POLITICA MONETARIA

Il Movimento di Insorgenza civile è per la proprietà popolare della moneta.
Oggi la moneta nasce di proprietà della banca che la emette prestandola indebitamente ai cittadini. Noi vogliamo che nasca come proprietà dei cittadini e che sia accreditata ad ognuno come “ reddito di cittadinanza “.
– Manifesto per la Giustizia Monetaria
Per garantire la moneta come strumento di diritto sociale vanno rispettati i seguenti principi:
1) Moneta di proprietà del portatore;
2) Senza riserva;
3) Rarità monetaria controllata e finalizzata agli interessi sociali e non a quelli dell’usura;
4) Reddito monetario di cittadinanza;
6) Trattenuta all’origine dei fondi per esigenze fiscali e di pubblica utilità;
7) Moratoria dei debiti ( ed eventuale sciopero dei debitori ) in attesa dell’accertamento della proprietà dei valori monetari e della relativa compensazione di dare-avere;
8) Costituzione di un Dicastero per il risarcimento danni da usura (analogo al risarcimento per danni di guerra);
9) Divieto di Signoraggio: tutti possono prestare moneta tranne chi la emette.

POLITICHE SOCIALI

La tutela della famiglia, che risente di maggiore intensità del fenomeno nazionale ed europeo di disgregazione e crisi economica, passa obbligatoriamente per la defiscalizzazione dei redditi familiari, l’incentivazione ed il sostegno mediante servizi di assistenza. Dovranno essere detratte dal reddito, tutte le spese inerenti la cura e la crescita dei figli, come spese per indumenti, mediche e farmaceutiche, scolastiche. In ogni quartiere delle grandi città ed in ogni comune, anche il più piccolo, per ogni casa dove c’è un bambino, dovranno essere presenti asili nido e scuole materne, anche parificando il sistema privato a quello pubblico mediante delega per la realizzazione ad un costo pubblico minore. Andranno incentivate le aperture di farmacie “pubbliche“, comunali, provinciali, regionali, ove i cittadini potranno acquistare medicinali o medicamenti 24hx24h, ad un costo politico ridotto rispetto ai prezzi di mercato praticati dalle farmacie private, soprattutto quando trattasi di prodotti non dispensati dal SSN. Ogni struttura commerciale di grandi dimensioni che chieda di poter essere aperta sul territorio, dovrà garantire l’esistenza all’interno di asili nido e centri di accoglienza ed assistenza per gli anziani, integrando così il costo del servizio al vantaggio di uno sviluppo imprenditoriale sovvenzionato. Va incentivata l’educazione sportiva (e le visite mediche) come obbligatoria, fino alla maggiore età: un compito che potrà essere delegato oltre che alla scuola, anche ad enti privati ed istituti religiosi.
Particolare attenzione ed assistenza alle famiglie dei reclusi, non essendo più tollerabile l’atteggiamento di chi considera i familiari ( per lo più moglie e figli ) come collusi e corresponsabili del reato: essi vanno considerati, invece, come vittime familiari e collaterali del reato consumato dal recluso. La mancata assistenza alle vittime familiari è la causa maggiore del fenomeno criminale, in quanto un minore abbandonato anche dallo stato, dopo che dal genitore recluso, è vittima delle organizzazioni criminali che offrono assistenza ai carcerati ed alle loro famiglie. Se i padri sono persi, e forse pure i figli, i nipoti possono certamente essere salvati.
Il M.I.C. propone, pertanto, un assegno di sussidio delle famiglie, che si sostituisca all’assistenza delle organizzazioni criminali, offrendo un’alternativa valida e più sana a quelle, che si è certi potrà essere preferita dal coniuge e dal minore, se riconosceranno proprio nell’organizzazione criminale la responsabilità della sottrazione del coniuge e del genitore alla vita familiare. (paragrafo sospeso in attesa di approfondimento, come da emendamento di Tullio Cataldo, approvato dall’assemblea)

