Dicembre 2007


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a – IL BATTELLO EBRO

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Maria Helena MANZAN: o olhar velado da arte

 

A procura da felicidade não se aprende estudando história, não se encontra, nem se espera. Essa procura, não a felicidade, precisa de exercício, força e desejo para existir, precisa ser sentida antes da chegada. Um “pre-cognitivismo mágico, que existe em si por destino, por oração, por amor às coisas que vivem só de alma e depois no gesto que as fará aparecer mostrando-as como cenas e doação à humanidade.

É a famosa “Áurea” de Walter Benjamin, mas para uma artista ítalo-brasileira o sentido do mistério, a força interior da emotividade, é algo natural, sangüíneo, biológico, como uma nostalgia e un tango.  É como tocar ou acariciar a luz,  uma canção  silenciosa que aparece atrás de uma paisagem velada, vista de uma janela, ou uma combinação cromática que estimula a sensibilidade da íris.

Move-se ocultamente, quase em segundo plano entre as partículas de luz, mistura o calor com as luzes, tranferindo-os através da dança entre o dentro e o fora: respira o planeta. É exatamente isso que a arte de  Helena MANZAN remete à percepção de quem a encontra. “Uma necessidade de expressar o sentido invisível das coisas”, uma “ferida da alma”,  um sentido de  “desmaterialização” da matéria. Um ato de fermentação que resgata a imagem perdida através do processo artístico, que coloca o pensamento observador na sua função mais nobre, como um corte, uma ferida, já enunciada pela beleza narrativa de Roland Barthes.

“Pensei em evidenciar um processo de contextualização e descontextualização das imagens. Meu processo criativo é feito de inquietudes, noites de insônia, e de constantes pesquisas, onde valorizo a matéria, as cores, a emoção imperceptível de um olhar…de uma vida intensa, de toda forma de vida”

…Eis então o porquê de mostrar aquilo que parece irrelavante no cotidiano, o sentido do sonho, do empírico que modela a realidade, as escolhas de vida, os lugares, os olhares, a memória, que se acumulam atrás das mudanças do pensar e do fazer-se pensar a partir dos acontecimentos. É com esta mania saudável e anacorética que a Manzan faz contratos com o mundo, negocia com a arte. A sua própria maneira de escolher e fazer-se escolher pelos lugares, como Castel San Vincenzo, é uma forma de arte.

Recorda-me, não de modo evidente, o materialismo poético, as escolhas, talvez o livre arbítrio manifestado na sua mais alta consistência, o olhar procurado por Charles Moulin, que desses  lugares, do mesmo genius loci, apaixou-se. É o amor o sentimento que a artista suscita em sua criatividade transformadora. Ato amoroso como cromatismos reveladores da sensação de  suspensão bombeada pelos pulmões de quem vive o lugar, a luz, o véu, ao ar, a escolha, colocados depois em forma de respiração que sopra sobre as telas, sobre as pedras, sobre os objetos repropostos como arte. Para nós, para as cenas do mundo que respira o silêncio e o mistério que a arte de Maria Helena Manzan traduz em um diálogo natural. Uma disposição gentil entre seres que vivem de sensibilidade e a partícula sagrada e silenciosa da voz da matéria que decora o mundo.

“…Eu gosto de observar, através da janela do meu ateliê, a mudança das estações em Castel San Vincenzo, um lugar mágico para mim, onde observo, reflito, interrogo… depois transformo em arte”.

ANTONIO PICARIELLO

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talebano serra.jpgstudio serra.jpgposate serra.jpgNuova immagine3.JPGNuova immagine2.JPGNuova immagine1.JPGgrrrrrrrr.jpg

serra figure.jpgMi soffio m’annebbio

RICETTA

Stendete il sole, salate la luna,

staccate le stelle, spolverate nell’ombra,

aggiungete un papa, un politico,un’imbecille,una sputacchiera.

Impastate il tutto, infornate

…servite…ben caldo…

e…
buon appetito!

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Nuova immagine.JPGNuova immagines.JPGNuova immaginese.JPGNuova immagineser.JPGNuova immagineserr.JPGSenza alcun rumore m’interrogo.

Mario serra
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Università degli Studi del Molise

Dipartimento di Scienze Umane Storiche e Sociali

Facoltà di Scienze Umane e Sociali

Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione Sociale e Istituzionale

 

ARATRO

archivio delle arti elettroniche

laboratorio per l’arte contemporanea

 

comunicato stampa mostra

 

Francesco Cervelli

EMERGENTI

 

a cura di Lorenzo Canova e Flavia Monceri

 

Inaugurazione giovedì 13 dicembre 2007 ore 18,00

 

ARATRO, Archivio delle Arti Elettroniche, Laboratorio per l’Arte Contemporanea dell’Università del Molise presenta la mostra Emergenti di Francesco Cervelli che raccoglie un ciclo di opere realizzate tra il 2002 e il 2007, esposto per la prima volta nella sua unitarietà.

