Agosto 2012


http://www.criticartmagazine.it/
a settembre apre il nuovo giornale delle arti, i collaboratori situazionisti internazionali siano pronti. ultimo riassunto del paradiso prima della terza guerra mondiale interattiva. Antonio Picariello (uno spazio particolare sarà a disposizione del movimento “TRANSREALISMO” http://mediterranews.org/2012/04/transrealismo-il-nuovo-visionario-francesco-guadagnuolo/
E ALLA CITTà DE L’AQUILA UNICHE VERITà DI INTERVENTO ITALIANO NEL PANORAMA DELLA RIVOLUZIONE CULTURALE DEL SECOLO NUOVO

OMAGGIO A IGNAZIO SILONE & ANNIBALE GENTILE

Il 22 agosto 1978 Ignazio Silone, ricoverato in una clinica svizzera, moriva a Ginevra. Il 18 aprile 2012, Annibale Gentile, uno dei suoi più attenti ed esigenti studiosi, ci ha lasciati a seguito di una banale caduta sulla strada mentre stava rincasando ad Avezzano. Ad entrambi è dedicato questo mio inedito testo.

***
Introduzione di A. Gasbarrini al volume di Antonio Gasbarrini – Annibale Gentile I Fontamaresi. La scuola “delle” libertà nella Fontamara d’Ignazio Silone (in corso di pubblicazione)

INTRODUZIONE

«L’unica mia paura è che quando morirò i lupi ti divoreranno».
«Quali lupi?” chiesi. «Non ne ho mai visti fuori dallo zoo».
«Lupi in veste umana» rispose gravemente.
In Severina (da un colloquio tra Ignazio e Darina Silone, qualche giorno prima della morte)

Aiutò a capire per poter lottare.
Aiutò ad amare per poter capire.
Annibale Gentile

