Maggio 2014


NORI IRTo

RACCONTI

Il Ragù.

C’è la fase preliminare in cui un trito di sedano, cipolla, carota, profumati blandamente di aglio,  soffriggono.

Il fuoco è leggero, iniziale, giusto per riscaldarsi.

Poi, quando sono stati rilasciati gli umori, c’è l’accoppiamento con la carne.

Si gozzoviglia nel torbido.

Un po’ di alcool  tempra maggiormente il risultato.

La carne  stordisce. Le si fa sentire il fuoco fortemente e si  lascia al colpo finale  l’eccesso.

Si osserva  e quando, spiandola,  si vede che freme, si può stare certi che è pronta  a ricevere il pomodoro, per accoglierlo e donarsi, elargendo il possibile.

Dopodiché bisogna chiuderli da soli, rispettando una necessaria privacy (leggesi coperchio).

Abbassare il fuoco  perché non ce n’è più bisogno e  lasciarli in pace per almeno 2 ore.

” Ricorda figliola, solo un amoreggiamento che parta da una simile durata, può generare risultati soddisfacenti.”

 

 

Il Guardiano della Porta

 

Il Mostro è segno del Sacro. Lo si trova  all’Ingresso del Paradiso, vicino all’Albero della Vita,  o accanto alla Fontana della Gioventù.

 

Un graduale primo piano mostra un Volto Maschile con capelli brizzolati e rughe. Suggeriscono una forte Personalità al servizio di un’ altrettanto forte Indole Interiore.

Gli Occhi Femminili tentennano. Vacillano alla sua vista.

Una musica di Bregovic  scioglie l’anima.

La Musica rende l’umanità più paziente e più dolce. Non è né morale , né immorale e concede di far spazio tanto alla ribellione quanto all’obbedienza.

La Mente Femminile decide per l’ultima.

Meravigliosa ignoranza riflessa nei suoi occhi!

L’Occhio Maschile la vede e se ne compiace.

Tagliente e mai insicuro, cova sotto la brace gli istinti più arditi: quelli che Lei  teme e attende.

Lo lascia Libero quindi di spadroneggiare e da questa nuova posizione Lo osserva.

“ Accendimi una sigaretta” Le ordina.

Il Comando non passa inosservato  e Le attiva una Riflessione:

“ Si sta impossessando dei miei servigi.”

Le piace  molto che Lui lo faccia.  Lei fa finta di niente ed esegue.

La Voce è di nuovo un comando.

Le intima di sedersi sullo sgabello.

L’Uomo che parla  non ha bisogno di spiegare la necessità di spogliarsi di ogni pregiudizio. La stabilisce col Tono.

La Donna che ascolta, in bilico fra il  Rigore Massimo e Concessioni Vaghe, scopre il valore  liberatorio della Pro-Vocazione.

E si sente affrancata da ragioni impotenti, in quanto incapaci di imprimerle un Fermo.

Non è affatto vero che piacere e dolore debbano per forza contraddirsi. Che dove sia l’uno, l’altro debba necessariamente farsi da parte.

Accorgersene è un Lampo,  un Movimento Purissimo.

Un cambio di vedute istantaneo, un  modo diverso di collegarsi all’Altro.

Situazioni prima scialbe, risplendono all’improvviso e una luce sfolgorante sbriciola nell’aria qualcosa che solo un momento prima si mostrava solido.

I lati refrattari ad eseguire fino in fondo un Ordine, inciampano. Si ritirano, scorgendo in fondo un Vantaggio: quello che dà vita a sempre nuove direzioni e possibilità d’esperienza.

Chi Sente veramente, è interessato innanzitutto al materiale umano e solo in un secondo tempo alla sperimentazione.

L’Uomo , invece, cerca non tanto uno stile, quanto un contenuto nuovo. La Sua Maestria consiste nel carpire la natura di chi  gli è di fronte e ricavarne Tutto Ciò di cui è capace. Oltrepassando  i limiti fittizi.

Guarda fisso nei suoi occhi e non nasconde la Sua Sete.

L’Uomo che ordina,con una manovra galante ma decisa la sospinge verso la poltrona.

La Donna capisce chiaramente che la sua galanteria non è attendibile.

E’ solo un cacciatore sicuro della sua tattica ora che la preda è disorientata.

Gioca con lei prima di banchettare ancora.

Come si può rinunciare ad un lusso simile?

La Donna che cerca di divincolarsi è afferrata per i capelli.

La stessa voce Le ordina di guardarlo. Ripetutamente.

La colpisce in pieno sulle guance, su una natica, sul ventre, mentre si sente prigioniero della sua frenesia.

Le fiamme  lo divorano,  gli impediscono di ascoltarla e a Lei di cedere.

Cerca di sollevare il collo, di muovere le gambe, ma l’Uomo glielo impedisce col suo peso.

Le manca la terra sotto i piedi. Eppure non va a fondo.

