Settembre 2010
Mar 28 Set 2010
Gian Ruggeri Manzoni : ESODO
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Mar 28 Set 2010
Mario Costantini
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Biografia di Mario Costantini
Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Roma con i maestri Mafai, Avenali e Bianchi Barriviera, si è dedicato all’indagine della tessitura etnica, con particolare attenzione alle declinazioni locali di una tradizione abruzzese filtrate però, sempre, da un linguaggio astratto e concettuale maturato anche all’interno della celebre arazzeria di Penne, fondata negli anni ’60 da Fernando Di Nicola. Qui si avvicendarono artisti come Afro, Capogrossi, Remo Brindisi, Primo Conti e in questo ambiente ha ideato la serie di “pittosculture”, ovvero interventi pittorici sull’ordito.
“Mario Costanti sposta il concetto di materia sul versante dell’indirizzo analitico, che l’afferma come trama tissulare, reticolo di nervature,texture geometrica sottesa allo spessore fenomenologico. Le suggestioni della tessitura sul telaio si sublimano concentrandosi con echi del’impressionismo, strutturalmente percepito, e del Klee che decortica il reale scoprendone il disegno fitto delle fibre†) Mario Bologna, 1991 (altro…)
Mar 28 Set 2010
Trasparente / Apparente è il titolo di una mostra che a Roma ha reso omaggio al percorso artistico del maestro molisano Gino Marotta. La sua ricerca prende l’avvio nel 1957 quando, contemporaneamente a Alberto Burri, inizia a interrogarsi sulle questioni dell’Informale e sulle possibilità della materia, adoperando stagno e piombo su tutti. Dopo un’incursione nell’universo industriale utilizzando acciaio, alluminio e ottone, Marotta, che è stato direttore dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, approda al linguaggio ancora oggi caratteristico della sua ricerca. A metà degli anni ’60 vengono esposte a Milano le sue sculture in metacrilato: alberi, fiori,animali coloratissimi e favolosi in una sorta di grande paesaggio artificiale. Al principio degli anni ’80 Marotta, come molti altri, riprende il pennello salvo tornare poi, nel corso della metà del decennio successivo, al metacrilato. Dopo la pittura a olio insomma, Marotta torna a riflettere sull’idea di fondo del suo fare arte: il rapporto tra il mondo tecnologico-artificiale e la conservazione della natura. Appartengono a questa fase lavori che non sono più culture ma vere e proprie pitture, nelle quali si sovrappongono sagome ritagliate, fatte per una visione frontale. Il percorso di Giano Marotta si è nutrito anche di esperienze significative nel campo del design e dell’architettura: suo il soffitto del Palazzo RAI di viale Mazzini o la vetrata del Centro Congressi di Bergamo. La mostra, articolata nelle tre sedi della galleria La Nuvola, ha testimoniato dunque, la complessità di un cammino artistico lungo e ricchissimo, portato avanti da Marotta con la coerenza di chi sa ancora provare, e far provare, stupore e meraviglia. L’evento è stato anche l’occasione per presentare una preziosa monografia sull’artista realizzata da Maurizio Calvesi, curatore dell’esposizione.
catalogo:
Maurizio Calvesi, Gino Marotta Trasparente –
Apparente, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2008
www.gallerialanuvola.it
Mar 28 Set 2010
mediamuseum pescara – 2 ottobre 2010
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http://www.abruzzopedia.com/notizie-locali/la-materia-nello-spazio-urbano-ricordo-di-elio-di-blasio
http://mysticdriver.blogspot.com/2010/09/mediamuseum-pescara_25.html
LA MATERIA NELLO SPAZIO URBANO
ANTONIO PICARIELLO
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“Sono invaso dall’animismo dei fenomeni e delle cose […]. Quando il battente del mio vetusto armadio si spalanca da sé perché il nottolino rallentato non sa più trattenerlo, mi dico che l’anima dell’armadio lo respingeâ€. Alberto Savinio
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L’immediatezza semantica del titolo scatena immagini magiche. Non a caso l’animismo di Alberto Savinio, il vero genio di famiglia, sollecita la corrispondenza metafisica del fratello De Chirico. Le città si animano di materia sospesa e i “dioscuro†esplodono in segni sconfinanti la percezione dei sensi. L’alfabeto metafisico richiama il Novecento; secolo di avanguardie e di sperimentazioni. Secolo coraggioso costellato di fantasmi generazionali costruttori di continuità di senso incatenati  al sistema della provocazione scientifica votata alla ricerca assidua del mutamento; svelare la sostanza del codice attraverso il fremito emotivo e passionale sottratto alla canonicità della struttura organizzata per regole. La fenomenologia dirompe nell’ossatura dell’esperienza trasformando la filosofia in epistemologia. Scienza e natura concorrono alla forma della città che nel situazionismo liberatorio di Guy Debord assumono la dominanza della preveggenza progettuale e una sorta di psicogeografia urbana sfoga le intuizioni strutturali del Bauhaus e di ULM per dare corpo ad un genere di concertazione  potenzialmente magico, capace di rinvigorire gli automatismi smorti della conservatoria ordinati per schemi nella coscienza collettiva.  