Allorché si progetta la stesura di un libro, per di più scritto a quattro mani, è dato sapere solo quando si inizia (anno di grazia 1976). Né è facilmente prevedibile se sarà portato giammai a termine. ? il caso de I Fontamaresi. La scuola “delle” libertà nella Fontamara d’Ignazio Silone.
Questa la fedele genesi e la cronistoria della sua mancata pubblicazione.
Il giornalista, pittore, caricaturista, saggista, fotografo Annibale Gentile, nella sua amata veste di “Maestro di scuola elementare” in una quinta classe a Pescina dei Marsi dove insegnava, incardinava a metà degli anni Settanta l’intero corso di studio (italiano, storia, geografia…) su Fontamara.
Dalla lettura delle sue pagine i giovanissimi neo-fontamaresi, traevano poi gli spunti necessari per la loro reinterpretazione e riattualizzazione documentaria-creativa, con disegni, interviste, fotografie. Reinterpretazione compendiata nei quattro fogli del giornale rivoluzionario Che fare? Giornale dei cafoni di Fontamara, riproposto nella cartella d’arte I Fontamaresi di cui si dirà appresso
Tre gli articoli della prima pagina scritti con un pennarello marroncino citando letteralmente brani tratti dal libro, illustrati con altrettanti disegni. Il giornale della rivolta è il titolo scelto per l’editoriale («Volevamo dare al nostro giornale un titolo diverso. Abbiamo fatto tante proposte ma Scarpone non è stato d’accordo con noi. […] Il titolo che abbiamo alla fine scelto è stato quello di Scarpone: “Che fare?” […] Questo è un giornale per i cafoni, un giornale scritto a mano. Il primo giornale dei cafoni. Il giornale della rivolta»). Segue Hanno ammazzato Berardo Viola. Che fare? («Hanno ammazzato Berardo Viola. Lo hanno torturato, lo hanno impiccato per far credere che si era impiccato. […] Hanno ammazzato il cafone più forte, ma non sanno che la morte di Berardo ci ha fatto diventare più forti anche a noi. Abbiamo deciso di fare la rivoluzione. W BERARDO VIOLA»). Chiude con È morta anche Elvira («Per il dolore è morta anche Elvira. […] Sono morti tutti e due come Romeo e Giulietta»).
Nella seconda pagina, anch’essa tripartita, campeggiano i testi ed i disegni di Hanno tolto l’acqua. Che fare? e Hanno dato le terre ai Ricchi. Che fare?, mentre per il terzo articolo Il prete si rifiuta di seppellire i nostri morti. Che fare? è riportato unicamente il disegno. Anche nella terza pagina sono effigiate le sole illustrazioni di In nome della legge violentano le nostre donne. Che fare? e L’impresario ci tratta peggio dei suoi cani. Che fare?, mentre sotto il titolo e la relativa vignetta di Don Circostanza è una carogna. Che fare? c’è una NOTA DELLA REDAZIONE firmata da Annibale Gentile (datata Pescina dei Marsi, dicembre 1978, e perciò a circa quattro mesi dalla scomparsa dello scrittore abruzzes), il quale chiarisce le ragione degli spazi “tipografici” lasciati in bianco: «Quattro anni dopo. Che fare? Questo giornale, il giornale della “rivolta dei cafoni” è rimasto incompiuto. Al termine di quell’indimenticabile anno scolastico le nostre strade si divisero. Dovemmo lasciarci troppo presto. Ecco perché nel giornale sono rimasti gli spazi in bianco. Ma proprio per questo ora abbiamo una ragione in più per rivederci, per ritrovarci. Sarà domani, o chissà, ma ci ritroveremo. Dobbiamo riempire quegli spazi vuoti, dobbiamo riprendere un lavoro interrotto. E insieme un cammino. Ripartiremo da Fontamara, per arrivare lontano, dove ci porterà la grande lezione di Ignazio Silone». A seguire i nomi dei 18 alunni e “il loro maestro di quinta elementare Annibale Gentile”. Della quarta pagina, eccone il titolo ed il testo scritti in caratteri cubitali: «Cafoni, ribelliamoci. Dopo tante pene e tanti lutti, tante lacrime e tante piaghe, tanto odio, tante ingiustizie e tanta disperazione, Che fare?».
Nella primavera del 1975 il Maestro Gentile e la sua scolaresca vanno a trovare lo scrittore a Roma nel suo appartamento di Via di Villa Ricotti, esibiscono con orgoglio il loro giornale, raccontano per filo e per segno questo o quel passo di Fontamara, intervistano in diretta il “compaesano”. Vanno poi insieme, sullo stesso autobus da cui erano partiti da Pescina, in una trattoria scelta da Silone (si leggano, in proposito Silone vivo e Intervista a Ignazio Silone).
Il tutto è documentato da alcune belle foto scattate da Gentile, con Silone sprofondato in una poltrona: attorniato dai piccoli fontamaresi mentre sfoglia il Giornale dei cafoni di Fontamara, “tradendo” (questa volta sì) la sua connaturata tristezza somatica, con un compiaciuto sorriso. Quelle straordinarie immagini continuano ancor oggi a fare il giro del mondo. A proposito. Le foto n. 10 e n. 11 riprodotte nell’inserto al volume di Stanislao G. Pugliese Bitter Spring. A life of Ignazio Silone, New York, 2009, sono di Annibale Gentile, il cui nome viene arbitrariamente sostituito dall’autore con la didascalia “Courtesy Centro Studi Ignazio Silone, Pescina”; idem per la foto graficizzata nella copertina. Sarebbe stato sufficiente, più che aggirare il diritto d’autore, prendere esempio dalla quarta di copertina del romanzo incompiuto Severina – a cura di Darina Silone, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1983 – dove è riprodotto uno dei più malinconici ritratti fotografici di Ignazio Silone, con l’indicazione dell’autore, Annibale Gentile, appunto).
Subito dopo quest’irripetibile “incontro romano” nasceva in noi due l’idea di dare voce e corpo a I Fontamaresi. La scuola “delle” libertà nella Fontamara d’Ignazio Silone. Pubblicazione peraltro incoraggiata dallo stesso Silone e dalla moglie Darina.
Nel 1978 eravamo a buon punto per gli ultimi “ritocchi”, allorché ci ferì l’infausta notizia della scomparsa dello scrittore abruzzese in una clinica di Ginevra. Che fare?, per onorare al meglio la sua memoria?
Un altro libro. Incentrato questa volta sui giudizi di carattere politico, culturale ed artistico che stavano uscendo copiosamente su giornali, riviste, radio e televisioni in ogni angolo della terra. Detto e fatto: Silone tra l’Abruzzo e il mondo. Le due edizioni (la seconda ampliata), uscite tra l’inizio del 1979 e la metà del 1980 ci davano ragione sulla felice intuizione, grazie all’indubbio successo editoriale riscontrato.
E I Fontamaresi. La scuola “delle” libertà nella Fontamara d’Ignazio Silone? Ancora nel cassetto, sì, ma i cui contenuti testuali e iconografici venivano in parte anticipati con una cartella d’arte tirata in 70 esemplari, titolata appunto I Fontamaresi, pubblicata con il consenso ed il conforto della vedova Darina Silone. Recante tra l’altro, tre incisioni dell’artista Federico Gismondi ispirate alle pagine siloniane, nonché, come si è già detto, la riproduzione del Giornale dei cafoni di Fontamara.
Il denso materiale documentario sulla figura e l’opera dello scrittore abruzzese, raccolto e pubblicato in Silone tra l’Abruzzo e il mondo, aveva sollecitato la nostra curiosità “d’incalliti studiosi siloniani” soprattutto per quanto riguardava la sua militanza comunista. Facendo così slittare ulteriormente di ben “due lustri” la programmata uscita de I Fontamaresi.
