Maggio 2009
Mar 19 Mag 2009
Mar 19 Mag 2009
FORCE LINES
MOSTRA MADI’ di
Vincenzo MASCIA e Gaetano PINNA
a cura di Zsuzsa DARDAI critico d’arte
Presentazione a cura di Zsuzsa ORDASI storico dell’arte
Allestimento e catalogo a cura di SAXON
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Testo critico in catalogo: Prof. Lorenzo CANOVA
Università agli studi del Molise
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Vernissage 28 maggio 2009 dalle 17.00 alle 19.00 presso
Accademia di Scienze d’Ungheria – Centro Studi Regionali
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Orari di apertura: dal 28 maggio 2009 al 4 settembre 2009
dalle 9.00 alle 16.00 Sabato e domenica chiuso
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MTA MADI Gallery: 9022 Gyor, Liszt Ferenc St. 10 – HUNGARY
Direttore della galleria: IÃ nos RECHNITZER
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mobil-madi@mobil-madi.hu – www.mobil-madi.hu
Lun 18 Mag 2009
http://www.tellusfolio.it/index.php?cmd=v&lev=58&id=425
Questi sono i funerali di Tristan Tzara. Ho inserito l’immagine del defunto partecipe alle sue esequie.
Bisogna considerare che tutti i presenti nel quadro della fotografia, in questo momento, sono tutti morti. Per questo motivo vale la pena leggersi il testo di Claudio Di Scalzo.
Dom 17 Mag 2009
Sab 16 Mag 2009
Ven 15 Mag 2009
Ven 15 Mag 2009
Mar 12 Mag 2009
Abbazia San Vincenzo al Volturno- H.Mazan – Flash Art –
Posted by Antonio Picariello under arte/teatroNo Comments
Lun 11 Mag 2009
Dio in Genere, Mandra Cerrone.
“E lo Spirito dei principi maschile e femminile si librava sulla superficie dell’informe e la creazione ebbe luogoâ€.
Adesso, Mandra Cerrone, non ha più tempo per giocare. Chiede agli dei la verità sulla  propria natura. L’opera si fa potente. Ho appena parlato al telefono  con il mio amico fraterno A.G. ritornato nella sua Città , L’Aquila, dopo la notte della catastrofe. La città degli dei maschili e femminili non esiste più. Esistono ancora le spiritualità degli uomini e delle donne che dal principio originario, quella città speculare alla Gerusalemme degli dei, l’hanno incarnata nella memoria, nelle ossa, nel proprio sistema biologico, maschile femminile, e la fanno vivere oltre le mura crollate, oltre i confini delle pietre spostate dal sisma. Oltre la morte, oltre tutto l’immanente e l’ascetico che pur regge nella spiritualità discussa di un Celestino V. Mandra Cerrone ha un proprio linguaggio a cui non può sottrarsi. L’immagine dirompe la facciata della significazione, rimuove il concettualismo riflessivo, smarca ogni semantica possibile; non pretende dare o avere spiegazioni. Non ambisce a provocazioni che pur sarebbero lecite davanti alle percezioni semplificate dello spettatore. Qui l’opera d’arte diventa simulacro di un endogeno senso antropico: il culto delle divinità . Se è universalmente distribuito nell’equilibrata dicotomia maschile femminile apre inquietudini sottili a ritrovarsi con  un potere assoluto dettato dalla volontà di chi ha timore della polarità e forza la determinazione di un posizionamento al vertice, un potere  vettoriale esclusivamente a carattere maschile elemento assoluto nella medianicità tra il dio e l’umano. Un maschile assoluto in morsa strutturale che ignora il suo lato essenziale dettato dalla significazione, anche letteraria, del femminile. Sappiamo qualunque polarità genera movimento. Sappiamo il pianeta non tollera monotematiche impositive. Qualunque sia la condizione e il pensiero, qualunque empatica solitaria riflessione sul senso esistenziale, premette una necessaria oscillazione dialettica tra ciò che veramente esiste in natura e che è madre assoluta. Maschile/femminile; un uno per il tutto. Ed ecco la domanda che l’opera divulga. I motivi volontari che pongono in rappresentanza di un solo Dio un solo uomo inteso nella sua natura di specie e di genere: un solo piano maschile in peso alla sostanza della verità esistenziale che vuole l’alternanza polare  femminile per poter essere ed esistere. Mandra Cerrone  ha profondità spirituali e affezioni gnoseologiche che non lasciano scampo. La sua stessa conformazione culturale le obbliga, attraverso l’espressione artistica, di non evitare la verità del mondo. La più bella città del pianeta è appena scomparsa. Lo sento dalla voce del mio amico fraterno, l’aquilano di razza. La bellezza non chiude i battenti. Fin quando ci saranno uomini e donne di questo calibro, l’arte e le città saranno in ogni punto dell’anima e della vita sempre presenti e vive. Adesso, Mandra Cerrone, non ha più tempo per giocare. Chiede agli dei la verità sulla propria natura. L’opera si fa e ci rende potenti.
Antonio Picariello
Ven 8 Mag 2009
Cittadinanza onoraria ad un cane di nome Peppino
Posted by Antonio Picariello under arte/teatroNo Comments
Era stato adottato dall’intera cittadinanza circa 15 anni fa. Tutti avevano notato che Peppino (questo il nome scelto), era un cane tranquillo, mansueto. E così la gente di Matrice ha cominciato a dargli da mangiare. Ed in poco tempo Peppino è diventata la mascotte del paese. In ogni manifestazione il capofila era lui. Fino a due giorni fa. Ieri l’altro infatti il randagio è morto di vecchiaia. Ed a Matrice, piccolo centro centro alle porte del capoluogo di regione, hanno deciso di mobilitarsi affinchè gli venga concessa la cittadinanza onoraria. In paese è pure spuntato un manifesto funebre. Ad affiggerlo un cittadino che ha voluto «ringraziare» Peppino: «Lui era presente al funerale di mio fratello e dunque ho voluto ricambiargli la cortesia». La proposta della cittadinanza onoraria è stata lanciata da alcuni cittadini. Il sindaco di Matrice ha accolto con entusiasmo la richiesta e così sul sito internet del comune è stato aperto un forum. In sostanza, con una semplice email, i cittadini poranno dare il loro consenso alla cittadinanza onoraria di Peppino. Il meticcio per la cronaca, è stato seppellito da un tecnico del Comune lungo la strada che da Matrice conduce a Santa Maria della Strada. Per ora c’è solo una comune fossa coperta di terra ma i cittadini si sono già mobilitati per fare presto una piccola lapide al cane che in paese era una vera e propria istituzione. «Peppino – ha detto in coro un gruppo di abitanti del piccolo centro – rappresentava un pezzo della storia recente di Matrice. In qualsiasi manifestazione lui era presente. C’era la banda? Peppino era davanti a tutti. Alle feste? Lui era lì a guidare i cortei. Ma non solo. Perchè Peppino la mattina era solito accompagnare i bimbi a scuola. Poi si rilassava davanti all’istituto e aspettava con calma il suono della campanella e con i bambini tornava per le strade del centro del paese. Qualcuno potrebbe prenderci per pazzi ma non è così – hanno concluso i cittadini – Il nostro è un gesto di amore e di gratitudine nei confronti di una creatura che in questi anni ci è stata sempre vicino. In paese tutti conoscevano e volevano bene a Peppino che era diventato a tutti gli effetti un membro della nostra comunità ». Una storia, quella del cane Peppino, che potrebbe essere una bella campagna pubblicitaria, un esempio per combattere il barbaro fenomeno dell’abbandono degli animali.