Dicotomie in accordanza nelle fotografie di Rosy Rubulotta

di Maria Stella Rossi

 

Fanno pensare a Hölderlin, i venti scatti di Rosy Rubulotta in mostra nella Sala degli Affreschi dell’Istituto Filosofico- Palazzo Serra di Cassano fino al trenta aprile.

Il poeta tedesco scrive in un frammento alquanto misterioso “ Pieno di meriti, ma poeticamente, abita l’uomo questa terra” che  Hidegger interpreta e commenta

abitare poeticamente significa essere toccati dalla vicinanza dell’essenza delle cose”.

E allora nelle fotografie della Rubulotta percepiamo questo desiderio di entrare nelle cose del mondo, nella loro vera natura senza enfasi con disarmante naturalezza che semplifica e armonizza i contrasti.

Poco importa il dove (quindi il luogo) che perde il suo carattere connotante perché l’occhio di Rosy Rubulotta cerca il perché, il quando, il come in un mix di

sentimento /pensiero/ consapevolezza.

Lontano/vicino, dentro/fuori, vastità/ dettagli, realtà/riflesso, luci/ ombre fanno parte di una scelta personale, un punto di vista a cui tener fede, come una sorta di colloquio continuo con la realtà che invia messaggi da cogliere e testimoniare.

Ma non è tanto o perlomeno non è solo un lavoro di documentazione memoriale/emotiva quanto una strategia dello sguardo a cui viene affidato il compito di conoscere e estrapolare il dettaglio o l’attimo che chiarisce e indirizza la conoscenza.

L’esigenza di vastità ( pensiamo ai paesaggi marini) e di grandiosità (le altitudini delle montagne) fanno venire in mente, per un gioco di sovrapposizioni e rimandi, ad alcuni quadri di Caspar David Friedrich che a sua volta ci porta ad altre corrispondenze, in particolare con Kant e Schiller che consideravano la grandezza del mare e dei monti come una possibilità per l’uomo per considerare la propria piccolezza.

Gli oggetti fotografati, una fisarmonica che prende la scena come una prima attrice, un antico libro avvolto da spago e agghindato insolitamente da collana con pendaglio, oppure posate e oggetti di legno tarlato comunicano la loro essenza di oggetti che si riappropriano del loro valore e del tempo che vorrebbe usurali per poi dimenticarli.

I giochi di riflessi nelle vetrine come sulla superficie di fiumi e lagune vogliono indicarci che in realtà non tutto ( o quasi mai) è così come ci appare, ed ecco che Rosy Rubulotta coglie  l’immagine riflessa negli specchi d’acqua che si frantuma e sparpaglia in onde che scorrono in un panta rei senza fine.

A interagire con gli scatti, brani e versi di grandi scrittrici e filosofe, scelti con saggia conoscenza e cura da Ester Basile e Lucia Stefanelli, che mi confermano un’intuizione che mi avevano fornito le fotografie ad una prima osservazione, se Fernando Pessoa diceva che la letteratura esiste perché la vita non basta allora l’esigenza del racconto fotografico per la Rubulotta testimonia che le fotografie sono necessarie perché la realtà non basta.