Gennaio 2011


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gli anglosassoni hanno sempre copiato dall’italia… è tradizione.

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Bruno Vespa e Vittorio Sgarbi: due sub-cavalli di Troia mediatici deleteri per la ricostruzione dell’Aquila

 di Antonio Gasbarrini

 La fumogena quanto fumosa visita sgarbiana del mordi (propaganda) e fuggi (dalle responsabilità, etiche innanzitutto) così di moda nella Pompei aquilana, è l’equivalente metaforico di una ferita su cui viene cosparso del sale. Da far leccare masochisticamente, poi, alle tante, troppe pecore aquilane. Del tutto incuranti, rispetto alla depredazione in corso nei loro ingrigiti prati soffocati dalla selvaggia cementificazione pos-sismica. Inaugurata con ben 19 agglomerati (le mal dette new town). Un infausto destino “pasquale”, il loro, che sarà ulteriormente lacerato nell’immediato futuro, da tardivi belati. Del tutto inutili per indifesi agnelli brucanti ora nei centri commerciali.

La grottesca vicenda del G-8 aquilano tenuto nel luglio del 2009 tra le macerie ancora imbevute di polvere e sangue, sembra non aver insegnato nulla a livello istituzionale. Fare da guida agli insigni ospiti tra le rovine della città morta, farsi fotografare insieme (magari con tanto di casco), rilasciare poi interviste sull’“eclatante evento”, è diventato lo sport-spot più gettonato dagli amministratori locali. Per richiamare l’attenzione dei mass-media sul perdurante disastro (affermano). Per uno sconsiderato presenzialismo fuori luogo e di cattivo gusto (ci preme sottolineare).

E tutto ciò mentre le oltre 4.000 tonnellate di macerie sono ancora tutte lì; gli individuati siti di stoccaggio non vengono aperti; i 40.00 assistiti dell’autonoma sistemazione continuano a piangere lacrime amare ed i 2.000 aquilani ancora ricoverati in alberghi e caserme sono al limite della loro sopportazione psichico-fisica. Per accennare, en passant, ad un Centro Storico che tra una zona rossa e l’altra è tuttora militarizzato. Sequestrato. Quasi interamente inaccessibile ai suoi legittimi comproprietari: i cittadini, appunto. (altro…)

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L’Archivio e Centro Studi Aldo Borgonzoni fondato nel 2007 da Alfonsina e Giambattista

Borgonzoni, con all’attivo oltre 16000 contatti circa 1000 archiviazioni di opere e diverse mostre

istituzionali e in gallerie d’arte,si  è pone l’obbiettivo di  realizzare una grande mostra antologica

nel 2013 , Centenario della nascita del Maestro.

L’Archivio ritiene altresi’ che questa proposta dovrebbe scaturire prioritariamente dalla Citta’

di  Medicina,ovvero dal territorio che  rappresenta ,per  la sua storia rurale e per  le sue

significative testimonianze religiose ,il cuore stesso della poetica  del  Maestro.

La  fama  di Aldo Borgonzoni ,legata particolarmente ai cicli pittorici  dedicati al mondo

contadino  medicinese  e al Concilio Vaticano II ,è di ambito non solo italiano ed

ha interessato  alcuni fra i maggiori  critici d’arte dello scorso secolo, come Francesco Arcangeli,

Ludovico Ragghianti,Carlo Bo ed in particolare i contemporanei Arturo Carlo Quintavalle

e Claudio Spadoni.

Per questa ragione il Centenario non dovrebbe essere definito solo in un ambito locale,

,comunque determinante per la presenza della Pinacoteca A.B, ricca di  un centinaio di straordinari

disegni datati dagli anni’40 in poi donati dal Maestro  e per gli affreschi dipinti nel 1948 nella Casa

del Popolo,ma  dovrebbe  interessare anche Bologna  ,dove egli ha vissuto  fin dagli anni ’30,

quindi le  Istituzioni come il Comune, l’Universita’, il Museo Cardinale  Giacomo Lercaro,

l’Istituto dei Beni Culturali,che gia’diresse il restauro degli affreschi ,la Regione Emilia-

Romagna e da quanti. nel settore  industriale e culturale intenderanno aderirvi.

