E’ intitolata Libertà è Partecipazione la mostra, a cura di Romina Guidelli e Daniele Arzenta della galleria d’arte Priceart, di opere di pittori moderni e contemporanei che si tiene fino al 22 dicembre a Roma presso l’Istituto Pantheon Design & Technology in via di Ripetta 226 per poi spostarsi dal 25 gennaio al 4 febbraio a Cerveteri in occasione del decimo anniversario di appartenenza della città al patrimonio UNESCO. Libertà è partecipazione è il sogno e la volontà di creare uno spazio condiviso per celebrare la libertà tramite l’arte e, trattando un tema così importante, la mostra è dedicata a Nelson Mandela che ha fatto della lotta per la libertà di ogni essere umano, la sua fede e ragione di vita. Le opere presenti abbracceranno tutta la modernità artistica con l’esposizione di dipinti di artisti come: Afro, Ennio Calabria, Alex Caminiti, Giuseppe Capitano, Bruno Ceccobelli Sandro Chia, Angelo Cricchi, Domenico Giglio, Felice Levini , Alfonso Mangone, Flavia Mantovan, Mimmo Paladino, Giulio Paolini, Donato Piccolo, Vettor Pisani, Piero Pizzi Cannella, Eliana Prosperi, Oliviero Rainaldi, Pino Reggiani, Pietro Ruffo, Maurizio Savini, Domenico Sorrentino, Franco Valente, Emilio Vedova.
Bruno Canova
La memoria di chi non dimentica
Musei di Villa Torlonia – Casino dei Principi 15 dicembre 2013 – 26 gennaio 2014
A cura di Maurizio Calvesi
Anteprima stampa sabato 14 dicembre ore 17.00
Inaugurazione sabato 14 dicembre alle ore 18.00
Comunicato stampa
Una serie drammatica di eventi coinvolgono la capitale e l’Italia all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943, dall’occupazione tedesca e la battaglia per la difesa di Roma alle tragedie della deportazione degli ebrei romani il 16 ottobre 1943 e l’eccidio delle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944, alla liberazione di Roma il 4 giugno 1944 e dell’intero paese, il 25 aprile 1945.
Tra le molte iniziative che fino al 2015 ricorderanno questi cruciali fatti della storia del Novecento, assume particolare valore di testimonianza l’esposizione dedicata alle opere di Bruno Canova nello spazio del Casino dei Principi di Villa Torlonia.
Dal 15 dicembre 2013 al 26 gennaio 2014, Bruno Canova. La memoria di chi non dimentica presenta opere di grande intensità, forza comunicativa e raffinata qualità, dedicate proprio ai drammatici fatti storici della seconda guerra mondiale e agli eventi e alle scelte politiche che li hanno determinati.
La mostra, promossa dall’Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e curata da Maurizio Calvesi, uno dei massimi storici dell’arte viventi, presenta una selezione di disegni, quadri, bassorilievi per far conoscere meglio la figura e la tematica importante e drammatica di Bruno Canova, parte di un filone “forte” e giustamente apprezzato dell’arte italiana tra gli anni Sessanta e Settanta. A questo scopo sono previsti, durante tutto il periodo di apertura, incontri didattici con gli studenti delle scuole romane dedicati alle grandi questioni storiche evocate dalle opere esposte.
Internato nel 1944 in quanto partigiano in un lager tedesco a Brüx nel Sudetenland, Bruno Canova, dopo essere stato testimone in prima persona degli orrori delle dittature e della guerra, adopera il linguaggio delle arti visive affinché le generazioni future non corrano il rischio di perderne la memoria. Nel lavoro dell’artista hanno dunque importanza particolare le opere dedicate alle Leggi Razziali, alla persecuzione degli ebrei e alla Shoah, di grande forza espressiva e dolente partecipazione, in cui i simboli non sono fredde evocazioni ma testimonianza drammatica di una intensa e sofferta capacità di evocare fatti talmente spaventosi da giungere alla soglia dell’indicibile.
