Gennaio 2014


Una Sala del Museo Diocesano sarà destinata a Guadagnuolo per un’esposizione permanente a Caltanissetta

Venerdì 17 gennaio 2014 si è concluso con grande successo presso il Museo Diocesano di Caltanissetta, un incontro con il pittore nisseno Francesco Guadagnuolo in occasione della prossima Canonizzazione del Beato Giovanni Paolo II. Il Museo ha presentato “Le opere d’arte di Francesco Guadagnuolo sull’Apostolato di Giovanni Paolo II”. L’incontro si è svolto secondo il seguente programma: ha introdotto la Prof.ssa Francesca Fiandaca, Direttrice del Museo, è intervenuto l’artista, ed ha concluso Mons. Mario Russotto, Vescovo di Caltanissetta. il quale rimasto favorevolmente colpito dalle opere del noto artista gli  ha voluto dedicare una sala personale nel settore arte contemporanea del Museo Diocesano.

Francesco Guadagnuolo ripercorre con la sua arte il Pontificato di Giovanni Paolo II, da cui l’artista aveva meritato particolare stima personale e di cui si è fatto “cantore” sia delle opere letterarie sia del suo drammatico percorso di sofferenze e di universale esemplarità negli ultimi anni. L’incontro con Francesco Guadagnuolo, vuole essere un ripercorrere i trent’anni della carriera artistica del pittore nisseno e il Pontificato del grande Papa Giovanni Paolo II, un arco di vita culturale-storica-politica-letteraria travagliata e vissuta da innumerevoli tragedie dell’umanità raccontata in circa mille tavole che ci porta a visitare un’arte che libera emozioni nella ricerca del vero, ed esprime aspirazioni di salvezza attraverso un’iconografia moderna. I lavori di Francesco Guadagnuolo negli anni sono divenuti motivo d’interesse culturale e sociale. Le tematiche affrontate nella sua attività artistica, dalla religione alla politica, dalla poesia alla musica, dal cinema alla scienza, assecondano nell’intimo le aspirazioni di coloro che si avvicinano al suo stile. L’opera e la vita dell’artista testimoniano l’impulso creativo di una personalità che interagisce col contesto culturale, e non disdegna la cronaca, ma soprattutto ricerca un confronto con gli eventi storici contemporanei. Potremmo dire, coscienza di una nuova nascita dell’essere, che redima un’umanità in declino, il neo-umanesimo di un artista, la cui attività comprende i sensi più genuini e intimi della vita. Il suo impegno è rivolto alla difesa dei valori umani, in un mondo dove i capisaldi del vivere civile sono in crisi. Egli dà voce alla problematicità della condizione umana, mirando alla liberazione dal senso d’inquietudine che spesso l’uomo del nostro tempo avverte. I caratteri di questa crisi vengono osservati nell’intento di prendere coscienza dei propri limiti, alla ricerca di un fondamento etico universale. Scrive il Cardinale Fiorenzo Angelini: «Senza soffermarmi su tematiche particolari, vorrei sottolineare tra i meriti di Francesco Guadagnuolo quello di aver compreso e tradotto in produzione artistica il concetto di arte sacra, che il Concilio Vaticano II, nella Costituzione sulla Sacra Liturgia, considera il “vertice” sia delle arti liberali sia dell’arte religiosa (Sacrosanctum Concilium, 122). Senza dubbio, ogni epoca della storia cristiana, ha una sua arte sacra. Francesco Guadagnuolo ha intuito e illustrato lo stretto rapporto tra la religiosità del nostro tempo e un’arte che ne interpreti istanze, inquietudini, problematiche e attese, modernizzando la tradizione classica: così pure un’arte che risponda alle esigenze del nuovo clima culturale e massmediale nel difficile evolversi dei tempi».

 

 

Massimo Roth è nato a Roma il 7 gennaio 1939 – muore il 7 gennaio del 2014 .

