L’omaggio in versi di Pierino Picucci in due poesie per Antonio Picariello
Il grido disperato
Un guaito di un cane nella notte
lugubre, implorante, lungo,
il cui eco si disperde nella valle tra ombre
di fantasmi e voli di uccelli notturni.
Cosa vuole il tuo grido disperato,
quali incubi assediano l'animo sospeso.
Appoggiato al muro del rudere con gli occhi sbarrati
a confondere l'ombra per essere solo.
Ancora ostinato ti chiedi il perché.
Risposta che non avrai mai alla tua angoscia.
Inoltrati nel bosco per i consueti vagabondaggi,
accarezza il buio, l'amico silenzioso,
scaccia la tua vanità, la tua umanità.
Cosa vuoi da un mesoltelioma.
Diagnosi crudele, inappellabile.
Le storie si ripetono, cambiano gli attori.
Recitiamo una parte involontaria, occasionale.
Andremo nel dimenticatoio universale
col tempo rinserrato nella scatola della memoria.
Corri amico
Corri amico, corri forte fino allo sfinimento.
Quando le gambe non ti sorreggono più
allora buttati per terra, dovunque sia,
in mezzo alla strada, sul marciapiede, tra i rovi
se sei fortunato su l'erba di un prato.
Ti accorgi che ancora respiri e la mente
resta ossessionata,
non ci puoi far niente è successo.
Rialzati e sfida ancora i tuoi polmoni.
Corri, corri, non guardare intorno.
Il vento, la pioggia, la grandine non
ti possono fermare.
Scalzo sotto il sole che ti arroventa
spogliati, butta la canottiera inzuppata
grida come un ossesso,
scaraventa i pensieri al di là della rupe,
nel baratro che ti attira per volare come un rapace.
Pierino Picucci
Antonio, fratellino caro,
sei andato via inopinatamente per viaggiare in Cielo e hai lasciato un vuoto, colmo però di tanta ricchezza anche artistica, donatami nel corso della nostra lunga amicizia.
Mi mancano le nostre conversazioni, a volte fino a tarda sera e come quella volta che ad Antonella le si chiudevano gli occhi fino alle 4 del mattino e, noi ancora a parlare senza avere sonno.
Mi manca il tuo pensiero profondo sull’arte e sulla vita in generale. Tu, uomo di grande spessore umano e culturale, eccellente critico e artista, bravo professore, hai lasciato un vuoto incolmabile nel mondo dell’arte e dell’istruzione.
Riservato, empatico, appassionato, energico, simpatico, estremamente buono, straordinario, ma descriverti con queste parole è forse superfluo e sempre molto riduttivo.
Sei stata una persona dal pensiero “puro”, che ha abbracciato con grande entusiasmo la vita e l’arte. Ora in Cielo, sicuramente stai curando la mostra degli “Angeli”, fortunati ad averti e qui, nella memoria sento la tua voce soave, con la tua carezza all’anima. La tua comunicazione estetica e poetica, intessuta a volte di mistero, mi ha permesso di diventare artisticamente l’artista che oggi sono. Credevi con forza nell’arte e come non ricordare le tue parole quando vedevi un mio nuovo quadro e dicevi «ottima opera».
Antonio, ti voglio ancora bene e non posso e non voglio dimenticarti! Quando ho bisogno di te so dove trovarti. Ti sono molto grata e sono felice di averti incontrato sul mio sentiero.
Firmato sorellina (come mi chiamavi tu). (cuore)
Valeria Acciaro