Settembre 2012



Napule mille fenestre

NOSTRA SIGNORA DELLA VOCE
di Gian Ruggero Manzoni
Fu la grande peste del 1348, che infuriò in tutta Europa e che rese la morte un fenomeno familiare, a dare l’avvio a un tema iconografico come La danza macabra. Quale corona a tale rappresentazione ecco riapparire nel lessico medioevale il Memento mori (letteralmente: Ricordati che devi morire) che traeva origine da una particolare usanza tipica della Roma Imperiale. Quando un generale rientrava nella città dopo un trionfo bellico e, sfilando nelle strade raccoglieva gli onori che gli venivano tributati dalla folla, correva il rischio di essere sopraffatto dalla superbia e dalle smanie di grandezza. Per evitare che ciò accadesse, un servo dei più umili veniva incaricato di ricordare all’autore dell’impresa, tramite quel motto, la sua natura umana.
Ispirandomi agli affreschi del XV sec. presenti nell’Oratorio dei Disciplini di Clusone, in val Seriana, in provincia di Bergamo, là dove la mia famiglia, nell’antichità, ha avuto origine, ho dato vita a questo insieme poetico in cui il tema della morte recupera la sua dimensione grottesca. Nel registro mediano di quelle preziose pitture murali bergamasche domina La danza macabra. Gli scheletri ballano con personaggi di vario rango tra cui una donna con uno specchio, simbolo della vanità, un membro della Confraternita dei Disciplini, con l’abito della regola e il flagello, un contadino, un oste, un soldato, un mercante, con la sacca dei soldi, un uomo di lettere, un magistrato.
Come si è detto il soggetto di quei dipinti ha la funzione di Memento mori e, rispetto a rappresentazioni maggiormente apocalittiche e cupe diffuse in quell’epoca, esprime una visione più individualistica della morte e talvolta anche una certa ironia nei confronti delle gerarchie sociali d’allora. (GRM)

1] “Carezzami la nuca
e cerca, in essa,
l’essenza utile per ammaliarla.”
Di solito appare in un angolo del soffitto
oppure dentro al camino
quando la fiamma lambisce i segni
che danno profilo a un’immagine.
Le dita frugano la carne
dei nervi fanno una trama
ché la sua voce si leghi al corpo
come il pescespada
affronta lo sperone della nave.

2] Spesso ho visto donne scendere
dal piano di sopra
portare frutta e pane
per poi chiederti in cambio l’anima.
La signora non fa doni
se non quello di sussurrarti come ti chiami.
Tua madre e tuo padre ti hanno dato un nome
mentre il cordone veniva tagliato.
È sempre di un rasoio che infine parliamo
leggero o forte, ma mai traumatico.
Ecco, ora la signora cammina sul tavolo,
danza e poi cammina, e danza ancora,
come in un affresco medioevale.
Lei suona il violino, come fa anche il diavolo,
o a volte la tromba, o anche due mandibole
di somaro.

3] “Cerca in me quel che hai in te!”
… questo è l’ordine che sventola
davanti alle schiere di un esercito d’amanti.
Puoi giocartela con lei, oppure
cingerti in amplesso
bisbigliandole all’orecchio come gli antichi
le sacrificavano galletti e rane.
Io le parlo in latino, poi in greco, poi in ebraico.
Dipingo la pelle dei miei figli
a volte la incido
così che accettino quella donna scheletrica
che penzola dal lampadario.

4] “Con la Bibbia cuciti un vestito
poi di quelle pergamene fatti una giacca,
indossa a giorni l’Esodo e a mesi
il Cantico dei Cantici
ma non leggerti addosso
fai leggere gli altri!”
Mia zia stendeva le carte
erano per la signora
ché lei, avesse una parvenza d’umano.
Fare le carte alla morte
è prerogativa di chi, con la morte,
ha stretto un patto.
C’era un pittore che “scriveva” non quadri
ma rivelazioni arcane.
Il mistero dell’arte sta nel tracciare una linea
per poi leggerne il significato.
Un tempo lo chiamavano l’uomo dell’affetto,
in altri paesi era l’ambulante con la scimmia in spalla,
a Napoli era chi guidava il carro coi pennacchi neri
e i cavalli in pompa magna.
Ora egli è il malnato, che con la signora
vuole copulare.

