Ottobre 2011
Gio 13 Ott 2011
Helena Manzan dalla biennale al Brasile Archetyp-Art
Posted by Antonio Picariello under arte/teatroNo Comments
Mer 12 Ott 2011
Un’Aquila/Gasbarrini/ 2 per cento e la città che batte
Posted by Antonio Picariello under arte/teatroNo Comments
L’Assemblea cittadina, riunitasi il 14 settembre, nel tendone di Piazza Duomo, dedicata all’avvio di una discussione pubblica sull’arte negli edifici pubblici, ha affermato, con forza, la necessità di ricostruire una città più bella.
Preme evidenziare lo spirito che ha animato l’incontro.
Il contesto in cui ci muoviamo è quello di una città distrutta: ognuno di noi vive, collettivamente e individualmente, le drammatiche conseguenze che questa distruzione produce.Eppure, siamo convinti che tutelare e promuovere il diritto all’informazione, al sapere ed alla conoscenza, il diritto a godere delle arti e dei beni culturali significa intendere la cultura come valore collettivo e quindi come crescita civile e democratica, come spinta per lo sviluppo economico della città e del suo territorio.Oggi viviamo in non luoghi, dispersi, lontani dalle nostre relazioni e dalla nostra memoria: siamo convinti che l’arte sia in grado di restituire identità e sia in grado di creare condivisione, attraverso il confronto e l’uso di strumenti partecipativi: questi, in fondo, sono i valori che i cittadini invocano nel progetto di ricostruzione della città e del suo territorio.
Puntuali sono state le relazioni di Antonio Gasbarrini, critico d’arte, e di Sergio Nannicola, artista e docente all’Accademia di Belle Arti di Brera, che hanno messo in luce il vuoto artistico-culturale, legato al contemporaneo, di cui soffre la nostra città.
La discussione ha visto i contributi, vivaci e qualificati, degli invitati che, ognuno per le proprie competenze, rivestono un ruolo fondamentale nel processo di applicazione della legge 717/1949 e sue modificazioni.
Sono stati assunti impegni da parte del Commissario ai Beni Culturali Luciano Marchetti, che ha accolto la proposta di una sinergia tra professionisti e artisti; di Giancarlo Santariga, Provveditorato Opere Pubbliche, che ha ribadito la non eludibilità o l’aggiramento della legge del 2%.
Fondamentale è stato il contributo-intervista di Anna Mattirolo, Direttrice del Maxxi, Roma, che ha ricordato a chiare lettere che la questione L’Aquila non è solo dell’Aquila, ma è questione nazionale.
Non meno importanti i contributi scritti di Patrizia Ferri, storica dell’arte, e di Paolo Colarossi, urbanista, entrambi del Centro di Ricerca e Documentazione sull’Arte Pubblica, Università La Sapienza, Roma, illustrati in assemblea dall’artista Franco Fiorillo, che fa parte del Comitato Scientifico di questo qualificato centro di ricerca.
Il Direttore dell’Accademia di Belle Arti Eugenio Carlomagno ha posto in risalto il ruolo della stessa Accademia per la ricerca artistica e le grandi potenzialità che esprime con i suoi giovani studenti.
Gianlorenzo Conti, Presidente dell’Ordine degli Architetti, accogliendo a pieno lo spirito che ha animato l’Assemblea cittadina, si è impegnato a far recepire all’Ordine Nazionale la proposta di accantonare, per i progetti affidati per la ricostruzione di L’Aquila, lo 0,50% in pù, oltre il 2% già previsto dalla legge da destinare ad interventi artistici.
L’assessore Vladimiro Placidi ha accolto la proposta di iniziare una serie di incontri con i cittadini per valutare, insieme, quale è la strada migliore che può portare all’inserimento dell’intervento artistico sin dalle primissime fasi del progetto di ricostruzione/ripristino dell’edificio pubblico.
Si cominciano ad ascoltare le proposte dei cittadini e si cominciano ad assumere impegni nei loro confronti: l’Assemblea cittadina continuerà nella sua azione di discussione, proposta, di controllo democratico e partecipato.
L’incontro, è stato documentato con la pubblicazione degli Atti, e coordinato da Pina Lauria.
