Novembre 2010


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COMUNICATO STAMPA

RICOSTRUIAMO UNA CITTA’ PIU’ BELLA

SE NON ORA, QUANDO?

I diritti culturali sono riconosciuti tanto nella Dichiarazione Universale dei diritti dell’ONU, quanto nella Costituzione Italiana, nella Dichiarazione Universale dell’UNESCO, nella Carta di Nizza. Nella definizione dell’UNESCO, i diritti culturali costituiscono una pietra ancora mancante per la comprensione dell’universalità dei diritti dell’uomo; tutelare e promuovere il diritto all’informazione, al sapere ed alla conoscenza, il diritto a godere delle arti e dei beni culturali significa intendere la cultura come valore collettivo e quindi come crescita civile e democratica, come spinta per lo sviluppo economico dell’intera Nazione.

In un Paese in cui il patrimonio artistico non ha eguali, i tagli del Governo ai Beni Culturali sono irresponsabili. E troppo spesso, da noi, la cultura diventa una lucrosa “emergenza” da far gestire alla Protezione Civile: il che vuol dire milioni di euro spesi senza controllo, deroghe alla normativa e delegittimazioni delle competenze e professionalità.

Lucida, amara, inconfutabile, la riflessione di Salvatore Settis che, nel denunciare come scandalo mondiale il crollo della schola armatorum a Pompei, aggiunge: “Altri crolli, altre rovine, altri disastri arriveranno, immancabili”. A L’Aquila i crolli, le rovine, il disastro sono arrivati la notte del 6 aprile 2009. E da quella notte, noi aquilani sappiamo bene che la ricostruzione, la rinascita della città e dei borghi non può avvenire senza l’apporto dell’arte. Siamo convinti che i progetti, destinati al recupero della città e le stesse opere pubbliche debbano portare i segni temporali e culturali dei nostri giorni: progetti, dunque, da condividere con gli artisti già in sede preliminare, per ridare vita, interesse artistico e contemporaneità al territorio devastato dal sisma. Per questo stiamo chiedendo a gran voce che nella ricostruzione/ripristino degli immobili pubblici, e in ogni intervento relativo ad opere pubbliche, venga applicata la legge 29 luglio 1949, n. 717, meglio conosciuta come legge del 2%. Questa norma, mai decaduta ma sistematicamente ignorata in passato per assenza di sanzioni, regola ed assicura risorse per l’abbellimento delle opere pubbliche. Le Linee Guida, emanate nel 2007, hanno reso l’applicazione della legge funzionale all’esperienza della ricerca artistica contemporanea, prevedendo opere progettate specificatamente per i luoghi prescelti e rendendo non raggirabile la legge, perché subordina il collaudo dell’edificio alla realizzazione delle previste opere d’arte.

L’Aquila ed i suoi borghi sono un bene di tutti e tutti devono sentire la responsabilità di non far morire una della maggiori città d’arte.

In occasione della manifestazione nazionale del 20 novembre “SOS L’Aquila chiama Italia” gli artisti lanciano un appello alle istituzioni nazionali e locali affinché a L’Aquila e nell’intero Paese venga data attuazione alla legge del 2%, aprendo un confronto pubblico attraverso un concorso in cui proporre idee, progetti, opere.

Ripartiamo da L’Aquila per praticare la strada della democrazia culturale.

Assemblea cittadina – Tavolo della Ricostruzione Artistica

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“Eramos jóvenes insoportables”

Fundador del movimiento de Arte Concreto Invención y referente del diseño a nivel internacional, Maldonado, radicado en el exterior desde mediados de los 50, vino a Buenos Aires para inaugurar una exposición de sus pinturas en el Museo Nacional de Bellas Artes (Libertador 1473). Allí se exponen piezas que realizó entre 1945 y 1954, y las que creó desde 2000, cuando retomó los pinceles después de 46 años. En paralelo, se exhibe una muestra sobre el diseño de la Escuela de Ulm, en Alemania, donde fue rector.

Por Judith Savloff

sobre la FIGURACION. “Actualmente respeto la representación como forma de convivencia, como una expresión humana más.”

Dice Tomás Maldonado: “Yo no soy sólo artista, ni diseñador, ni intelectual ni Don Juan”.

—¿Cómo le gusta definirse?