Per ripicca.

Rifiuta di ascoltare, la Voce la disgusta, sale come un fumo che le imbriglia i pensieri.

Lo Vede urlare ordini, ma non lo Sente.

Poi si abbandona al Torpore che apre la Porta.

 

GIOCHI DI BIMBA

Amavo giocare?

Non saprei.

Oggi mi piace.

Amo giocare con le mie capacità.

Mi piaceva scrivere. Di questo ne sono certa. Ancor prima di saperlo fare. Mi piaceva l’inchiostro che usciva dalla penna. Anche quello che macchiava le mani. I fogli scricchiolanti per la troppa pressione della scrittura. Volevo impossessarmene.

La lettera “g” era un traguardo. Credo che facessero apposta a presentarcela in quel modo, tutta adornata dalle contorsioni dello stampatello. Al suo traguardo collegavo un’avvenuta crescita. Ed io l’ attendevo.

Mi piaceva suonare. Anche di quella capacità avrei voluto impadronirmi ed ogni piccolo centimetro di avanzata nella tecnica veniva da me ripetuto con maestria sognata.

Mi piaceva disegnare piante. Usando solo colori. Fasci arcuati di colori accesi, l’uno accanto all’altro. Infondevo a quei fasci un sentire potente e luminoso. Li guardavo, ma gli occhi non rintracciavano linee di contenimento che richiamassero  la  forma verosimile. Non sembravano piante ma ne avevano tutto il fulgore. Alle ripetute richieste degli altri che mi chiedevano cosa fossero, decisi che il disegno non era per me  e lo lasciai perdere. Per riprenderlo molto più in là. Quando qualcosa  si aprì.

Scendevo in cortile a giocare con i bambini del palazzo in cui abitavo, ma c’erano troppi momenti morti in cui fare ciò che facevano gli altri non mi aggradava, anzi mi pungolava nervosamente l’animo. Giochi da maschio.  Per forza, erano in maggioranza. Eppure mi scalmanavo. Rossa, sudata e insoddisfatta.

Volevo comandare e questo perché me l’hanno riferito, non ricordo di essermene resa conto. Così, quando abbandonai il  nostro club, dove non si sa bene cosa facessimo, all’infuori di versare una quota settimanale di cinque lire in una piccola cassaforte verde, mi recapitarono una lettera che  mi informava della mia  avvenuta nomina di capo, pregandomi di tornare.

Iniziammo a togliere lo stucco dalle finestre dei pianerottoli, quello stucco che l’amministratore e i nostri genitori  davano come una crema alle suddette finestre, noi lo staccavamo facendone delle palle di simil pongo che adoperavamo come ci dettava la fantasia ed io ne custodivo il tesoro. Consapevoli di farla grossa, coloravamo col gusto del tragico i nostri giochi, aspettando i rimproveri che non tardavano a manifestarsi in tono drammatico, protetti però da una mancanza effettiva di prove,  di fronte  alla quale l’amministratore esercitava comunque un eccesso di potere condannandoci per alcuni giorni agli arresti domiciliari.

Mi piaceva andare a trovare Daniela, fare le attrici, progettare un film dell’orrore con tutti i crismi. Un film mai portato a temine  perché ci impaurivamo sul serio all’atto pratico. Allora ci mettevamo a baciare il muro, passando così al film d’amore.

Mi ritiravo con lei anche quando i nostri genitori si riunivano per le loro cene sontuose. Daniela all’improvviso scappava dalla sua camera. Io la seguivo e la vedevo alzarsi la gonna proprio davanti alle porte a vetro che ci separavano dai  grandi. Fremevo e lei rideva per lo scandalo  che in me provocava.

Mi piaceva spremerle i brufoli  sulla schiena  mentre ascoltavamo sempre lo stesso 45 giri ed io cantavo. Allora lei si alzava e capovolgendo una sedia sulla sua testa la trasformava immediatamente in una macchina per le riprese televisive  di fronte alla quale  mi esibivo in un inglese gridato e inventato. E scrivere di poesia.

A volte a pranzo, veniva a trovarci un amico omosessuale il cui più grande divertimento consisteva nello scrivere bigliettini d’amore con sopra il mio nome e gettarli dalla finestra ridendo, per stuzzicare la mia vergogna palese. Mio padre lo accompagnava nel riso.

Cantavo  senza posa. Mi specchiavo continuamente atteggiandomi. Non mi piaceva dormire nel pomeriggio.

Mi piaceva andare all’Anfiteatro e cuocermi un uovo al tegamino, ma non me l’hanno mai concesso. Quando avevo una nuova amica questo desiderio mi incendiava. Mi sembrava la cosa più bella da fare. Mi chiedevano  se fossi pazza. Non lo ero.

Adoravo il registratore a nastro. L’ho usato in tutti i modi possibili.

Piangevo. Quasi ogni giorno. Quando non trovavo pane per i miei denti.