Questo ciclo di opere, eseguito in prevalenza tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta, è stato portato avanti dall’artista fino al termine della sua vita, con grandissimo impegno etico, e ha dato vita a un libro del 1972 e a una mostra itinerante in moltissime città italiane. In questi lavori Canova unisce la sua formazione di avanguardia, legata alla grafica di Albe Steiner, Max Huber e alla fotografia di Luigi Veronesi, a una personale rielaborazione del collage futurista e dadaista e alla sua vocazione iconica di disegnatore e pittore. Dopo lunghe ricerche storiche, utilizza manifesti, ritagli di giornale e documenti originali inseriti nel corpo dell’opera, elementi verbali e visivi, campiture quasi informali, disegni e parti dipinte.
Come scrive Maurizio Calvesi nel catalogo Maretti: “Questo è evidente soprattutto nelle emozionanti tavole trattate a collage e tecnica mista, grandi anche di misura, come urlate da una voce che viene dal buio mai dimenticato, un buio che sa farsi pittura, straordinariamente efficaci nell’uso non formalistico ma anche documentario del collage: degne assolutamente di costituire il nucleo artistico (insieme a pochissimi altri esempi) di un museo dedicato alla memoria della Shoah e agli orrori della guerra. L’immagine pittorica impone un arresto quasi con violenza, fa da sbarramento che non puoi oltrepassare senza aver letto gli agghiaccianti bandi da cui “l’unnica asprezza” cantata dal Carducci non poteva immaginare di essere tanto insensatamente oltrepassata. Grazie a Canova di queste recuperate immagini della memoria, per sempre riportate alla luce e all’emozione dell’arte; ma anche per la sconsolata evocazione della crudeltà propria ancora dell’uomo. Le mirabili Stragi degli Innocenti, presentate come un circolo che si espande nell’ infinito e nell’indimenticabile, agganciano carni di animali squartati nella Grande natura morta: il cui titolo si completa come Strage degli Innocenti II chiamando in causa, sì anche, l’impietosa ferocia umana”.
Bruno Canova è nato a Bologna nel 1925, nel 1943 viene richiamato alle armi in marina e dopo poco viene arrestato per avere tentato di organizzare un nucleo partigiano a La Spezia e internato in un campo di lavoro tedesco nei Sudeti. Dopo la liberazione, studia grafica nei Convitti Rinascita a Roma e Milano, con docenti come Luigi Veronesi, Max Huber, Albe Steiner, Lucio Lombardo Radice, Gabriele Mucchi. Dopo l’esordio nel 1949 a Praga in una mostra sulla grafica italiana e dopo essere stato per qualche anno il vignettista satirico de L’Unità, si dedica solo al lavoro di artista a Roma, città dove passerà tutta la vita e dove frequenta, tra gli altri, Mario Mafai, Alberto Ziveri, Renato Guttuso, Renzo Vespignani, Ugo Attardi, Pier Paolo Pasolini. Nel 1965 vince il Premio Suzzara e partecipa alla Quadriennale di Roma dove il suo lavoro viene notato da Carlo Ludovico Ragghianti che gli scrive una lettera di grande apprezzamento. In questo periodo sviluppa una ricerca sulla città e la sua periferia, e compone disegni e fogli in bianco e nero con pochi elementi cromatici, in un assemblaggio legato anche alle esperienze delle avanguardie storiche. Disegnatore e incisore di grande qualità, nei primi anni Ottanta il suo percorso si apre al colore e a una pittura dove le memorie della Scuola Romana si fondono con la sua visione analitica con suggestioni del Rinascimento nordico, in una ricerca continuata negli anni successivi. Segnato dalle drammatiche esperienze belliche, dal 1966 lavora ininterrottamente alla mostra “L’arte della guerra” che viene esposta in spazi pubblici di molte città italiane, con opere dove il disegno e la pittura si fondono a documenti, giornali e manifesti d’epoca, sulla scia del collage dadaista e con esiti spesso vicini ad alcune esperienze concettuali. Tra le tante mostre si ricordano le personali a Villa Pignatelli a Napoli (1975), al Palazzo dei Diamanti di Ferrara (1976), alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma (1993) e al Museo Laboratorio dell’Università romana “La Sapienza” (1998), la Quadriennale di Roma del 1965 e del 1986, la partecipazione al Padiglione Italia, sezione Lazio, della 54. Biennale di Venezia a Palazzo Venezia a Roma. Scompare a Lacco Ameno, Isola d’Ischia, il 31 luglio 2012.