Dom 2 Ott 2011
XXXIII giornata mondiale della poesi – parigi vebezia guardialfiera-
Posted by Antonio Picariello under arte/teatroNo Comments
Dom 2 Ott 2011
Dom 2 Ott 2011
Dom 2 Ott 2011
il vangelo ritrovato di diego della valle e altri angeli
Posted by Antonio Picariello under arte/teatroNo Comments
prima della catastrofe si invocano gli angeli
«Cari amici il Signore è sempre vicino e operante nella storia dell’umanità, e ci accompagna anche con la singolare presenza dei suoi Angeli, che oggi la Chiesa venera quali “custodi”, cioè ministri della divina premura per ogni uomo. Dall’inizio fino all’ora della morte, la vita umana è circondata dalla loro incessante protezione. E gli angeli fanno corona» alla Madonna che, «nella prima domenica di ottobre» «dal santuario di Pompei» per «il mondo intero», viene supplicata «affinchè sia sconfitto il male e si riveli, in pienezza, la bontà di Dio». «grande responsabilità di chi, in ogni epoca, è chiamato a lavorare nella vigna del Signore, specialmente con ruolo di autorità, e spingono a rinnovare la piena fedeltà a Cristo». Responsabilità che deriva da un «monito di Gesù particolarmente severo». «Il Vangelo di questa domenica si chiude con un monito di Gesù, particolarmente severo, rivolto ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: “A voi sarà tolto il Regno di Dio e sarà dato ad un popolo che ne produca i frutti”. Sono parole che fanno pensare alla grande responsabilità di chi, in ogni epoca, è chiamato a lavorare nella vigna del Signore, specialmente con ruolo di autorità, e spingono a rinnovare la piena fedeltà a Cristo».- F.to Papa –
Coro dei Serafini (Arcangelo METATRON)
1 – Nati tra il 21 e il 25 Marzo: Angelo Custode EHYIAH o EHYIAH
2 – Nati tra il 26 e il 30 Marzo: Angelo Custode JELEL
3 – Nati tra il 31 Marzo e il 4 Aprile: Angelo Custode SITAEL
4 – Nati tra il 5 e il 9 Aprile: Angelo Custode ELEMIAH
5 – Nati tra il 10 e il 14 Aprile: Angelo Custode MAHASIAH
6 – Nati tra il 15 Aprile e il 20 Aprile: Angelo Custode LELAHEL
7 – Nati tra il 21 Aprile e il 25 Aprile: Angelo Custode ACHAIAH
8 – Nati tra il 26 Aprile e il 30 Aprile: Angelo Custode CAHETEL
Coro dei Cherubini (Arcangelo RAZIEL)
9 – Nati tra il 1 e il 5 Maggio: Angelo Custode HAZIEL
10 – Nati tra il 6 e il 10 Maggio: Angelo Custode ALADIAH
11 – Nati tra l’11 e il 15 Maggio: Angelo Custode LAUVIAH
12 – Nati tra il 16 e il 20 Maggio: Angelo Custode HAHAIAH
13 – Nati tra il 21 e il 25 Maggio: Angelo Custode YEZAEL
14 – Nati tra il 26 e il 31 Maggio: Angelo Custode MEBAHEL
15 – Nati tra il 1 e il 5 Giugno: Angelo Custode HARIEL
16 – Nati tra il 6 e il 10 Giugno: Angelo Custode HAKAMIAH
Coro dei Troni (Arcangelo BINAEL)
17 – Nati tra l’11 e il 15 Giugno: Angelo Custode LAUVIAH
18 – Nati tra il 16 e il 21 Giugno: Angelo Custode CALIEL
19 – Nati tra il 22 e il 26 Giugno: Angelo Custode LEUVIAH
20 – Nati tra il 27 Giugno e il 1 Luglio: Angelo Custode PAHALIAH
21 – Nati tra il 2 e il 6 Luglio: Angelo Custode NELKHAEL
22 – Nati tra il 7 e l’11 Luglio: Angelo Custode YEIAYEL
23 – Nati tra il 12 e il 16 Luglio: Angelo Custode MELAHEL
24 – Nati tra il 17 e il 22 Luglio: Angelo Custode HAYUIAH
Coro delle Dominazioni (Arcangelo HESEDIEL)
25 – Nati tra il 23 e il 27 Luglio: Angelo Custode NITH-HAIAH
26 – Nati tra il 28 Luglio e il 1 Agosto: Angelo Custode AHAYAH
27 – Nati tra il 2 e il 6 di Agosto: Angelo Custode YERATEL
28 – Nati tra il 7 e il 12 Agosto: Angelo Custode SEHEIAH
29 – Nati tra il 13 e il 17 Agosto: Angelo Custode REUEL
30 – Nati tra il 18 e il 22 Agosto: Angelo Custode OMABEL
31 – Nati tra il 23 e il 28 Agosto: Angelo Custode YECABEL
32 – Nati tra il 29 Agosto e il 2 Settembre: Angelo Custode VASARIAH
Coro delle Potestà (Arcangelo CAMAEL)
33 – Nati tra il 3 e il 7 Settembre: Angelo Custode YEUIAH
34 – Nati tra l’8 e il 12 Settembre: Angelo Custode LEHAHIAH
35 – Nati tra il 13 e il 17 Settembre: Angelo Custode CHAVAKHIAH
36 – Nati tra il 18 e il 23 Settembre: Angelo Custode MENADEL
37 – Nati tra il 24 e il 28 Settembre: Angelo Custode ANIEL
38 – Nati tra il 29 Settembre e il 3 Ottobre: Angelo Custode HAAMIAH
39 – Nati tra il 4 e l’8 Ottobre: Angelo Custode REHAEL
40 – Nati tra il 9 e il 13 Ottobre: Angelo Custode YEIAZEL
Coro degli Angeli Solari o Angeli Virtù (Arcangelo RAPHAEL)
41 – Nati tra il 14 e il 18 Ottobre: Angelo Custode HAHAHEL
42 – Nati tra il 19 e il 23 Ottobre: Angelo Custode MIKAEL
43 – Nati tra il 24 e il 28 Ottobre: Angelo Custode YOLIAH
44 – Nati tra il 29 Ottobre e il 2 Novembre: Angelo Custode YELAHIAH
