NO! all’autodafé dei libri d’Ignazio Silone eretico
Una performance-installazione in situ (part.) di Antonio Gasbarrini
Polo Umanistico dell’Università dell’Aquila
Cattedra di Criminologia (prof. Francesco Sidoti)
L’Aquila, 18 marzo 2016
L’inquisito: Ignazio Silone
Bruno Falcetto (a cura di), Silone. Romanzi e saggi. Vol. I (1927-1944) e Vol. II (1945-1978),
I Meridiani, Mondadori, Milano, 1998 -1999.
Gli inquisitori: Dario Biocca, Mauro Canali (storici)
D. Biocca , Ignazio Silone e la polizia politica. Storia di un “informatore”, in “Nuova Storia Contemporanea”, 1998;
D. Biocca – M. Canali, L’informatore: Silone, i comunisti e la polizia, Luni Editrice, Milano-Trento, 2000; M. Canali, Le spie del regime, il Mulino, Bologna, 2004; D. Biocca, Silone. La doppia vita di un italiano, Rizzoli, Milano, 2005; M. Canali, Il tradimento. Gramsci, Togliatti e la verità negata, Marsilio, Venezia, 2013.
I difensori: Giuseppe Tamburrano, Mimmo Franzinelli, Sergio Soave, Alberto Vacca (storici)
G. Tamburrano – G. Granati – A. Isinelli, Processo a Silone. La disavventura di un povero cristiano, Piero Laicata Editore, Manduria – Bari – Roma, 2001; Mimmo Franzinelli (a cura di), Ignazio Silone, Il fascismo. Origini e sviluppo, Mondadori, Milano 2002; S. Soave, Senza tradire senza tradirsi. Silone e Tasca dal comunismo al socialismo cristiano (1900-1940), Aragno, Torino, 2005; A. Vacca, Le false accuse contro Silone, Guerini e Associati, Milano, 2015.
I testimoni: Antonio Gasbarrini – Annibale Gentile (studiosi siloniani)
A. Gabarrini – A. Gentile, Ignazio Silone tra l’Abruzzo e il mondo, Regione Abruzzo, L’Aquila, 1979, I ed. pp. 440; Marcello Ferri Editore, L’Aquila, 1980, II ed. ampliata; A. Gasbarrini – A. Gentile, Ignazio Silone comunista. 1921-1931, Angelus Novus Edizioni, L’Aquila, 1989; A. Gasbarrini – A. Gentile, I Fontamaresi. La Scuola delle “Libertà” nella Fontamara d’Ignazio Silone (Angelus Novus Edizioni, L’Aquila, 2015.
Centro Documentazione Artepoesia Contemporanea “Angelus Novus” – L’Aquila
Fondato nel 1988 – Art director Antonio Gasbarrini
www.angelus-novus.it – info@angelus-novus.it
ANGELUS NOVUS PRESS ANGELUS NOVUS PRESS ANGELUS NOVUS PRESS
COMUNICATO STAMPA
Un incontro siloniano all’Università dell’Aquila con Francesco Sidoti e Antonio Gasbarrini
È terminato con un fragoroso quanto amblematico applauso a Ignazio Silone l’incontro (coordinato dal Prof. Francesco Sidoti) tra Antonio Gasbarrini e le studentesse del corso ” Sociologia della devianza e criminalità minorile” svoltosi al Polo Umanistico dell’Università degli Studi dell’Aquila.
La presentazione del libro scritto a quattro mani con Annibale Gentile “I Fontamaresi. La Scuola ‘delle’ Libertà nella Fontamara d’Ignazio Silone” (Angelus a Novus Edizioni, l’Aquila, novembre 2015), è stata una favorevole occasione per ripercorrere, da parte del relatore, le più significative vicende biografiche e letterarie di uno dei massimi scrittori e pensatori del Novecento europeo. La cui nobile, aurea figura apprezzata in tutto il mondo sin dagli Anni Trenta del secolo scorso dopo la stampa del suo primo romanzo Fontamara (1933) mentre era in esilio in Svizzera, è stata sfregiata, da una ventina d’anni in qua, da una serie di scoop riconducibili alle aberranti tesi revisioniste sostenute dagli storici Dario Biocca e Mauro Canali con una serie di loro pubblicazioni saggistiche ed interventi mediatici. Il cui filo conduttore si è sempre snodato sul registro scandalistico del Silone spia della Polizia Politica fascista mentre militava, da autentico rivoluzionario (qual è realmente stato) nel PSI e nel PCd’I, per di più per motivazioni d’indole omosessuale. Ma, come ha sottolineato Antonio Gasbarrini, la certificata statura esistenziale, politica ed etica dello scrittore abruzzese è stata nel contempo ribadita da altri storici di assoluto rango (Giuseppe Tamburrano, Mimmo Franzinelli, Sergio Soave e tanti, tanti altri), nonché comprovata, documenti alla mano, dal recente libro di Alberto Vacca “Le false accuse contro Silone”.