In particolare per Bologna, citta’ che non ha ancora  realizzato una  antologica istituzionale sul

Maestro,si pensa ad una rassegna dal titolo -1913 -2013 Anteprima  di Aldo Borgonzoni-  da

inaugurare  eventualmente un mese prima della mostra medicinese, come forma  significativa  di

comunicazione per i media italiani.

Questa iniziativa , da svolgersi in contenitori adeguati ,potrebbe riguardare 9-12 opere significative

per il Ciclo del Mondo Contadino ed altrettante per il Ciclo del Concilio Vaticano II, con

allegati documenti fotografici  e carteggi dell’epoca..

Si ricorda che nel 1994 sul tema del Concilio del Maestro si tenne una straordinaria rassegna

nell’Aula Magna di Santa Lucia di Bologna,sotto l’Egida dell’Universita’ di Bologna e della

Fondazione Cardinale Lercaro e con l’Alto Patronato del  Presidente della Repubblica Italiana.

Considerando la sfavorevole e persistente congiuntura economica italiana,  l ‘Archivio A.B. è

consapevole delle difficolta’ , per il reperimento delle risorse  necessarie  ad organizzare

un evento  policentrico dal punto di vista culturale,organizzativo e di comunicazione.

Sarebbe quindi opportuno  definire in primis  gli Enti   aderenti  con funzione propulsiva   per

l’evento , altresi’ un Comitato Scientifico rappresentante il mondo della cultura

e i critici curatori ed infine  il Comitato Organizzativo al quale potrebbero aderire cultori

d’arte e collezionisti che hanno a cuore questa iniziativa.

Quale elemento favorevole possiamo al contrario sottolineare la rilevanza dell’ evento,

che si proporrebbe come riflessione sulla storia   del ‘900  e sulle sue trasformazioni, attraverso la

pittura di uno dei suoi maggiori protagonisti,come ha scritto  nel 2007  il critico e storico

dell’arte Arturo Carlo Quintavalle.

Lo stesso critico dell’arte che  nel 2010  ha inserito un  grande  dipinto  del 1937 di A.B.

nella  mostra parmense – Il secolo lungo- una indagine straordinaria, fra design ,moda e pittura,

sullo scorso secolo.

Quindi  l’Archivio A.B. ritiene che questa Mostra diffusa sul territorio, grazie alla possibile

collaborazione fra   Istituzioni non solo emiliane, grazie al contributo di  critici come Arturo

 Carlo Quintavalle  e Claudio  Spadoni  e agli apporti di  Adriano Baccilieri, Carlo Bugatti, Giorgio  Di Genova,  Nicola Micieli, Marcello Azzolini,Clotilde Paternostro, Marilena Pasquali, Franco Solmi, Franco Patruno,   Antonio Picariello,  Orlando Piraccini,  Ezio Raimondi,Armando Ginesi, Leo Strozzieri , Luigi Tallarico ecct , potrebbe raccogliere finanziamenti non solo  dalle

Istituzioni,ma anche da  Banche, da Industrie  cooperative e non e dal collezionismo privato.

Un evento  è rilevante, se suffragato da  iniziative editoriali di  pregio e dalle recensioni

dei media nazionali ,cio’comporterebbe una complessita’organizzativa ,costi per il trasporto e

l’assicurazione delle opere,come  del resto gia’ avvenne per la Mostra di Riccione del 2009, a  cui

si  aggiungerebbero i costi di  allestimento, quelli per i critici curatori e quant’altro necessario.

Appare chiaro che solo ad una verifica dei finanziamenti  realmente pervenuti,ad esempio a meta’

del 2012, sarebbe possibile  dimensionare la macchina organizzativa  dell’evento sulle

risorse economiche disponibili e quindi sulle scelte dei critici curatori.

Certamente prima di sollecitare finanziamenti  sarebbe necessario  creare attorno alla iniziativa un

adeguato consenso culturale, cercando l’adesione di Istituzioni che gia’ hanno avuto rapporti con

l’Archivio o prima direttamente con il Maestro come la Gam oggi Mambo di Bologna,la

Fondazione Ragghianti di Lucca, la Fondazione Carisbo di Bologna, la Fondazione Cardinale

Lercaro di Bologna, la Fondazione Mazzariol di Venezia,  il Museo Vaticano, l’Universita’di

Bologna,l’Universita’ di Urbino,il Mar di Ravenna, Museo dell’Informazione di Senigallia,il

MuseoRimoldi di Cortina d’Ampezzo ecct  e da varie Pinacoteche dell’Emilia-Romagna,

censite sapientemente dall’Istituto dei Beni Culturali della Regione.