45 – Nati tra il 3 e il 7 Novembre: Angelo Custode SEHALIAH
46 – Nati tra l’8 e il 12 Novembre: Angelo Custode ARIEL
47 – Nati tra il 13 e il 17 Novembre: Angelo Custode ASALIAH
48 – Nati tra il 18 e il 22 Novembre: Angelo Custode MIHAEL
Coro dei Principati (Arcangelo HANIEL)
49 – Nati tra il 23 e il 27 Novembre: Angelo Custode VEHUEL
50 – Nati tra il 28 Novembre e il 2 Dicembre: Angelo Custode DANIEL
51 – Nati tra il 3 e il 7 Dicembre: Angelo Custode HAHASIAH
52 – Nati tra l’8 e il 12 Dicembre: Angelo Custode IMAMIAH
53 – Nati tra il 13 e il16 Dicembre: Angelo Custode NANAEL
54 – Nati tra il 17 e il 21 Dicembre: Angelo Custode NITHAEL
55 – Nati tra il 22 e il 26 Dicembre: Angelo Custode MEBAHIAH
56 – Nati tra il 27 e il 31 Dicembre: Angelo Custode POYEL
Coro degli Angeli – Arcangeli (Arcangelo MICHAEL)
57 – Nati tra il 1 e il 5 Gennaio: Angelo Custode NEMAMIAH
58 – Nati tra il 6 e il 10 Gennaio: Angelo Custode YEIAIEL
59 – Nati tra l’11 e il 15 Gennaio: Angelo Custode HARAHEL
60 – Nati tra il 16 e il 20 Gennaio: Angelo Custode LIZRAEL
61 – Nati tra il 21 e il 25 Gennaio: Angelo Custode UMABEL
62 – Nati tra il 26 e il 30 Gennaio: Angelo Custode IAH-HEL
63 – Nati tra il 31 Gennaio e il 4 Febbraio: Angelo Custode ANAUEL
64 – Nati tra il 5 e il 9 Febbraio: Angelo Custode MEHIEL
Coro degli Angeli – Angeli (Arcangelo GABRIEL)
65 – Nati tra il 10 e il 14 Febbraio: Angelo Custode DAMABIAH
66 – Nati tra il 15 e il 19 Febbraio: Angelo Custode MANAKEL
67 – Nati tra il 20 e il 24 Febbraio: Angelo Custode EYAEL
68 – Nati tra il 25 e il 29 Febbraio: Angelo Custode HABUIAH
69 – Nati tra il 1 e il 5 Marzo: Angelo Custode ROCHEL
70 – Nati tra il 6 e il 10 Marzo: Angelo Custode JAMABIAH
71 – Nati tra l’11 e il 15 Marzo: Angelo Custode HAIAIEL
72 – Nati tra il 16 e il 20 Marzo: Angelo Custode MUMIAH
Tra la fine del 1512 e l’inizio del 1514, Lutero provò l’esperienza della torre (Turmerlebnis): un’improvvisa rivelazione, cioè l’assioma fondamentale della religione protestante, come egli stesso ammise gli venne in mente mentre si trovava «nella latrina della torre», leggendo e meditando sulla lettera di San Paolo ai Romani,[3] ed in particolare su alcuni passi, come: «poiché non c’è distinzione: tutti infatti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, essendo giustificati gratuitamente per la Sua grazia, mediante la redenzione in Gesù Cristo, che Dio ha esposto per espiazione col Suo sangue mediante la fede», da Romani 3,23-25; «poiché noi riteniamo che l’uomo è giustificato per mezzo della fede, senza le opere della legge», da Romani 3,28; «giustificati dunque per la fede, abbiamo pace con Dio, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l’accesso a questa grazia nella quale stiamo saldi e ci gloriamo, nella speranza della Gloria di Dio», da Romani 5,1-2.Lo studio della Bibbia, la preghiera e la meditazione lo aiutarono a pervenire a un intendimento diverso di come Dio considera i peccatori. Da qui, derivò l’idea che il favore di Dio non è qualcosa che si possa guadagnare, ma viene concesso per immeritata benignità a coloro che manifestano fede.Nella teologia paolina infatti l’apostolo sostiene che se noi avremo fede saremo giustificati da Dio per i meriti di nostro signore Gesù Cristo. Dio, e lui solo, ci darà la grazia, la salvezza giustificandoci. È questo il punto centrale di tutta la dottrina Luterana: egli infatti intende giustificati in senso letterale (iustum facere): essere resi giusti da ingiusti che siamo per natura (cfr. V. Subilia, “La giustificazione per fede”, Brescia 1976).È l’onnipotenza divina che è in grado di fare questo: trasformare il nero in bianco, rendere giusto ciò che per sua natura è profondamente ingiusto. È inutile che l’uomo “con le sue corte braccia” tenti di raggiungere Dio. L’uomo non può lusingare Dio con le buone opere, tanto più che il peccato originale lo porterà di nuovo irrimediabilmente a peccare. Tutto dipende da Lui, che interviene direttamente sull’uomo. Non c’è più bisogno del mediatore tra Dio e l’uomo: il sacerdote, ma è Dio che nella sua onnipotenza salva chi ha deciso ab aeterno (dall’eternità) di salvare.Lutero riesaminò mentalmente l’intera Bibbia per determinare se questa nuova conoscenza era in armonia con altre dichiarazioni bibliche, e ritenne di trovarne ovunque la conferma.La dottrina della giustificazione, o salvezza, per fede e non mediante le opere, o la penitenza, rimase il pilastro centrale degli insegnamenti di Lutero, che erano comunque derivati da quelli di Wycliff e di Huss.
