Nei suoi saluti iniziali Lucia Daga, N. D. proprietaria del Castello di Prata nonché co-ideatrice del Premio L’Iguana con Maria Stella Rossi ed Esther Basile, ha rivolto la sua attenzione non solo agli ospiti e agli artisti presenti ma alle mura del Salone dei Templari che nel corso dei secoli avevano già accolto momenti allietati da musica, prosa, poesia. In perfetta assonanza con l’evento, quindi, si poneva il luogo, le mura del Salone ospitante la Cerimonia di Premiazione, ma in realtà tutto il Maniero di millenaria storia, nella sua totalità di specifica bellezza architettonica e paesaggistica quasi in un desideroso ascolto ancora di versi, di brani narrativi, di trascinate musica e di tutto ciò che è il linguaggio alto dell’espressività. Con l’atteso intervento di Elio Pecora, il più grande poeta italiano contemporaneo e i saluti di Esther Basile e di Maria Stella Rossi si è dato l’avvio all’evento conclusivo di un Premio che ha raccolto significative partecipazioni nazionali nell’ambito della narrativa, della saggistica, della poesia edita e inedita, della fotografia, della musica, del corto/video. Di pregio le giurie che hanno vagliato le opere in concorso, interessanti i risultati raggiunti nelle sette sezioni con vincitori alcuni dei quali già conosciuti nel mondo culturale ad ampio raggio. Da Simona Bertocchi che ha ottenuto il primo premio per la narrativa a Maria Rosaria Selo che si è aggiudicata il secondo, a Fabio Aldo Venditto, che ha vinto il terzo premio per la poesia edita con la silloge Uno e i suoi multipli, ancora con Pierluigi Giorgio, per il corto Con le periferie nel cuore, proiettato nell’ammirazione dei presenti, al successo di Roberta Muzio che ha ideato un video poetico e realistico sulla cosiddetta “terra dei fuochi”, a Susanna Canessa , Monica Doglione e i Taraf de Gadjo per la sezione Musica( per citarne alcuni). Il premio, che ha visto l’egida del Parlamento europeo, il patrocinio della Camera dei Deputati, dell’Istituto Italiano per gli Studi filosofici, quello della Presidenza del Consiglio regionale del Molise e la fattiva collaborazione da parte del Comune di Prata Sannita oltre alla presenza di numerosi altri enti e associazioni, ha posto, come citato nel bando, l’attenzione sulla necessità di vincere la disattenzione crescente per la riflessione del profondo riportando l’attenzione sulla responsabilità della parola e della cultura nella vita di tutti. La cerimonia di premiazione, che è proseguita per tutto il giorno fino a sera con intermezzo di buffet nelle sale del Castello e spettacolo di musica e teatro con Nicola Rando, Marcello Appignani, Giulia Capolino, Maurizio Santilli, Lino Blandizzi, Walter Santoro, si è conclusa con la proiezione dei corti vincitori, nella Sala detta della Torricella. Di particolare apprezzamento le interpretazioni di testi ortesiani a cura delle note attrici Milena Vukotic, Anna Maria Ackermann e Lucia Stefanelli Cervelli. Di Antonio, Angelo e Simone Zaccarella e di Santillo Martinelli i piatti in ceramica donati ai vincitori, di Simone Zaccarella il quadro ispirato al Castello di Prata in una sua personale interpretazione, sempre del laboratorio Zaccarella il piatto raffigurante L’Iguana creato per l’edizione 2015. Tra la stampa accreditata il Quotidiano del Molise, Criticart.it, diretto da Antonio Picariello, giurato nella sezione cortometraggi, Il Mattino, Enneti-magazine, Telemolise, ecodelmolise.com, colibrimagazine.it, gambatesaweb.it e numerose altre testate. Alla realizzazione del Premio hanno contribuito anche la Fondazione Neuromed, la Pontificia Fonderia Marinelli ( presente anche come giurata Gioconda Marinelli), la Dolceamaro Confetti Papa ( presente il cav. Claudio Papa), il Caseificio Di Nucci, i vini Campi Valerio e Alessandra Di Tommaso.