Sulla cui “onda luminosa” si sono attestati altri studiosi, come il critico letterario Bruno Falcetto curatore dei due monumentali volumi monografici “Silone. Romanzi e saggi 1927-1944” e “Silone. Romanzi e saggi 1927-1944” (per oltre 3250 pp. complessive) usciti sul finire degli Anni Novanta nella prestigiosa collana de I Meridiani mondadoriani.
Questa la nota stesa “a caldo” dal Prof. Francesco Sidoti:
«Ho avuto oggi l’onore di ospitare nella mia lezione (per il corso di “Sociologia della devianza e criminologia minorile”) un incontro con Antonio Gasbarrini a proposito dell’eredità e dell’attualità della lezione di Ignazio Silone. Da circa venti anni difendo le buone ragioni della vita e dell’opera di Ignazio Silone, ma è molto piccolo il mio impegno a confronto con quanto ha fatto Antonio Gasbarrini, in termini di conoscenza, di comunicazione, di passione civile, di produzione saggistica e letteraria.
L’incontro si è svolto in un’atmosfera rarefatta di attenzione e silenzio. Molti giovani studenti non avevano mai sentito parlare di Ignazio Silone e già questo dice molto in merito al problema. Tranne qualche eccezione, soltanto le persone più avanti negli anni avevano conoscenza adeguata. Di fatto, su Silone sta vincendo l’interpretazione più malevola, che ai suoi ammiratori appare assolutamente infondata, affidata com’è ad indizi che possono essere interpretati ben diversamente, oltre che ispirata da equivoci grossolani e a volte da falsificazioni vere e proprie. Dalle ricerche di Giuseppe Tamburrano a quelle di Alberto Vacca, esistono pagine risolutorie in merito alla verità su Silone. Storici di gran valore, da Sergio Soave a Mimmo Franzinelli si sono pronunciati in maniera convincente in tal senso. Eppure, da qualche anno, da troppi anni, uno stereotipo negativo perseguita l’inossidabile immagine dello scrittore.
Esistono certamente in quella parte che è torbida della cronaca italiana, doppiogiochisti, spie, traditori, ma è proprio un’amara ironia della storia che alla maleolente fontana degli archivi più inquinati si siano potuti abbeverare anche autori per altri versi apprezzabili, come Sergio Romano.
Per la sua testimonianza in favore delle ragioni della verità, della verosimiglianza, della storia, l’impegno di Antonio Gasbarrini splende di luce propria e per contrasto delinea l’ignavia di quanti lasciano che sia infangata quella che giustamente era ritenuta ed ancora saldamente è (nonostante le calunnie copiosamente accumulate in vita e post mortem) una delle voci più limpide della democrazia e della libertà, non soltanto in Abruzzo, ma in Europa e nel mondo».
Francesco Sidoti
(Ordinario di criminologia nell’Università dell’Aquila)
Pasqua 2016 in Sicilia.
La Processione del Giovedì Santo a Caltanissetta
“Processione del Cristo deposto” – La Scinnenza di Guadagnuolo
Incontriamo a Roma il pittore Francesco Guadagnuolo, il noto artista, siciliano nativo di Caltanissetta il quale testimonia, in occasione della Santa Pasqua, con un suo eccezionale lavoro pittorico la processione del “Giovedì Santo” di Caltanissetta.
