Domenica 30 marzo 2014 INCIPIT APOCALYPSIS Oratino. Chiesa di S. Maria Assunta Ore 17,30
Un fatto vero: Ai tempi di Carlomagno il teologo Ambrogio Autperto muore in strane circostanze. Dodici secoli dopo Franco Valente trova la soluzione del giallo nella Cripta di Epifanio
Ferdinando Onorato
Presidente della Pro loco di Oratino
Non so per quale motivo una notizia apre un interesse da pubblicare. Così è avvenuto per me leggendo questa voce giornalistica…. Domenico Nurra un algherese di 71 anni, è precipitato sulla scogliera sottostante morendo sul colpo. Si era appoggiato alla ringhiera che costeggia il mare sui bastioni di Alghero poco distante dalla Torre di San Giacomo. l’uomo è precipitato sul selciato in cemento sottostante dopo essersi appoggiato alla balaustra che avrebbe improvvisamente ceduto. I bastioni Cristoforo Colombo sono il luogo di ritrovo più frequentato dagli algheresi e più visitato dai turisti. Di pomeriggio la passeggiata è sempre affollata con scene di bambini in bici, anziani, turisti e praticanti di jogging e fotografi che scattano pose con a fronte la scenografia di Capo Caccia. Domenico Nurra passeggiava in compagnia della moglie Tra piazza Sulis e la Torre dei Cani, a due passi dal mare, ha incontrato alcuni amici con cui si è fermato a conversare. Si è appoggiato al muretto senza prestare attenzione alle pessime condizioni del parapetto. La ringhiera in ferro arrugginita si è staccata. Domenico Nurra ha perso l’equilibrio ed è precipitato da basso sbattendo contro il cordolo di cemento armato che separa il muraglione dagli scogli.
In occasione della visita a Roma, dal 26 al 28 marzo 2014, delPresidente degli Stati Uniti Barack Obama, Francesco Guadagnuolo lo ricorda attraverso i suoi dipinti che ha realizzato dalla sua elezione ad oggi.
Il testo che segue dello scrittore Marco Pedone illustra l’idea di Guadagnuolo:“L’America con le sue contraddizioni è, per Francesco Guadagnuolo, centrifuga ideologica dei disvalori storico-economici (vedi le tavole del dollaro insanguinato), connettivo dell’immaginario mondiale e anche sede di speranza di redenzione sociale. Che gli Stati Uniti d’America, e in particolar modo New York con una serie di lavori a tema, siano stati oggetto della riflessione di Guadagnuolo non deve sorprendere, laddove la dimensione internazionale in cui spazia l’opera di questo artista non si configura mai come riproduzione statica, evenemenziale della Storia, quanto come traccia dinamica di processi avviati ad essere di lunga durata, materia in movimento e in trasformazione nel flusso del tempo in contiguità corporea anche con oggetti e coscienze fisicamente lontani, proprio secondo quello che afferma la meccanica quantistica (si veda a questo proposito Brian Greene, La trama del cosmo. Spazio, tempo, realtà.Einaudi 2004). Chi cercasse nelle tavole di Guadagnuolo l’effimero dell’instant picturesi troverebbe dunque nella paradossale condizione di un osservatore che cerca di comprendere la realtà tridimensionale disponendo soltanto di due dimensioni. È anche vero tuttavia che la complessità figurale dei lavori di Guadagnuolo legati all’America e a New York non dà conto da sola delle correlazioni tra coscienza e sostanza subatomica della realtà. Il segno pittorico, mai disgiunto da accelerazioni e pause, da un iter ondulatorio scheggiato da intarsi cromatici, si presta all’interpretazione e alla riformulazione linguistica dell’immagine solo a patto che la sua percezione viaggi su frequenze misteriose, fuori dalle convenzioni.