 

ci sono posizioni che il denaro non compra

http://www.saperincampania.it/giornale-29-maggio-La-musica-futurista

Giovedì 29 maggio, alle ore 18.00, presso la Sala Annibale Ruccello delarcaelarco edizioni (via On. F. Napolitano, 26/28 – Nola, NA) si terrà l’VIII incontro del ciclo L’avanguardia difficile: il Futurismo tra Italia, Europa, Napoli – Arte, Vita, Libertà. Tema del giorno sarà Musica e Futurismo. Russolo, l’Arte dei Rumori e l’avanguardia musicale italiana. La musica specchio del mondo: utopie, sperimentazioni, progetti, innovazioni.

Il Futurismo, nel suo processo totalizzante, ha coinvolto tutti i settori della cultura nel nome della “ricostruzione” e della “reinvenzione”: dalle arti visive al teatro, dall’architettura alla poesia, dal cinema alla fotografia. La musica, come è logico che sia, non è esclusa.

 

Dai primi manifesti di Francesco Balilla Pratella – Manifesto dei musicisti futuristi (1910), Musica futurista. Manifesto tecnico (1911) e Distruzione della quadratura (1912) – all’Arte dei Rumori di Luigi Russolo (1913), i futuristi cercano, riuscendovi, di abbattere il muro che divide il mondo dei suoni – preciso, esatto e armonico – da quello indeterminato dei rumori.

 

Il suono-rumore arricchisce con la sua infinita varietà di timbri i limitati suoni puri, venendo incontro alle esigenze dei compositori moderni: narrare, in musica, la modernità. Russolo, con gliIntonarumori – autentiche macchine sonore atte a creare e intonare armonicamente e ritmicamente i suoni-rumore – anticiperà i risultati sonori ottenuti, nel 1948, da Pierre Schaeffer in Francia con la musique concrète, giungendo all’enarmonismo. Ravel, Stravinskji, Prokofiev, Honneger, Varèse sono solo alcuni dei compositori che, nel tempo, s’ispireranno alle ricerche musicali futuriste.

 

Ospiti dell’incontro, presentati dal curatore della rassegna prof. Giovanni Fasulo, saranno i proff.Andrea BedettiLuca Succhiarelli.

 

Andrea Bedetti è musicologo e giornalista. Docente di Filosofia ed Estetica presso l’UniTre di Milano, esperto di esoterismo e filosofie occulte, ha pubblicato, tra gli altri, i saggi La musica sacra e profana a Venezia dal XVI al XVIII secolo. Da Willaert a MonteverdiDadaìsme et tradition. Evola, le philosophe au pinceau.

 

Luca Succhiarelli è Dottore di Ricerca in Italianistica, laureato in Lettere con una tesi sulla donna nel Futurismo (citata da Mirella Bentivoglio e Franca Zoccoli nel libro Le futuriste italiane nelle arti visive, Roma, 2008). Vincitore, nel 2008, del 1° Premio di Poesia «Le reti di Dedalus», ha curato ilQuaderno brasiliano di Ruggero Jacobbi pubblicato nel 2010 da Fermenti con il contributo della Fondazione Piazzolla.

 

L’evento sarà aperto, alle ore 17, da una selezione di sperimentazioni musicali inedite.

 

Si concluderà, infine, con la presentazione di un importantissimo contributo musicale del compositore Luigi Esposito, il quale presenterà una sua opera inedita, INSIGHT (per piano preparato, percussioni e altri suoni elettronici), scritta appositamente per l’occasione!

 

Gli incontri de L’avanguardia difficile sono realizzati in collaborazione con Saperincampania.it – Cultura, Enogastronomia, Turismo e l’Associazione socio-culturale “Disvelare” di Nola (Na).

 

 

DOLMEN

Ho assistito allo spettacolo della scuola teatrale di Nicola Macolino e ho pensato alle parole di Klemens Gruber scritte ne –L’Avanguardia inaudita, comunicazione e strategia nei movimenti degli anni Settanta – “ C’è un altro morto nel Labirinto dell’avanguardia : Artaud […] Come Majakovskij anche Artaud ha vissuto la sua sconfitta. E, nello stesso modo in cui il collettivo bolognese tenta di interpretare il suicidio di Majakovskij, cerca di decifrare la lenta morte di Artaud come l’incarnazione di quell’emarginazione e isolamento a cui l’artista fu sottoposto per aver fatto proprio in modo eccessivo il progetto dell’avanguardia e averlo perseguito con coerenza, decisione e radicalità esistenziale”. DOLMEN è il titolo dello spettacolo/performance del collettivo artistico Abraxas Lab che prende spunto da un lavoro musicale dei “Meredith Monk”, ovvero un avanguardista contemporaneo  chiamato attraverso una semantica dei nomi degli indiani di America : “esteso tecnica vocale” e “performance interdisciplinare”. Perché Monk crea, inventa  opere polisemantiche, poliedriche che uniscono equilibratamente, attraverso un suo proprio linguaggio sinestetico,  musica e movimento, immagine e oggetto, luce e suono, per formulare nuovi  tentativi di scoperta di  nuove modalità di percezione biologica in una contestualità in cui l’emittenza è a prevalenza delle macchine digitali e meccaniche.  Così DOLMEN, che nella storia dell’antropologia definisce un tipo di tomba  preistorica a camera singola e la storia dell’architettura lo valorizza come il più  noto tra i monumenti megalitici, attraverso l’esperienza educativa teatrale della scuola di Macolino diventa connettore di ideazione tra origine e contemporaneità innescando una miscela micidiale di cori e movimenti, musica viscerale, intreccio tra danza e teatro.