Inizia la sua carriera artistica nel 1965 come grafico creativo in Rai e nelle aziende del gruppo Iri.
Le sue produzioni pubblicitarie vengono pubblicate su tutti i quotidiani e periodici nazionali. Alcune particolari creazioni vengono edite sulla stampa internazionale ottenendo importanti riconoscimenti nel settore grafico pubblicitario a livello mondiale (Graphis Annual…).
La sua attività artistica spazia dall’animazione alla regia di documentari culturali, dalla produzione pubblicitaria alla realizzazione di manifestazioni spettacolari nei settori della moda e dello sport (“Moda sotto le stelle”, “Italia moda” e eventi CONI). Ma nonostante ciò l’essenza del lavoro di Roth resta la ricerca e la sperimentazione nella dimensione della pitto-scultura.
Nel 1996 si dedica completamente a questa ricerca riuscendo ad ottenere importanti riconoscimenti. È in occasione della prima celebrazione europea del Giorno della Memoria – 27 gennaio 2001 – che Roth espone per la prima volta i suoi quadri a Roma nel centro culturale ebraico “Il Pitigliani”: Immagini e colori del ghetto di Roma , 20 opere olio su tela.
A soli due mesi di distanza da quest’esposizione è chiamato dalla galleria d’arte “Il Labirinto” per partecipare a una mostra collettiva. Da una prima parentesi figurativa, passa alla pura ricerca: scomporre in una miriade di frammenti ciò che intende rappresentare, senza però dimenticarne l’identità primitiva. È qui che nasce l’accostamento di diversi materiali, (specchi, perspex, stracci, acciaio e piombo) con il legno.
Questo materiale vivo si “piega” per soddisfare le esigenze artistiche di Roth che trovano una prima sostanziale realizzazione in cinque sculture I teatri della vita, esposte a Roma nel foyer del teatro dell’Orologio in occasione dell’inaugurazione della stagione teatrale 2003-2004 e a Cagliari, come momento centrale della manifestazione culturale Danza, musica e scultura organizzata dall’associazione culturale Asmed e patrocinata dal Ministero per i Beni e le Attività culturali e dal comune di Cagliari .
Nel 2004 avviene l’incontro con il teatro, luogo in cui Roth non diventa scenografo ma resta scultore che presta le sue opere lignee al palcoscenico. La Grande mela, per il balletto “Giulietta e Romeo”, spettacolo presentato a Roma e ospitato sui palchi nazionali e internazionali; Il passo nell’aria, per la pièce “La sciarpa di Isadora Duncan”, realizzato con il Ministero per i Beni culturali nel Ninfeo di Villa Giulia a Roma; infine Odysseus, complessa scenografia che accompagna l’opera coreografica messa in scena da Renato Greco e rappresentata come omaggio a Giovanni Paolo II, come evento clou della VII Settimana della cultura del Ministero per i Beni e le Attività culturali, all’interno dell’Anfiteatro Flavio (Il Colosseo). Un enorme cavallo di legno davanti la porta di Troia, le mura della città, l’antro della maga Circe, il trono del re Antinoo, la zattera di Ulisse, sono solo alcuni degli elementi scenografici realizzati dall’artista, che si alternano nel divenir della storia come parti integranti ma dinamicamente funzionali di una struttura cilindrica polivalente e multimediale.
Ma per Roth il legno resta ancora un materiale vivo da esplorare. A giugno 2005 il comune di Montepulciano lo invita, in occasione delle finali del pentatlon europeo, per esporre le opere I legni di Roth, la testimonianza di una continua ricerca che lo porta a creare nuove forme, a far nascere dal legno ciò che dentro esso ha.
È l’espressione di un concetto metafisico, astratto, a volte oscuro, a volte rigoroso…. È l’espressione dello spirito dell’uomo.
A ottobre 2005 è invitato dall’Agis-Federdanza a partecipare alla rassegna di danza e arti figurative Tavolozze e tutù, una mostra che ha riunito 7 artisti contemporanei che si sino ispirati a sette spettacoli di danza, realizzati tra ottobre e dicembre in diversi teatri.
A inaugurare la rassegna, presentata nell’ambito di un convegno cui hanno preso parte Vittorio Sgarbi, Claudio Strinati e altri esperti, intervenuti presso l’hotel Quirinale di Roma il 18 ottobre scorso, è stato Massimo Roth con una scultura originale creata per il balletto ‘Identità nascoste’, coreografia di Maria Teresa Dal Medico e presentato al Teatro Greco il 7 novembre: un grande occhio di legno e vetro, simbolo dell’uomo e immagine universale della vita.
Momento conclusivo della rassegna Tavolozze e tutù è stata la mostra collettiva allestita presso l’Accademia Nazionale di Danza.


Non c’è dubbio che il “Transrealismo” inventato da  Guadagnuolo stia sviluppando la sua centralità di ricerca raggiungendo il cuore atomico dell’arte contemporanea. In questa nuova produzione di Guadagnuolo l’attraversamento della storia dell’arte viaggia tra i grandi nomi del mistero superando il concetto di Cover con la sostituzione della visione contemporanea. L’anima del presente ha nuove ottiche per osservare i segreti più profondi dell’umanità e il linguaggio va rinnovato per essere combinato con gli atti della coesistenza contemporanea affinché l’anacronismo diventi futuribile e anticipatorio alla qualità del nuovo mondo in preparazione. Un artista maturo e di carriera come Guadagnuolo è uno dei pochi veri artisti al mondo capace di poter  individuare gli indizi semantici necessari alla sopravvivenza dell’arte. “Si parla spesso di idoli  moderni, ma che cosa sono gli idoli? E soprattutto a
che cosa servono?
Che utilità danno ai giovani?
Queste sono alcune domande che mi sono fatto nel realizzare la mia opera
“Idolo Moderno”,  cento anni dopo l’opera “Idolo Moderno” di Boccioni.(F.G.)

Antonio Picariello

 

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