Non eravamo soddisfatti, per il decennio 1921-1931, né per quanto rinarrato in Uscita di sicurezza e negli altri scritti autobiografici, né tanto meno per la rivisitazione di quel periodo emergente dagli articoli, dai saggi e dai vari documenti che sarebbero poi stati pubblicati nel nostro volume. Per questa semplice ragione, negli anni Ottanta ci buttavamo a capofitto in un’altra avventura editoriale. Dopo pluriennali ricerche d’archivio condotte prevalentemente nell’Istituto Gramsci di Roma, approdavamo nel 1989 nell’altra pubblicazione curata sempre a quattro mani Ignazio Silone comunista (1921-1931). Nelle sue dense pagine, in cui una serie di documenti inediti relativi alle relazioni tenute dal “compagno Pasquini” nelle riunioni degli organi apicali comunisti e alla corrispondenza intercorsa con i protagonisti del partito, nonché la riproposizione di molti suoi dimenticati testi usciti prevalentemente su Lo Stato Operaio, emergeva a tutto tondo, e per la prima volta, un’inedita figura dell’Ignazio Silone rivoluzionario. Anche questo secondo volume fu ben accolto, innanzitutto da storici e studiosi siloniani. Figura storicamente, e di riflesso, letterariamente sfregiata dalla metà degli anni Novanta – si può affermare sino ai giorni nostri – dall’escalation di scoop “diramati” a distanza cadenzata dagli storici Biocca e Canali (i paventati lupi «in veste umana»). Dalle loro ricostruzioni pseudo-biografiche basate su carte d’archivio, quello stinco di santo d’Ignazio Silone altri non era (e, alla fin fine non è stato) che una precoce spia di 19 anni al servizio della polizia politica prima dell’avvento del fascismo, dell’OVRA poi, ancora, degli americani dell’OSS negli anni Quaranta e persino della CIA in quelli Cinquanta-Sessanta.
Non è questa la sede per controbattere con la sola logica e non già carta su carta d’archivio – così come hanno già fatto solidi storici della levatura di Mimmo Franzinelli, Sergio Soave e Giuseppe Tamburrano o fini critici letterari alla stregua di Bruno Falcetto curatore dei due monumentali volumi mondadoriani dedicati allo scrittore abruzzese – le corrosive tesi dei due studiosi. Sfociate nel 2005 nella falsificante biografia bioccana Ignazio Silone. La doppia vita di un italiano.
Da parte mia e Gentile si dava subito mano all’“impianto” di un altro libro scritto di nuovo a quattro mani sull’intera vicenda titolato Ignazio Silone: la spia in/fame venuta da Fontamara, all’insegna del “lasciamo decantare la sterile contrapposizione tra innocentisti e colpevolisti” (a breve, ed a distanza di poco più di tre lustri, dovrebbe anch’esso vedere finalmente la luce).
Quest’obbligata scelta rimandava ancora una volta alle calende greche l’uscita de I Fontamaresi. Agli inizi del 2009 era già tutto pronto per la stampa (ancora non avevamo scritto la presentazione, anch’essa prevista a quattro mani) allorché il tragico sisma aquilano del 6 aprile scombussolava il tran tran della mia vita quotidiana, costringendo me ed i miei familiari ad un forzoso e perdurante esilio nella costa teramana, tant’è che il mio nuovo alias è Il Naufrago.
Pubblicazione adesso portata personalmente a termine anche per onorare l’impegno morale ed ideale preso con Annibale. Precocemente scomparso qualche giorno fa a causa di un banale, sciagurato incidente* .
Ma, naufragi(o) esistenziali a parte, dalla lettura de I Fontamaresi. La scuola “delle” libertà nella Fontamara d’Ignazio Silone, dovrebbe scaturire, anche per il lettore più smaliziato, quella naturale empatia con i Fontamaresi di ieri, oggi e domani, così magistralmente effigiati e profeticamente prefigurati (mi riferisco ai nuovi poveri-cristi-cafoni contemporanei) nelle scarne, ossute, eppur splendide quanto attualissime pagine del primo scritto creativo di Silone durante il quindicennale esilio in terra svizzera.
Nell’Appendice, anche per controbattere educatamente il primo non-scoop del Silone-spia dell’OVRA divulgato ai quattro venti massmediatici da Dario Biocca nel 1996, si ripropone integralmente l’informativa dell’OVRA datata 16 gennaio 1935 in cui si può tra l’altro leggere: «Il Tranquilli, com’è noto, non fa mistero alcuno del suo profondo odio contro il Fascismo, cui, da comunista qual è, attribuisce la morte, avvenuta nelle carceri italiane, del fratello Romolo, che egli cercò di giovar quando tentò di prestarsi come nostro informatore [il corsivo è mio] e che ritiene fermamente sia morto in seguito a sevizie subite». L’editato documento, messoci a suo tempo a disposizione dal nipote di Silone, Romolo Tranquilli jr., è stato infatti pubblicato sul finire degli anni Settanta proprio nelle due edizioni del nostro Silone tra l’Abruzzo e il mondo; perciò ben “tre lustri prima” del falso scoop di Biocca. Inoltre i tanti documenti reperiti da Romolo Tranquilli jr. erano stati già resi di dominio pubblico con un’apposita mostra tenuta a Pescina nell’aprile del 1979 in concomitanza del Convegno internazionale “Incontro-dibattito sulla figura e l’opera d’Ignazio Silone” a cui partecipammo anch’io e Gentile. L’informativa pertanto era ben conosciuta, contrariamente a quanto affermerà Biocca in vari passi dei suoi scritti, sia da Darina Silone che da Luce D’Eramo, entrambe attive collaboratrici con testi scritti ad hoc, come Primo incontro con Ignazio Silone della stessa Darina.
Il tutto, qui telegraficamente ricordato, doveva quasi certamente essere a conoscenza di Biocca e Canali (i due nostri libri compresi, mai citati nei loro scritti, a quanto mi risulta), tant’è che in una nota del loro volume L’informatore: Silone, i comunisti e la polizia uscito nel 2000, Biocca annota: «Desidero ringraziare quanti mi hanno aiutato a condurre a termine questo lavoro. […] Ringrazio anche Romolo Tranquilli per avermi incoraggiato a proseguire il lavoro di ricostruzione documentaria».
A fianco dell’informativa del ’35, e per ribadire l’esistenza storica di una verità “altra” rispetto a quella che sarebbe stata accreditata da Biocca e Canali, veniva pubblicata (ora riproposta sempre nell’Appendice) una delle prime recensioni di Fontamara. Guarda un po’ il caso, effettuata dall’OVRA. Datata Roma, 26 luglio 1933, era qui parafrasata (con una serie di strafalcioni) la recensione di Oda Olberg appena pubblicata sull’Arbeiterzeitung.
Tornando al sottotitolo de I Fontamaresi. La scuola “delle” libertà…, è bene fare un’utile precisazione. Dalla pubblicazione (a cura di Lamberto Mercuri, 1979) del “Memoriale” alla Procura Federale Svizzera scritto il 17 dicembre 1942 da Secondo Tranquilli mentre è rinchiuso nel carcere a Zurigo («[…] essendo sottoposto ad un’inchiesta per una certa attività politica da me svolta, assieme ad altri amici verso l’Italia […] Arrivato quasi a termine del mio romanzo “Il seme sotto la neve”, avevo cominciato allora a scrivere un altro libro, “La scuola della libertà”, come continuazione positiva e contrapposta alla “Scuola dei dittatori” […]»), si è potuto apprendere di questa sua intenzione lasciata per strada al solo stato d’abbozzo.
Quanto alla siloniana parola-guida Libertà, un non secondario particolare c’illumina sul contesto storico in cui il Centro Estero del Partito Socialista Italiano da lui guidato operava. Ulteriormente interrogato il 29 dicembre sull’avvenuto sequestro del cliché LIBERTÀ così rispondeva: «In una delle sue ultime comunicazioni il CI [Centro Interno del Partito Socialista Italiano, n.d.a.] ci informò di essere in possesso di una duplicatrice Gestetner, per la quale occorrevano però dei clichés dei quali essi non avevano disponibilità. Il CE si dichiarò disponibile ad acquistare dei clichés d’occasione per poterli pio inviare al CI. Non v’è dubbio che i cliché in questione siano proprio i clichés “Libertà”». Nella relazione datata Berna, 11 febbraio 1943, redatta dal Dipartimento di Polizia e Giustizia per l’espulsione di Tranquilli e Formica [un altro membro del CE arrestato, n.d.a.], in merito al cliché viene puntualizzato: «[…] Una ulteriore indagine condotta sull’accertamento dei vari favoreggiatori con nomi di copertura a Zurigo, portò alla scoperta del CE e all’arresto del Tranquilli il 14-12-1942. I clichés erano stati confezionati, per incarico del Tranquilli, alla ditta Allemand & Gheringer, Freistr. 24, Biel.[…]».
E, siccome il primo titolo originale del libro progettato era “La scuola del dittatore” (al singolare), in modo analogo ne I Fontamaresi “La scuola della libertà…” è stata trasformata ne La scuola “delle” libertà: libertà plurali e pluralistiche (pedagogiche e creative innanzitutto) seminate a piene mani dalla primaverile lectio magistralis di Annibale Gentile.