Sabato 14 dicembre 2013 cocktail di inaugurazione in collaborazione con la Cantina D’Uva di Larino, vincitrice per il 2014 della Corona Vini Buoni d’Italia della Guida del Touring Club e dell’Oscar del Berebene della guida del Gambero Rosso.
INIZIATIVE COLLEGATE
visite guidate gratuite alla mostra a cura di Lorenzo Canova
sabato 4 gennaio ore 15.00
domenica 12 gennaio ore 11.00
sabato 18 gennaio ore 15.00
sabato 25 gennaio ore 15.00
domenica 26 gennaio ore 11.00
( biglietto museo a pagamento – visita guidata gratuita
con prenotazione obbligatoria)
Nel mese di gennaio 2014 (mercoledì 22)
ore 16.00 – 18.00 convegno presso Accademia delle Scienze (manifestazioni incluse nel calendario della Rete Universitaria del Giorno della Memoria). Seguirà visita guidata alla mostra, a cura di Lorenzo Canova
(l’evento e la visita sono gratuiti, su presentazione invito)
La Mostra si concluderà domenica 26 gennaio 2014 (ore 11.30 – 13.30) , con un evento musicale e con un incontro con Lorenzo Canova (l’evento e l’incontro sono gratuiti, su presentazione invito)
Mostra |
Bruno Canova
La memoria di chi non dimentica
a cura di Maurizio Calvesi
|
A
Dove |
Roma, Casino dei Principi
Villa Torlonia, Via Nomentana 70 |
Preview stampa
Inaugurazione |
sabato 14 dicembre ore 17.00
sabato 14 dicembre alle ore 18.00 |
Apertura al pubblico
Orari |
15 dicembre 2013 – 26 gennaio 2014
9.00-19.00
Chiuso il lunedì; la biglietteria chiude 45 minuti prima
|
Promossa da |
Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali |
Sponsor della mostra:
Catalogo:
Sponsor del Sistema Musei
Con il contributo di
Con il contributo tecnico di
Servizi di vigilanza |
Cantine D’Uva, Larino
Maretti Editore
Sponsor del Sistema Musei Civici
Acea; Banche Tesoriere di Roma Capitale (BNL Gruppo BNP Paribas, UniCredit, Banca Monte dei Paschi di Siena); Finmeccanica; Lottomatica; Vodafone
Atac; La Repubblica
Travis
|
Organizzazione |
Zètema Progetto Cultura
|
Info
|
Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 21.00)
www.museivillatorlonia.it www.zetema.it |
|
|
Ufficio stampa Zetema Progetto Cultura
Gabriella Gnetti 0682077305 (348 2696259) g.gnetti@zetema.it
LA TUA NUOVA ANIMA ha ODORE FRESCO DELLA NOTTE STELLATA.
Le pietre sudaNO, La sentONO vicina. La cattedrale sacra sgocciola liquida la materia qui dove monta l’emozione del sangue.
ECCO il segreto complice del segreto, SONO La cattedrale CHE sconfessa L’odore DEI SUOI FIGLI.
Sono la madre che riconosce la chimica estesa dal corpo della sua creatura, amabile madre RINCHIUSA NELLA PROVETTA SENTI, SENTI dice…. hanno partorito le sue viscere; riconosce il richiamo delle eco generate; sente, dice, le appartengono.