I capisaldi della dottrina luterana
Salvezza per sola fede: la salvezza non si ottiene a causa delle buone azioni; si ottiene solamente avendo fede in Dio, che può salvare chiunque Egli voglia.
- Sufficienza delle ‘Sacre Scritture’: per comprendere le ‘Sacre Scritture’ non occorre la mediazione di concili o di papi; ciò che è necessario e sufficiente è la grazia divina e una conoscenza completa ed esatta di esse.
- Libero esame delle ‘Sacre Scritture’: chiunque, illuminato da Dio, può sviluppare una conoscenza completa ed esatta delle ‘Scritture’.
- Sacerdozio universale: per ricevere la grazia divina non occorre la mediazione di un clero istituzionalizzato: tra l’uomo e Dio c’è un contatto diretto.
- predestinazione del bene e del male
- negazione dell’infallibilità papale
- l’uomo compie azioni pie poiché è giustificato dalla grazia di Dio: non è giustificato a causa delle sue azioni pie.
Caro direttore,
il 1° settembre 2011 ho preso servizio in qualità di docente in una scuola secondaria di Milano. Quest’anno, diversamente dagli ultimi 12 anni, ho iniziato con un contratto a tempo indeterminato. Nel lontano 1999-2000, infatti, avevo sostenuto un esame per l’abilitazione partecipando all’ultimo concorso ordinario indetto dallo Stato. Passammo l’esame in un quinto degli iscritti. Quest’anno sono stata convocata per l’immissione in ruolo grazie al contingente ministeriale. Da allora ho intrapreso la professione di docente, che nel lontano 1999 avevo iniziato, dopo un’esperienza in una multinazionale americana, passando da una scuola all’altra, con supplenze brevi o con nomina fino all’avente diritto (per i non addetti ai lavori, se a scuola arrivava qualcuno che aveva più diritto di te, da un giorno all’altro, senza neanche dare spiegazioni, dovevi lasciare i ragazzi con i quali avevi instaurato un rapporto di fiducia, il tuo lavoro programmato faticosamente, e andare via senza poter dire nulla). Le consolazioni delle mie colleghe non andavano mai oltre il “funziona così, è capitato anche a me”.
In seguito sono arrivate le SISS, le scuole di specializzazione. Conosco colleghi che hanno studiato per sette e anche nove anni per avere due specializzazioni. Alle persone frequentanti le SISS sono state fatte false promesse. Si ventilava l’ipotesi che chi le avesse frequentate avrebbe potuto poi avere un posto nella scuola. Ad oggi le SISS sono state abolite. Mi ero informata anch’io per poterle frequentare, conscia del fatto che presto queste persone tutte più giovani di me mi avrebbero superato in graduatoria; di fronte all’evidenza che avrei dovuto rifare esami che avevo già sostenuto, oltre che pagare delle rette che equivalevano a quasi quattro anni di lavoro, mi sono tirata indietro. Nel frattempo ho iniziato a lavorare in università in qualità di cultore della materia, professione che svolgo per pura passione della disciplina che insegno e per tenermi costantemente aggiornata. Ma per scalare le graduatorie ci vuole ben altro! Ci vogliono i corsi Forcom on line! – diverse centinaia di euro regalati in cambio di due punticini per la graduatoria.
Mi sono rifiutata di fare anche questo e sinceramente ero arrivata a giugno scorso contenta del mio anno di insegnamento con i ragazzi ma, mi creda, nauseata dal sistema così disumano di reclutamento del personale. Mi sembrava di avere intrapreso una carriera a fondo cieco, senza sbocchi, con solo doveri, le assicuro non indifferenti – il lavoro di docente, se fatto con coscienza, è un lavoro pesante, impegnativo e di grande responsabilità. No comment sulle colleghe che passeggiano spensierate con le scritte sulla maglietta three reasons to be a teacher: June, July and August.
Grazie dell’accorato sfogo, frutto di una passione che non si rassegna. In 40 anni sul reclutamento è cambiato poco o nulla. 30 anni fa negli scantinati del Provveditorato di Milano ci strappavamo tra supplenti i pezzi di graduatoria abbandonati sui banconi per sapere punteggio e posizione. Si provi oggi ad assistere alle nomine nelle grandi città metropolitane. Rosario Drago in agosto a DiSAL parlava di “sistemi da caporalato”. E’ vero. Lo Stato tratta il personale della scuola proprio così. Nonostante questo la scuola si regge sulla dedizione e passione di pochi in ogni scuola, negli uffici, dediti oltre la non considerazione, nonostante lo strapotere sindacale, burocratico e politico. I rifiuti dilagano e i ricorsi pure, a decine di migliaia. In molti c’è strumentalità politica, ma c’è anche tanta rabbia. Nella mia scuola ieri mancavano 42 docenti su 98; tre aule non finite; 60 banchi e sedie non arrivati; hanno cambiato 4 applicati di segreteria su 6 (in sei anni ne ho visti passare 22!). Intanto l’attuale Ministro (ma anche gli altri facevano così) dice che “tutto comincia regolare”. Sto cercando dove…. Cerco di cominciare come ci dice la nostra professoressa: queste sono risorse personali, nostre, alle quali ognuno cerca di attingere; che norme, provvedimenti, strutture, finanze e poteri fanno di tutto per ostacolare. Eppure è “compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana”!