Vanno aboliti i veri e propri ghetti moderni delle case costruite per il popolo. L’esperienza dei quartieri come Scampia e Secondigliano a Napoli, così come tanti altri nel Mezzogiorno d’Italia, hanno oramai insegnato che costruire quartieri popolari nel deserto, privi di tutti i servizi basilari, dove alloggiano i meno abbienti, rappresenta un fenomeno antieconomico ed antisociale, che va nella direzione opposta alla integrazione di quelle classi sociali. Il fenomeno è antieconomico in quanto appare agevolmente dimostrabile che tra appalti, aggiudicazioni spesso non trasparenti, tempi di realizzazione dilatati, sforamento delle previsione di costi, materiali di costruzione scadenti, ed assegnazioni mediante il voto di scambio o spesso ad appannaggio della criminalità, è più costoso e meno utile costruire un alloggio popolare, che finanziare parzialmente l’acquisto di un alloggio residenziale. Andranno pertanto riconsiderati tutti i capitoli di spesa per le case popolari ed alloggi pubblici negli enti locali, affinché le famiglie a basso reddito possano beneficiare di un finanziamento o mutuo con garanzia reale comunale (ipoteca), che consenta alla famiglia di vivere integrata in un quartiere reale e di ripagare in parte con le proprie forze l’acquisto della propria abitazione, ed in caso di mancato pagamento l’immobile resta di proprietà dell’ente locale (meccanismo ipotecario) che potrà riassegnarlo.

AMBIENTE E TERRITORIO

I territori del Mezzogiorno sono stati vandalizzati da decenni di inquinamento, discariche e cattiva gestione. Il M.I.C. propone e sostiene, che le metodologie attuali del ciclo per lo smaltimento dei rifiuti (discariche, inceneritori, termovalorizzatori ecc.), debbano essere gradualmente sostituite, ponendo in essere tutte le moderne soluzioni e tecnologie, basate sulla raccolta differenziata porta a porta ed il recupero ed il riciclo dei rifiuti (sistema Vedelago, sistema Thor-CNR, ecc.). I territori inquinati devono essere bonificati e ove possibile riconvertiti, impedendo il loro utilizzo ai fini agroalimentare se non più recuperabili. Allo scopo appare idonea la conversione alle risorse energetiche alternative, mediante la realizzazione in questi siti di impianti fotovoltaici (pannelli solari) affinché in queste aree si produca energia pulita, impedendo al contempo l’uso criminale dei terreni come coltivazioni, eventuali lottizzazioni residenziali-commerciali-industriali, e peggio ancora, l’eventuale riutilizzo come discariche.
Le risorse del sottosuolo devono rimanere al territorio: le concessioni a società private per lo studio e l’estrazione (vedi Basilicata) devono essere negoziate con gli enti locali e da questi beneficiati. Gli abitanti dei territori produttori di energia devono usufruire di esenzione o riduzione delle tariffe, benefit fiscali, posti di lavoro nelle aziende che si insediano sul territorio, e non più semplici contentini concessi agli enti locali, come una ristrutturazione di una strada o una ripulita di una piazza. Il M.I.C. inoltre, propone e sostiene, che in tutte le aree industriali del Mezzogiorno, venga realizzato un moderno sistema di monitoraggio degli scarichi gassosi, liquidi e solidi, provenienti dagli scarti di lavorazione, (oramai è risaputo che per decenni le industrie hanno scaricato di tutto senza che nessuno controllasse) finanziato in parte dalle stesse aziende, prevedendo inoltre pesanti sanzioni per le aziende che non rispettano i parametri per l’emissione di agenti nocivi, finanche il fermo degli impianti.
Un modello economico non competitivo ma solidale di salvaguardia dell’ambiente in funzione sociale che prevede la riduzione dell’inquinamento urbano, con la detassazione per l’acquisto di casa o ufficio nei 500 metri dal luogo di lavoro o abitazione. Si prevede infine l’incentivazione dell’uso del vuoto a rendere.

AGRICOLTURA

Insorgenza propone e sostiene che venga promosso il recupero delle produzioni locali, iniziando dalle decine e decine di prodotti Dop e Doc del Mezzogiorno, lavorando contemporaneamente all’inserimento sempre più diffuso di questi prodotti all’interno del circuito distributivo.
Su questo aspetto possono avere un ruolo di primo piano i numerosi consorzi già esistenti, che vanno coinvolti nell’attività di promozione e distribuzione, creando un modello nuovo e virtuoso, che superi completamente l’attuale concezione di “grande distribuzione”, che mortifica l’identità dei prodotti tipici, favorendo l’importazione nazionale ed estera, a discapito della filiera corta.
Altro aspetto fondamentale per il M.IC. è l’attuazione di una riforma delle politiche agrarie, che renda possibile il recupero ed il riutilizzo di immense aree agricole in stato di abbandono.
Va poi incentivato il sistema della filiera corta e consentito un limite al chilometraggio nel trasporto dei cibi, dal produttore alla tavola per motivi di igiene ed ambientali. Va creato un sistema di diversa distribuzione dei prodotti meridionali, come già detto. Appare altrettanto necessario, negoziare con il governo centrale e con la UE, maggiori quote di carne bovina e di latte per il Mezzogiorno, ad oggi quasi esclusivo appannaggio degli allevamenti del centro-nord, nonché favorire ed incentivare l’allevamento di razze autoctone meridionali. Va recuperata ed incentivata, la validità e competitività del mercato ittico del Sud.