Dal più piccolo di Abraxas Lab, alle prese con un pesante macigno da trascinare, metafora dei pesi invisibili che l’uomo si trascina nell’animo, si dipana una trama vorticosa fatta di grida disperate e liberatorie, gesti scomposti di membra eccitate, tutto inserito in una costruzione apparentemente casuale ma che è studiata fin nei più piccoli particolari. Un’invocazione sacra con dei movimenti che rimandano alla ritualità religiosa che sconfina nel profano con un appello a sconosciute energie primordiali, il ricorso come unico elemento scenico ad uno dei simboli del legame inossidabile dell’uomo con la terra, la pietra. In un contesto sociale che si spinge affannosamente verso il razionale, il prevedibile, con la presunzione di tracciare percorsi di vita standard dove limitarsi a scegliere tra soluzioni preconfezionate ed accettate, a tutto discapito della creatività e della fantasia”. Personalmente ritengo questo deve essere il lavoro del regista; una missione che come le avanguardie di Artaud e Majakovskij riprendano il senso della missione proferita dal critico Giovanni Battista Cavalcaselle considerato il fondatore della moderna critica dell’arte che riteneva la provincia il luogo di nascita delle avanguardie. Il senso complessivo dello spettacolo induce a riflettere come i cicli evolutivi ritornino sempre su se stessi a modello della parabola solare archetipo delle costruzioni scientifiche umane. Dal Dolmen alla contenzione fibonacciana della prospettiva, la sezione aurea che Euclide nel libro II degli Elementi racconta in questo modo: “Si può dire che una linea retta sia stata divisa secondo la proporzione estrema e media quando l’intera linea sta alla parte maggiore così come la maggiore sta alla minore”. Scuola eccellente, carica di forza femminile e di gioventù adolescenziale che portano lo spettatore a sentirsi elemento attivo del mondo.                                                        Antonio Picariello


PRESENTATO IL VOLUME “UOMINI ILLUSTRI DI CALTANISSETTA”

La vasta eco suscitata dalla recente inaugurazione al Museo Civico di Caltanissetta della Sala della Cultura Nissena che espone, insieme alle sculture di Frattallone, la meravigliosa collana di ritratti degli “Uomini Illustri di Caltanissetta”, opera del pittore Francesco Guadagnuolo, ha stimolato la ristampa del volume omonimo contenente i ritratti di Guadagnuolo e le biografie di quei personaggi, scritte dal prof. Enzo Falzone, scomparso da alcuni anni.

La ristampa, amorevolmente curata dalla figlia di Enzo Falzone, prof.ssa Marina Falzone e patrocinata dal Lions Club “Caltanissetta Dei Castelli”, è stata presentata, con grande successo di pubblico, all’Auditorium del Liceo Scientifico nisseno “A. Volta” martedì 6 maggio 2014, con la partecipazione degli alunni degli Istituti Superiori della città, per avvicinare i ragazzi alla conoscenza di quei concittadini che hanno dato lustro alla terra d’origine con il prestigio delle loro opere.

Tra i personaggi ritratti da Guadagnuolo negli anni dal 1978/’79 ci sono: lo scrittore Pier Maria Rosso di San Secondo (1887-1956), il critico Luigi Russo (1892-1961), gli scultori Tripisciano e Frattallone, il musicista Luigi Cornia (1885-1927), il poeta Mario Gori morto nel 1970, l’attore Luigi Vannucchi, l’ingegnere Giuseppe Gabrielli (1903-1987) geniale progettista di brevetti aereonautici firmati con la sigla “G”, il filosofo e critico Rosario Assunto e tanti altri.

Mentre numerose slides presentavano i loro volti, Marina Falzone faceva rilevare l’importanza della collaborazione nata tra suo padre, autore del libro, con l’artista Guadagnuolo, autore dei ritratti. Grazie al loro lavoro, realizzato in simbiosi, quegli illustri personaggi del passato sarebbero potuti rimanere nella memoria dei posteri. Per questo la collocazione museale dei 23 ritratti di Guadagnuolo è stata voluta dal Comune per rendere omaggio al loro talento, affinché il ricordo non venisse cancellato, col passare del tempo, dall’indifferenza ed anzi potesse suscitare nei nisseni ammirazione e spunti di emulazione.