Due osservazioni. La 1ª relativa alla dichiarazione di essere “nauseata dal sistema così disumano di reclutamento del personale”. Oltre alla dis-umanità, il sistema di reclutamento risulta dispendioso in termini economici, di spreco di tempo e di risorse umane considerate gratuite e dovute. Pensiamo ai neo-assunti. Sono 30.482 insegnanti e 36.488 ata che hanno passato l’estate a tenere d’occhio le loro posizioni in graduatoria e le disponibilità di cattedre. Con loro 66.960 famiglie hanno avuto le ferie stravolte o annullate. Con loro molti impiegati dei Provveditorati e delle scuole. Nessuno contabilizza i costi di questa attività burocratica. Nessuno fa su di essa confronti internazionali! Una macchina burocratica simile si sta mettendo in moto per selezionare 2.386 d.s. su 42.158 candidati, con l’ausilio di una prova filtro basata su 5.750 quiz (detta “quizziario-scemenziario”). Gerarchia e burocrazia si sovrappongono alle attività vere ed essenziali. C’è come un’inversione di ruoli. La 2ª osservazione riguarda la frase:“La scuola statale sta ancora in piedi grazie a uomini e donne che lavorano con dedizione e motivazione”. Bisognerebbe aggiungere “malgrado i tagli, le riforme, l’azione dei vari ministri”. Gelmini, in carica da 3 anni, continua a fare annunci e promesse ma miglioramenti reali non se ne vedono. La scuola è un po’ come un’orchestra con bravi e appassionati suonatori ma senza un Direttore che sia veramente tale. Anzi!
Una sera sorprendo me stesso – una persona mite, una persona che ha studiato – a tirare una ciabatta contro il televisore, mentre su La7 un deputato di destra e un deputato di sinistra parlano di scuola. Ma non la tiro mentre parla il deputato di destra. La tiro quando il deputato di sinistra interrompe una signora chiaramente non-abbiente e non-colta che si sta lamentando perché nella scuola media pubblica frequentata dal figlio, in una cittadina qualsiasi della cintura milanese, gli immigrati rallentano le lezioni perché non parlano italiano, o perché non studiano, o perché fanno casino. E dopo averla interrotta, il deputato di sinistra le grida “Razzista! Questo è razzismo! Lei è razzista!”. Parte la giusta indignazione della donna: “No, io non sono razzista! Dov’è che devo mandarlo mio figlio, eh? Me lo dice?”. Parte la giusta risata del deputato di destra: “Ma guarda che così finiscono per votarvi soltanto nei salotti, eh!”. Parte la ciabatta.
Dom 2 Ott 2011
L’arte contemporanea è relativa.
L’occasione della Settima Giornata del Contemporaneo promossa dall’Amaci e alla quale aderisce anche l’Officina Solare è un’ottima opportunità per proporre all’attenzione del pubblico le opere della galleria, opere che visualizzano un cammino fatto di mostre ed eventi come anche un impegno costante nella valorizzazione del contemporaneo in una realtà, il Molise, dove è quasi assente la volontà di creare un sistema virtuoso dell’arte e dove in ogni attività sembra quasi di ripartire da zero. E’ questa anche l’occasione per riflettere sullo stato dell’arte in regione e non solo poiché se si organizza una giornata del contemporaneo significherà anche che a livello nazionale le cose non sono tutte rosa e fiori. Dopo il boom di musei d’arte contemporanea negli anni ‘90, dai fantasiosi acronimi, si è registrato un costante calo di investimenti sostituiti da sempre più invasive campagne di marketing per far fronte alla scarsa presa sul pubblico. Direttori e curatori, da idealisti e intellettuali, sono diventati cortigiani del sistema promuovendo l’ovvio per la ricerca del profitto mentre i musei sono diventati affari di famiglia (anche politica) in una rete di potere e legami che dai luoghi espositivi arriva alle aste e ai collezionisti. Pochi giorni fa Luca Beatrice, su Il Giornale, criticava giustamente la quantità di fondi che si stanno spendendo per la grande rassegna sull’Arte Povera che, diventata ormai “pura accademia travestita da concettuale per la smania di pochi collezionisti” , non attrae più il pubblico mentre attrae ancora gli speculatori e allora giù con rassegne strapagate e con Rivoli che, da più importante polo del contemporaneo in Italia, sembra diventato un circolo di