Sab 13 Ott 2012
Anno della Fede. Giovanni Paolo II le transfigurazioni di Francesco Guadagnuolo
Posted by Antonio Picariello under arte/teatroNo Comments
C’è da chiedersi – scrive lo scrittore Franco Campegiani – se si possono (e come si possono) conciliare umanesimo e trascendenza; visione orizzontale e visione verticale della vita. Stando a Kierkegaard, si tratta di piani distinti e inconciliabili, mentre Maritain sostiene che i due piani debbono essere integrati e fusi tra di loro. Evidentemente nei due filosofi cristiani si agitano e confliggono ancora gli opposti idealismi di Aristotele e Platone, ma le correnti fortemente realistiche della cultura contemporanea sembrano pretendere un differente approccio alla fede e alla vita spirituale. Francesco Guadagnuolo è noto per essere testimone partecipe e attento di questi tempi. In collaborazione feconda con intellettuali ed artisti di tutto il mondo, egli possiede una spiccata sensibilità verso le problematiche sociali ed esistenziali odierne. Il suo spiritualismo non possiede pertanto accenti mistici, di evasione dal mondo, ma neppure si può definire integrato e soddisfatto rispetto alla situazione reale. La sua poetica gronda del male di vivere dei nostri giorni, ma è insieme un invito al riscatto nella trascendenza. Una trascendenza, direi, che è nell’uomo stesso; un altrove di cui l’uomo è parte integrante; e sta qui la particolarità di questa esperienza artistica. Un umanesimo intriso, sì, di inquietudine, di sofferenza, ma anche di coraggio e di fede nelle possibilità recondite e arcane dell’uomo stesso».
In questo contesto culturale, l’Arcivescovo Giovanni Fallani Presidente della Pontificia Commissione Centrale per l’Arte Sacra vide, alla fine degli anni ’70, nel giovane artista Guadagnuolo, la capacità di individuare nell’uomo contemporaneo disumanizzato i segni di una ripresa, di un riscatto, dando volto ad un Papa, Karol Wojtyla, che sarebbe poi diventato così importante nel cammino spirituale della Chiesa. Papa Giovanni Paolo II è stato visto e interpretato da Guadagnuolo come il più umile servitore di Dio, con un linguaggio semplice, accessibile, diretto, ed ha trasfuso la figura del Papa in un’aura sì mistica, ma profondamente umana.
Sono di esempio i ritratti che vengono presentati alla mostra presso il nuovo Centro Polivalente “Giovanni Paolo II” a Campoverde – Aprilia, via Mediana, 45, in occasione dell’Anno della Fede. L’artista ha realizzato nell’arco degli ultimi anni del Pontificato di Giovanni Paolo II, circa sessanta ritratti di cui ha dipinto i volti del Papa che esprimono, con tragica intensità, un’impressionante testimonianza della sofferenza umana, il senso del dolore come indice di vita nella contraddittorietà dell’epoca in cui viviamo. L’impressionante testimonianza della sofferenza umana che emerge dalle opere del Maestro, ha portato la critica a parlare dell’inizio di una nuova ritrattistica papale. Infatti, le opere realizzate dal Guadagnuolo contengono tutta l’icona del dolore del Papa che assume così un ruolo particolare della sua vita, basterebbe pensare l’opera “L’urlo silenzioso”, la sua ultima apparizione alla finestra del Palazzo Apostolico, che domina la Piazza San Pietro per l’appuntamento domenicale della preghiera dell’Angelus Domini, è stata nel giorno di Pasqua, il 27 marzo 2005: minato nel corpo, ma non nell’animo, ha voluto impartire la tradizionale benedizione “Urbi et Orbi”, dinanzi a una moltitudine di fedeli entusiasti. Ma non é riuscito purtroppo a parlare. Il suo grido, silenzioso e straziato, è divenuto messaggio ed espressione di immane sofferenza, preghiera a Dio per tutti gli uomini. “Da quel grido muto del Papa – scrive il poeta Angelo Mundula – in cui sembra vi sia il rifiuto di tutto l’orrore del mondo (neppure Munch era riuscito a tanto)”, Guadagnuolo ha voluto riviverlo anche in un’altra opera, soffermandosi sulle visioni dei due volti quasi sovrapposti, il primo nella sofferenza e il secondo nell’urlo silenzioso, proiettati sul mondo: la curvatura sottintende il globo terrestre, racchiuso e sigillato dallo spillone in forma di chiodo – simbolo della sofferenza di tutta l’umanità – che viene cucito nel pallio; a destra la cupola di San Pietro, come faro sul mondo. I ritratti eseguiti nell’arco degli ultimi anni del Pontificato di Giovanni Paolo II sono stati considerati dagli alti prelati e dalla critica, unanimemente, l’espressione di tragica intensità e la testimonianza della sofferenza umana.
«E’ un’arte, – continua Franco Campegiani – quella di Guadagnuolo, piena d’anima, e tuttavia le sue opere sono profondamente radicate nel reale. Giustamente Antonio Gasbarrini ha ricondotto questo ideale neoumanistico a quello dell’Ut pictura poesis, ma ha parlato successivamente di transrealismo, ossia di una poetica legata in qualche modo al superamento della realtà. Una poetica, dunque, dalle lontane ascendenze impressioniste/espressioniste, con una sensibilità post-moderna e centrifuga […]. Come abbiamo detto, alcuni critici hanno acutamente accostato al “transrealismo” questa forma di visionarietà, che diviene paradossalmente analisi del reale. Una sorta di veggenza, io direi, di viaggio nelle trame segrete del mondo, che diviene dantesco viaggio nell’oltremondano. Una commedia insieme divina ed umana. Ed ecco l’arte religiosa di Francesco Guadagnuolo, da non confondere con l’arte devozionale, funzionale alla stimolazione di sentimenti votivi e non estetici, secondo la distinzione adottata da Rosario Assunto […]. In questo slancio neoumanistico e spirituale si colloca l’arte di Francesco Guadagnuolo, in un luogo, dove finanche la politica ha accesso, la politica come campo di nobili aspirazioni e conquiste dell’umanità».
L’inaugurazione è il 22 ottobre 2012 alle ore 18,00, in occasione della festa del Beato Giovanni Paolo II; proprio in questa data, nel 1978, ha iniziato il Suo Pontificato.
La mostra è visitabile dal 22 ottobre al 1 novembre 2012, dalle ore 17,30 alle ore 19,30.
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