Maria Stella Rossi
Il Cortile del Castello di Prata Sannita- detto anche Salone dei Templari-, per storia testimone di avvenimenti culturali e di gesta di respiro europeo sin dall’anno mille, è pronto ad ospitare la Cerimonia di Premiazione della seconda edizione del Premio L’Iguana-Omaggio ad Anna Maria Ortese-Castello di Prata Sannita. Con inizio alle ore undici del ventotto giugno giurati, vincitori, ospiti, studiosi, giornalisti, artisti, organizzatori provenienti da varie regioni d’Italia, daranno vita a un evento culturale atteso per la validità di proposte e per frequentazioni di spicco ad iniziare dalle partecipazioni straordinarie di Gerardo Marotta, Fondatore e Presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi filosofici, di Elio Pecora il più grande poeta contemporaneo, di Margherita Pieracci Harwell, una delle più affermate italianiste al mondo, delle attrici, note e apprezzate nel panorama del teatro, del cinema e della televisione, Milena Vukotic, Anna Maria Ackermann. Il Premio, ideato da Esther Basile, Maria Stella Rossi, Lucia Daga, propone sei sezioni di concorso- Narrativa/ Saggistica, Poesia edita e inedita, Corto/video, Fotografia, Composizione musicale- nell’ottica “di vincere la disattenzione crescente per la riflessione del profondo, che tanto allontana dalla più autentica cifra dell’humanitas e dell’impegno civile”, come cita il Bando del Premio che sottende anche la necessità di porre l’attenzione su Anna Maria Ortese, scrittrice oracolare e dallo stile di assoluta specificità. Il Premio L’iguana, che vede la presenza prestigiosa dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, si avvale dell’Egida del Parlamento Europeo e del Patrocinio della Camera dei Deputati, ha sviluppato una rete di collaborazioni con la Presidenza del Consiglio Regionale del Molise, con il Comune di Prata Sannita, che ha contribuito alla organizzazione del Premio nelle sue varie fasi, per il tramite del sindaco Domenico Scuncio e dell’assessore alla Cultura Antonio Maddalena, con l’Associazione Dimore Storiche, sezione Campania, con L’Archivio di Napoli, con la Soprintendenza Archivistica per la Campania, con la Biblioteca Nazionale di Napoli, con la Sezione UNESCO di Caserta e con altre avvalorate realtà culturali tra le quali il Servizio Innovazione, Ricerca e Università -Regione Molise. La Cerimonia di Premiazione, che si avvale della raffinata e dotta ospitalità della Famiglia Daga Scuncio, si svolge in una Dimora di particolare fascino per architettura, paesaggio naturale- siamo nel Parco Nazionale del Matese- atmosfere culturali e artistiche, in sintonia della quale, musicisti, registi e attori quali Lucia Stefanelli, Carlo Damasco, Riccardo De Luca, Nicola Rando, Marcello Appignani, Lino Blandizzi, Maurizio Santilli, Susanna Canessa, Monica Doglione, Arnolfo Petri, daranno vita a performance coinvolgenti . Con prosieguo nell’Antico Mulino del diciottesimo secolo, prospiciente il fiume Lete, nel quale si proietteranno i video e i corti che hanno partecipato al Premio, e con la dedicazione di un rigoglioso pioppo, che vegeta nelle vicinanze del Mulino e del Lete, a Gerardo Marotta per il suo impareggiabile impegno nel mondo della cultura nazionale ed internazionale, si aggiunge valore ad un evento di per sé importante e di rilievo. Già lo scorso anno un altro pioppo era stato dedicato al poeta Elio Pecora, per cui proseguendo nel tempo, si potrà dare vita al Parco degli Scrittori, dei Poeti e dei Saggi. Oltre al Comune di Prata Sannita, il Premio l’Iguana ha visto il contributo di realtà affermate in vari campi quali la Fondazione Neuromed di Pozzilli, la Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone, la Dolceamaro- Confetti Papa di Monteroduni-Isernia, i vini Campi Valerio, Monteroduni-Isernia, il Caseificio Di Nucci di Agnone, i vini Alessandra Di Tommaso e Carlo Zucchetti di Montefiascone, Viterbo. Un vanto va rivolto alle giurie di esperti e studiosi che hanno lavorato in maniera gratuita, alla stampa accreditata e a quanti hanno contribuito in vario modo alla realizzazione del Premio- L’Iguana, che vede la partecipazione anche di artisti quali Simone Zaccarella che ha realizzato il quadro “ Castello di Prata Sannita” divenuto il fil-rouge del Concorso, del ceramista pratese Santillo Martinelli, del Laboratorio Zaccarella che anche quest’anno ha ideato un piatto in ceramica raku con un’immagine ispirata all’iguana, di Antonio Cimino il quale ha dedicato all’Iguana ortesiana un’opera dalla cifra stilistica personale, di Carla Castaldo che ha realizzato una piastrella in ceramica con iguana blu-verde, esposta anche al Théatre des Varietés di Montecarlo, di Maria Rosaria Rubulotta che si occupa di videoriprese e foto. Il Castello di Prata, come è nella sua storia, si conferma luogo eletto ad accogliere i saperi coniugati in più espressioni e quanti vogliono partecipare a quello che è un valido tributo ai valori ineliminabili della Cultura.