L’elezione di Barack Obama, il profilarsi di una nuova frontiera nella storia americana in ideale continuità col sogno Kennedyano e di Martin Luther King, ha offerto a Guadagnuolo un nuovo, recentissimo, terreno di indagine: il punto di singolarità tra il presente e il passato, il luogo, anzi il non luogo, dove s’annullano le identità epocali e che il segno pittorico non può che reinventare a partire dal caos primordiale del collage, dall’accumulo cromatico della luce che sta per essere lanciata in avanti. È la speranza la chiave di lettura di queste tavole, la speranza quale forza rigeneratrice di una nazione in crisi culturale ancor prima che economica. La catarsi si estrinseca nella frammentazione del disegno simbolicamente proiettato su brani di calendari, squarciato in trittici, riquadri ed occhielli dove s’affacciano i volti di Obama, Kennedy e Luther King, spalmato su sfondi magmatici dove emergono palmizi, grattacieli, folle oceaniche, affondato in scorci metropolitani dove sfarfallano dollari ed etichette della Coca Cola. Nelle tele la speranza si concentra nella sovraimpressione dei visi eccellenti, nella sostanza figurale di ritratti come simulacri di identità collettiva e, al tempo stesso, tracima nei passaggi liquidi del collage come in una fotocomposizione irrelata senza centro gravitazionale. Il soggetto diventa il sentimento raggrumato di una nazione il cui sangue scorre nelle vene di un consumismo sfrenato, nell’iconostasi mediatica che adombra il vuoto addensando immagini auto-replicanti di una realtà avvitata sui suoi miti. La memoria è senza dubbio terra d’origine ma separata dall’utopia ha la luce statica di uno stagno. Questo sembra suggerirci la violenza cromatica di Guadagnuolo: una ridefinita identità civile e culturale dovrà avere la corsa scintillante della cometa e sgocciolature di colore nel cielo nero della Storia. La speranza nasce dalla destrutturazione del presente, s’appella strumentalmente alla Storia di cui raccoglie icone e macerie, prende movimento da una ricostituita neutralità della coscienza di fronte ai drammi e alle catastrofi, è forza sorgiva che sana la ferita prima ancora che sia effettivamente guarita, è l’occhio al cielo dal fondo del pozzo. Come il volto di Obama, che in questi nuovi lavori di Guadagnuolo balugina da efflorescenze di bandiere a stelle e strisce, da sipari chiaroscurali, tra banconote galleggianti su incendi di colore, nel collasso materico di una realtà emblema della crisi del modello americano. Guadagnuolo ha dipinto il non luogo da cui si sta generando, forse, il nuovo sogno americano. Punto di singolarità, s’è detto, paradosso terrestre della surmodernità in cui il tempo e lo spazio si neutralizzano per via di una forza allo stato latente di energia: la speranza. E mai come in questo momento storico l’America ha avuto bisogno di speranza, mai come ora l’America è stata surmoderna” (da “Metamorfosi dell’iconografia nell’arte di Francesco Guadagnuolo”, Ed. Angelus Novus e Tra 8&9, 2011). (scritto da Acquario)
GIANFRANCO ZAVALLONI è STATO UN UOMO ECCEZIONALE – ALL’AMICO DI SEMPRE
Il Premio nazionale “Infanzia – Piccolo Plauto”, promosso dalla rivista “Infanzia”, con il Patrocinio scientifico del Dipartimento di Scienze dell’Educazione, Università di Bologna, viene assegnato a progetti di elevata qualità pedagogica e didattica realizzati nell’asilo nido e nella scuola dell’infanzia, nonché a personalità di eccellenza per il contributo scientifico o culturale rivolto all’infanzia.
Quest’anno, con il premio a Gianfranco Zavalloni, si vuole ricordare il grande contributo che questo instancabile “maestro” ha dato al mondo dell’infanzia (ricordiamo in particolare il suo libro “La pedagogia della lumaca”) e premiare il suo lavoro che continua ad essere vivo nell’Ecoistituto GRTA (Gruppo di Ricerca Tecnologie Appropriate) di Cesena.
Il Premio
La premiazione si svolge annualmente nell’ambito della Fiera Internazionale del Libro per Ragazzi di Bologna. Quest’anno sarà il 26 marzo alle ore 16. Il premio comprende cinque sezioni più un Premio Speciale. Le cinque sezioni sono riferite a:
Miglior progetto educativo o didattico realizzato nell’asilo nido o in nuove tipologie di servizi per la prima infanzia.
Miglior progetto educativo o didattico realizzato nella scuola dell’infanzia
Materiale ludico e/o didattico particolarmente significativo o innovativo per la fascia d’età 0-6 anni
Editoria per l’infanzia: una casa editrice che si è distinta per la qualità della produzione editoriale 0-6 (sezione attivata per la prima volta nel 2008)
Una struttura o un arredo di spazi educativi 0-6 (interni o esterni) particolarmente significativi o innovativi
Premio speciale a una personalità o a un ente per il contributo scientifico o culturale rivolto all’infanzia.