SANITA’

Le proposte del M.I.C. in tema programma sanitario-assistenziale.
– monitoraggio costante del territorio volto all’identificazione dei luoghi inquinati e delle relative cause al fine di rimuovere ogni sorgente di contaminazione e sviluppo di pandemie;
– controllo dei siti di superficie, del personale adibito alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti, del personale incaricato al controllo delle procedure, nonché della popolazione residente nelle aree ove esistono discariche, attive e non, siti di stoccaggio di rifiuti, e comparti industriali inquinanti;
– eliminazione dei luoghi di raccolta rifiuti di superficie (cassonetti), fonte di sviluppo e trasmissione d’infezioni anche attraverso l’opera di animali quali cani, gatti, topi, uccelli ecc., e bonifica delle discariche e dei siti di stoccaggio disseminati sul territorio;
– tutti i luoghi abitati sono assoggettati a condizioni inquinanti di superficie di varia natura ( rifiuti solidi e liquidi, emissioni gassose ecc. ), ma viene solitamente sottostimata la quota inquinante del sottosuolo ( infiltrazioni di percolato, scarichi abusivi di liquami, materiali di risulta provenienti da lavorazioni industriali, artigianali, commerciali ecc. ) che determina condizioni di altissimo rischio a causa della contaminazione delle falde acquifere e del terreno.
Tali condizioni determinano un rischio pandemico costante, che pongono tutti i luoghi densamente abitati, in una situazione di costante pericolo socio-sanitario aggravata dalla atavica presenza sul territorio di malattie endemiche ( epatiti ecc. ) che favoriscono ulteriormente l’eventuale sviluppo locale di episodi pandemici ( colera ecc. ).
La città di Napoli, inoltre, rispetto ad altri luoghi, evidenzia una duplice conformazione morfologica (la città di sopra, quella in superficie, e la città speculare di sotto, quella sotterranea ) che ne determina condizioni igienico-sanitarie univoche. Se il territorio cavernoso sotterraneo non viene monitorato e bonificato, come si converrebbe in linea con i protocolli di garanzia dei luoghi abitati, diventerà una bomba ecologica a tempo che perpetuerà le patologie endemiche degli abitanti della città di sopra, e con il concorso dei sottoservizi ( rete fognaria e idrica ) fatiscenti ed obsoleti e con una manutenzione scarsa, inefficiente ed inadeguata, creerà un macroambiente che favorirà un terreno di coltura per lo sviluppo di contaminazioni ambientali di difficile previsione e contenimento.
Il M.I.C. ritiene quindi indispensabile e prioritario, l’istituzione di un osservatorio permanente di monitoraggio sanitario dei luoghi in grado di verificare le condizioni del territorio e dei servizi che su questo incidono. In sinergia con le istituzioni scientifiche ed accademiche il MIC intende sviluppare un piano di recupero e messa in sicurezza delle aree urbanizzate e non, in funzione delle priorità evidenziate.