Maria Stella Rossi
Fot. Esther Basile, Elio Pecora – Maria Stella Rossi
Milena Vukotic, Anna Maria Ackermann
Pier Luigi Giorgio
L’ ANNA MARIA ORTESE di Esther BASILE
Maria Stella Rossi
Con il volume Anna Maria Ortese, pubblicato da Alieno Editrice ( Perugia), Esther Basile entra in quella rosa eletta di critici che si sono occupati della scrittrice, di cui ricorreva, nel 2014, il centenario della nascita.
Nella pubblicazione, Esther Basile intreccia e specifica tratti conosciuti e meno indagati dell’Ortese in un discorso narrativo che si dipana fra adesione spirituale, esegetica, speculativa.
Sullo sfondo del racconto critico della Basile si possono leggere nomi, realtà intellettuali, storie personali e di avvenimenti storici che danno nuova luce e richiamano ulteriore interesse sulla figura della Ortese.
Entrare nel mondo ortesiano così intenso, variegato e profondamente attento e partecipe di tutti i palpiti della vita intima/esteriore/sociale/culturale, è stato di certo un lavoro di forte impegno che la Basile ha delineato in maniera organica e attrattiva anche dal punto di vista dello stile narrativo strutturato sulla scia del tema del viaggio nella produzione ortesiana.
Il viaggio, nelle opere della Ortese, più che di luoghi o di spazi sottende il più delle volte l’incontro con un cielo turchino, con sguardi di dolore, con una città, con gli occhi di un animale, con voci e suoni, ma anche con gli spasimi di una solitudine, con la musica tenerissima del vento marzaiolo, con lo sguardo, più umano di ogni umano, di un’iguana (L’iguana nelle pagine dell’Ortese diventa ibridazione mitica densa di pietà e di emozioni, che cela, tra le sue grinze e le sue squame, tutto il pudore di teneri sentimenti e tutta la consapevolezza penosa della sofferenza della vita […] dalla presentazione del Bando- Premio L’Iguana- Castello di Prata Sannita- seconda edizione).
E di un incontro parla Esther Basile, quello che dà l’incipit allo stesso nascere dell’idea di uno scritto sull’Ortese:
“ Forse ho incontrato Anna Maria Orstese sullo scalone dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di via monte di Dio 14, in una di quelle serate piovose napoletane in cui fra ombre e luci ti sembra di ascoltare dei passi[…]”.
Questo l’avvio del primo capitolo titolato Il Mondo- viaggio che inizia quel chiarire e dialogare a lungo con se stessi, con i propri pensieri e quelli cercati, con acuta introspezione, nei libri ortesiani.
Il pregio critico di Esther Basile sta soprattutto nell’individuare nelle opere di Anna Maria Orstese il nucleo propulsivo quel quid nascosto ma ben visibile a chi ha ritmi cardiaci simili “ il cuore stesso della scrittrice” come dirà Gerardo Marotta nella presentazione nell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.
Ebbene la Basile si pone, in questo lavoro di ricerca e di scrittura, accanto alla scrittrice quasi ripercorrendone i faticosi ma densi tragitti di vita vissuti “Al di fuori delle mappe geografiche” come scrive Lucia Stefanelli Cervelli, nella prefazione.