La prof.ssa Falzone ha inoltre illustrato, ai giovani presenti, la splendida carriera artistica del pittore Guadagnuolo, tracciando gli episodi più salienti che hanno determinato la sua notorietà internazionale. “E motivo d’orgoglio – ha detto, tra l’altro, la relatrice – parlare di Guadagnuolo perché è figlio di questa città, anche se romano d’adozione, mentre il suo talento è conosciuto in tutto il mondo”.

La relatrice ha letto poi la lettera di saluto di Guadagnuolo inviata al Presidente del Lions Club Dott. Rinaldi, che non è potuto intervenire ai lavori perché impegnato tra Roma e gli Stati Uniti in alcune mostre di quadri sul tema della santificazione dei due Papi, Giovanni XIII e Giovanni Paolo II. Un saluto che si è trasformato in messaggio di riflessione e di stimolo ai giovani ad apprezzare l’arte in tutte le sue espressioni. Ed i ragazzi che gremivano l’Auditorium hanno applaudito con trasporto, mostrando di averne bene recepito il significato. Anche Marina Falzone, nella presentazione del libro, ha sottolineato come la cultura sia un bene di ogni tempo in quanto arricchisce ognuno di noi. Riportiamo alcuni passi della missiva di Guadagnuolo: «La ringrazio del cortese invito che ha voluto riservarmi perché sono molto sensibile a tutte quelle iniziative che tendono a diffondere l’arte e la cultura nelle Scuole. I messaggi culturali di vario tipo, vanno indirizzati soprattutto ai giovani perché a loro si deve dare fiducia, in quanto costituiscono il nostro domani e il nostro futuro. La manifestazione di presentazione degli “Uomini Illustri di Caltanissetta” è un esempio di arte, cultura e civiltà; essi sono e rappresentano il nostro passato storico, sono lo specchio dell’identità culturale della Città. I ragazzi devono imparare a conservare e tutelare la nostra storia. Ognuno di noi ha in sé qualcosa del nostro trascorso più o meno importante: è questo che alla fine caratterizza l’individuo. Io, ad esempio, ho avuto nella persona del mio bisnonno, Luigi Cornia, un eccellente musicista, compositore, operista. All’età adolescenziale vedevo, a casa di mia nonna, una foto con un lumino sempre acceso, come si usava una volta. Chiedevo notizie di questo personaggio particolare, col cappello e il sigaro, e mi dicevano che era stato un grande musicista. Se è stato un grande musicista – chiedevo – dov’è la musica, dove si potrebbe ascoltare la sua musica? Nessuno mi sapeva rispondere. Alla sua morte, avvenuta all’età di 42 anni, i parenti non seppero tutelare il suo patrimonio musicale. Questo fatto mi dava una certa inquietudine; dicevo a me stesso che bisognava fare qualcosa. Così incominciai a cercare la sua musica presso parenti, amici, allievi. Trovai degli spartiti musicali, romanze, pezzi per pianoforte, una nota marcia funebre che si suona ancora oggi durante la processione del Giovedì Santo a Caltanissetta. Da lì ho cominciato ad organizzare qualche concerto. Ricordo che il primo concerto è stato con gli “Amici della Musica” nel 1977; allora è stato il tenore Giuseppe Pastorello che mi ha dato la possibilità di realizzare questo mio desiderio. Ho accompagnato il concerto con una mostra di miei quadri dedicata al mio bisnonno Luigi Cornia. E’ stato un successo.  Mi sono sentito tanto felice perché ero riuscito a dare memoria ad un musicista ricordato soltanto da qualcuno, ancora vivente, che lo aveva conosciuto.