5] Alla signora piacciono i concertini
mentre le nuvole affondano le campagne.
Falcia e rifalcia e rifalcia,
lei saltella col suo passo asmatico
da putrida baldracca di Romagna.
Le nebbie della mia terra,
quei canali,
i pioppi, le golene del fiume Eridano
sono i luoghi delle sue vacanze.
Una notte la vedemmo passare su di un ponte,
al tramonto era su di un albero di marasche,
l’alba del massacro entrò nella Bastiglia
assoldata dal popolo, per prendere la vita
di scagnozzi e tiranni.
6] “Calmati – mi soffiava – dormi bambino mio
non è tutto freddo ciò che appare bianco e levigato.”
La signora mi porgeva le mammelle vizze,
pretendeva che le succhiassi
e che raggiungessi l’orgasmo
appeso ai quei sacchi vani.
Di lei si disse che cuciva le vele ai pirati
poi, che macabra, fischiasse ai marinai…
di lei si disse, ma mai nessuno è tornato
per raccontarlo.
7] È più morte la vecchiaia della morte
sosteneva Alessandro Magno.
Scocco la freccia poi rompo l’arco.
“Quanto sangue si versa in una vita
per rifare il tetto alla casa?”
Pum, pum, pum pum pum…
Oscar suona il tamburo e non vuole più crescere.
Quando prendo da dietro la mia donna
il mare si spalanca e io, Mosè,
porto le mie schiere oltre i monti,
in quelle terre che mi furono donate.
La signora, a volte,
si arrampica sul palo della cuccagna
e raccoglie salami, prosciutti, formaggi e crani.
È la festa della settima porta
quella che non ha inizio né fine
e neppure sostanza.
Sì, ve lo posso giurare,
l’hanno vista anche a Varsavia… là,
come fanciulla strappata al destino,
vendeva fiori ai passanti.
Quanta bellezza nel disegnare croci
e nel compilare liste di finti preti e bancari
pronti a dirsi onesti, per poi, davanti a lei,
piangere e tremare.
8] Quando la mia donna mi monta
come una cavalla bretone
io mi allargo
e prendo il suo cuore, lo succhio,
poi lo do ai cani.
Cibarsi di un’apocalisse
è come spargere il seme
su di un campo di papaveri.
Il pittore scrive e descrive
ma l’uomo che ha la gobba sulle spalle
si tocca i testicoli
e non lo incita affatto (perché vada avanti).
A Londra, la signora, arrivò su di una barca.
Quel giorno aveva il collo da struzzo
e code di volpi con gioielli attaccati.
A lei si diedero in pegno le chitarre
ma il respiro divenne corto
per le 100 sigarette fumate.
L’associazione d’immagini e parole
non ne può descrive la caparbia tenacia.
Lei va, poi torna, poi va.
Pum, pum, pum pum pum…
così il tamburo di Oscar
mai smette di rullare.

9] Partii come un razzo verso il cosmo.
Ero un fuoco d’artificio confezionato dai gialli.
“Che splendore frammentarsi in mille cascate di luce!”
Ma la festa della signora non dà tregua,
non si può riflettere su quello che si è stati.
Quando presi la mia donna da sopra
la voce divenne il nostro sudore e lo strazio.
Un figlio al figlio al figlio non può che vincerla
in un singulto che consola noi virus umani.
Il falegname ballava un tip-tap
assieme a un cadavere… (o forse a Lazzaro?)
Non so se fosse lui il ballerino nero,
oppure se fosse lui che aveva inchiodato
i tacchi delle scarpe.
La voce non può che uscire dalle mani
quindi giunge ai piedi
per farli muovere al ritmo di una suonata
della Louisiana .
Nei crocicchi dimora l’angelo caduto,
e con lui scendi a patti,
invece la signora ti aspetta nei bordelli,
in essi ti fa entrare,
ti fa scegliere la più esperta,
te la fa toccare,
con lei sali in camera e
alla vista della natura
non puoi che cedere al collasso.
Dormo, sogno e dormo,
il mio pene vorrebbe batterla,
ma la tenutaria del lupanare (scaltra)
ti fa pagare in anticipo
così non la puoi fregare.

10] “Che pelle liscia, che curve, che seno hai
amore mio!”
Questa è l’antica ballata della carne e dello sfascio.
L’opera ti porta avanti e paga la morte senza denaro.
Cresce nella sua vergogna, ma anche
nel suo stendere il braccio verso un guadagno.
“ Che sia nella superbia l’unica risposta che la signora
decide di accettare?”
A Messico City la videro camminare sul filo,
acrobata di un circo che si chiama:
Del Campo Santo.
Sulle tombe il piccolo minatore cieco si masturbava.
Un giorno lo presero le guardie
e la sua eccitazione divenne
la stanza di una clinica per visionari.