* Il 17 aprile 2012, intorno a mezzogiorno, Annibale Gentile cadeva rovinosamente in un sottopasso della strada che conduceva alla sua casa in Avezzano, battendo la testa sull’asfalto. Veniva subito soccorso da un passante che aveva assistito alla tragica scena e trasportato con un’autoambulanza, in stato di shock, nel reparto di rianimazione dell’ospedale civico. Alle ore 17 circa del giorno successivo veniva certificata la sua morte cerebrale.
Il 19, giorno del mio luttuoso compleanno, ero nel suo bunker-studio dove ho riletto il testo pubblicato nelle due edizioni del libro curato a quattro mani nel 1979 Silone tra l’Abruzzo e il Mondo. Decidevo là per là di utilizzare il suo scritto per la presentazione de I Fontamaresi. La scuola “delle libertà” nella Fontamara d’Ignazio Silone. I continui riferimenti a nomi e testate di giornali e riviste si riferiscono agli articoli usciti tra la data della morte dello scrittore abruzzese avvenuta il 22 agosto 1978 e quella della prima edizione di Silone tra l’Abruzzo e il mondo, articoli pubblicati in forma anastatica e debitamente tradotti, se necessario. (A. G.)

http://neveaquadrelle.wordpress.com/

Autore Gioconda Marinelli
Titolo L’UOMO CHE FONDEVA LE CAMPANE
Di mio padre, di me e altro

Formato 140 x 210
Pagine 110
Prezzo € 10,00
Isbn 978-88-7937-592-4

L’uomo che fondeva le campane è la storia di Pasquale Marinelli che, nella sua vita, ha continuato con passione la millenaria tradizione della famiglia: la fusione delle campane in Agnone nel Molise, un’arte singolare, tramandata da padre in figlio. In queste pagine, la figlia Gioconda, come se fosse ancora vivo, continua a dialogare con lui, e tra sentimenti, memoria, luoghi dell’anima, tradizioni, rievoca un passato a lei caro. Rivive momenti indimenticabili, incisi nel bronzo e nel cuore: l’amicizia con i Pontefici, la visita di Papa Wojtyla in Agnone, nel paese “città d’arte e di storia”, l’affetto per padre Pio, oggi santo, che volle il maestoso concerto di campane per il Santuario di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo. Confida al padre pensieri, dubbi, ansie e gioie della sua vita, sottolinea i passi più belli che si incontrano in letteratura sui sacri bronzi.
Tra romanzo e saggio, le sue pagine sono una lettera aperta in cui racconta la saga di una famiglia, quella della Pontificia fonderia Marinelli, la seconda azienda più antica del mondo, che ha fuso campane celebri presenti in tutto il mondo, diffondendo rintocchi di pace e di fede in luoghi vicini e lontani, come nei più importanti santuari italiani – tra gli altri, quelli di Pompei, Montecassino, San Giovanni Rotondo. Voci degli angeli giunte fino ad Addis Abeba, alle Antille, concerti che hanno oltrepassato ogni confine: Gerusalemme, Manila, Tokyo, Seul, Mozambico, Macau, Cracovia, Montpellier, Hiroshima, Pechino, Maracaibo, e che continuano a risuonare oggi per mano di Armando e Pasquale Marinelli, figli di Ettore e nipoti del “patriarca delle campane”, affiancati dalla presenza partecipe e affettuosa delle cugine Gioconda e Gabriella.

