Ven 11 Mag 2012
Tonina Cianca un’ icona artistica del mare cesenaticense, ha lasciato il nostro pianeta
Posted by Antonio Picariello under arte/teatroNo Comments
Tonina Cianca un’ icona artistica del mare cesenaticense, ha lasciato il nostro pianeta
http://declinatoalfemminile.gqitalia.it/tag/tonina+cianca
Arte e memoria : Tonina Cianca.
Di Tonina Cianca, artista di cui ho accennato appena devo assolutamente dire di più. Volevo farlo da quando sono rientrata in contatto con lei, in modo diciamo indiretto. Eppure. Eppure il rapporto con la sua arte, nel panorama della mia visione (quasi) quotidiana non è mai mancato, e sono passati tanti anni. Proprio tanti, non li so nemmeno quantificare. Ma cerco di procedere con ordine per quanto possano concedermelo le urgenze della memoria, gli inchini e gli omaggi che dentro, nel cuore, nella retina, nei pensieri non sempre consapevoli sono sempre stati presenti. E poi arrivano. a valanga.
Qui è possibile leggere un colloquio con l’artista di Claudia Rocchi. Inizia cosi:
“La storia di un artista è un pezzo unico, un racconto solitario diverso da ogni altro. La storia di Tonina Cianca possiede qualcosa in più. Perché Tonina è nata, cresciuta, vissuta in uno stesso paese, Cesenatico; dentro ad una sola, grande casa dai due volti: focolare di famiglia in inverno, residenza per turisti d’estate..”
e ancora
“..Se ne rese conto Tono Zancanaro, suo “talent scout”, suo maestro, suo cliente. Davanti a quel panorama esclamò: “Adesso capisco perché lei fa la linea del mare così alta. Perché solo stando in alto, si può fare un orizzonte alto. E, onestamente, devo riconoscere che dei due ha più diritto lei di me di fare la linea del mare”. Già, Tono. Fu lui ad imporle la sua prima mostra. Lei fino a quel momento aveva dipinto solo da sé. “Avevo sempre fatto delle cose. Non avendo la costanza di cercare galleristi o critici, una professionista non lo sono diventata mai. Ma nell’ inverno del ‘ 70- ‘ 71, ali ‘ Accademia di Ravenna si teneva un corso d’incisione; il maestro era Zancanaro. Lo frequentai. Alla fine, Tono m’impose la mia prima Personale, alla Loggetta Lombardesca di Ravenna. “Cara signora, mi disse, mi dispiace: lei è un’artista. Adesso sono fatti suoi”. E la passione diventò necessità. “Non bisogna credere agli artisti che dicono che si di- vertono; non c’è un segno, non c’è una macchia di colore, che uno non dia con l’intento di fare meglio che può. Dipingere è un tramite, ecco perché si può parlare di passione. Ecco perché si può dire, forse: ho fatto così perché non potevo non farlo”. Una Personale non qualunque, quella prima volta. “Alla fine, soddisfatto. Tono aggiunse: “Se anche lei non dovesse fare nient’altro nella vita, questo lavoro giustifica una vita artistica..”
e poi
“Nella serie delle incisioni c’è come una scansione di tipo matematico, un segmento che diventa profilo, che rimane in maniera ostinata. Niente è gratuito, diventa un impegno “onesto”. Ma mi è piaciuto sentire anche un “peso” perché il segno è così astratto, filtrato, mentale, che è più discorso. Invece desideravo avere pure qualche cosa di corposo, addirittura per essere colorato. E sono nate le famose ovarole”. Concepite in quella casa plasmata dal nonno, vera fonte d’immaginazione per Tonina. “Il nonno Aurelio è stato uno dei primi albergatori a Cesenatico. Non soltanto fece erigere l’Eritrea, albergo magnifico per quei tempi. Fece pure la colonia Verone- se, quale succursale dell’albergo. Fra i due complessi, sotto la strada c’è ancora il sottopassaggio”. Una famiglia, i Cianca, esemplare anche nello stile. Ne va fiera, Tonina: “I nostri vecchi dipendenti mi ripetono: abbiamo una grande nostalgia di voi, conserviamo un ricordo di grande correttezza e di rispetto che sempre avete mantenuto nei nostri confronti”. Tonina era una privilegiata in quel luogo sospeso sul mare. “Sono nata in un albergo ma da bambina sono stata come una principessa che nasce in un castello (ride)..”