11] Scrivere o dipingere di ciò che sarà
mette in congiunzione il regno dei vivi
col regno di chi è stato.
“ Mia nonna esorcizzava il pianto
tirando fuori dalla sabbia tutti gli asparagi
che l’anno prima aveva seminato.”
Il ripetersi di un gesto, di un canto, di una prassi
concede una proroga al comprendersi mortali.
Monto su di un asino egiziano,
passo a fianco delle oasi, vado oltre il deserto
e là trovo il mio sapere infranto.
Il sonno, la veglia e il sonno,
quando lei mi presenterà il conto
cosa mi darà di rimando una volta pagato?
Ho scoperto l’America, ho violato il mio satellite,
salto i fossi e accendo la lampada
ma da sempre mi domando: chi sarà colui
che si ricorderà di me
tramite una semplice foto, su di una lapide?

12] Quando la signora mi succhia l’energia rimasta
gli angeli scendono dal piano di sopra, non bussano,
entrano di prepotenza, si gettano fra noi,
e, da entrambi, pretendono di essere saziati.
“Che sia inutile dimenarsi
o cercare una distrazione casta?”
Volo, lei vola, noi voliamo
ben saldi sulla groppa di un talismano.
Di nuovo la x e la y… l’alpha e l’omega
scolpite all’interno di un cappello da sacrestano.
Quanti pensieri, quante riflessioni, quanti filosofi
per chiamare “la dea non dio” prima del pasto.
La signora è voce, è rombo di tuono, è respiro
su di uno spartito che fluttua, nel vento del rimpianto.

13 ] Sia sempre con noi la voce piena d’accordo,
l’albero maestro, il veliero fantasma del predicatore.
Io che ho sfidato la balena di Achab
non posso che negarvi la benedizione.
“Sei forse tu che mi darai risposta?”
Per quanto la possa attendere
la mia corteccia si piegherà nell’ustione.
Non ho paura. Lei non ha paura. Finalmente
l’amplesso è raggiunto e il domani
sarà una rosa avvinghiata alle nostre gambe.
A Palermo mangiammo assieme
e lei spazzò via tutte le mie mogli e le rivali
per dirsi madre di ogni vanità e di un bastardo…
ma sempre in un altrove astratto
e (aggiungerei) più che amorale.
Nulla del nulla del nulla avrà uno scopo.
Forse l’amo per questo…
come un pescatore siciliano
può amare la camera della morte
in cui arpiona il tonno più anziano.
“Sai di cosa sto parlando?
Hai inteso quale sia l’unica ragione del lutto?
Ti sei mai chiesto chi io sia e chi lei fosse
nel giardino dell’Eden o nella grotta di Bomarzo?”
La risposta sta nel tuo labbro inferiore,
in uno sguardo fugace, dietro la spalla destra,
sempre quando il cavaliere va solo
e può sguainare la spada e chiamarsi
principe della notte, o pirata
oppure santo.
14] La morte non è altro che una gran puttana.
Non vorresti cederle, ma ti prende
con promesse e inganni.
In effetti l’andare con lei
è come decidere per la verità più semplice:
quella naturale.
Complicarsi la vita con domande
non fa che aumentare il danno
e caricarsi d’inutili gravami.
Per comunicare con la signora
bastano 7 parole e una domanda:
“Nella tariffa sono compresi
anche gli asciugamani?”

15] La voce della signora è una fra le tante,
ma la cerco, per tirare coriandoli e castagne.
“Ti sei accorto che spesso non piangiamo gli amici
per il merito che li ha accompagnati,
ma per in nostro bisogno e per la buona opinione
che avevano del nostro animo?”
La sua voce si alza egoista, come se il carnevale
durasse tutto l’anno.
Passategli i dolci di marzapane e la cassata
ché non dica che la veglia
non sia stata consumata.
Una sera d’inverno
la scorgemmo camminare sull’argine;
un pomeriggio d’estate fu lei, con la corrente,
a portar via il figlio dell’ortolano
e la sua morosa, mentre stavano a fare il bagno.
La voce della signora li aveva incantati
e quei corpi, poi furono ritrovati
arenati sulla spiaggia, con l’anello da sposi
cucito ai loro nasi.