Gioconda Marinelli, nata ad Agnone, in Molise, vive e lavora a Napoli.
Naturalista e biologa, scrittrice e giornalista, collabora con il quotidiano «Il Mattino», con la rivista «Musical!» e con il notiziario on line di cultura e spettacolo «Enneti».
Ha scritto libri di poesie, tra cui Fusione di frammenti, con prefazione di Maria Luisa Spaziani (Marotta, 1994), e Canto e tre voci, con Maria Orsini Natale e Anna Maria Liberatore, introdotto da Dacia Maraini (Avagliano, 1999). Ha pubblicato diverse biografie di artisti: Dal Trianon al Sannazaro. Luisa Conte con il teatro dell’anima (Gallina, 1996); Tina Pica (Gallina, 1999); con Pietro Gargano Mirna Doris. Regina e Reginella. Una grande voce a difesa della canzone napoletana, (Gallina, 2002) e Mario Lanza- La leggenda- Filignano non dimentica (Magmata, 2005). Con Katia Ricciarelli Altro di me non saprei narrare, (Aliberti, 2008); con Angela Matassa Dacia Maraini in scena con Marianna, Veronica, Camille e le altre, ( Ianieri, 2008), Sandra Milo- la mia dolce vita, Miranda Martino- 70 ottimo stato (ed. Del Delfino 2004) e alcuni testi teatrali. Il girasole della memoria, una lunga intervista a Maria Orsini Natale (Avagliano, 2009). Ancora tre libri con Dacia Maraini: Dizionarietto quotidiano (Bompiani, 1997), Dentro le parole (Marlin, 2005) e Dacia Maraini in cucina (Marlin, 2007). Ha firmato monografie sull’arte antica delle campane, una tradizione millenaria che la sua famiglia di fonditori continua a praticare con passione. Ha curato Il tempo dei ricordi, una raccolta di racconti del padre Pasquale (Colonnese, 2000), prefazione di Dacia Maraini.

1* COMANDAMENTO DEL GUERRIERO ARCHETYPALE- SE OGNI MATTINA SMASCHERI UN FALSO INTELLETTUALE OPPORTUNISTA O UN FALSO ARTISTA VANITOSO GUADAGNI IL CIELO PER LE GENERAZIONI FUTURE.
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Mandra Stella Cerrone buongiorno!

Il Kali Yuga è l’ultimo dei quattro Yuga, e alla sua fine il mondo ricomincerà con un nuovo Satya Yuga (o Età dell’oro); questo implica la fine del mondo così come lo conosciamo (più di ciò che accadde alla fine degli altri Yuga, perché la Storia cadrà nell’oblio) e il ritorno della Terra ad un paradiso terrestre.Durante quest’epoca si assiste ad uno sviluppo nella tecnologia materiale, contrapposto però ad un’enorme regressione spirituale. Kali Yuga è l’unico periodo in cui l’irreligione/ateismo è predominante e più potente della religione; solo un quarto di ognuna delle quattro virtù del Dharma (penitenza, veridicità, compassione e carità) sono presenti negli esseri umani. La nobiltà è determinata unicamente dalla ricchezza di una persona; il povero diviene schiavo del ricco e del potente; parole come “carità” e “libertà” vengono pronunciate spesso dalle persone, ma mai messe in pratica. Non solo si assiste ad una generale corruzione morale, ma le possibilità di ottenere la liberazione dall’ignoranza, il Moksha, si fanno sempre più rare a causa del generico declino spirituale dell’umanità.

ci sono sempre dei collegamenti, nulla nasce a caso. L’artista autore dell’altare e dell’ampone alla sua prima presentazione pubblica lo presentai con un testo che comparava l’arte creativa cristiana con il Brahmana. un altro artista senza coscienza quando lo presi a carico per dargli una linea di ricerca sensata costruiva quadri stampa con le Y. entrambi questi artisti di termoli portano nell’inconscio l’archetyp’art dei Genius Loci del luogo e dei Lari, ma entrambi mancano di sostanza veritiera per fare in modo che la loro fede nell’arte possa attivare la magia della salvezza collettiva e del cambiamento. a.p.
http://www.turismoinsolito.com/articoli/italia/MOLISE/IL-SEGRETO-CELATO-DELLA-CATTEDRALE-DI-LARINO/

http://www.montesantangelo.es/index.php?option=com_content&view=article&id=255&Itemid=325

 

Il lettrismo

« Arte che accetta la materia delle lettere ridotte e diventate semplicemente se stesse (aggiungendo o sostituendo totalmente gli elementi poetici e musicali) e che le supera per plasmare nel loro blocco delle opere coerenti »