L’artista la ricorda così: «Nel 1974 decisi di realizzare assieme a una cartella di gouache una grande opera olio su tela ispirata alla Processione del Giovedì Santo. Seguendo tutti i riti della settimana, ho cercato di far vedere le parti meno in evidenza, ritraendo oltre i gruppi, i siciliani con le loro gesta, i volti scavati, le anziane signore che venivano a toccare i gruppi in segno di fede e commozione, la loro è una partecipazione ad uno tra i più suggestivi e popolari eventi religiosi. La mia opera su tela è intitolata: “Processione del Cristo deposto” è dedicata al gruppo detto La Scinnenza misura 3 x 1,5 m. Dal bellissimo Duomo della Città, partono due raggi di luce, dove si mette in cammino la Scinnenza che raffigura la deposizione dalla Croce. Sopra la Croce due giudei, che assieme a Giuseppe D’Arimatea e Nicodemo con San Giovanni fanno scendere lentamente il corpo di Cristo, sottostante il dolore della Madonna e delle altre donne. Nella parte bassa del dipinto, la scena di Gesù deposto e immobile. É una rievocazione cui si commuove tutta la città. Le donne che hanno le sembianze dei profughi di oggi che circondano il Cristo indicano il dolore di Maria madre di Gesù e madre di tutti che viene a vedere il figlio morto; mentre la gente s’impressiona a scorgere l’inquietante scenario realistico accompagnato dalle musiche delle marce funebri delle bande. La fede in questa circostanza è di straordinaria compartecipazione, unita di tristezza e pietà, questa fede non è vissuta in maniera intimistica, ma è avvertita come forma collettiva, i nisseni si fanno trascinare in questo rito popolare in cui la gente diviene protagonista».
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Francesco Guadagnuolo possiede il dono della visione. L’ artista per essere tale deve fruire, oltre la capacità della percezione, il senso dello spirito che agisce sugli elementi dell’incanto e per esclusiva “qualità” indossa la potenza di trasformare il segno della composizione in emanazione in magnetica attenzione. Questo stato differenzia il respiro dell’uomo comune in alito di grazia. Quando la figura evocata rappresenta il Cristo e la Passione l’icona diventa sacra e lo spettatore trova focalizzato nel suo percorso di fede il referente visivo cui dedicare la sua linea di devozione. Questa operazione diventa simbolo del proprio martirio di supplica devozionale capace a volte di attivare la funzione “ascensionale” del rito. In queste immagini traspare una dimensione insolita dell’icona come se il segno stesso si trasformasse in qualche modo in corridoio unificante il simbolo, la fede e la spiritualità dei gesti rituali elevando così lo stato di preghiera verso una sorta di lievito espansivo dove l’uomo per sua inconscia natura incontra il divino. A.P.
ASSOCIAZIONE ELEONORA PIMENTEL in collaborazione con
ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI di Napoli
STATI TEATRALI
MARZO DONNA 2016
4 MARZO 2016-ORE 17
In PALAZZO SERRA DI CASSANO- VIA MONTE DI DIO 14-Napoli
Nel ventennale della Associazione Eleonora Pimentel , associazione che si è occupata di Convegni in Italia e all’Estero e di Storia delle donne nella Filosofia, nella Letteratura e nella Storia Contemporanea , nata in seno all’Istituto Filosofico nel prestigioso Palazzo Serra di Cassano che vide agire la straordinaria figura di Eleonora Pimentel, desideriamo sotto l’Egida dell’Istituto Filosofico e del suo Presidente Avv.Gerardo Marotta e della filosofa Esther Basile aprire le porte ad una Eleonora teatrale interpretata oggi dall’Attrice Annalisa Renzulli a memoria di una donna dalle eccezionali virtù e intraprendenza, di una Eleonora dirigente del Monitore-poetessa di Corte.
MARZO DONNA 2016 La rappresentazione teatrale
Dedicata a ELEONORA PIMENTEL figura di spicco femminile della Rivoluzione partenopea.