16] Spesso parlo con la sua voce,
a volte richiamo a noi chi ci ha lasciato.
Il prodigio dei colombi si avvera due volte l’anno:
quando depongono le uova e quando
beccano il grano, disputandoselo
con le gazze.
Mi dicono uomo d’incantamenti,
raccolgo erbe, le faccio macerare con l’alcool.
La signora mi gira al largo… a non meno
di 50 passi, perché io so come tenerla lontana…
io so come negarle il bacio.
Mai ho ceduto al suo desiderio d’amore,
mai mi sono commosso per la solitudine
che rende grigio il suo manto,
conosco chi è, e quale il suo destino
da toccare con le mani il fuoco
e da lavarle col ghiaccio.
Lei narra che la vita è letame,
ma non ci casco, curo i miei colombi
e ammaestro le gazze, ché mi portino
la luce degli astri
e quel domani.

17] Con la morte non puoi che fottere,
non ti concedi… e non ti concede altro.
Beato San Francesco che la volle sorella
e amata.
Beato lui, e quel suo esorcismo
così alto.
Sputava amaro Gavino il sardo:
Sa consientia est qu’et i su cori-cori,
quie lu timet et quie non. ..
La coscienza è come il solletico,
c’è chi lo teme e chi no.
Mai congiungerti alla morte
col senso di colpa in petto,
lei ne approfitterà
per godere in solitaria
lasciandoti alla masturbazione
dell’incompleto…
dell’impotente…
di chi non ha altro che testa
e del corpo si dimentica
come della bara.
18] Lei parla, e parla ancora,
senza dire niente.
O forse non dice,
e tu t’inventi la sua voce
per non sentirti solo.
Perché morire in silenzio è atroce.
Infatti crepare senza Verbo
è come nascere senza religione.
A parlà de cül e de mèrda l’anima la se consèrva…
sì, a scherzare di culo e merda si mantiene lo spirito
e il dire del popolo culla ogni fine e l’incerto.
“La vera solitudine è in un luogo
che esiste per sé e che per noi
non ha traccia né suono;
dove estranei siamo,
come a volte
in questo mondo.”

19] Che sia la vita già morte
e la morte vita?
Quello di Salerno, che era soldato con me,
diceva ridendo:
O puorco miettence ‘a sciassa, sempe ‘a coda ‘nce pare…
anche se fai indossare al maiale un abito
la coda si vedrà sempre sbucare.
Nulla può sembrare altro,
neppure la morte, comunque la vesti,
o la immagini, per liberartene
o conquistarla.

Nel giugno scorso ho presentato ( non per la prima volta) una mostra di Pilò alla AXA di Palladino editore. Si era aperto un tempo vuoto nella programmazione e in anticipo alla mostra di Mario Serra http://www.criticart.it/?p=9734 + Cinzia Mastropaolo http://www.criticart.it/?p=8997
( due artisti che ho sempre promosso e presentato) http://www.criticart.it/?page_id=4027
dal titolo Animaluomo, con catalogo riservato e con testi critici, mio, di Valentino Campo ( magnifico testo poetico) e di Fabio Mastropietro-( letterato e attore eccellente) mi è stata proposta di “occupare lo spazio” con una mostra di pilò. http://www.criticart.it/?p=10363 il titolo donna faber uomo più o meno stava a indicare la necessità del contesto storico che viviamo di riconsiderare la funzione femminile come funzione prioritaria e salvifica nei momenti di grande crisi identitaria. La mostra esprimeva un omaggio alla femminilità che ha una marcia in più rispetto al maschile riguardo le condizioni estreme di cambiamento epocale. Non a caso nelle opere si presentavano con il linguaggio usuale di pilò la rielaborazione visiva di grandi personaggi che hanno contribuito a creare la contemporaneità e tra questi, di fianco a Umberto Eco e vicino a Omar Calabrese recentemente scomparso, http://www.criticart.it/?p=10315
appariva l’immagine sintetica dell’Alinovi, docente dell’università di Bologna scomparsa tragicamente negli anni settanta/ottanta. Vedo adesso che il linguaggio di pilò ha preso corpo nella mente dell’artista mario serra http://www.criticart.it/?p=9825 che inconsciamente lo riproduce nelle sue ultime opere sempre ben accolte negli spazi galleria di criticart. http://www.criticart.it/?p=10327

Tomás Maldonado

http://www.criticart.it/?p=9734

http://www.criticart.it/?p=8997

 

http://www.criticart.it/?page_id=4027

http://www.criticart.it/?p=10363

http://www.criticart.it/?p=10315

http://www.criticart.it/?p=9825

http://www.criticart.it/?p=10327

http://www.criticart.it/?p=10319

 

Mario Serra Artista quando la lanterna è in mano ai ciechi si perde la cognizione. Vedi spiritual paint.

