Luglio 2010


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antonio gasbarrini : J’Accuse!…

http://www.improntalaquila.org/2010/06/25/articolo6960/

E’ “un libro antagonista concepito nato e cresciuto nella rete”, come si legge nella copertina ed è stato presentato, con un par terre di alto profilo, il 22 scorso, nella Tenda di Piazza Duomo, luogo-simbolo di una città che non vuole spegnersi e vuol riflettere su quanto accaduto e ancora vive. Il J’accuse di Gasbarrini non arretra davanti all’onnipotenza del corpo politico, ed usa la rete come collante fonda­mentale delle recise, sradicate relazioni d’una comunità dispersa tra tendopoli, roulottes, containers, camere d’albergo ed altri impensabili alloggi di fortuna e si serve della forza della carriole per mostrare l’ostinazione e l’orgoglio di chi non vuole essere annulato o gabbato. Interessante, oltre ai testi e alla varietà dei contenuti, il coreddo iconografico a cura dello stesso Autore, immagini rubate con i più impensabili stratagemmi alla città vietata o scaricate nel pc dalle chiavette dei suoi compagni dell’albergo. Un libro forte, perentorio, diretto, che inchioda ciascuno, dentro e fuori dal cratere, alle sue inquietanti responsabilità. “E l’atto che io compio non è che un mezzo rivoluzionario per accelerare l’esplosione della verità e della giustizia”, scriveva Emile Zola il 13 genniaio del 1898 e qui, Antonio Gasbarini, fa lo stesso, con un testo teso e denso, drammatico ed appassionato, rivolto a coloro che hanno vissuto ed ancora non comprendono o a quelli che non hai mai compreso, la portata della nostra tragedia.

Carlo Di Stanislao

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CHI HA IL DIRITTO DI STABILIRE LA VERITà. BEUYS è MORTO NELLA
Hitler-Jugend, LA Gioventù
Hitleriana, con la quale HA CONTRIBUITO
ALLA grande marcia DI Norimberga e a un
rogO, di libri vietati, nel cortile della scuola. Nel 1940 si arruola
nell’aviazione TEDESCA, pilota di caccia, E Nel 1943 in Crimea IL SUO ‘aereo
viene abbattuto. GravEMENTE feritO VIENE SALVATO E CURATO DA DEI NOMADI
TARTARI MA nel 1944, è Di nuovo in
azione DI GUERRA. viene fatto
prigioniero dagli Inglesi e liberato nel ’45. QUESTO L’ARTISTA PIERO MANZONI LO
AVEVA CAPITO….

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L’“Achrome” per  Piero Manzoni è il senza colore necessario  per poter dare sostanza al senso di  neutralità che obbligatoriamente l’opera deve mantenere per esistere.  L’opera liberata dall’esistenzialismo  e dal valore emotivo che il colore o la forma potrebbero veicolare, ricerca il  pensiero puro per contrapporlo al  pensiero “di massa”  e dare espansione alla qualità  percettiva  e ai  limiti fisici del quadro. La ricerca  sposta così l’opera d’arte verso il senso  gladiatorio  tra due dimensioni sottese alla formulazione dell’anatomia, della biologia, della genetica per poter stimolare  provocazione  sociale e forze demoniache. L’opera diventa funzione sciamanica che opera con oggetti totemici e linguaggi magici usati per difesa e attacco.  Il piano dell’opera è luogo potenziale  dove possono avvenire catastrofi o innamoramenti e che comunque rimandano il limite umano verso l’infinito non colore. Sconfinare per  liberarsi dalla condizione obbligata del pensiero  di massa.

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