famiglia sotto la guida di Andrea Bellini e Beatrice Merz. Ma gli esempi sarebbero tantissimi: dalla crisi del MADRE a Napoli al livellamento estetico operato dal Padiglione Italia di Sgarbi, dal crollo delle galleria al programma insignificante del MAXXI che sembra vivere esclusivamente in funzione della propria architettura. E se ci spostiamo alle Fondazioni il clima non cambia. Come scrive sempre Beatrice “L’estensione della famiglia nel mondo dell’arte si chiama Fondazione. Ovvero: ho un bel nome, metto su un progetto culturale e me lo pagate voi. All’opposto di ciò che accade in America, dove i ricchi finanziano l’arte, in Italia i milionari chiedono soldi pubblici per foraggiare le loro imprese cui frega a pochi, ma se qualcuno fa osservare che non ce n’è più si prende insulti o una mutanda in faccia” . Il momento è delicato e apparentemente senza vie di fuga; del resto anche l’arte moderna non se la passa bene: “Il ministero dei Beni culturali ha definito un “evento di portata storica” la spedizione a Cuba di un ‘Caravaggio’ che non è di Caravaggio; un alto prelato italiano sta cercando di spedire la Madonna di san Giorgio di Giotto a Mosca per ‘impreziosire’ le celebrazioni legate all’edizione dei testi di un concilio dell’VIII secolo; la Velata di Raffaello parteciperà al Ballo del Giglio del 2011, in un albergo di Montecarlo; i Baccanali Ludovisi di Tiziano saranno esposti ad Arcore, nella sala del bunga bunga, per evidenti affinità iconografiche. Una sola di queste notizie è falsa: ed è l’ultima. Ma è falsa solo perché i Baccanali appartengono al Prado, che è un museo serio di un paese serio” . Si tratta dell’incipit dell’articolo dello storico dell’arte Tomaso Montanari che, dalle colonne del Fatto Quotidiano, condanna l’ennesima operazione commerciale e pubblicitaria, il prestito della Velata di Raffaello, messa in piedi da una politica che ha perso da tempo il concetto di tutela e considera il capolavoro, che per diritto fa parte della comunità, una sorta di ambasciatore da far viaggiare in giro per eventi mondani. “E l’idea di noleggiare a privati le opere d’arte che appartengono alla collettività rappresenta eloquentemente il tono morale e il livello culturale dell’Italia del tardo berlusconismo: al punto che l’uomo simbolo di questa mirabile congiuntura, l’onorevole Domenico Scilipoti , ha trasformato questa idea in una proposta di legge per cui “le opere d’arte, inclusi reperti archeologici e similari, possono essere offerti in noleggio per un periodo prefissato di dieci anni tramite asta pubblica da gestire per via telematica”. L’obiettivo sarebbe quello di “valorizzare le opere d’arte che giacciono inutilizzate o sottoutilizzate in depositi museali o in altre sedi, promuovendo, attraverso il loro noleggio per un periodo decennale, l’arte e la cultura italiane nel mondo e, allo stesso tempo, contribuendo a ridurre il debito pubblico”… E non si sa davvero se sia più madornale la bestialità di pensare che le opere d’arte si debbano “utilizzare”; quella di considerare i depositi dei musei non quei magazzini di sapere e di storia che sono, ma cantine polverose e inutili; oppure l’idea che uno partecipi a un’asta telematica e poi si veda consegnare a casa – non so – una Immacolata in marmo del Seicento, un polittico a fondo oro del Trecento o un set di vasi greci. Ma ancora: uno potrebbe noleggiare un fonte battesimale romanico per il battesimo del nipotino, un’alcova barocca per la prima notte di nozze, una scultura del Novecento per un cocktail in giardino (No Arturo Martini, no party). Ma, al di là del folklore , ciò che nella proposta di legge Scilipoti, si legge benissimo è il principio di fondo: privatizzare, selvaggiamente, il patrimonio artistico di questo Paese” . Chiusa parentesi sul moderno non si può non notare come assistiamo ad una situazione degenerata col contemporaneo che da una parte cerca di tenere in vita istituzioni, concentrando quei pochi fondi ancora a disposizione, e dall’altra appare sempre più incapace di comunicare, vuoto e autoreferenziale, tenuto in vita esclusivamente dall’unicità dell’evento che sembra proporre, mentre poi tutto finisce alla chiusura del vernissage.