2 ore fa · Mi piace · 1

Criticart PCriticart forse è meglio leggere il testo di spiritual paint, anche perchè se la lanterna si spegne diventiamo tutti ciechi…

circa un’ora fa · Mi piace

Mario Serra Artista il testo è stato scritto dopo che le immagini esistevano.

circa un’ora fa · Non mi piace più · 1

Criticart PCriticart e ci sarebbe mancato pure scrivere un l testo su immagini inesistenti…. magnifico : una recensione sul futuro ancora non apparso … dio insomma…

circa un’ora fa · Mi piace

Mario Serra Artista non è questo il problema. quando le opere vivono vivono con o senza testi. i testi sono solo un appendice alle mie opere

circa un’ora fa · Non mi piace più · 2

Criticart PCriticart poi che strano sentire le stesse frasi che usava il ladro di galline. una volta gli risposi che se non ci fossero stati i ciechi delle avanguardie storiche saremmo ancora a cercare di capire come accendere il fuoco con la pietra focaia… e comunque anche questo gesto è un archetyp’art….

circa un’ora fa · Mi piace

Criticart PCriticart ti anticipo per evitare la possa fare tua inconsciamente, l’altra frase usuale era : ti pago a babbo morto…

circa un’ora fa · Mi piace

Mario Serra Artista vedo con rammarico che , la presunzione non ha limiti caro antonio, non ti ho mai chiesto di scrivere per me. Hai memoria corta.

circa un’ora fa · Non mi piace più · 1

Criticart PCriticart appendice ? delle mie opere… solo delle tue o degli artisti in generale, perchè se sono solo delle tue opere sono onorato di essere stato un’appendice che hai fatto operare dal c…Altro

circa un’ora fa · Mi piace

Criticart PCriticart ma…..

circa un’ora fa · Mi piace

Criticart PCriticart la memoria colta o corta è un problema serio sopratutto quando deve interessare la cronologia lunga… comunque come dicevano gli americani dopo l’attacco di cassino : anche questo strano palazzo lo abbiamo distrutto w mario

 

• Titolo: Lacan e il soggetto della modernità
• Autore: Antonio Rainone
• Collana: Saggistica
• Data di uscita: Giugno 2012
• Pagine: 254
• ISBN: 9788867511679
La questione della soggettività, o il modo in cui si costituisce il soggetto nella modernità, rappresenta l’argomento centrale del pensiero di Jacques Lacan. L’intera rivoluzione teoretica che porta il nome di Lacan ruota in effetti intorno alla sovversione molecolare della soggettività. Cardine di una nuova “cosmologia” o geografia dell’umano, questa rivoluzione nasce dal modo in cui Lacan situa il “soggetto della modernità”, ripensandolo a partire dalla maniera in cui Cartesio ne ha disegnato l’immagine fondativa. Più in generale, a divenire oggetto di analisi è tutta la distanza che c’è tra l’impresa filosofica iniziata col razionalismo moderno e la riformulazione che ne ha fatto Freud. Lungo questa linea d’indagine, più in particolare, si vogliono ripensare i concetti fondamentali di Discorso, Immagine e Realtà. Col compito preciso di interrogarsi su: come la parola può fondare l’ordine del discorso? Come il desiderio funziona nell’organizzare la percezione estetica dell’immagine? Perché – infine – la realtà per essere tale deve essere appresa come non-rappresentabile?

il nuovo libro del Filosofo Antonio Rainone PLACA L’ impazienza DELL’ATTESA.
AD OGNI ARTISTA, PENSATORE O STUDIOSO DI OGNI NATURA E GENERE NE CONSIGLIO L’ACQUISTO . ANZI, SE POTESSI, LO NOTIFICHEREI COME UN OBBLIGO PER LA COSCIENZA COLLETTIVA . ANTONIO PICARIELLO

 

Antonio Rainone

?(pour le amis qui ne lisent pas l’italien) Au centre de la pensée de Jacques Lacan il y a la question du sujet. C’est à dire que la constitution du sujet de la modernité c’est bien le pivot de toute réflection théorique qu’il a fait sur la  nature de l’homme.
En effet, l’entière révolution conceptuelle qui porte le nom de Lacan tourne autour de la subversion moléculaire de la subjectivité. Une nouvelle “cosmologie” ou géographie de l’homme est au coeur de cette révolution: le sujet de la modernité y est re-pensé à partir de l’image fondative que Descartes en a donné d’une manière exemplaire. Objet d’analyse, plus en général, c’est toute la distance/différence qu’il y a entre l’entreprise philosophique du rationalisme moderne et la rèformulation qu’en a était faite par Freud.
Tout au long de cette ligne de recherche, plus en particulier, on veut “mettre sous la loupe” les concepts fondamentaux de Discours, Image et Réalité. Avec la tâche de s’interroger sur des questions plus précises: comment la parole peut elle fonder l’ordre du discours? Comment le desir fonctionne dans l’organisation de la perception esthétique de l’image? Pourquoi – enfin – la réalité, pour être telle qu’elle est dans le Réel, doit être apprise comme non-représentable?