Bene, il racconto della vita di Tonina Cianca continua e qui si possono leggere opinioni critiche importanti sulla sua opera e qui avere un piccolo, piccolissimo assaggio del suo lavoro( ho preso in prestito una immagine). Ma l’incrocio con la mia vita. Eccolo
Io da bambina andavo all’Eritrea. Ho passato tutte le mie estati a Cesenatico in quell’albergo che, davvero, somigliava ad un castello. Nel giardino dell’hotel Eritrea ho varcato le soglie di passaggi fondamentali( il primo bacio, i veri fremiti amorosi, le rincorse, la gioia, la paura dell’allontanarsi dei genitori, la seprarazione imminente, i momenti con la nonna che ora non c’è più) Quando nel mio primo romanzo, Hot Line( Einaudi 1996) narro di un pianto disperato a tavola, in un albergo al mare, con le lacrime della protagonista-bambina che cadono in una minestrina in brodo, è il salone dell’Hotel Eritrea che ho in mente, è lì che avvenne quella scena rimasta scritta, e avvennero tante altre cose. Piccole e grandi iniziazioni. L’hotel Eritrea creata dal nonno Aurelio di Tonina Cianca( io ricordo la sua mamma, dolcissima signora perfetta davvero come una nobildonna d’altri tempi) e ricordo lei, lei che era originale e speciale, scendeva a vederlo quel suo mare indispensabile elemento, e mi affascinava per qualcosa di magico, da incantatrice che emanava, Una bella signora che avrei seguito come si segue il pifferaio magico. Cosa intendo quando dico che le sue opere sono rimaste negli anni a me vicine?
Mio padre ne comprò diverse. Adesso vivo metà a Bologna e metà a Imperia, in Liguria. Qui, nella casa ligure( sul mare, comunque) ho un orologio e un quadro etnico sulla mia scrivania ma a Bologna , dove scrivo e lavoro ho i quadri di Tonina Cianca. Sette, se non sbaglio. E mi hanno sempre accompagnato, in tutte le case che ho cambiato, durante tutti i traslochi.
Quei quadri. Quel segno, quei tratti, quei volti. Il mare. C’era qualcosa e c’è sempre stato, nei quadri di questa artista che ho sentito parte di me, di una memoria certo, ma anche di una storia di donna, di un divenire, di un percorso che lei tracciava e tesseva dipingendo e ancora adesso,quando li guardo soffermandomi, c’è sempre un dettaglio, un piccolo enigma che mi parla, inatteso, che mi fa sussultare, imprevisto, che ancora mi emoziona. In una stratificazione di passato, ricordi e bellezza . Nella storia di una vita speciale. Con questo e per questo desideravo ricordarla, ricordare. Perché L’arte è questo, emozione, nel lungo lunghissimo periodo. Interdipendenza e memoria. Storia personale strappata all’oblio, che si incrocia alla storia di altri.
Francesca Mazzucato
http://web.comune.cesenatico.fc.it/turismo/
Numerosi rinvenimenti archeologici testimoniano la presenza di insediamenti umani nel territorio di Cesenatico almeno fin dall’epoca romana:nell’immediato entroterra, doveva trovarsi la località di “Ad Novas”, citata nelle antiche carte, ma non ancora localizzata con certezza.
L’origine del centro storico attuale risale invece al Medioevo, e più precisamente al 1302, anno nel quale, se si vuole prestar fede alle antiche cronache, la città di Cesena volendo assicurarsi uno sbocco al mare per i suoi traffici, inizia a scavare il porto canale e costruisce una rocca per difenderlo.
Una precauzione necessaria, perché nei due secoli successivi il porto, di importanza strategica dal punto di vista commerciale e militare, fu teatro di frequenti lotte fra signorie in seguito alle quali fu più volte interrato e distrutto. Porto Cesenatico restò in mano a Cesena durante il periodo malatestiano; nella breve parentesi del dominio di Cesare Borgia, il “ Duca Valentino “, il porto fu oggetto dell’attenzione di Leonardo da Vinci, ingegnere del duca, che ne fece il rilievo in vista di futuri interventi. Dopo un brevissimo dominio veneziano (del quale resta traccia nelle due colonne poste ai lati del ponte sul canale), Cesenatico passò allo Stato della Chiesa per oltre tre secoli.
Solo nel 1827, dopo lunghe rivendicazioni, ottenne l’autonomia da Cesena. Il 2 agosto 1849 fu teatro dell’imbarco di Garibaldi alla volta di Venezia assediata in compagnia di Anita e di altri patrioti: un evento che divenne in seguito una sorta di “mito fondatore “ per la nuova identità cittadina dopo la nascita dello stato unitario.
Nel corso dell’Ottocento si sviluppa sempre più la l’attività peschereccia, anche ad opera di diverse famiglie chioggiotte che vengono a stabilirsi a Cesenatico con i loro caratteristici “ bragozzi”. Alla fine di questo secolo viene costruito il primo stabilimento balneare e la spiaggia inizia ad essere frequentata dai bagnanti. Consapevole dell’importanza di questa nuova risorsa, l’Amministrazione di Cesenatico promuove una accurata lottizzazione della zona mare, concedendo gratuitamente aree fabbricabili per la costruzione di villini: in pochi decenni Cesenatico diviene un’ambita meta turistica e vede sorgere anche diverse colonie insieme ai primi alberghi.
Dopo il secondo conflitto bellico, con la fine del piccolo trasporto marittimo, la nuova industria turistica vede Cesenatico in primo piano sul versante della promozione:la città intuisce però in tempo i rischi di certi modelli rappresentati in seguito da altre città della Riviera, e a partire dagli anni Settanta inizia un’opera di valorizzazione della propria storia e cultura, che attraverso diverse realizzazioni ( piazza delle Conserve, il Museo della Marineria, Casa Moretti, i Giardini al Mare) costituisce oggi insieme al mare e alla spiaggia il migliore “ biglietto da visita “.
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