TRASPORTI ED INFRASTRUTTURE

Il sistema delle infrastrutture e dei trasporti nel Mezzogiorno va adeguato all’attuale livello di progresso tecnologico e con l’obiettivo di raggiungere e servire tutti gli strati sociali, mettendo in collegamento tutte le zone attualmente non servite da trasporti nel Sud.
In tutto il Mezzogiorno vanno rinnovati tutti i sistemi di comunicazione e trasporti via terra, via mare ed aerei, consentendo l’agevole raggiungimento di tutte le località all’interno del territorio per facilitare l’interscambio economico prima e recuperare quello culturale poi. Ogni centro abitato di grandi dimensioni deve essere sostenuto da grandi stazioni di snodo intermodale dei trasporti, mediante ristrutturazione ed espansione dei sistemi di collegamento stradale, eventualmente anche mediante la creazione di un’azienda meridionale di assistenza stradale ( autonoma e distinta dall’ANAS ), affinché risulti agevole il collegamento da Napoli verso Sud e lateralmente dalla Calabria alla Puglia e da questa agli Abruzzi e trasversalmete dal Tirreno all’Adriatico. Dove il territorio lo consente, dovranno essere sviluppati o creati ex novo, strutture portuali ( turistiche e commerciali ) che consentano di sfruttare l’invidiabile peculiarità di migliaia di chilometri di coste, consentendo, ove possibile, di preferire il collegamento via mare a quello via terra. L’Aeroporto Internazionale di Napoli, deve essere almeno raddoppiato nelle sue dimensioni e collegato immediatamente alla rete autostradale, ferroviaria e metropolitana, non essendo più a lungo accettabile, che quella che fù la terza capitale d’Europa, possa rimanere isolata dai contesti territoriali interni, continentali e internazionali. Altrettanto deve essere sviluppato ogni aeroporto di capoluogo siciliano, calabro, pugliese, abruzzese, e costruito quello molisano e lucano. Per gli investimenti dei trasporti su rotaia deve essere consentito l’accesso al sistema dell’alta velocità, anche alla Basilicata e fino alla Calabria nonché trasversalmente fino a Bari, Taranto e Lecce.
I trasporti cittadini, settore in sistematico e fisiologico passivo di bilancio, devono aprirsi a sistemi di finanziamento privato, facendo largo uso del meccanismo della sponsorizzazione.
La questione Tangenziale di Napoli è questione politica primaria ed irrinunciabile per il M. I. C., che ne ha fatto una battaglia di civiltà. Costruita tra il 1972 ed il 1977 con finanziamenti prevalentemente privati, ufficialmente denominata A56, non può essere definita “ asse autostradale “, poiché non raccorda due autostrade, bensì una autostrada ( verso Roma o Bari ) e una statale che porta al mare ( la SS Domitiana ). Si tratta, anche per il Governo centrale ( D.M. 12-11-2001, preambolo ) di un’ “ autostrada “, interamente urbana, non interconnessa con il resto del sistema. Definendola autostrada, lo Stato centrale consente che il pedaggio della TdN venga ancorato agli aumenti tariffari autostradali. La concessionaria dell’ANAS per la manutenzione e la gestione della TdN, è di proprietà di Autostrade per l’Italia, controllata dalla Atlantia SPA, controllata a sua volta dal Gruppo Benetton e da istituti bancari del nord Italia ed europei. Il M.I.C. ritiene non accettabile che in una società che gestisce un tratto stradale primario della città partenopea, e che fattura oltre €. 55 milioni all’anno ( dati bilancio 2008 ), siano del tutto escluse il Comune di Napoli e le risorse imprenditoriali locali. Inoltre, essendo la TdN gestita da un sistema di esazione “ aperto “, il sovrapprezzo tariffario in aumento viene applicato su una percorrenza media presupposta di 10 Km per tutte le classi ( mentre è noto che la TdN, proprio in quanto strada urbana, viene dai più utilizzata per i transiti da quartiere a quartiere e, solo secondariamente per raccordarsi alle autostrade ). Il calcolo della media di percorrenza è pertanto scorretto e deve essere rivisto. Il pedaggio della tangenziale non deve essere pagato, cosa che di norma avviene nelle altre città d’Italia (Milano, Torino, Bologna ecc.). Inoltre, il pedaggio della TdN ha subito, tra il 2007 ed il 2009, l’aumento maggiore d’Italia, pari a oltre il 23%, incluso l’ultimo del 1° gennaio 2010.
Il M.I.C. pretende che si ponga sollecitamente rimedia alla denunziata ennesima vessazione che i napoletani ingiustificatamente sono costretti a subire, mediante l’abolizione del pedaggio della tangenziale di Napoli, nei tratti intermedi da quartiere a quartiere, ovvero l’applicazione di una tariffa ad uso, non fissa sul sistema ( sistema aperto ).
Per quanto riguarda il sistema degli appalti di opere ed infrastrutture, il M.I.C. ritiene improcrastinabile, la stesura di un elenco delle priorità degli interventi che consenta una corretta e trasparente programmazione, esecuzione e coordinamento degli stessi, evitando in questo modo la sovrapposizione e la parcellizzazione degli interventi, che a volte comportano il disfacimento ed il conseguente sperpero di risorse, per opere già realizzate in precedenza.
Altra priorità per il M.I.C., è rendere decorosa e sicura la viabilità cittadina e la rete fognaria, in larga parte ancora eredità dello stato preunitario annientato, con particolare attenzione alla struttura morfologica del territorio napoletano e di tutte quelle zone del meridione particolarmente soggette a rischi sismici ed idrogeologici, che necessitano di opere di manutenzione ed adeguamento di fiumi, canali, bacini ecc. Il M.I.C. propone e sostiene, che per l’affidamento di tutte le gare di appalto, venga applicata la regola della “tornata di gare”, che consente una più equa distribuzione delle aggiudicazioni, impedendo che una stessa ditta possa aggiudicarsi più interventi nella stessa opera, nonché la revisione della regolamentazione del sistema a “punteggio”, troppo esposto alla insindacabilità di giudizi di commissioni altrettanto insindacabili. E’ altrettanto necessario, che si ponga un limite ai ribassi d’asta, sistema che ha condotto alla riduzione al minimo della qualità degli interventi e la sicurezza nei luoghi di lavoro, ed alimenta il lavoro al nero. Andrà inoltre incentivato un sistema che consenta nuove assunzioni nonché sgravi contributivi e fiscali per tutte le ditte aggiudicatarie e che tale elemento possa avere valenza in termini di maggiore punteggio in sede di gara. Il M.I.C. è cosciente del rischio che tali misure possano trasformarsi in protezionistiche, per cui verrà posta particolare attenzione nel dettaglio delle proposte nei programmi amministrativi.