Frammenti di un Discorso disamoroso tra un giovane critico e un maturo situazionista che fuma sigari alla vaniglia

sono curioso di leggere il tuo testo, sarà sicuramente diverso da tutti gli altri e fornirà una chiave di lettura nuova al tutto il contesto dell’arte m—-, cosa della quale c’era bisogno, per quanto dovrebbe uscire? su pettinicchi invece è un bel lavoro, io mi sto occupando della parte storica e della grafica e incisione…antonio è veramente un artista viscerale e lo capisci quando lo incontri, non ne vuole sapere di critica o riflessioni personali, per lui parlano le sue opere e basta…ultimamente comunque sto facendo anche delle ricerche più prettamente storiche per la soprintendenza, insieme al soprintendente

no questo mese no ma mi hanno assicurato che uscirà per il prossimo, purtroppo la crisi si fa sentire anche per loro dato che vivono di pubblicità riguardo alla galleria la questione è delicata, fin dall’inizio, pur conoscendo le vicissitudini, mi sono voluto tirar fuori da ogni polemica sia perchè avevo rispetto e apprezzamento del tuo precedente lavoro
in questi due anni ho fatto e scritto molto ma in cambio ho ricevuto un mondo di esperienza sul campo e ho avuto la possibilità di conoscere e farmi conoscere da tanti artisti e professionisti; quel poco di stima che ho accumulato in molise —-riguardo alla gestione non ho mai chiesto in modo approfondito, so che vi è una sottoscrizione e che ricevono, in quanto associazione, delle somme dalla provincia, non mi sembrava neanche il caso chiedere oltre…a pagare non mi ha mai pagato
comunque “lavorare” nella qualifica di curatore (se fossi rimasto a roma, esperienze di miei amici, in qualsiasi galleria mi avrebbero messo a spedire la posta)
certo è che più passa il tempo e si accumulano impegni più mi riesce difficile curare tutti gli aspetti della galleria (dal sito, ai comunicati stampa, testi e allestimenti), fin quanto si tratta di scrivere una breve critica la cosa è diversa, e se comunque in futuro dovessi vedere che mi è sempre più difficile farei presente l’aspetto economico e l’impegno assunto
sinceramente non voglio assolutamente pensare che … incassi ulteriori soldi e non mi retribuisca, e che si gongoli in questa situazione, ancor più perchè sa che sono disoccupato (ma questa in italia non è una novità) e la fatica che mi costa in tempo e impegno scrivere i testi e curare le mostre mi dispiace per quella serata alla Palladino, in effetti il testo, col senno di poi, non era proprio dei più adatti e andava ridotto e sistemato, se poi è stato letto anche male è stato un disastro

già, alla Beuys, vediamo che esce per adesso è un’ipotesi…il molise, è un posto ostico per fare cultura, io mi do ancora qualche anno e poi penso farò un serio pensiero per l’estero
sai qualcosa di questa iniziativa?chi gestisce la galleria?
un abbraccio
tom

scusa, ma l’intervista che fine ha fatto?
è uscita questo mese sul mensile una parte mentre l’integrale si trova sul loro sito
bene, grazie.

sai che non riesco a trovarla… mi puoi inviare il link

un attimo che vado a controllare

antonio ancora non la caricano…ho mandato adesso una mail a manuel così lo aggiorna a breve
a ecco…. stammi bene
.la colpa è mia che non li ho seguiti, hai ragione…
cos’è fare storia? cos’è difendere un territorio e i suoi artisti? dove si deve fermare il lavoro del critico rispetto a quello dell’artista? come sai non nasco come critico ma come storico, per formazione non concepisco la critica come militanza, non ne sarei in grado, io leggo le immagini, do una mia chiave di lettura che cerca di rendere chiare le opere, cerco di conoscere il pensiero degli artisti, da dove partono e dove vogliono arrivare…seguo la storia dell’arte e delle forme, di meno quella delle idee…se adesso mi trovo in qualità di critico è per una serie di eventi e circostanze…mi sta bene, certo, ma è meno di due anni che ho cominciato…mi chiedi un atteggiamento che richiederebbe molti e molti anni di lavoro sul territorio e di esperienze e contatti, che richiederebbe forse anche delusioni e fraintendimenti, mentre non so se l’anno prossimo farò ancora questo “lavoro”…mi sto formando un’opinione, mi sto documentando, leggendo il più possibile la storia dell’arte del molise (compresi i tuoi testi) ma sono il primo a rendermi conto che i miei scritti sono ancora parziali e non riescono a tenere conto di tutto quello che c’è stato prima…in galleria a termoli è diverso e funziona così…ho conosciuto… per caso, mi ha chiesto di scrivere un testo archetipart quando sono entrato non esisteva più, …. ha preferito proporre uno spazio che fosse a disposizione del territorio e che proponesse quanti più eventi possibili…non tutti li curo io naturalmente…molti artisti li contatta ,,, (è il caso di poker d’assi visto che non conosco personalmente nessuno degli altri tre artisti e che quindi non è stata una mia iniziativa)…in questi casi il mio testo è funzionale alla mostra, come se fosse una recensione o un commento , e magari cerco di proporre un’intervista facendo parlare gli artisti quando non riesco a visionare direttamente le opere…poi ci sono le mostre che curo io, quando prendo direttamente contatto con gli artisti, ne discutiamo insieme, proponiamo idee e soluzioni…in quel caso si può parlare veramente di critica perchè tutta l’esposizione nasce da questo scambio…in questi casi sono contento di aver proposto anche qualche giovane e nuovo artista e guardando le mostre passate penso si riesca a capire quelle che ho curato io direttamente cercando di dare una linea diversa e quelle alle quali ho “prestato” solo la penna…certo, sul manifesto esce a cura mia ma più volte ho chiesto a …. di evitare questa sottolineatura detto questo nei tuoi riguardi non ho applicato mai nessuna di quelle soluzioni…mi rendo conto di essere in una situazione più grande di me, in dinamiche delle quali non c’entro nulla ma che per forza di cose mi vengono a qualificare come usurpatore o falsificatore…e il mio peccato originale è semplicemente quello di curare e presentare delle mostre in galleria…probabilmente verrò scartato e si dimenticheranno di me fra poco, non sono uno di quelli che si monta la testa…in questo momento ho semplicemente uno spazio a disposizione nel quale, a volte, proporre e sperimentare e dove, sopratutto, fare esperienza visto che quella non te la insegna nessuno (quali altri spazi ci sono in regione ai quali chiedere di fare esperienza?il maci di cambellone o il museo di casacalenda?darebbero così facilmente spazio alla tua penna e alle tue idee?)…ho milioni di altre cose da fare oltre a scrivere per la galleria…ho un master da finire e concorsi da provare e sto tutto il giorno sui libri sperando in un briciolo di posto in questo mondo che sia quantomeno in relazione con i miei studi e i miei desideri…sinceramente non capisco dove sia sbagliato il mio atteggiamento e quali siano le mie colpe…se hai soluzioni suggeriscimele