Questo episodio mi ha fatto riflettere su quanti Uomini in vita hanno seminato idee, hanno esercitato un’operosità tale da far crescere intellettualmente la città e spesso non si ricordano più perché nessuno ha fatto in modo di lasciarne il ricordo ai posteri. Da quell’esperienza pensai di realizzare una serie di ritratti degli Uomini Illustri che hanno caratterizzato la nostra Città. Raccontai questa mia idea ad Enzo Falzone, che ne fu entusiasta. Nacquero così le biografie e i ritratti degli Uomini Illustri di Caltanissetta. Io realizzai i ritratti ed Enzo Falzone scrisse le biografie. Ne parlammo, per l’organizzazione, con l’allora Presidente della “Pro Loco” Aldo Giammusso ed anche lui ne fu entusiasta.  La Mostra venne realizzata nel 1978 e visto il successo ottenuto, ne preparammo un’altra nel 1979. Di tutta la serie, costituita da 40 quadri, acquisiti dal Comune di Caltanissetta come patrimonio culturale della Città, 23 quadri si trovano oggi nel Museo Civico “Michele Tripisciano” di Caltanissetta, in una sala chiamata “Sala della Cultura Nissena Giuseppe Frattallone”, inaugurata il 14 marzo 2014 dal sindaco Campisi. Pertanto invito voi ragazzi, magari accompagnati dai Docenti, a visitare questo luogo che conserva l’arte e la memoria storica della nostra città. Per capire una città, bisogna addentrarsi nei suoi contenuti, non basta osservare il complesso di elementi urbani che rappresenta il centro storico, osservare i suoi monumenti, le Chiese, i Palazzi, ma è necessario apprendere la loro storia, come sono nati e chi è stato l’autore di ogni opera d’arte. Questo porta inevitabilmente a investire e sicuramente poi a capitalizzare sul presente e sul futuro della nostra cultura operando nella ricerca dell’identità. Riflettiamo un momento e domandiamoci, da Nisseni, quali sono gli elementi distintivi che caratterizzano la nostra città. Sono sicuro che vi appassionerete e cercherete di farle conoscere.  Sono queste caratteristiche che rendono una città singolare, diversa dalle altre, dove agli uomini, con il loro sacrificio e il loro ingegno, è permesso di fare crescere la nostra città, aperta alla cultura nazionale ed internazionale. Per questo bisogna farla conoscere e diffonderla tramite le tecnologie di cui oggi disponiamo, in modo che possano usufruirne tutti coloro che lo desiderano. Questa è la mia speranza e penso anche la vostra. Saluto calorosamente il pubblico e coloro che sono intervenuti e spero che, in un’altra occasione, potremo salutarci personalmente. Grazie, Francesco Guadagnuolo».

Oggi, i quadri recuperati attraverso una paziente ricognizione hanno trovato degna collocazione nella nuova Sala del Museo Civico, vicino alle sculture di Frattallone e di Tripisciano. Una trilogia artistica di celebrità accomunate dal luogo d’origine e dall’amore per la loro città. Esporre le proprie opere insieme alle sculture di due grandi dell’Ottocento è motivo di orgoglio e soddisfazione per Guadagnuolo, il quale con queste opere giovanili aveva voluto rendere omaggio alla propria città natale.

In quegli oli, infatti, c’è tutta l’arte di un grande ritrattista che, al di là della somiglianza fisica, ha saputo cogliere le peculiarità più profonde dell’animo e del talento di ogni personaggio. Questi quadri che ritraggono gli “Uomini Illustri di Caltanissetta” compongono – a parere di critici ed osservatori che hanno visitato l’esposizione museale – una collezione di particolare pregio perché oltre a far conoscere personaggi del passato che hanno raggiunto la notorietà, rivelano il talento dell’artista già al suo esordio giovanile. Infatti, in quei ritratti si profila la straordinaria forza di carattere di un giovane pittore combattuto fra la passione per l’arte ed il bisogno di identificare il senso della vita.

 

FRANCO RUSSO

 

 

 

Arte e Bellezza

un mix sintonico

 

La Dimora del Prete in Venafro, il sedici maggio dalle ore 18.00 diventa lo scenario consono a una proposta che coniuga arte, bellezza, gusto.

Su ideazione del dottor Paolo Cipolla, della nota Farmacia Sardella, nelle Sale di Palazzo del Prete, si svolgerà un sintonico mix che propone la presenza di esperti consulenti dermo-cosmetici, di make-up artist e la Mostra di pittura e ceramiche raku dell’artista Simone Zaccarella.

Caos ordinato, il titolo della mostra, art curator Maria Stella Rossi che del giovane pittore scrive “Zaccarella percepisce e vive la pittura come energia creativa, testimonianza della forza della natura intesa nell’unica possibilità per capire e carpire

le domande dell’esistenza […] quadri e opere in ceramica segnano un tragitto che si muove fra ossimori e consonanze. L’intreccio e l’incontro tra linee, ideazioni e tratto creativo su tela e tramite ceramica tracciano un ideale percorso espressivo che ha il senso della continuità, della complementarietà anzi della completezza”.

Nell’ambito della Mostra e dell’evento che prende il nome di Aperitivo con la Bellezza, saranno messe in esposizione, in anteprima, alcune creazioni in ceramica di recente ideazione che fanno parte della serie “ Sfere dall’Universo” .

Tra Arte contemporanea e proposte di Bellezza estetica lo sguardo potrà poi allargare la sua visione al panorama goduto dall’ampio terrazzo della Dimora del Prete e farsi coinvolgere dagli affreschi e dalle opere d’arte antica custoditi nel Palazzo da Dorothy del Prete, appassionata studiosa di storia, tradizioni e arte.