ISTRUZIONE

Università
Fermare l’emigrazione interna
Secondo tutti ultimi rapporti Censis, Istat e Svimez, cresce di anno in anno l’esodo dei giovani studenti universitari meridionali verso le università del Centro-nord. Secondo gli ultimi dati disponibili dei fuori sede gli iscritti alle facoltà del Centro-nord provenienti dalla Puglia sono 47.849, dalla Calabria 37.076, e quelli provenienti dalla Campania 33.114. Ogni anno, dunque, il Sud perde oltre centomila cervelli, oltre duecentomila braccia, centinaia di migliaia di giovani. La maggior parte dei fuori sede, infatti, difficilmente torna nel Mezzogiorno a lavorare: l’emigrazione interna inizia a 18 anni
Il M.I.C., dunque, propone e sostiene le seguenti azioni:
1) valorizzare le eccellenze meridionali, con un’ampia campagna informativa sulle università del Sud, che coinvolga le stesse facoltà, soprattutto quelle maggiormente competitive e qualitativamente ineccepibili secondo le classifiche europee;
2) lavorare ad una maggiore attrattiva delle università, in stretta connessione e collaborazione con il mondo professionale e delle imprese meridionali, prevedendo, dunque, stage e inserimento immediato nel mondo del lavoro per gli studenti universitari più meritevoli, con possibilità di tirocini e piccoli contratti temporanei di lavoro, che consentano l’accumulo di esperienze lavorative già in età universitaria;
3) prevedere un sistema di sgravio totale contributivo ( benefit ) per un periodo minimo di 5 anni, per le aziende che assumeranno laureandi e laureati di cui al punto 2;
4) invertire il trend di impoverimento del capitale umano al Sud, che comporterà un allargamento sempre più vasto del divario con il nord, sia economicamente che lavorativamente, con conseguenze alla lunga disastrose, individuando un sistema previsionale di occupabilità in collaborazione con le categorie, in modo da evitare troppi iscritti in facoltà, che non hanno sbocchi lavorativi;
5) detassare, almeno per la durata del corso di laurea, gli studenti che decidono di non spostarsi nel Centro-nord, e che decidono di iscriversi nelle facoltà meridionali.

Scuola
Studiare la propria storia e la propria identità
La scuola, insieme alla famiglia, è il primo luogo di confronto con la società. E’ sui banchi che si forma l’identità dei ragazzi. Ed è qui che bisogna iniziare a lavorare se si vuole che cresca fin dalle giovani generazioni la consapevolezza che il meridione, negli ultimi centocinquant’anni, altro non è stato che una colonia del Centro-nord. Il M.I.C. propone:
1) una totale revisione dei programmi scolastici e soprattutto dei libri di storia, che parlano in termini menzogneri del risorgimento;
2) l’obbligo di inserire come materie scolastiche la storia del Sud e lo studio delle lingue meridionali;
3) la modernizzazione dei mezzi di studio, mediante la diffusione in tutte le scuole del mezzogiorno, di tutti i sistemi tecnologici più avanzati, a cominciare dalla banda larga al wi-fi.

