Maggio 2008


serra ape.jpgimage001serra.jpgserraaa.jpgFIGURA1.jpgFoto 386.jpgserra aaaa.jpgcibo serra.jpgfrivolezze serra.jpgserra frivolezze1.jpgMMMserra.jpg

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perchè non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare.

Bertolt Brecht

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dalla primavera serra2.jpgserra primav.jpg

le primavere di serra

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il poeta.jpgil poeta.jpgil poeta.jpgil poeta.jpgil poeta.jpgil poeta.jpgil poeta.jpgil poeta.jpgIllustre Professore, a margine di quanto avvenuto nella sera del 4 agosto a Casacalenda in occasione della serata di chiusura del Molise Cinema 2006, che La vedeva ospite d’onore, desidero portarla a conoscenza di alcune riflessioni.
Naturalmente non stiamo qui a rinnovare i complimenti agli organizzatori del film-festival, una bella realtà in ambito Molisano che va solo incoraggiata a crescere e a diffondere cultura. Mi interessa invece riportare alcune personali considerazioni, in una serata davvero bizzarra ed un po’surreale, degna del miglior Totò che per l’appunto era la sostanza del video da Lei proposto in veste di artista-superpartes. Un collage perfetto, rimanendo in ambiti di arti visive, fatto di nubi con temporale che arriva non arriva, di uno spazio “caritas post terremoto”, un non luogo che fa tanto strapaese, come qualcuno riportava, e poi la platea presa dalle performance del nostro Totò fine maestro di Arte Contemporanea. Il film lo conoscevamo, lo avevamo visto anni fa, ci ha fatto piacere rivederlo a Casacalenda.Egregio Professore a Casacalenda ci ha parlato di Arte Contemporanea ed abbiamo seguito con attenzione il Suo sapere. Ha detto anche di essere venuto già una volta in questo splendido paese, invitato per la presentazione di un’opera facente parte del museo d’arte contemporanea presente su questo territorio, territorio tra l’altro fucina d’idee e di proposte culturali. In più a coronamento della serata e della sua prestigiosa presenza, riceveva una bella kappa opera di Baldo Deodato. Tutto questo va bene, anzi benissimo e fa parte del copione di una serata estiva a metà tra l’impegno e il piacere del relax, tipico del mese d’agosto. Ci stanno bene anche alcune inesattezze ed attribuzioni riguardanti il museo d’arte contemporanea esistente sul territorio. Quello che non ci sta bene e lei naturalmente non ha colpa alcuna, è questa sorta quasi di “damnatio memoriae” che avvolge la parola Kalenarte. Ed allora c’è chi ricorda e chi suo malgrado è costretto a menzionare la presenza sul territorio di questo museo con opere di artisti contemporanei, ed anche lei lo ha fatto. Altri poi devono far cenno alla galleria (faremmo meglio a dire di quello che ne resta…avendone qui “smontata” una sala….per far posto ad un altro museo!), ma nessuno anche qui nomina la parola Kalenarte. Nessuno usa la dizione “Kalenarte Museo d’arte contemporanea all’aperto” o “Kalenarte Galleria Civica d’arte contemporanea”. Qual è il problema? quale il disturbo intorno a questo nome? Perché questa damnatio?. Eppure per anni la stampa sia locale che di settore ne ha parlato. Decine di cataloghi, manifesti ed altro materiale sono agli atti per un progetto durato quindici anni. Riviste d’arte, pubblicazioni, tesi di laurea si sono interessate del caso Kalenarte.

Kalenarte con la stessa K reinterpretata dal nostro amico Baldo, quella che le è stata donata l’altra sera. Perfino lei, impegnato in tanti ambiti internazionali e non, ha dato il suo contributo intellettuale e d’idee, venendo a Casacalenda in occasione del lavoro di Costas Varotsos e dell’apertura della Galleria nel Palazzo Comunale del “Museo d’arte contemporanea all’aperto di Kalenarte”. Era il 1997 ed era quella la pagina di Kalenarte scritta con il contributo di Federico Pommier Vincelli, Presidente in quell’anno dell’Associazione Culturale Kalenarte. Ma la storia di Kalenarte era già nata nel 1990, sette anni prima, con interventi significativi. L’arte contemporanea che crea imbarazzi, diffidenze, difficoltà e disagi è dirompente anche a Casacalenda, ma gli anni difficili erano già stati superati e gli interventi di Nagasawa o di Romano già assimilati, assorbiti. Ricordiamo bene che lei scrisse per Costas Varotsos, per Il poeta, un’opera sita nel “Museo d’arte contemporanea all’aperto di Kalenarte.” a Casacalenda nel Molise. Kalenarte, un progetto anzi il progetto relegato oggi in una sorta di limbo e di damnatio memoriae, ma senza saperne il perché. In una delle pubblicazioni a rafforzare il senso del nostro progetto scrivevamo:….. da Casacalenda, città d’Arte dell’entroterra Molisano e laboratorio in progress, speriamo possano continuare a partire segnali nella direzione di più “ siti “ , legati tra loro, per un grande Museo d’Arte Contemporanea, ove il nuovo si innesta nei luoghi carichi di storia, tradizioni e cultura. Un grande Museo, quello di Kalenarte, ove è sempre possibile leggere il legame tra arte e ambiente, tra Arte e Architettura. Più siti, dedicati all’Arte Contemporanea, ove le opere creano un suggestivo rapporto con gli spazi storici, in una rete sistematica di interventi puntiformi e capaci di indurre promozione culturale, turistica ed economica. … Un pensiero forte e nello stesso tempo leggero, attraversa la casa dell’arte di Casacalenda”…….come per l’appunto ha avuto modo di scrivere Achille Bonito Oliva. Questo ieri, prendendo anche a prestito una sua frase. Oggi presso il rifugio “caritas” quanti erano, tra il folto numero dei presenti, a conoscenza di quanto sopra riportato? Tanti, molti. Naturalmente da lei non aspettiamo risposte, né ce ne puo’ dare. Forse però qualcuno può riflettere su quanto sta accadendo a Casacalenda !!L’augurio è che il suo passaggio da queste parti possa essere di buon auspicio… per chi non vede o non vuol vedere e si riescano a riannodare col tempo fili e discorsi che comunque sono la storia recente di questa comunità. Condivido con lei, illustre professore, quanto ebbe a dire proprio l’altra sera a proposito della cultura ed il suo essere un po’ “parassita”. Voglio pensare che il “progetto Kalenarte” in questo momento è lì fermo a guardare, come fosse un parassita.
Il seme nel lontano 1990 è stato gettato, né penso sia casuale che ci si ritrovasse anche ieri a parlare di cinema, arte, letteratura e che lei fosse a Casacalenda. La cultura, quella vera, è sempre vigile e pronta a rimettersi in moto per proporre il senso delle cose, la storia degli uomini.