—Uno que tiene muchas facetas, generalmente vinculadas por la preocupación por la racionalidad, el rigor, la seriedad. Vea, en realidad, lo que quiero aclarar es que yo no soy un señor viejo que se dedica a pintar de nuevo por hobbie. Porque puede parecer extraño, pero en el fondo, desde mi óptica, se trata de discontinuidades en la continuidad: eso es lo que me trae de vuelta a pintar. Si la gente se fija en los problemas que desde siempre me han ocupado, la respuesta que le di acerca de por qué retomé los pinceles es más interesante.

De acuerdo. Maldonado (Buenos Aires, 1922) estudió en la Escuela Nacional de Bellas Artes entre 1936 y 1942, cuando junto con Alfredo Hlito, Claudio Girola y Jorge Brito, publicó Manifiesto de los cuatro jóvenes, contra el academicismo y los “filisteos” y “vanguardistas indignos” que avalaban los premios del Salón Nacional. A mediados de los 40, fue uno de los fundadores, el “teórico”, del movimiento de Arte Concreto Invención, que en su manifiesto decretaba el fin de “la era artística de la ficción representativa” y se pronunciaba “contra la nefasta polilla existencialista o romántica”, “los subpoetas de la pequeña llaga y del pequeño drama íntimo” y “todo arte de elites”, gritando con mayúsculas “NI BUSCAR NI ENCONTRAR: INVENTAR”. Con “júbilo” y sistematización.

Desde comienzos de los 50, se interesó por profesionalizar el diseño y la comunicación. En 1954, se mudó a Alemania, invitado como docente de la Escuela Superior de Diseño de Ulm (ver recuadro) y en 1969 se instaló en Italia. Desde entonces, entre otros libros, publicó El diseño y la vida social (1949), Max Bill (1955) y Reale e virtuales (1992). Promovió la creación de la carrera de Diseño Industrial en Milán y contribuyó a la formación de las vinculadas al diseño en Argentina, donde es Profesor Honorario y Doctor Honoris Causa.

Este diciembre viajó a Buenos Aires para la inauguración de Tomás Maldonado. Un itinerario, que reúne en el MNBA piezas conocidas, que pintó entre 1945 y 1954, y las que realiza desde el año 2000, cuando retomó los pinceles tras 46 años, hasta ahora inéditas. ¿Extrañaba? “No sé, dejé los cuadros, no la reflexión. Volví a pintar porque me gusta y tenía la sensación de que podía encarar problemas de los 40 con otra mentalidad. Ya no me interesa la componente utópica. Pintar es una revancha, en el sentido de retomar temas abiertos.”

—¿Qué buscó retomar?

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El ingenioso hidalgo don Quixote de la Mancha

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dante incontra beatrice

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Caro Antonio,

Mi sento un “viaggiatore solitario”,ricercatore di immagini e di suoni in un  pensiero universale di  bellezza.

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dal sito :

Pensare in modo complesso non è un’abilità innata: è l’esercizio costante di una disciplina mentale. Ilaria

Semplificare i concetti a volte è necessario ma è nella complessità che si trovano le risposte migliori.
Ilaria

…”Fare del bene” è un modo di essere buoni senza cambiare nulla. Ilaria

«Se nu te scierri mai delle radici ca tieni rispetti puru quiddre delli paisi lontani! Se nu te scierri mai de du ede ca ieni dai chiu valore alla cultura ca tieni!». (Se non dimentichi mai le radici che hai, rispetti anche quelle dei paesi lontani. Se non ti scordi mai da dove vieni dai più valore alla cultura che hai). Sud Sound System – Le Radici Ca Tieni

Mentre è sempre più facile a uno, trasmettere verso miriadi di singoli, per comunicare non basta l’iniziativa del singolo: occorre l’attivo corrispondere di un altro, di altri.
Danilo Dolci

La parola libero esisteva ancora in Neolingua, ma poteva essere usata solo in frasi come “questo cane è libero da pulci” ovvero “questo campo è libero da erbacce”. Ma non poteva essere usata nell’antico significato di “politicamente libero” o “intellettualmente libero” dal momento che la libertà politica e intellettuale non esisteva più, nemmeno come concetto, ed era quindi priva di una parola per esprimerla.
George Orwell

Annientare, annientare e annientare non garantisce il futuro di Israele: lo rinchiude in una mentalità assediata che a lungo termine gioca contro di lui.
Juan Goytisolo

Non già nel seguire il sentiero battuto ma nel trovare a tentoni la propria strada, seguirla coraggiosamente, consiste la vera libertà.
Gandhi

«Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga; non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l’anima con il denaro» (Ilario di Poitiers, IV sec., Contro l’imperatore Costanzo 5).