Risorse per Scuola e Università
Il M.I.C. propone e sostiene che le risorse per la detassazione scolastica-universitaria, e per il sostegno alle famiglie, siano ricavate dalla confisca dei conti correnti della criminalità organizzata ( nel 2009 sono stati pari a 2 miliardi di euro ). Quanto ai beni confiscati, vanno riconvertiti in tempi rapidissimi, in luoghi per lo sviluppo di iniziative e progetti per la formazione ed il tempo libero.

Ricerca
Centralizzazione della ricerca in gestione pubblica e a brevetti liberi per le aziende meridionali.

ECONOMIA

La programmazione economica Insorgente è mirata alla realizzazione di un principio sociale. Non è l’uomo che deve servire l’economia, ma l’economia che deve essere asservite alle necessità dell’uomo.

Il M.I.C. propone il rilancio dell’economia locale che per il Sud è soprattutto legato alla formazione giovanile ( vedi capitolo università ).
Il M.I.C. propone e sostiene la creazione e la diffusione di istituti bancari e finanziari a capitale esclusivamente meridionale, funzionali alla realizzazione di progetti di sostegno dell’economia territoriale, nonché una riforma dell’attuale sistema creditizio.
Ha già proposto ed intende sviluppare, la creazione di istituti assicurativi meridionali e di grande distribuzione alimentare ed agroalimentare, per la creazione di sistemi di sostegno all’agricoltura ed al settore alimentare meridionale, che consenta alle imprese del Sud di svincolarsi dalle soggezioni dei grandi sistemi del nord-Italia e dell’Europa.
Lo sviluppo e l’incentivazione dei meccanismi produttivi del Sud, passa inevitabilmente per l’esaltazione dei prodotti della terra e della cucina tradizionale napoletana e meridionale. Andranno create forme di incentivazione e di “protezione” dei marchi esistenti e la creazione di nuovi, anche rafforzando la partecipazione politica rappresentativa del Mezzogiorno a livello europeo.
L’artigianato ed il turismo sono le vere risorse del Mezzogiorno, se da un lato non deve più verificarsi l’interruzione e le successioni generazionali delle piccole imprese per motivi prettamente economici, dall’altro, va disincentivato e punito il fenomeno della imprenditoria “ mordi e fuggi “, aumentando i controlli fiscali a livello territoriale, e ponendo in discussione la stessa esistenza di imprese a reddito zero, o peggio, passive per diversi anni. Il marchio “ fatto a Napoli “ o “ fatto nel Mezzogiorno “, deve diventare equivalente di garanzia di qualità; va incentivato il controllo sul fenomeno del caporalato, e vietato l’impiego di manovalanza senza garanzia di sicurezza e di diritti, sanzionando duramente le grandi imprese ( spesso del nord ) che di questi meccanismi beneficiano, si nutrono e si sostengono.
Promuovere la teoria economica della decrescita ed abbandono dell’economica competitiva, sostituita gradatamente dall’economia collaborativa.
Obbligo di reinvestimento delle imprese che fatturano al sud, sul luogo della fatturazione.
Tassazione delle transazioni internazionali e delle rendite parassitarie.

TURISMO

Il turismo è un’altra delle risorse fondamentali ed irrinunciabili del Mezzogiorno. Gli spazi museali devono essere amministrati dagli Enti Locali secondo un meccanismo identitario culturale ed integrato. Contro ogni colonizzazione culturale del Mezzogiorno, il cittadino va sensibilizzato ed educato al recupero della storia, della cultura e delle tradizioni mediterranee. I musei devono rimanere aperti tutti i giorni, con orario continuato e fino a tarda sera, onde consentire al turista di fruirne in maniera coordinata nel periodo del loro soggiorno. I fondi saranno rinvenuti anche mediante partecipazione minoritaria di privati agli eventi ed alle esposizioni, mediante massiccio uso del sistema delle sponsorizzazioni e quant’altro le moderne istituzioni giuridiche consentano. Il turista è patrimonio economico e culturale del territorio, ed il M.I.C., propone la strutturazione di un decalogo dei diritti del turista che sia considerato cittadino del “ Regno delle Due Sicilie “ nel periodo del suo soggiorno. Si propone l’apertura di caffè e ritrovi intitolati al Regno di Napoli e delle Due Sicilie, accelerando il fenomeno turistico, oggi sommerso per il contrasto tra ciò che l’ospite legge sulle guide storiche e l’inesistenza di qualsiasi riscontro fattuale sui luoghi visitati. La storia sarà la grande risorsa turistica del futuro, e i caffè del Regno diffusi su tutto il territorio, saranno aperti mediante rilascio di nuove licenze anche a partecipazione comunale, provinciale e regionale.