ecco vedi questa è un’accogliente risposta. Un punto di vista che apre discussione e costruzione di valori, questa lettera rilancia il contenuto dell’intervista a favore di omar calabrese. Questa è una forma accettabile che richiama la mia responsabilità intellettuale nei tuoi confronti. Giustamente pianifichi la storia degli ultimi due anni, organizzi il casellario definendoti critico per analisi storica e non militante, certo caro Tom., un bravo storiografo, ma l’arte contemporanea è arte vivente e in questo modo è come se si analizzassero le fibre vitali attive e produttive con il criterio della vivisezione sui cadaveri. Guarda lo stesso Bonami in quella cre… di libro di potevo farlo anch’io, nella premessa per imbecilli andicappati la dice onestamente e bene al riguardo. A volte i libretti per masse aiutano a capire i vari Morris, i Cesare Ripa, Erwin Panofsky e tutta la filiera che segue. A questo proposito forse ti sarebbe utile, se non l’hai già letto, Flavio Caroli per risalire le origini dell’arte, quindi gli archetipi come mio criterio di ricerca, nel dialogo storico e contestuale polare tra Oriente e Occidente e subito comprendi che la funzione che tu stai svolgendo è funzione esegetica importante soprattutto in un luogo storico come termoli che ha una collezione di arte contemporanea fondamentale. Se credi che i vari ….. e i de …. o gli argan o i mar… siano oggi sufficienti a sostenere la nostra vita illuditi pure, ma non dirmi che il tuo ottimo impegno di studioso non comporta responsabilità di scelte. Questo non è vero. Tu stesso confermi i miei dubbi, ovvero che il signor gervasio stia utilizzando la tua magnifica formazione per suo uso e consumo. Non ti accorgi di come ti sta manipolando? Hai bisogno di sbatterci il muso contro per capirlo. Un critico non permette ad un artista millantatore di assumere linee estetiche senza una precisa strutturazione. Con me lui seguiva la mia linea di movimento firmato con tanto di manifesto da artisti di primo calibro francesi e italiani. Con questa linea gli ho portato a vincere il premio termoli, appunto, gli ho dato la storia, ma non era capace di sostenere un tale livello per cui invece di evolvere ha deciso di ritornare al suo stadio di provinciale circondandosi di ragazzine del liceo e di bricolaggisti che avrebbero potuto facilmente e inconsapevolmente assecondare il suo limitato stadio di ricerca artistica. Ma credi sul serio che dopo tutti i tuoi studi e sacrifici tu ti debba ritrovare a fare il portaacqua del na..? Era quello contro cui lottava saquella sai, l’amico di b. e che b. ha lasciato morire senza alzare un dito in sua difesa. Vuoi sapere chi lo ha ucciso? B., r., d.e g.e l.so e soprattutto g.o b. architetto laureatosi copiando un progetto sul piano regolatore di termoli e spacciandosi per artista con il modello giocattolo meccano di suo figlio. Siete impazziti o che? Fammi il piacere non passare alla storia come un ragazzino sprovveduto. Difendi il tuo essere sei tu che devi decidere cosa è giusto o non è giusto fare. Non farti manipolare da vanitosi incapaci di darti qualcosa di più se non l’illusione millantata che stai costruendo qualcosa di sano. Non stai costruendo proprio nulla e se così non fosse chiedigli cosa ti darà come sistemazione. Non mi sembra ti abbia proposto per qualche altra cosa che ti permetterebbe di liberarti di lui. Se ti perde resta con il c..o in mano. Quindi stai tranquillo che quello che ti sembra amicizia è semplicemente l’azione di uno abituato a manipolare e a prendere da tutto e da tutti. Ho cercato semplicemente di farti riflettere, nient’altro credimi. Poi ti dico anche che per quanto riguarda tracherart Credi si possa pubblicare che gli ideatori e gli organizzatori del convegno siano b. m.o fra.e e si…´tu lo permetteresti? Se si non chiedermi più interviste su uomini della potenza di o. c.. Questi sono esseri seri che amano le cose che fanno e soprattutto lavorano per l’umanità come credo facciano pochi altri.