Allora nel volume Anna Maria Ortese leggiamo pagine cercate e vagliate dalla Basile in stretta rispondenza con le opere ortesiane da Il mormorio di Parigi [… ] Parigi!Ecco Parigi! Per molto tempo ricorderò questo pezzetto di marciapiede sul boulevard de Clichy, questa fioca luce d’estate, come di un’estate ricordata o dipinta….insieme ai raggi del sole, una musica di gioia di malessere, di confusa, ostinata speranza….Invano, dolorosamente sono qui, di terrestre, e sfuggente, qui, non ci sono che il cielo, gli alberi, l’odore del caffè, il fioco sole d’agosto sulla pelle del braccio:il resto è un paradiso perduto[…].
Ma il dolorante senso della vita, che rimane in traccia negli scritti ortesiani e anche negli articoli giornalistici, guarda e indaga la realtà visibile e nascosta e ne trae pensieri di una filosofia umana/sociale / universale, potente “ tutte le riforme che non abbiamo per oggetto un rinnovamento, la rinascita della vita morale dell’uomo sono illusorie e destinate alla sconfitta in partenza[…] (da La lente scura).
In Uno strazio senza grido del 1973, che prevede e preannuncia realtà attuali conturbanti e malvagie, la Ortese si immerge in temi di per sé strazianti: quello sulla violenza e sulla prepotenza perpetrata dall’uomo sugli animali e quello sulla pratica della vivisezione, argomenti che si pongono in linea con i temi politici e sociali ortesiani, sempre in difesa dei più deboli.
Lei stessa si definisce “eterno naufrago” ma ha ben chiaro quale dovrebbe/potrebbe diventare una possibile realtà vivibile, […] il più piccolo atto di giustizia ( non oso dire verità o compassione) vale tutto un libro. Il ritorno della legge, poi, -intendo della legge morale-, essendo la seconda natura stessa, vale la cultura tutta intera[…] (dall’intervista di Dario Bellezza del 1977).
L’adesione totale di Esther Basile al mondo ortesiano- perché tale è, un mondo che comprende non solo i libri, gli articoli, le interviste, ma la sua stessa vita di intellettuale che percepisce e scrive della cultura dominante e di quella più autenticamente attenta al profondo- la ritrovo in uno stralcio del libro quando scrive “[…] la geografia della Ortese non è mai esclusivamente territoriale ma acquisisce significato dalla comunità che abita i luoghi. E se la constatazione del conflitto, del rifiuto, della diseguaglianza, prevale nettamente rivelandosi negatività, il Corpo celeste diventa una vera e propria invocazione, quasi una preghiera: “ le parole ragione e vita mi sono parse sempre così grandi, che provo un senso di sgomento pensando di averle pronunciate tranquillamente. Sono parole tremende. Tutta la grandezza è là: i due volti dell’essere[…]”.
A confermare l’autentica attenzione della Basile per l’opera ortesiana sono anche le presentazioni portate in giro per l’Italia ideate e promosse nel corso dell’anno del centenario – Napoli, Terni, Narni, Pescocostanzo, Firenze, Roma, Abbazia
di san Vincenzo, Nola, Fondi- per citarne alcune che continuano anche in questo nuovo anno per chiudere, quasi un ideale cerchio, tornando in Santa Maria Ligure, proprio nei luoghi abitati dall’Ortese nell’ultimo periodo della sua esistenza, prima, però, portando l’ Ortese, il suo libro e ancora attenzione e approfondimenti ulteriori
nell’incontro culturale, presso la Camera dei Deputati, che diventa anche momento significativo che celebra, in maniera ufficiale, la grandezza di una scrittrice di respiro europeo.
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La bella gioventù contemporanea invidia i valori delle generazioni del passato. Gioventù smarrita. Attaccata ai fili del cellulare ascolta le parole di J. Lennon “immagina” e loro immaginano. Ma accade il paradiso che riescono a scorgere sia un vecchio revival di musiche psichedeliche suonato con chitarre elettriche Fender e amplificatori Marchal che avevano l’anima delle valvole incastrata nella voce di un dio sconosciuto che parlava alle generazioni con i distorsori, i riverberi, i primi led e le frequenze uscite da un marsupiale magico e che formulava leggi cosmiche per una nuova fede nel viaggio e negli incontri.
