiglio comunale d’una città capoluogo di Regione basta il voto unanime di un paio di scale d’un condominio… Ovviamente il livello qualitativo dell’assise civica ne risente e non di poco, ma questo è il materiale umano con cui gli operatori culturali devono confrontarsi e dobbiamo farcene una ragione. Se cinquanta persone scatenano gli appetiti e le aspettative di un tale politico, non ci deve meravigliare il fatto che al capo opposto sia praticamente inascoltato il pensiero di uno o dieci singoli esponenti del mondo culturale. Artisti che operano a livello professionale dedicando tutto il proprio tempo ad un singolo campo: arti visive, musica, teatro, scrittura ecc. ecc. Professionisti che vivono della propria arte e che non hanno molto tempo da dedicare ai bizantinismi ed alle astruse metodiche di un mondo politico espressione di un inevitabile provincialismo. È per tali ragioni che, nei fatti, il politico locale preferisce colloquiare e riferirsi alle piccole associazioni culturali (sic!) in cui ritrova parenti, amici, conoscenti, qualche parente stretto e soprattutto un numero “elevato” di potenziali futuri elettori. È il popolo dei peones, degli assistiti che senza i finanziamenti pubblici non ha mai realizzato alcunché. Dal generale è ora d’uopo che torni ad analizzare il particolare e per farlo è necessario che per un attimo il lettore torni con la mente a non molti anni addietro, allorché il Comune di Campobasso indisse un bando di gara per la gestione degli spazi dell’EX OMNI. Perché? Perché è esattamente quello che sta accadendo in questi giorni con il bando di gara per il festival dei misteri… Un minimo di memoria storica è necessaria per meglio comprendere il presente. Voglio dire che se quello di oggi è tutto sommato un film già visto, con protagonisti comparse e registi occulti che sono sempre gli stessi, inevitabilmente gli esiti saranno identici. Ricordiamo che per la gestione dell’EX OMNI si indisse una bando-farsa a cui ovviamente fu in grado di rispondere un unico e solo soggetto: quello i cui connotati erano talmente predeterminati nel detto bando da poter essere resi con una fotografia d’incredibile somiglianza… Gli anni non trascorrono inutilmente ed i politici fanno sempre tesoro delle esperienze del passato, così anche questa volta, basta leggere il bando sui Misteri, sappiamo in anticipo chi “vincerà” la gara… Quali le associazioni culturali, quali le persone e si vociferano financo i gradi di parentela con qualche amministratore… Incredibile? No, perché è già accaduto in passato e nessuno ha avuto il coraggio, allora come oggi, di evidenziare le incongruenze ed il ridicolo che tali operazioni comportano. Restano agli atti del Comune di Campobasso le mie lettere indirizzate – tutte spedite per raccomandata con ricevuta di ritorno – al sindaco, all’assessore alla cultura, al presidente del consiglio ed ai singoli capi gruppo degli allora raggruppamenti politici presenti nell’assise comunale (tutto e tutti volutamente con lettera minuscola). Risposte della maggioranza che governava? Nessuna. Riflessioni o risposte dalle opposizioni? Nessuna. È per tali motivi che al carissimo amico Stefano Manocchio, che così argutamente ha sollevato il problema sulle colonne di questo giornale, sento d’affermare che anche stavolta nessuno interverrà e che, obtorto collo, il bando di gara porterà all’unico esito possibile e prevedibile sin da ora: la risposta di un solo raggruppamento che soddisferà tutti i possibili criteri di selezione. Magia, poteri paranormali, consultazione della sfera di cristallo? Ai vostri lettori la risposta.       

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