Sono cellule di pietra congiunte. MIO corpo, carne DI minerale che cominci a vibrare;
il tuo corpo di madre antica oscilla tra gli interstizi vuoti, avverte il carico dei pieni, stempera il sostegno e la calura con la preghiera solitaria dell’eremita fisso sulla montagna che ti ammira, Madre.
Nostra cattedrale dove dormono LE zone segrete del MIO corpo. RACCONTAMI dei magi del deserto, RACCONTAMI LA neve occidentale. Neve del deserto notturno nei presepi caldi dell’inverno.
Dolce Cattedrale sollecitata dai gradi termici, maestosa, immensa, se mai lo avessi visto quel seme, se mai lo avessi visto emettere l’urlo dall’ alto delle tue guglie infilate nel firmamento. I tuoi ricami GOTICI nella tua immagine, se mai l’avessi visto lasciare l’agorà e poi entrare nelle tue viscere il Concerto degli uomini muti?
Città che annusi ancora tutto l’odore delle polveri esplosive, frammenti di mura depongono sulla fuga della gente il respiro di polvere da sparo. Raccogli sotto il suo mantello dilatato a forma di compasso tra le stelle pentagoni LE voci, GLI specchi, I MORTI che BISOGNA SEPPELLIRE .
Nostra Città madre, LE DURE paure SI SONO, ADESSO, AMMORBIDITE.
Sei adesso la città dei padri finita dentro uno scatto fotografico per la vitalità dei fiori esplosi tra i balconi e le torri delle fornaci; dolci FRAMMENTI di fabbriche operaie trasmutate nel calice sanguigno di CALCINACCI E VETRI, SOAVE metallurgia senza PAROLA sei carne DI minerale che ami vibrare nel sogno dei nuovi adolescenti.
Sei scossa e oscillazione che asporta nelle cellule biologiche degli uomini l’amore della pietra sacra del sangue antico. Scorre il nostro vivo cuore urbano tra le contrazioni e le diastole dell’amore senza fine.
Antonio Picariello
“L’ultimo palcoscenico di Maria Callas”
Per i Novant’anni dalla nascita di Maria Callas il Maestro Guadagnuolo la ricorda con un ritratto intenso e appassionato Per i Novant’anni dalla nascita di Maria Callas il M. Francesco Guadagnuolo, il pittore che ha immortalato Papi, Cardinali, politici e intellettuali, la ricorda con un’opera dedicata alla grande cantante lirica dal titolo: “L’ultimo palcoscenico di Maria Callas”. Si nota nel grande dipinto, lei che saluta il suo pubblico nell’ultima apparizione, con un fascio di fiori appoggiati al braccio destro, mentre il braccio sinistro è in alto nel momento del commiato, e il sipario del palco nell’atto di chiudersi per sempre. L’opera dai colori forti e contrastanti come del resto è stata la sua vita, dagli anni d’oro di successi fino al suo declino, una vita difficile ed inquieta che bene è riuscito l’artista Guadagnuolo ad interpretarla nella posa, ormai stanca, delusa dalla vita. Ne è uscita un’opera suggestiva e piena di pathos che provoca commozione con un certo rimpianto per non averla più tra noi. Molte opere di Guadagnuolo sono state dedicate alla musica classica e sono state riprodotte su libri, dischi e programmi musicali concertistici, come per “I Concerti di Roma”, stagione 1999, presso il Teatro Brancaccio della Capitale. Nel ’99 ha partecipato alla mostra itinerante “Maria Callas” presso Palazzo Asmundo di Palermo, per il cinquantesimo anniversario del debutto del soprano al Teatro Massimo del capoluogo siciliano, avvenuto nel 1949. Maria Callas è considerata la cantante lirica più famosa e amata per gli appassionati di musica operistica e per molti è considerata la più grande cantante del secolo appena trascorso.