“ Forse ho incontrato Anna Maria Ortese sullo scalone dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di via monte di Dio 14, in una di quelle serate piovose napoletane in cui fra ombre e luci ti sembra di ascoltare dei passi[…]”.
Questo è il tempo. Una giovane donna decide di iniziare il suo lungo viaggio votato all’amore magico e silenzioso delle donne, al loro coraggio, alla loro bellezza caricata dalla natura simbolica che iscrive il loro unico modo di guardare i giri planetari e le fasi lunari tra le bellezze universali tanto care al paradiso delle piogge napoletane. Qui si muovono visioni mimiche dell’arte dall’occhio meraviglioso dell’iguana che sogna di volare come in un quadro azzurro creato dal métissage culturel fatto di tradizioni segrete apparse nell’arte dialogante e senza tempo di Chagall. E questa solipsistica spiritualità semplificata del mondo di Anna Maria Ortese credo sia stata, per obbligo transitivo, captata dallo stesso battito cardiaco che muove l’equilibrio in grazia nella scrittura di Esther Basile. Qui una Fender e un amplificatore Marchal rimettono in vita gli antichi canti mediterranei. Il mito si fa partecipazione, diventa conversazione di fede e il tema del viaggio ripercorre le stazioni dell’andata raccontate da Anna Maria Ortese con il racconto di ritorno di Esther Basile e un biglietto acquistato alla casa editrice perugina “Alieno”. Il viaggio, come nella magnifica presentazione di Maria Stella Rossi alla seconda edizione del Premio del Castello di Prata Sannita, più che di luoghi o di spazi sottende il più delle volte l’incontro con un cielo turchino, con sguardi di dolore, con una città, con gli occhi di un animale, con voci e suoni, ma anche con gli spasimi di una solitudine, con la musica tenerissima del vento marzaiolo, con lo sguardo, più umano di ogni umano; lo sguardo di un’iguana. – Sguardo dello spirito che conferma la devozione letteraria ortesiana portata in giro per l’Italia come un nuovo canto di fede letteraria dalle palpitazioni sincroniche di Esther Basile. Napoli, Terni, Narni, Pescocostanzo, Firenze, Roma, Abbazia di san Vincenzo, Nola, Fondi, come a rimettere in vita la celebrazione di un’esistenza che aveva voto, cuore e anima nella scrittura.
E ancora l’iguana nelle pagine dell’Ortese diventa ibridazione mitica densa di pietà e di emozioni, cela, tra le sue grinze e le sue squame, tutto il pudore di teneri sentimenti e tutta la consapevolezza penosa della sofferenza della vita nella forza di Esther Basile, che saluto con tutto l’affetto dovuto a chi ha fede e amore votato all’umana esistenza, e che per me diventa il celeste dominio della cosmologia popolare come il volare nell’opera pittorica di un Russo diventa una canzone di Modugno. Così ognuno di noi è parte di altri, ognuno con le sue Frequenze elettriche con i suoi suoni psichedelici e poi, quando lo spirito dei simili riesce a baciarsi ci si accorge che Ortese e Escher possono divenire gocce d’acqua che cadono sull’incontro di due donne magnifiche. Qui il mare non bagna Napoli perché Napoli sa godere della piaggia, ma la scrittura femminile che ha sangue nobile per la vita e che conosce la giustizia e che non tollera i soprusi, che aborrisce la violenza e ama gli animali, questa scrittura può apparire e essere, e lo è, qualcosa di più forte di una percezione grafica e di una concettuale semantica. Questa scrittura è una danza Sufi che prega per noi. Grazie per l’aiuto e la forza di farci credere che gli dei ci invidiano… un’iguana ha tutto il diritto di dirlo e le scrittrici vere hanno tutto il diritto di confermarlo. Credo qui ci sia stato a supporto anche uno spirito guida che sapeva rendere passioni di gioia anche con un “ cardillo addolorato “
Antonio Picariello