Relativamente alla eventuale  tematica  organizzativa, l’Archivio A.B.  è disponibile a offrire

l’esperienza maturata  in questi anni ,anche  con l’ottenimento  dell’Alto Patronato della

Repubblica Italiana   per  rassegna riccionese , curata nel 2009 dal critico Claudio Spadoni

–Aldo Borgonzoni testimone del tempo-

Qualora si decida di aderire alla proposta , sarebbe utile individuare un  Ente  eventualmente

ONLUS, per la raccolta e il coordinamento  dei finanziamenti pubblici e privati ,in primis quelli

dello stesso Comune di Medicina, determinanti per onorare un

concittadino che ha diffuso  con

l’arte la  storia e l’immagine  dell’ amato territorio,

ARCHIVIO E CENTRO STUDI ALDO BORGONZONI   WWW.ALDOBORGONZONI.COM

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Al Sig. Presidente della Repubblica Italiana

Roma e, p. c,. a varie testate giornalistiche

Oggetto: Lettera (e-mail) aperta di un terremotato aquilano

Caro Presidente, sono un aquilano docg. Tuttora terremotato, come altri 70.000 concittadini. Faccio parte de Il Popolo delle carriole. Partecipo attivamente alle assemblee indette nel Presidio permanente in Piazza Duomo a L’Aquila. Ho atteso con impazienza di sentire-vedere il suo messaggio di fine anno. Mi aspettavo almeno un cenno sulla persistente tragica situazione in cui versa la non-più-mia-fu-città. Tra le innumerevoli pieghe delle sue condivisibili parole, Le rimprovero, democraticamente, di non aver mai pronunciato l’inscindibile trinomio terremoto/macerie/L’Aquila. Mi sono chiesto inutilmente il perché. Gradirei saperlo direttamente da Lei.

Da parte mia La invito a riflettere su un solo dato di fatto. Le decine di migliaia di giovani aquilani (studenti universitari compresi, anche se fuori sede) vivono sulla loro pelle le irrisolte contraddizioni  di una città-capoluogo sempre più somigliante a Pompei. Ebbene. Quei giovani – punta d’iceberg dell’epicentro dell’Italia sfasciata – non avendo più un presente con cui confrontarsi, vogliono riprendere tra le loro mani “l’immediato futuro”. Alla parola d’ordine “Riprendiamoci la città” lanciata a suo tempo a Piazza Duomo, è subentrata, proprio il 31 dicembre, “Riprendiamoci il futuro” (a Piazza Palazzo, recentemente riaperta). Slogan riguardante ovviamente tutti gli aquilani. Anche a costo di essere nuovamente manganellati, fotografati e filmati dalla Digos alla stregua di criminali comuni. Solo per aver abbattuto le grate militarizzate delle zone rosse (di vergogna), aver tolto macerie con le carriole (sequestrate), aver reclamato diritti identici a quelli riservati ad altri cittadini italiani. A proposito di questi ultimi e in materia di restituzione delle tasse a suo tempo sospese, legga con la consueta attenzione il diverso trattamento riservato, nel decreto Milleproroghe, agli alluvionati del Veneto ed ai terremotati del cratere. C’è da restare basiti. Onore, invece, ai trecento pastori sardi, recentemente sequestrati prima e “caricati” poi, dalle cosiddette “forze dell’ordine”. Quegli stessi pastori, all’indomani del sisma del 6 aprile, avevano rinverdito la loro tradizione della “Sa paradura” (la riparazione) donando agli allevatori abruzzesi residenti nel cratere 1.000 pecore. Una sola di esse, vale simbolicamente 1000 volte di più delle “pelose elargizioni last minute” benevolmente concesse dalle dirigistiche, quanto clientelari e propagandistiche ordinanze governative.

Per restituire a Lei, all’Italia, all’Europa e al mondo intero le impareggiabili bellezze paesaggistiche, architettoniche e monumentali dell’attuale città-fantasma dell’Aquila e del suo circondario, l’assemblea dei cittadini ha elaborato un’apposita proposta di legge d’iniziativa popolare. Tra le firme che sta raccogliendo, la Sua è data per acquisita.