Piccolo Plauto
E’ il bambino protagonista di una tavola a fumetti che fin dal primo numero di Infanzia occupa una delle pagine centrali della rivista, offrendo uno sguardo disincantato e a tratti spregiudicato su un mondo adulto che, osservato dal basso verso l’alto, appare deformato quel tanto che basta per rivelarne certi aspetti che solo l’irriverente “innocenza” di un bambino può cogliere, soprattutto se è oggetto, come in questo caso, di un’abile trasfigurazione.
Nato dalla fantasia e dal tratto grafico di Marco Dallari (professore di Pedagogia all’Università di Trento) Piccolo Plauto fa parte a pieno titolo di quella lunga galleria di ritratti di bambini, che costituisce uno dei capitoli più originali e divertenti del mondo dei fumetti.
Secondo il giornale diretto da Antonio Padellaro la curatrice della mostra è la futura sposa di Marco Carrai. La Critica militante, Francesca Campana Comparini, anagraficamente ha 26 anni. La questione è diventata di interesse pubblico quando in rappresentanza della nascita di Michelangelo Buonarroti, storicamente il più conosciuto e stimato artista da tutte le generazioni, popoli e etnie planetarie, è stato affidato l’incarico di curatela non considerando la professionale esperienza del curatore: Il Fatto Quotidiano – Se una ragazza di 26 anni, laureata in filosofia e senza alcuna esperienza curatoriale, riceve l’incarico di curare la principale mostra di un grande comune italiano è perché conosce qualcuno o perché conosce qualcosa? È questa la domanda che due consiglieri di opposizione, Ornella De Zordo (Per un’altra città) e Tommaso Grassi (Sel), hanno formalmente rivolto alla città di Firenze, ora retta dal vicesindaco Dario Nardella. In un articolo apparso il giorno prima sul Corriere Fiorentino si era infatti letto che la ragazza in questione (che si chiama Francesca Campana Comparini), è in procinto di sposare Marco Carrai, uno dei membri più importanti del cerchio magico di Renzi.-
Ora, intervengo solo per dire che in fatto di incarichi di curatela, fosse anche la presentazione di una mostra parrocchiale dell’ultimo paesino sperduto nel fondo dell’Italia, se non si hanno conoscenze con il potere decisionale difficilmente si avrà la possibilità di presentarla. È chiaro, assiomatico, nel mondo dell’arte e delle commissioni di mostre se si conosce qualcuno si lavora altrimenti si immagina “in solipsismo” la bellezza realizzata delle proprie ideazioni d’arte. Il problema non è se si conosce qualcuno, ma se la qualità della mostra può essere all’ altezza di una commemorazione michelangiolesca di questa portata. Partiamo dal semplice e arriviamo al complesso dicendo che un evento come questo rappresenta agli occhi del mondo non solo la visione di una qualità culturale di Firenze, ma l’intera qualità rinascimentale italiana visto che Michelangelo oltre ad essere stato l’artista più acclamato del pianeta e riconosciuto universalmente per la sua potenza espressiva, è anche il referente per il punto di svolta, attraverso cui il neoplatonismo mediceo, ( come ben spiegano una serie di testi che a metterli in fila raggiungerebbero la misura dell’equatore, – uno tra tutti per dare la visione extralarge della questione: Roy Doliner – Il disegno Segreto – i messaggi della kabbalah nascosti nei capolavori dell’arte italiana, Bur – saggi – Rizzoli) raggiunge e sviluppa la nuova visione estetica e l’idea stessa di arte che sfocerà nell’illuminismo e attraccherà, senza mai perdere di spessore culturale, al pensiero contemporaneo, ed eccoci a noi. In altri termini la presentazione dell’anniversario di Michelangelo equivale in misura analoga alla presentazione delle Olimpiadi ( ricordo l’apertura delle olimpia della Grecia- una magnificenza). Ecco, dobbiamo domandarci se una curatrice del calibro della Campana Comparini sia in grado di assolvere un compito così responsabile e professionalmente difficile. È chiaro che alle spalle della curatrice di rappresentanza ci saranno fior fiori di professionisti ed è anche chiaro che aver scelto la comparazione con Pollock implica automaticamente l’interessamento del Guggenheim e quindi del sistema americano. Anche perché nel novembre 2006, l’opera di Pollock No. 5, 1948 è stato venduto all’asta ad un compratore anonimo per centoquaranta milioni di dollari.
Non resta allora altro da dire: Speriamo bene dunque e in c… alla balena per l’Italia. Attraverso la grande Firenze rinnovata dai giovani senza esperienza c’e la possibilità di cambiare il mondo. Forse…