Nella mostra, progettata e organizzata in collaborazione con gli studenti del corso di Organizzazione di Eventi Culturali e Artistici (Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione Sociale e Istituzionale) tenuto da Lorenzo Canova, l’artista prosegue le sue personali riflessioni sul pensiero e sulle arti in occidente tra Ottocento e Novecento attraverso quadri monocromi dove la descrizione “realistica” dei ritratti di D’Annunzio, Darwin, Duchamp, Einstein, Freud, Hegel, Lacan, Foucault, Nietzsche, Marx, Pasolini, Picasso, viene simbolicamente negata dalla liquefazione che colpisce le loro fattezze.

Questi ritratti sono così ambiguamente sospesi tra un senso di “emersione” dal buio del passato, tra la riscoperta o la ricomparsa di frammenti rimossi della storia, e una sorta di liquefazione che colpisce le immagini, una decomposizione che forse allude non soltanto alla “vanità di tutte le cose”, ma anche a una sorta di sensazione di fine dei tempi e della storia, di pessimismo che si abbatte sulla certezze delle ideologie, del pensiero e dell’arte.

Il pittore, dunque, nel suo tragitto a ritroso, parlando del passato, riesce ad alludere anche all’incertezza dei nostri giorni, alla disillusione o alle nuove attese legate a un’epoca ormai conclusa, per identificare probabilmente un nuovo centro e una nuova direzione nell’atto stesso della pittura, nell’essenza del suo linguaggio, nella sua qualità analitica e nella sua virtù “sciamanica” di entrare nel cuore del mondo contemporaneo.

In occasione della mostra il 13 dicembre 2007 dalle 10.30 alle 14 e dalle 15.30 alle 17.30 presso il Secondo Edificio Polifunzionale dell’Università del Molise a Campobasso si terrà il seminario Potere e Conoscenza. Emergenze dell’arte e del pensiero che vedrà Francesco Cervelli a confronto prima con docenti dell’Università del Molise (filosofi, pedagogisti, sociologi, storici della letteratura e dell’arte) e poi con gli studenti che prenderanno spunto dalle opere dell’artista per aprire una serie di riflessioni. Alla fine di gennaio sarà presentato il catalogo che conterrà le foto delle opere installate nello spazio dell’ARATRO.

 

Francesco Cervelli (Roma 1965, vive a Roma) nel 2007 ha tenuto la mostra personale Cervelli in acqua presso la galleria Dora Diamanti di Roma, ha esposto nelle mostre collettive On the Edge of Vision. New Idioms in Indian & Italian Art al Victoria Memorial di Calcutta, La Bellezza del Mondo, Giamaart studio, Vitulano (BN), Cantiere in Corso, ARATRO, Università del Molise, Campobasso e Nove, galleria SMAC, Roma.

 

ARATRO, Archivio delle Arti Elettroniche, Laboratorio per l’Arte Contemporanea

Università del Molise – Secondo Edificio Polifunzionale, Via De Sanctis 86100 Campobasso  

tel. + 39 3385912482 – e-mail: aratro@unimol.it

dal 13 dicembre 2007 al 1 febbraio 2008 / orario lunedì- venerdì 11-18 / sabato 10-13

chiuso la domenica e dal 23 dicembre 2007 al 6 gennaio 2008.

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ITALIANO ALIENO

GRUPPO POSTE ITALIANE Ormai le Poste italiane non sono più quel carrozzone che si conosceva ai tempi della democrazia cristiana: ora le Poste italiane sono una vera e propria azienda e come tale puntano al profitto, a quello sostanziale, of course, perché di queste c’è bisogno per gabolare il povero cittadino. Ovviamente tutto il resto non è cambiato: alcuni addetti dei centri smistamento continuano a rubare, i postini continuano ad arrancare sotto il peso della corrispondenza e non sempre arrivano a consegnare nella buca di pertinenza il dovuto, negli uffici postali le macchine computerizzate sovente s’inceppano, le procedure sono farraginose e purtroppo il tempo di attesa medio per arrivare all’agognato sportello è di venticinque minuti (tempo cronometrato in un giovedì di giugno, tra le ore 11.12 e 11.37 e via via ricontrollato nei giorni successivi). Ebbene, allora, dove sta la novità? Sì, una ce n’è: il talloncino segnacoda! Davvero una grande invenzione; peccato che nessuno si è reso conto che il talloncino assommato alla cosiddetta “distanza di cortesia” non fa altro che abbassare il rendimento dell’impiegato aldilà del banco. E come, Poste italiane non doveva essere un’azienda che guardava al profitto? A sì, dimenticavo: i bilanci li hanno fatti quadrare cancellando tutte le tariffe di favore e aumentando quelle meno conosciute.

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