Jean Clair, storico dell’arte francese e stimato intellettuale, aveva anticipato la catastrofe dell’arte nel testo “Critica della modernità” ed oggi, dal limite del post-moderno, torna su quelle considerazioni con il libro da poco uscito in Francia “L’ hiver de la culture” (“L’inverno della cultura”). Nel “nostro” inverno, la cultura non è più spazio di una religiosità laica, né strumento per “rendere il mondo abitabile”, conducendo verso “una trascendenza al di là delle parole”. A prevalere è una logica mercantile. Clair spiega: “Siamo stati riportati a terra, tra paesi desertificati”. Dunque, addio cultura. “Resta solo il culturale: che è simulacro, imbroglio, scarto, parola di riflessi condizionati, dispersione, vaporizzazione”. Il passaggio dalla cultura al culturale (o culturame) è di fatto una riduzione sostanziale, è perdita dei fondamenti a vantaggio di una piattezza massificata, è l’abbandono della lotta e del tentativo di creare sistema. La “religione” dell’arte che ha smarrito la pratica trova in un finto culto di maniera il proprio status; le mostre blockbuster sono affollate come supermercati, le Biennali somigliano a discariche, il museo diventa una marca di lusso e si quota in borsa, l’arte è ridotta ad evento per attirare le folle, gli artisti studiano strategie di comunicazione e marketing, il mercato crea il valore dell’opera , i giudizi della critica sono ininfluenti in una realtà dominata dagli investimenti speculativi e il pubblico si illude di partecipare alla Storia mentre condivide solo divertimento. L’arte contemporanea è un “evento” spesso inutile, di forte impatto, certo, ma che poco ha a che fare con l’idea di cultura ed in questo si dimostra molto più conservatrice di tante altre forme di comunicazione. Sarebbe opportuno un diverso atteggiamento meno ipocrita, uno scavo intelligente in quel sottobosco magmatico e spesso semisconosciuto che la contemporaneità ci mette a disposizione, un’analisi oggettiva dei dati partendo dal territorio. l’Officina Solare nella realtà molisana, ma in generale tutte quelle associazioni che operano nelle zone marginali e di confine, ha dalla sua la volontà di uscire fuori dal sistema; non cerca l’evento ma tenta di creare insiemi muovendosi in quel limite, spesse volte difficile da rinvenire, tra dilettantismo e progettualità artistica autentica promuovendo l’artista in quanto uomo.
Nella misura in cui il valore, che oggi non è mai valore estetico, dovrebbe emergere dalla lunga durata il ruolo di una galleria, piccola o grande che sia, dovrebbe essere esclusivamente quello della ricerca, della documentazione e dell’indagine capillare; se per valore, però, intendiamo una “performance economica” dell’oggetto, frutto di operazioni speculative e passaggi, più o meno velati, in mostre-evento l’opera diventa prodotto e con essa anche lo spazio diventa creatore di merce. E così mentre si preparano eventi i musei diventano luoghi di transito di opere in giro per il mondo, i collezionisti si scambiano favori con le istituzioni, dagli storici dell’arte si passa ai curatori detentori, spesse volte, di una conoscenza solo procedurale e mai speculativa, il pubblico si smarrisce. Attratto dalla curiosità, incapace di guardare e comprendere le opere del passato (diventate ormai sistemi chiusi in assenza di risorse per la valorizzazione, mentre la Storia dell’Arte pian paino sparisce dalle materie scolastiche), pensa che sia più facile relazionarsi con l’opera contemporanea poiché illuso di essere lui il centro di un fenomeno creativo e comunicativo. Se è lo sguardo che crea l’opera ciò elimina il senso di colpa derivato dalla non comprensione ed annulla ogni sforzo interpretativo. Nel semplice guardare perdiamo la nostra autonomia, nel semplice commercio speculativo l’opera smarrisce la sua aura, nel vuoto esporre il museo diventa un’industria che trasforma l’arte in spettacolo. Oggi, dovunque, ritornando a Clair “prevale sempre la logica dell’evento spettacolare”; in nome del denaro l’arte è ridotta ad evento per attivare le folle, ma “non è questo il modo di democratizzare l’arte, questo è solo massificazione” dannosa che potrebbe essere evitata diffondendo e intensificando lo studio della “Storia dell’arte nelle scuole, affinché tutti abbiano gli strumenti culturali per comprendere le opere…l’opera esige, sempre, una sintonizzazione culturale, senza la quale risulta incomprensibile”. Ma, aggiunge opportunamente il critico francese “anche il mercato dell’arte prima o poi rischia di crollare. Un crac metterà fine alla bolla speculativa”. E forse la speranza sta proprio in questa crisi in quanto il capitalismo si è rivelato non solo ingiusto ma anche inefficace ed effimero: non solo seleziona proposte discutibili da un punto di vista della qualità, poiché si serve di un sistema schiavo del profitto e della raccomandazione, non solo è costretto ad “affittare” i propri capolavori a privati senza consapevolezza, non solo sminuisce la cultura riducendola a prodotto, ma non produce nemmeno ricchezza, non garantisce posti di lavoro ai professionisti del settore, mortifica l’arte, distrugge la tradizione e la Storia. Siamo del resto in un momento di svolta epocale: la recessione, se non condurrà ad una folle crisi del debito con relativo impoverimento generale e repressione sociale, porterà ad una revisione di tutto il sistema economico neoliberista, e anche la fisica non sta tanto bene. Col recente superamento della velocità della luce, infatti, l’universo (e anche l’arte) perderebbe molti dei suoi attuali vincoli. Sarebbe addirittura possibile violare il tempo che non avrebbe più una struttura lineare ma deformata: superando infatti la velocità della luce secondo la legge di Einstein un corpo arriverebbe in un punto B prima di essere partito in un punto A. Questo implicherebbe anche fenomeni come la sovrapposizione di piani spaziotemporali diversi o che ciò che è stato non svanisce nel nulla e ciò che sarà esiste già. Ed implicherebbe anche che io, dopo aver scritto tutta questa predica, mi ritrovi a curare una Biennale con le solite opere commerciali per i soliti collezionisti e speculatori.
Tommaso EVANGELISTA
[1] L. Beatrice, Con l’arte povera si diventa ricchi e potenti, in “Il Giornale”, 17 agosto 2011.
[1] Cit.
