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Interpreti i fenomeni culturali incrociando l’arte contemporanea alle dinamiche della cultura di massa, anzi molto spesso adotti queste ultime come punto di partenza. E’ un’attitudine diffusa?
Il problema non è che c’è ancora l’intellettualismo, o gli intellettuali, il problema è che non ce ne sono più – che sono diventati una merce da collezionismo. I professori universitari tengono corsi sui videogames, e per affrontare qualunque argomento minimamente serio, anche in contesti accademici, si fa ricorso al bagaglio cinematografico, giornalistico, “di massa”. Il fatto è che bisognerebbe cominciare a intendersi su che cosa significa “di massa”. Si può dire che, nei confronti della cultura di massa le cose vanno come per le culture “altre”: finché si tratta di cucina etnica e di worldmusic tutto bene, quando l’altro mostra la sua faccia realmente (e non solo metaforicamente) “diversa”, allora no, tutti a sostenere che, in fondo, siamo meglio noi, figli dell’Occidente dei valori democratici e moderni…. Con la cultura di massa va così: finché si tratta di Coca-cola, sdoganata da decenni di pop art, non c’è problema; quando però si tratta di trasmissioni realmente “popolari” come ad esempio Grande Fratello, apriti cielo, immediatamente si sfoderano gli artigli e tutti cercano di difendere disperatamente quel minimo di dignità intellettuale che da qualche parte deve essersi conservata…