 


rielaborazione libera da foto profilo
http://www.pinobertelli.it/index.php?pb=pino_bertelli

http://www.ilmessaggioteano.it/articolo.asp?id=2205&cat=cultura&inter=Antinoo

Antinoo. Il fascino della bellezza. Tivoli, Villa Adriana
L`amore dell` imperatore Adriano costruisce il fascino eterno di questa figura > Antinoo . Un giovane dallo sguardo melanconico, dai tratti delicati, le labbra morbide e una folta chioma di capelli riccioluti.
Il bellissimo favorito dell’imperatore era lui, Antinoo, ipoteticamente nato il 27 settembre di origini bitine (moderna Turchia), ma forse di stirpe greca.
Adriano lo conobbe nel 123 a.c. , durante il suo girovagare per l’impero, e fino al momento della morte del giovinetto, avvenuta nel 130, furono inseparabili.

Alla sua misteriosa morte nel Nilo a soli 20 anni, a Canopo,
Antinoo fu divinizzato dall’imperatore e una città intitolata in suo onore (Antinopoli) venne eretta in Egitto nello stesso luogo dove era annegato.
Un obelisco con iscrizioni in caratteri geroglifici, a lui dedicato, fu ritrovato nel XVI secolo e successivamente (1822) innalzato a Roma sul Pincio.
Alla fine del 2002 è stato ritrovato un monumento funerario presso l’ingresso alla villa Adriana di Tivoli in onore al suo adorato Antinoo.
Per la prima volta la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio dedica una mostra al giovane, allestita appunto nell’ Antiquarium di Villa Adriana a Tivoli fino al 4 novembre 2012.
Oltre 50 opere tra sculture, rilievi, gemme, monete, busti e statue ricostruiscono la figura di Antinoo amato dall’imperatore , tra mito e storia.

Antinoo fu commemorato da Adriano anche con l’attribuzione delle stelle a sud della costellazione dell’Aquila che presero da allora il nome di Antinous.

E di lui ora ci restano le immagini di un dio bellissimo, un giovinetto con i capelli ondulati, quasi ricci; il corpo atletico e un` espressione molto gentile e pensosa.
Come presagisse la sua morte.

Prof.ssa Griselda Nora Garibaldi

Almakalma_inferno

AlmaKalma R.L.P.A ArteNot- Associazion Artistica e Culturale  Quantrelle AlmaKalma  Performance- work in progress “Inferno”, Canto1 “K n?.9”  Beckett.
Performer: Francesca Esposito, Vito Dhamonica, Sebastian Adrian Prost  Alessandra Carloni, Irene Russo, Esha Saleh ,Mariko Saito
Special thanks to photographers: Marthe La Basque, Antonio Rodriguez
PRESS RELEASE
Yiannis Mitrou and AlmaKalma RLPA was the only Greek participation in the International Meeting ArtèNot – Associazione Artistica e Culturale, which took place in Quantrelle, South Italy. ArtèNot became a unique place of assembly. Great artistic productions from all over have been presented there,making the Festival world wide known.
Researching Laboratory of Performing Arts AlmaKalma after two weeks of preparation presented for the first time the Multilingual Performance-work in progress ” Inferno”, based on Dante’s “Divine Comedy “, specifically the Canto1 from Hell. Also extract from Beckett’s “Texts for Nothing no.9”
During this presentation AlmaKalma collaborating with artist from all over the world.
Director-Researcher: Yiannis Mitrou Performer: Maria Charela, Maria Theodosiou, Francesca Esposito, Vito Dhamonica, Sebastian Tsifis and Adrian Prost
Artistic Collaboration: Painter: Alessandra Carloni with the assistance of Irene Russo Costume: Mariko Saito Mask: Esha Saleh
Special thanks to photographers: Marthe La Basque, Antonio Rodriguez

5/9/2012

http://vimeo.com/21649636

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