La città ritorna pensiero relazionale e l’urbanistica prevede i corpi e le menti che la abiteranno. Le forme attraccheranno alle percezioni per dare senso di continuità alla vita che nel Futurismo del genio di Alessandra d’Egitto collocherà il pensiero elastico per favorire l’ avvento della materia artistica più famosa del XX secolo: L’orinatoio e una Monna Lisa con baffi e pizzetto. Il ready-made avvinto alle molecole di un attaccapanni o di uno scolabottiglie apre la modernità  con il chiavistello del concettuale in cui il pensiero artistico diventa opzione della scelta; individuare l’oggetto, isolarlo dal contesto clonante della produzione industriale e attribuirgli l’anima affettiva dell’artista. Duchamp-Duchamp come un’icona dei Pink Floyd ispirata alla carta da parati con le mucche di Andy Warhol contrapposte allo stile di vita “classico†formattato dal Rock and Roll degli anni ’50 (l’arte di amoreggiare al drive-in cigolando nella mitologica deux chevaux del 1948) e dare sfogo alla vita libera della cultura Hippy degli anni ’60 sortita dal ventre paterno della Beat Generation. Ma la scienza della significazione (interpretativa, generativa e polare) non applica modelli preconfezionati ai suoi oggetti di ricerca e  predilige, per il nostro discorso,  l’attenzione analitica a favore della creatività dei fratelli De Chirico forniti di una solipsistica vocazione inconscia capace di anticipare la ricerca del linguaggio scientifico affascinato dai segni organizzatori dell’immaginario. Da qui parte la creazione che trasformerà la teoria in arte modellando la materia nello spazio urbano prima come materia onirica, poi come sistema dell’inquietudine a sollecito di una visionarietà moderata dell’inconscio successivamente ereditata in campo cinematografico ( in omaggio al luogo che ci ospita) da un Visconti magnetico cui i linguaggi degli artisti costruttori di questa mostra, per ovvie ragioni, accettano o rinnegano nel consiglio collettivo delle opere. Si organizza così un discorso euristico in tensione comparativa tra ciò che è stato pensiero storico e la vitalità attiva del pensiero immediato della contemporaneità vivente. Si apre in questo modo una sorta di schermo mentale su cui si proiettano gli scopi dell’arte assistente del dovere di aprire nuove esplosioni nella meccanicità usurante della gora artistica macerata dagli schematismi del sistema mercantile arrivato al limite del senso comportamentale. Pensiero collettivo votato per acclamazione del “possesso†alla prossemica della patologia di massa. Di controcanto il pensiero del Novecento suona nostalgico quando dice:  Il nostro spazio  urbano, ma verrebbe da notificare anche mentale, è popolato di manichini. Siamo ancora luoghi veri dalla logica impossibile dove non c’è più il tempo, ma orologi fermi e treni che vanno e che non arriveranno mai. C’è un segreto che ci è nascosto. C’è un messaggio che dovremmo capire; scorgere nei colori caldi e immobili, privi di vibrazioni atmosferiche. Siamo in questa luce bassa opposta alle lunghe ombre. Lo spazio, il nostro spazio, si è fatto allucinante. Questa poetica del sospeso imprime la consapevolezza dirompente della nostra attuale condizione mentale messa in ossessione frattale dalla dinamica dei mezzi (messaggio) che ci obbligano a relazionarci con un possibile momento che passa in continuazione sottraendo alla riflessione artistica la biologica condizione del tempo ciclico, rituale, quasi liturgico sostituito da un obbligo direzionale contro cui l’unica maniera creativa del linguaggio dell’arte è quella di trovare continui approdi occasionali per non farsi trascinare nella dispersione del male. Siamo la metafisica dell’algoritmo che ci attraversa continuamente bruciando memoria. Ma “il filtro della mente è l’intuizione del genio†e il desiderio della riflessione viene inibito dalla sfrenatezza imperante negli spazi assurdi delle metropoli verticali cui per emulazione la provincia senza identità fa riferimento. Lo spazio orizzontale è assorbito dalla materia che produce altra materia in un ciclo continuo del consumo di segni, di merci e di senso. I manichini di Ferrara, le muse inquietanti, hanno lasciato il posto ai fantasmi invisibili dell’elettronica e la spiritualità artistica si è ristretta nella protezione soffocante dei confini dell’ “IOâ€. (altro…)
Dom 26 Set 2010
Danilo Pavone / Anita T. Giuga 
Coversation ipotesi di messa in scena…

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Dom 26 Set 2010
Las plantas. ¿No las mojas?
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No te quejes si acaso las ves en la terraza y las encuentras secas. Dices que todas las formas de vida llevan su belleza y luego añades que la belleza la entiendes como calidad de la vida. Dices que las plantas son seres que no le hacen daño a nadie. Acercan la actividad muscular al pensamiento. Su estado lo sientes en el vientre. Corta. Dices que es bondad y ligereza de la muerte. En el vientre hay otras cosas. Células enfermas y amores echados a perder. Dices que es el hilo asesino de la hoja, dulce, diamantino. Te has quedado una imágen fotográfica que reproduce a un viejo contable de la seducción, la decadencia marchita del encanto. ¿Quieres poner remedio a la muerte con nuevas semillas? ¿Crees que puedes hacer brotar tus buenas intenciones de la tierra húmeda? ¿Quieres en las iris aquellas manchas, aquellos colores, el sabor auténtico del deseo? El olor del moho generador de vida. He aquà lo que tienes que respirar de una mentira. TodavÃa tienes el gusto que le debes devolver al Duende que te lleva la cuenta. También estas secas. También estas de repente guardadas en la colección de la muerte.
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Dom 26 Set 2010
Sab 25 Set 2010
Ven 24 Set 2010
Tomas Maldonado migliore pensiero mondiale
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Ven 24 Set 2010
inquisitore con aiuti – condanna perpetua agli artisti della domenica
Posted by Antonio Picariello under arte/teatroNo Comments