Anche questa tua mi sembra un’accogliente risposta…forse la più chiara e carica di consigli che mi hai dato…come giustamente scrivi la galleria in questo momento non segue un percorso ma offre uno spazio e in quanto spazio si apre anche ad incontri e dibattiti…le mostre che si fanno, dal mio punto di vista, sono più o meno buone…alcune scadenti…ma è nella realtà delle cose perchè io non sono il critico ufficiale e per distanza e impegni non riuscirei a portare avanti una linea…ci sto pensando ma la strada è ancora lunga….la galleria, inoltre, da spazio ai soci fondatori che sono quelli, poi, che ne finanziano la gestione, o almeno l’affitto…l’impegno è tanto ma mancando una selezione possono venir fuori anche eventi non all’altezza…del resto anche limiti inchiusi non mi sembra portava avanti una linea precisa…ma cosa significa scegliere una linea?significa adattare le opere e gli artisti a quelle idee o adattare gli scritti del critico alle opere anche quando queste non sembrano seguire quella strada?non si rischierebbe una forzatura?
se proprio dovessi scegliere una strada cercherei la chiarezza, ovvero modalità di esposizioni che coinvolgessero quanto più possibile la collettività perchè questa è la cosa fondamentale altrimenti, come spesse volte vedo in tutto il molise, ogni evento simile rimane autoreferenziale e per addetti ai lavori
in assenza di linea, quindi, la galleria non è che è morta ma, almeno per quanto mi riguarda, non vuole cancellare il passato…in questo momento la galleria mi sta dando uno spazio dove poter sperimentare e dove sopratutto fare esperienza e conoscere artisti…l’ultimo, per esempio, è stato Mascia che ho trovato una persona squisita e ha gradito molto il mio testo…certo poi l’impegno, anche in distanza, è tanto e non so quanto riuscirò a portarlo avanti visti i tanti altri impegni (retribuiti) che mi si stanno prospettando ma questo non vuole certo essere un tradimento…mi sembra giusto, dopo un certo tempo, lasciare e non fossilizzarsi in un luogo….riguardo a tracherart non so bene la storia e come è stato istituito, so solo che quest’anno non si è fatto e me ne rammarico molto.

finalmente avremo occasione di incontrarci in pubblico
Ciao antonio…a quale occasione ti riferisci?
Conferenza Paolo Gam. sei sul manifesto

c’è stato un errore…ancora non avevo dato conferma e mi hanno inserito nel programma ma ho dovuto disdire perchè non ho avuto tempo per studiarmi e prepararmi l’intervento
però, questi storici quanto studio… sarà per un’altra volta…stammi bene…

come è andata con i quattro assi, hai vinto?

peccato che ancora una volta il mio lavoro risulta a tuo nome. anche questa è storia dell’arte. comunque il libro che uscirà a natale documenta tutto… buona fortuna per gli esami universitari
te lo posso scrivere in amicizia che mi hai quasi rotto il cazzo? ……

certo che lo puoi scrivere ci mancherebbe….posso mai vietare ad un giovane il suo vero linguaggio da studente ? Però ….se ti sei preso a carico un ruolo adesso lo difendi se sei capace. Se brucia qualcosa’, bisogna si sappia spegnere . fatto sta che sul convegno lei si è c…. sotto ….Un ultimo lascito te lo faccio calare direttamente dalla bocca di Marinetti, senza scomodare le avanguardie con citazioni tipo: l’atto surrealista più semplice consiste, rivoltelle in pugno, nello scendere in strada e sparare a caso, a più non posso, sulla folla.” Siete forse dei surrealisti?
BATYJ E PI
Monumento a un perpetrato errore (317? = 995,8872)
Primo bottino
E – ruscello di numeri, due e fumo di numeri
E = 2,718
? = rapporto fra il circolo e il grande asse
317 anni = un’onda della corda dell’umanità, vibrazioni di scorrerie.
(….) 317 x e anni più tardi, ossia nell’861,
dopo l’uragano di quei popoli
diluviarono di nuovo i Tartari,
pestando la Russia con travi di guerre,
arsero Kiev, banchettarono sui vinti (….)

 

 

I primi poeti lettristi, insieme a Isou e Pomerand, furono François DufrêneMaurice LemaîtreJean Louis BrauGil Wolman.

Il lettrismo è stato un fondamentale movimento d’avanguardia insieme a dadaismosurrealismo, nell’estremo tentativo di superamento dell’attività creativa del momento storico, tentando il superamento della settorializzazione culturale.

Secondo Isou le radici del movimento andrebbero anche cercate in Charles BaudelaireArthur RimbaudStéphane Mallarmé e i dadaisti.

Tra il 19511952 i film lettristi di Isou, Lemaître e Debord ottennero un notevole successo grazie anche ad alcune invenzioni tecniche, come la dissociazione della colonna sonora rispetto alle immagini, testi e interventi sulle pellicole, lunghe sequenze nere, commenti degli spettatori sulla colonna sonora, commenti casuali non aderenti alle immagini.

 

 

http://www.unpaeseperstarbene.it/2012/i-rosoni-di-miriam/comment-page-1/#comment-4226


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