«Pacifismo, nonviolenza, anticonformismo sono tutti annidati nei nostri cuori». Fernanda Pivano – Premio Tenco 1997.

Dovremmo rivendicare, nel nome della tolleranza, il diritto a non tollerare gli intolleranti. Karl Popper

Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola. Giovanni Falcone

La cultura costa, ma l’incultura costa di più. Federico Garcia Lorca

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(da Juliet art magazine)

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sono stato il primo, su consiglio di Luigi Mastrangelo, il vero fondatore di una corrente artistica con le palle nella bologna degli anni settanta -ottanta, a presentare la prima mostra di Karin Andersen. nessun meglio di me può dire quanto lei abbia  imparato dai C-Voltaire di cui faceva parte. Sul suo curriculum non appare neanche un accenno della sua partecipazione al movimento. non credo sia giusto non aprire una rivisitazione seria della storia dell’arte sull’ultimo ventennio italiano. a.p.

Qualche giorno fa ho trovato abbandonato in un campo, distante qualche chilometro da un lago, un pesce luccio abbandonato  integro tra l’erba. Mario serra non ne sapeva nulla, ma oggi mi ha spedito quest’immagine. Segni e segnali da leggere e da interpretare.

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intorno giravano solo mosche.

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ANNA SECCIA –   GESTALT  MEDITERRANEA DEL   COLORE

“L’intera natura si rivela attraverso il colore al senso della vista…” Goethe

“Il colore è un mezzo per influenzare direttamente l’anima…”  Kandinskij

Da Goethe a Kandinskij il trattato sullo studio dei colori messi in classificazione teorica,  suona  una forza della ricerca dirompente capace di aggiungere alla scienza  della percezione  la sua combinata spiritualità.  L’opera “sintetica” di Anna Seccia rimanda alle analogie della leggerezza  cui la composizione cromatica è potenzialmente capace di allineare le percezioni visive con il respiro fantastico della visione liquida. Teoria goetheana e visitazione della spiritualità  kandinskijana   rinvigoriscono la ricerca di Anna Seccia per  una condizione del movimento simile alla sensazione costituita dagli elementi della  danza che organizza gesti spontanei tra queste due dimensioni aggiungendo il sapore del gioco e la percezione fantastica dell’infanzia.  La  “teoria dei colori”  apre nuovi mondi  attraverso il viaggiatore tedesco che  per eccellenza sforna combinatorie paesaggistiche, universi floreali, architetture botaniche, classificazioni dei profumi cromatici che l’artista del Bauhaus trasforma poi in anime da vedere e da ascoltare.  Anna Seccia lavora sui due fronti. Da anni raccoglie l’esperienza della cultura architettonica con cui ha strutturato una visione concreta per dare  forma al pensiero e alla ricerca sviluppando poi lo spazio in qualità vitale dove il cromatico, con amorevole vocazione diretta al privilegio del blu, diventa voce del  movimento entro cui la musicalità dei colori incita il corpo verso l’azione gaia per diventare dinamica del gusto e dell’accoglienza psicologica.

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http://it.wikipedia.org/wiki/Schismogenesi

http://it.wikipedia.org/wiki/Gregory_Bateson

« Il bello e il brutto, il letterale e il metaforico, il sano e il folle, il comico e il serio… perfino l’amore e l’odio, sono tutti temi che oggi la scienza evita. Ma tra pochi anni, quando la spaccatura fra i problemi della mente e i problemi della natura cesserà di essere un fattore determinante di ciò su cui è impossibile riflettere, essi diventeranno accessibili al pensiero formale. »

(Gregory Bateson, Dove gli angeli esitano)

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È possibile che muovendoci nello spazio il nostro corpo disegni figure geometriche che quanto più sono perfette tanto più raccordano l’armonia e il senso di bellezza. Ma è anche possibile che le figure al pari della significazione della/e scrittura, compongano messaggi che possono essere  captati da un ricevente ignoto che ha il potere di  trasformarli  in “destino”, richiesto ( libero arbitrio)  inconsapevolmente. D’altra parte nessuna casualità può avvenire se non è richiesta dalla volontà dei protagonisti. Si tratta di capire cognitivamente  i codici che inconsapevolmente costruiamo ed emettiamo  soggettivamente e in condivisione collettiva che allora potrebbe diventare destino di massa…

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