[1] T. Montanari, Velata o Velina? Raffaello, un escort al ballo di Montecarlo, in “Il Fatto Quotidiano”, 25 settembre 2011.
[1] Cit.
[1] A riguardo riporto un brano tratto da Dialogue avec les morts, autobiografia di Clair “L’asparago dipinto da Manet e la cipolla dipinta da Chardin non hanno prezzo. Non nel senso di un prezzo esorbitante, come le fragole in inverno, ma senza prezzo. L’aneddoto di Manet e di Ephroussi si riferisce appunto a questa impossibilità di assegnare un prezzo all’arte. A Ephroussi che chiede il prezzo di un quadro che raffigura un mazzo di asparagi, Manet risponde che costa ottocento franchi. Ephroussi rifiuta; non paga mai meno di mille franchi per un quadro. Manet rifiuta a sua volta: non ne vuole più di ottocento. Ephroussi insiste e gli mette in mano mille franchi. Poco dopo, Manet invia al generoso collezionista un piccolo quadro di un asparago, tutto solo, come un commerciante, all’ultimo minuto, al mercato, aggiunge un pomodoro o una mela al cesto della donna di casa. L’arte di oggi funziona sul principio opposto: ha un prezzo, spesso smisurato, ma è priva di valore”.
Tommaso Evangelista (Isernia 1983) è storico e critico d’arte e curatore indipendente. Dopo la laurea specialistica in arte moderna presso l’università La Sapienza di Roma attualmente sta frequentando il master di II livello in mediazione culturale nei musei presso l’università di Roma Tre. E’ studioso di storia e tecniche dell’incisione e delle teorie critiche del Novecento, oltre che del panorama artistico del Molise. Ha curato mostre in spazi pubblici e privati nella sua regione e diversi cataloghi per esposizioni e per singoli artisti. Pubblicista, scrive regolarmente per testate di settore e per la stampa locale e, attualmente, collabora come critico presso la Galleria Officina Solare di Termoli (CB).
Dom 2 Ott 2011
Helena Manzan: “mia foto nel fondo archetypo amazzonico”
Posted by Antonio Picariello under arte/teatroNo Comments
Manzan Helena, cuore brasiliano di Archetyp’art
Antonio Picariello
Nas sociedades fluidasa que propoem Bauman con visao clara, a funçao da arte cresce e multiplica o sentido dinamico de nossas vidas. Un arquetipo como o define Platao, transforma o foco central trabalhado da visao magica de Jung e idesenvolve o seu teor de coletor formidavel entre eminencia e transcendencia rendendo humano verdade existencial sincera. O artista passa a ser ponto principal capaz de captar linguagens desaparecidas e jamais expostas à conciencia humana e traduzindo-as ao mundo sob forma de visao cognitiva. Eis entao a força arquetipal de Helena Manzan, um dom sensivel de modelo da conciencia impirica unida a formaçao das academias que tem poder de desencadear o volume das percepçoes, nao somente oticas, na dimençao de um presente unido a um que se desfaz mastigando o gosto da sua historia no seu ser que foi processado, avenuto, revisionabile, mas nao absoluto. Arte nao gesticulada e organizada em um complexo geometrico que encontra a alma da naturesa e proteçao do logos, mas energia subtraida a uma paixao de viver na palavra invisivel do significado. Talvez un genius loci à Pierre Nora, um “lieux de mèmoire” que considera os lugares nao sinonimos a historia, mas uma divindade sempre em evoluçao pronta para as manipulaçoes do logos vencedor, maestro da reconstruçao problematica e incompleta do processo racional. Un avanço do logos, que para existir deve fagocitar o “prescedente”. Um processo canibal, uma historia ao serviço de quem a utilisa, pronta para esquecer aquilo que nao existe mais dano ao solo archetypo na sua potencia invisivel e sinsera de linguagem primorgial petrificada na sua verdade original, linguagem esclusiva da arte capaz de reconduzir o planeta na sua verdade existencial. Archetyp art na alma artistca de Helena Manzan è uma forma de salvar a ressonancia cavalaresca, a visao de uma magia intrinsica de sentimento potencialmente capaz de trazer no momento dinamico do sentir visivo, as lembranças ancestrais da memoria dos lugares, un sinal da natureza na força animal
Como un dom umanitario que sintetisa o foco sentral junguiano e os lugares da memoria norianas colocando-as na recordaçao do sagrado, o intimo da verdade no inconciente coletivo, no archetypo da natureza e o deixa vivo como viva è a existencia do planeta que sopra harmonia na voz da artista Helena Manzan.
Helena Manzan é nascida no Brasil, de pai Italiano e mãe Brasileira.
Formada em Artes Plásticas pela Universidade Federal de Uberlandia (MG), com especialização em Programação Visual.
No final dos anos 90 começa a expor nos Estados Unidos e na Europa.
Em 2002 transfere-se definitivamente para a Itália, onde reside e trabalha.
Além das exposições realizadas no Brasil, Manzan expôs em Nova York, Londres, Lisboa, Novosibirsk e em várias localidades Italianas.
Presente no
Pavilhao Italia
Da 54à Bienal de Venesa
REGIONE – MOLISE
11 JULHO – 27 NOVEMBRO 2011
WWW.MANZAN.ORG
Sab 1 Ott 2011