Spero di non averla importunata, desidero ringraziarla per l’attenzione prestata. A parte Leo Marx, con stima.

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apparenze costruite

‘Racconti’ in generazioni di pittura d’immagine a Catania (1978-08)

a cura di Vitaldo Conte

Franco Piruca

Salvo Russo

Agata Bulla

Alfio Giurato

Salvatore Santoddì

Giovanni Zoda

“Il quadro diviene schermo e specchio per pulsioni, proiezioni, intime e sociali, filtranti emozioni, aspettative e cronaca: l’atto pittorico, il cosiddetto painting, muove la staticità oggettuale del quadro come memoria, divenendo “evento che fa accadere” la sua realtà.”

“Il mare e il Mediterraneo sono diventati, negli ultimi tempi, ‘sintomi’ e ‘ambientazioni’ per diverse suggestioni creative ed espositive, soprattutto nel Meridione italiano. ‘Ambientazioni interiori’ espresse, necessariamente, con un immaginario creativo “a tutto campo” che implica panoramiche dai risultati artistici eterogenei.

“La mia “visione”, teorica e creativa, sulle realtà dell’arte tende, talvolta, ad essere “iconoclasta” verso quelle espressioni che affidano ancora la propria esistenza a un quadro, alle tecniche tradizionali della pittura, alla separazione tra se stesse e “l’ambiente”. Ma “verso” l’azzurro di una grande tela che vuole esprimere un frammento di mare e del suo “oltre”, “velati” dalle loro memorie e pulsioni, inspiegabilmente mi “riavvicino” a questa dimensione come a un possibile perturbante: l’azzurro del mare e cielo, “commisto” e significato nella sua essenza extreme, può essere rappresentato ancora, misteriosamente, “al meglio” dalla materialità pittorica, con le sue manualità e con i suoi toni interiori, di un quadro dipinto (risultando lo stesso procedimento un imprevisto “estraniamento” per l’occhio contemporaneo).”

“[…]La costruzione dipinta, più che un genere espressivo, è un’altra possibilità di leggere il linguaggio dell’architettura come narrazione e significazione psico-esistenziale. L’artificio della tecnica pittorica serve per raccontare e segnalare – con le immagini – inquietudini interiori e sociali: come nelle città nuove dei Futuristi, nelle piazze di Giorgio De Chirico o nei profili metropolitani di Arnau Alemany. L’architettura dipinta diviene l’ambiente della nostra esistenza quotidiana e immaginale, insieme ai suoi possibili contatti con l’atmosfera mistica. L’oltre di queste architetture dell’anima può richiedere la poesia di un fiore alchemico: il pittore crea così la sua rosa rossa, che fiorisce per indicare le sue “accensioni” di erotismo, o i suoi fiori bianchi di sacralità simbolica (da intendere bianchi anche quando non lo sono). (…) per diversi mistici l’arte è stata (e continua ad esserlo) una ‘maschera’ per comprendere i fiori e le costruzioni dell’oltre.”

La mostra, successivamente, si trasferirà a Ragusa, Palermo, Giulianova, Roma, Torino.

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l’Istituto di Cultura Germanica

presenta

 

NACHTFLUG

Volo notturno

tra forza cromatica e desideri notturni nascosti

dell’artista  Anno Matthias Henke

 

16 maggio – 21 giugno 2008

a cura di Irene Zangheri

 

Inaugurazione 16 maggio 2008 ore 19.00

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Visibilia – Reading di presentazione del N. 13/14 di AltroVerso

Venerdì 9 maggio – ore 19,00

Biblos – Caffè Letterario dei Grandi Magazzini Teatrali

Via Gorizia, 52 – Campobasso

Telefono: 0874.412984

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