Maria Stella Rossi

IL SILENZIO DELLA RAGIONE

CELEBRAZIONE NAZIONALE –OMAGGIO AD ANNA MARIA ORTESE

NEL CENTENARIO DALLA NASCITA

 

Tra i vari incontri in programmazione nazionale per il Centenario dalla nascita della scrittrice Anna Maria Ortese, quello organizzato nell’Abbazia benedettina di San Vincenzo al Volturno, 18 maggio ore 11.00, ha un significato e un messaggio di forte specificità.

Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Associazione Eleonora Pimentel in collaborazione con Abbazia Benedettina di San Vincenzo e Associazione Culturale Promozione Donna propongono un convegno che già nel titolo Il silenzio della ragione indica e sintetizza i temi che verranno trattati da Esther Basile, filosofa dell’Istituto Italiano degli Studi Filosofici e dalla scrittrice e attrice Lucia Stefanelli Cervelli.

La Ortese, autrice di capolavori quali L’iguana, Il cardillo addolorato, l’Infanta sepolta, Il porto di Toledo, Angelici dolori, proprio riguardo alla ragione in una intervista di Dario Bellezza del 1977 così si esprime “…la ragione dovrebbe illuminare continuamente tutto, dovrebbe illuminare il disordine e il dolore…”.

Introduzione e coordinamento del Convegno sono affidati alle giornaliste Maria Stella Rossi e a Carmela Maietta, le videoriprese a Rosy Rubulotta, i saluti alla Reverendissima Madre Superiora dell’Abbazia di San Vincenzo, madre Myriam Benedict, studiosa del ruolo della donna nella cultura ebraica, a Esther Basile, Presidente dell’Associazione Eleonora Pimentel e ideatrice del Festival delle Letterature ( Narni) sottotitolo Alchimie e linguaggi di donne, a Leontina Lanciano, Presidente dell’Associazione Promozione Donna, che da vari anni propone temi ed eventi incentrati sulla figura della donna nella contemporaneità.

L’Androne del Palazzetto abbaziale con sfondo sull’Abbazia e vista sul Castello di Cerro al Volturno e la Sala dell’Accoglienza sono i luoghi preposti all’incontro che coniuga atmosfere paesaggistiche, spirituali, culturali. Studiosi e ospiti si riuniscono

per questa celebrazione che pone l’attenzione su una scrittrice che proprio riguardo alla scrittura dice “ Scrivere è cercare la calma, e qualche volta trovarla. E’ tornare a casa. Lo stesso che leggere. Chi scrive o legge realmente, cioè solo per sé, rientra a casa; sta bene….”

Maria Stella Rossi

 

http://www.artribune.com/2013/06/richard-prince-e-la-rivincita-dellappropriazionismo/

 

DA OPERE DI mARIO sERRA

 

 

Produzione Pornografico Politico per cambiare la civiltà – l’Arte non è ancora morta,  ma Resistere non serve a Niente.

Antonio Picariello

 