Mi farebbe piacere farLe da cicerone in una Sua prossima, auspicabile visita a L’Aquila. Le suggerisco di venire di notte. Avrà così modo di conoscere personalmente tutti i fantasmi e gli spettri danzanti tra le inamovibili rovine (non solo fisiche) di una irriconoscibile non-città in cui, a distanza di circa due anni, continuano a piovere solamente lacrime impastate con polvere.

Grazie per l’attenzione prestatami,

Antonio Gasbarrini (alias Il Naugrafo)

www.angelusnovus.it

L’Aquila – Costa teramana, 2 /1/2011

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Dal Grande Vetro di Duchamp ai piccoli “grandissimi vetri” di Ennio Di Vincenzo: ovvero dalla Quarta dimensione ai Frattali.

 

di Antonio Gasbarrini

All’eufonica voce di Ennio

Tra le opere più significative della Pinacoteca internazionale del Centro Documentazione Artepoesia Angelus Novus a L’Aquila, faceva bella mostra di sé (prima del tragico sisma del 6 aprile 2009) una teca di contenute dimensioni firmata dalla segnica creatività di Ennio Di Vincenzo. Dalla sua superficie vitrea antisfondamento, gli accidentati percorsi germinati dal colpo (colpi?) inferti dall’artista, non conducevano da nessuna parte. In apparenza un “fragmentato” labirinto rizomatico. Nella sostanza la tangibile metafora di non rimarginabili ferite. Anche dell’arte e nell’arte.

Una schematizzata icona bianca, imperturbabile nella sua aura benjaminiana, giace nel fondo di questo quadroggetto. L’indicibilità e l’intransitabilità dell’opera, quindi. L’offesa, il tentativo non riuscito dello sfondamento del vetro di protezione, aveva certificato così la “resistente” controffensiva d’una lingua (dell’arte) in continuo movimento e sommovimento.

(altro…)

Ginsberg – Rezza

Oscena.
Totalmente priva di importanza
sociale
che mi riscatti.
Respirare fuoco
e voglio vedere
voglio uscire.
Dalla tana
dal sesso.
Quelli che conosco
non conoscono.
Sono troppo vecchi
per avere coraggio.
Povera ragazza sola
e triste…
che per farsi pubblicare
notare…
Datemi spazio
il cielo stellato sotto le palpebre.
Quante ne conoscete che respirano
Freneticamente
Esteticamente
Estaticamente.
Hipster.
Ambiziosa nel piccolo
con nevrosi di provincia.
Capisci?
Conciliare
conversare.
Conservare.
Io non conosco nessuno
e nessuno mi coscosce.
Io non parlo a nessuno
E nessuno mi parla.
Nessun riposo.
Nessuno riposa.
Luce, dio, mai. Male.
Improvvisa città
lucida di pioggia.
Disserto
Deserto.
Mi sto ammalando.
Normalità come pioggia.
In quest’arte intemporanea
Che continua ad accadere
Nei suoi luoghi esclusivi
Anglosassoni
Tedeschi
Cinesi. Arigatou.
Non un’anima difforme.
Parlami! Parlarmi?
Se tu non sei sicuro.
Nemmeno io sono al sicuro.
Diceva Allen Ginsberg.
Aderire.
Questo, proprio questo, mi rende apatica.
E malinconica.
Abito una famiglia di pazzi
Che mi chiede di essere normale.
Profezia
pronostico
Ci sarò. Ci sono già da un pezzo.
Fra voi.
Chi sono i miei fratelli
e le mie sorelle?
In questa sterile
inutile
drammaturgia
dell’attesa.
Un posto
un posto
un posto
alla mia anima
solitaria.
Movente e opportunità
hanno fatto di me
Una.
Alice studia perché il contenuto
dei suoi pensieri sia
medio.
Alice il tuo fazzoletto raffinato
ricamato nel frastuono delle feste
mi commuove.
Tutti che rimpiangono
insieme
quell’attitudine epocale.
Trent’anni di malditesta.
Sacri.
Come siamo stretti
quattromila in una sola pagina.
Labbra
lingue
corpi
incontri.
Amicizie.
Quelli
pochi
che amavo,
in fotografia
su una mensola.

anita t. giuga

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