“ Eleonora Pimentel Fonseca”- con civica espansione di cuore
Regia e Drammaturgia di Riccardo De Luca-
Testi Poetici di Esther Basile
Introdurrà la Filosofa Esther Basile-Videoriprese di Rosy Rubulotta
Presiede Gerardo Marotta
Attori : Riccardo De Luca- Gino Grossi-Annalisa Renzulli-Francesca Rondinella-Salvatore Veneruso-Maria Anna Barba-Dario Barbato- Lucrezia Delli Veneri
La prima Rappresentazione avvenne in Palazzo Marigliano nel 1999–Sede della Soprintendenza Archivistica per la Campania a seguito di un Protocollo stipulato fra la studiosa e saggista Maria Antonietta Maciocchi- il Direttore Giulio Raimondi- e la Dott.ssa Maria Rosaria De Divitiis – Esther Basile delegata Istituto Filosofico, nell’ambito del Bicentenario della Rivoluzione partenopea e a seguito di un Convegno di tre giorni, Eleonora Pimentel :il Diritto che nasce dalla Rivoluzione.
E’ seguito un iter teatrale a Napoli- a Salerno presso la Chiesa di Sant’Apollonia e presso la Sala Del Capitolo in questa stagione ultima gennaio/ febbraio 2016 , dai toni e rilievi importanti.
Siamo certi che il valore storico della Figura di ELEONORA PIMENTEL non può che indurci alla memoria della storia civile legata indissolubilmente alla storia della città di Napoli, in un incrocio di cultura portoghese e napoletana.
L’Operazione teatrale dedicata alla de Fonseca Pimentel da un’autrice “classica” del femminismo italiano, e cioè Maria Antonietta Macciocchi, ha potuto crescere anche grazie all’incoraggiamento di Luisa Muraro, impareggiabile direttrice di ricerca, autrice de L’ordine simbolico della madre nonchè del bellissimo saggio storico
Guglielma e Maifreda: storia di un’eresia femminista, la
quale con ben dirette osservazioni ci ha permesso di approfondire
il senso del lavoro sulla figura di Eleonora.
Una delle tesi che maggiormente mi hanno colpito nell’intrigante
lavoro della Macciocchi è quella che legge il trionfo di Ruffo
e delle forze reazionarie sulla Rivoluzione napoletana come una
sorta di “Vandea italiana”, tesi già enunciata con molta cautela da
Jacques Godechot, e che costituisce un’ipotesi altamente significativa in un momento come questo in cui ambigue “riletture” tendono a stravolgere il senso di quel passato che ha portato all’Unità d’Italia. Mi affascinava inoltre la possibilità di ripensare il canone della letteratura italiana – un’operazione che da De Sanctis in avanti in realtà non è mai stata tentata in modo radicale – seguendo le indicazioni del “gender criticism” di ispirazione americana, quello per intenderci di Elaine Showalter alla quale la mia formazione di critica deve molto. Al libro della Macciocchi “Cara Eleonora”rimando dunque per una più approfondita
analisi del milieu nel quale Eleonora ha operato, e per preziose
osservazioni di carattere psicologico sulla formazione intellettuale
della nostra scrittrice, nonchè sulla “storia orale” di Donna
Lionora, così come viene ricordata e tramandata ancora oggi
dai napoletani.
E all’Archivio di Stato di Napoli rimando le Fonti storiche del Processo di Eleonora e il Capitano suo marito con Consultazioni e Studi da me effettuati.
Se infatti la Eleonora de Fonseca è ampiamente riconosciuta dagli studiosi per il ruolo che ha assunto nella rivoluzione napoletana, e più di un romanziere ha voluto sceglierla come protagonista, la sua assenza dalle antologie e dalle storie letterarie è assoluta e significativa. Sulla sua opera pesa infatti un antico giudizio crociano, che nessuno si è dato finora la pena di confutare: che la sua sia esclusivamente l’opera di una poetessa minore metastasiana.
Croce infatti, se ha il merito indiscusso di avere preservato
questa autrice dall’oblio, dedicandole una delle sue prime monografie, ne ha purtroppo anche determinato la svalutazione sul piano letterario; una svalutazione che credo sia dovuta essenzialmente al mancato incontro di Croce con l’Arcadia in generale. La mia tesi infatti è che la de Fonseca sia molto più di una poetessa metastasiana; il suo iter intellettuale rivela influenze molto più variegate di quanto questa definizione le consentirebbe: la frequentazione di Voltaire, l’amore per le scienze sociali, la conoscenza della poesia del Parini, l’aspirazione a servirsi della letteratura come strumento politico; tutto questo la porta molto lontano dal giudizio, che fin ora di lei era stato dato, di una poetessa dotata di “facile cantabilita’“.
ESTHER BASILE
Per info telefonare al cell. 3393113514