Dal punto di vista semantico fonetico il termine PORNO ha la stessa  assonanza dei termini porco e Corno. Le ultime tendenze visive inneggiano al porno quindi al porco e al corno. Ora il corno è simbolo primordiale dei riti ebraici, greci e musulmani e anche cristiani religiosi; il suono del corno all’apertura della porta santa. Il porco è animale simbolico anch’esso; l’onnivoro proibito dalle leggi musulmane ma amato moltissimo dalle industrie alimentari occidentali. Il Porno invece è indice proibito da tutte le teologie, la lussuria è un peccato capitale, nelle leggi arabe il porno è condannato con lapidazioni inumane e incivili, in Europa è indice di ricchezza cinematografica, e mass mediologa. Le televisioni inneggiano al porno  con tecniche subliminali, le pubblicità, se non fosse per quel minimo, minimo, controllo si lancerebbero voracemente in campagne spietate per abbinare la merce al pornografico. Ma puntiamo al senso. Porno lavora sulle misure, sul desiderio perverso del  voyeurismo e i mezzi di comunicazione di massa che sono punti della visione, teatro per spettatori perversi, ne usano le strategie comunicative facendo un mito economico attraverso personaggi culturalmente non  identificabili ma perfettamente referenziali con i desideri chimici primordiali della specie umana. – “Ci pensa Rocco”, Siffredi in tv da divo del porno a guru di coppia”  “NEW YORK – L’ industria del porno della California si è fermata dopo che un popolare attore del genere a luci rosse è risultato sieropositivo al virus dell’ Aids. Dopo i risultati del test su Darren James è stata chiesta una moratoria di due mesi dei film hard core per permettere analisi generalizzate su altri attori e attrici”.– Da qui a identificare il Porno come strumento di arricchimento per produttori il cui grado di cultura rasenta il modello alimentare del rospo che dotato di lingua retrattile e elastica agguanta qualunque forma insettivora si muova nello spazio in cui è collocato il predatore. Nella selezione della specie, questi produttori sono considerati vincenti. Vediamo perché. Per capirlo dobbiamo ancora una volta fare riferimento alla specie del rospo: il rospo è dotato di vagilità ovvero di quelle caratteristiche che premettono in un animale la capacità  di compiere movimenti e spostamenti.Alcune specie sono capaci di compiere ampi spostamenti e sono dunque dette altamente vagili. Un esempio è dato dagli uccelli, che essendo in grado di volare, possono percorrere distanze considerevoli. La vagilità può svolgere un ruolo chiave nella colonizzazione di nuovi ambienti, soprattutto insulari, e quindi di innescare quei  fenomeni essenziali detti di  speciazione. Il termine contrario per funzione semantica alla “vagilità” è “sessilità”. In zoologia sono sessili gli animali, generalmente acquatici, incapaci di movimento e che vivono ancorati ad un qualche tipo di substrato solido come per esempio rocce. Tra gli organismi sessili vi sono le spugne, i coralli, capaci di autocostruirsi il proprio substrato, e i  crostacei.  Ora oltre il suono che stranamente i due termini rapportano con il mondo sessuale c’e da dire che il  voyeurismo rappresenta tipicamente la funzione comportamentale della sessilità. Mentre il sistema produttivo di pornografica è tipicamente funzionale alle caratteristiche della vagilità. Ora se passiamo dal campo dell’etologia a quello letterario possiamo avvicinarci a concepire una strategia globale messa in atto per indurre le nuove civiltà a comportarsi da “clienti sessiliti” da sfruttare, a vantaggio di produttori “vagiliti” intesi produttori di qualunque campo d’azione; politico, editoriale, industriale economico finanziario. È il modello adottato che sta diventando pericolosamente  e silenziosamente globale.  Walter Siti vincitore del Premio Strega lo spiega molto bene e forse in maniera attiva ( per attivo intendo tutta quella produzione  letteratura e non  che oltre a “messaggiare” una trama e una costruzione narrativa, interviene a guisa di  strumento subliminale attivo facendo accadere nel momento stesso in cui lo spettatore li osserva o li legge, l’atto di vendita del prodotto. Un venditore parla  per convincere l’ascoltatore all’ acquisto,  e il momento della comunicazione a differenza di una funzione notarile, è già in atto la vendita.  Un fotogramma della coca cola in una pellicola induce lo spettatore all’acquisto della Coca Cola.  Per quanto mi riguarda nella perfezione costruttiva del  libro di W. Siti esiste anche “dichiaratamente-occulta”  anche questa funzione). “Resistere non serve a niente”’ (Rizzoli)Apre con una questione di tipo etologico di cui ne riassumo alcuni aspetti: “Le scimmie cappuccine sono quelle con la faccia nuda, il manto color frate e il cappuccio bianco; Keith Chen, docente di economia a Yale, ne ha addestrate sette (quattro femmine e tre maschi) all’uso del denaro. Ha cominciato gettando nelle gabbie dei piccoli dischi di metallo con un foro in mezzo: le scimmie li annusavano, li addentavano e poi li buttavano via. Ma pian piano si sono accorte che fin che avevano i dischi tra le dita venivano rifornite di frutta dai ricercatori, mentre la frutta spariva appena gettavano i dischi. Così hanno imparato a tenersi i dischi in mano fin che non ricevevano la frutta, anzi a scambiare la frutta coi dischi (che da quel momento per loro erano diventati denaro a tutti gli effetti). Chen, a quel punto, ha provato a differenziare i prezzi delle banane e delle mele: tre dischi per una banana, un solo disco per una mela – anche i comportamenti si sono differenziati in conseguenza: chi appena avuto un disco lo scambiava subito con una mela, chi amando le banane preferiva aspettare e accumulare tre dischi. Due diverse categorie di consumatori. Dopo parecchi altri esperimenti altrettanto istruttivi (tipo provocare un improvviso rialzo dei prezzi e poi un inspiegabile ribasso), Chen ha voluto vedere come reagissero le scimmie a una ricchezza inaspettata e ha immesso nella gabbia, di colpo, tantissime monete: tutte le cappuccine si sono affrettate ad arraffare più monete che potevano per fare incetta di frutta. Tutte tranne una, un giovane maschio – che invece, dopo aver ammassato un bel gruzzolo, si è avvicinato a una femmina e traendola in disparte gliel’ha deposto ai piedi. La femmina s’è accoppiata subito col donatore, poi ha raccolto il gruzzoletto e si è avviata anche lei a comprare la frutta. Primo caso sperimentale, tra gli animali, di sesso offerto in cambio di denaro”. Ecco qui, ci siamo. L’estrazione riflessiva di questo articolo la lascio a voi. Non la sintetizzo e non la concludo. Ricordo semplicemente di fare distinzione tra il concetto di erotismo e di pornografia. Per il resto dove non arriva la vostra ragione, dopo la lettura di questo articolo, (che potrà sembrare anche scucito) arriveranno i vostri sogni. Arriverà  il linguaggio onirico della nostra coscienza.

 

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