Marco Fioramanti  ha scritto:

Dal 23 al 28 aprile sarò a Berlino con una storica dell’arte e un’operatrice/regista per continuare il docu-film sul mio percorso già iniziato a Roma. Porterò con me la grande tela in pvc con l’immagine dell’installazione della Volkswagen contro il Muro (m 6×3 ca = scala 1:1) per riproporla là dov’era com’era. Non sarà un caso che si ripropone esattamente il 3O° anniversario dell’installazione (aprile 1985) – Sono certo che questa notizia ti farà piacere e magari ci penserai su per qualche notizia – Un caro abbraccio

Marco

Giuseppe Siano :

Caro Marco, Un’operazione tra “vintage” e post “vintage”, ad esempio, potrebbe esserci. Se si riuscisse a trasformare  la foto della tua Volkswagen trattista in una immagine in 3D, o anche registrando su una lastra olografica l’opera trattista,  ottenendo così un effetto tridimensionale per poi affiancare le due immagini. Non saprei i costi di una immagine di grande dimensione. Il trattismo, secondo me, non può essere raccontato solo come una rappresentazione, perché l’artista trattista intende rappresentare una immagine, un messaggio prima che si formi il linguaggio del segno e del simbolo.  Una immagine specifica del trattismo non c’è, né si può promuovere una indagine sulla pittura del linguaggio simbolico del movimento analizzato attraverso la parola. Nel trattismo si notano tanti craquelè incolmabili tra rappresentazione, linguaggio critico, linguaggio filosofico dell’arte e procedimento artistico. Il trattismo si muove sia contro il significato sedimentato del simbolico nella rappresentazione e sia contro la divisione dei ruoli artista-critico-pubblico. Tutti sono artisti critici e pubblico. D’altra parte il trattista dipinge un segno energetico che non è ancora codice di un lessico, né è rappresentazione di una immagine. Questo assunto teorico trova corrispondenza nelle conoscenze scientifiche attuali. Non serve oggi credere in un universale originario simbolico, quando sappiamo che il nostro linguaggio della parola e del simbolo è emerso massimo 24.000 anni fa. Che dire se le scienze fisiche ed evoluzioniste ci dicono che la Terra esiste da 17.000.000.000 (o 24 miliardi) di anni? Il linguaggio simbolico, così come lo abbiamo conosciuto attraverso la valutazione dei termini, è destinato a finire. Oggi grazie anche a internet è emerso il linguaggio degli stimoli sensoriali, che si codifica con l’informazione energetica (teoria dell’informazione). L’analisi attraverso la teoria dell’informazione permette di configurare relazioni in evoluzione in un ambiente relazionale; e nonostante siano ancora presenti i segni e i simboli c’è un linguaggio codificato con l’energia delle nuove logiche matematiche che permette di configurare e calcolare l’azione attraverso delle imaging [nel senso di immagini di relazioni che avvengono all’interno del nostro corpo e che non sono percepibili dai nostri sensi senza una tecnologia] dinamiche. Se analizziamo le tue performance notiamo che in esse si sovrappongono diversi significati simbolici, provenienti da ordini, miti o religioni di differenti luoghi del nostro pianeta, e che comunque producono scompiglio nell’analisi del messaggio; specie quando si decide di analizzare il tuo messaggio con un ordine simbolico di un unico linguaggio. Diciamo, perciò, che il messaggio riposto nelle tue performance può essere interpretato attraverso molteplici sensi. Il tuo messaggio è un messaggio flessibile. Il simbolo, alla fine, viene riscritto da te secondo un significato e una relazione personale — (o meglio, potrebbe richiamare la funzione logica attribuita a una “singolarità”). Nulla è più rappresentazione universale in questo nostro mondo fisico e percettivo che oggi si pensa sia in continua espansione dinamica, prima dell’avvento di una “catastrofe”. Anche la tua azione è riconducibile ad una singolarità, o a un osservatore che fa l’esperienza della tua esibizione artistica. L’interpretazione deve essere probabile. Ogni spettatore osserva la tua esibizione dal luogo dove è collocato, e segue dal proprio punto di vista quanto è emerso con lo stimolo sollecitato dalla tua azione, e traccia delle probabili e flessibili relazioni cognitive.Le tue performance, così, possono essere interpretate solo come configurazioni di transiti simbolici che possono diventare utili ad altri osservatori per raggiungere un loro scopo.Modelli flessibili per altri modelli flessibili. Il tuo fine, come nel trattismo, è rompere con un ordine simbolico o rappresentativo che si veicola con una immagine determinata da una sola lingua. Nelle tue performance di solito si rinvengono e si sovrappongono vari ordini simbolici, le cui strutture relazionali lasciano liberi i fruitori di produrre un proprio percorso. Questo va benissimo, per me, perché è riconducibile di nuovo al movimento trattista delle origini. Secondo la mia interpretazione il trattismo è pittura di emergenza, e linguisticamente o simbolicamente è un lessema (cioè senza che si possa ancora rilevare l’emergenza di un codice). Il lessema non indica una struttura organizzata, né si presenta come una struttura totalmente massiforme di un cosmo nella sua interezza energetico, come ad esempio avviene per l’informale. Rilevanti sono solo i tratti, che non ancora sono assurti a codice linguistico. Io vedo nel tratto-lessema il desiderio di cogliere l’infinitesimalità dell’energia prima che si trasformi in un linguaggio comunicativo, come ad esempio è avvenuto con le linee e i punti dell’alfabeto Morse, o con le 64 immagini tratte dalla linea intera e da quella spezzata dell’ IChig o I KING, o come dal bit energetico si è iniziato a costruire il linguaggio dell’informazione. Diamo per certo che il tratto, per i trattisti, vuole comunicare solo la tensione verso un codice non ancora organizzato; e seppure non sia presente una precisa rappresentazione della convenzione linguistica con un codice, si sospetta che questo codice sia in via di formazione. Questo è il dato di fatto principale: il tratto del trattismo ha in sé sia il caos che la flessibilità da cui emerge un probabile codice. Sulla flessibilità del tratto non ancora formato, questo movimento ha costruito la propria arte. Per questo motivo i trattisti hanno deciso anche che possono anche fare a meno dei critici. I tratti indicano, perciò, ai componenti di questo movimento — per lo meno nei primi anni della fondazione — energie (o tratti-lessema) prima che non diventino segno di un codice significante-significato. Ho mediato il termine “lessema” dalla linguistica per indicare anche un altro ordine di apprendimento in fieri, che è presente nell’osservatore attuale e s’impone come segno solo con la filosofia dell’emergenza; — ovvero quando lo stimolo diventa una cognitività relazionale. Per questo motivo i trattisti non escludono la configurazione di probabili relazioni, e stabiliscono l’origine prima del segno (significante-significato) o prima  dell’emerge di un qualsiasi specifico linguaggio — in un tratto non ancora divenuto codice. C’è stato qualche amico che ha pensato che questi segni siano paragonabili all’informale. Spero di aver chiarito perché il trattismo sia diverso dall’informale. Io vedo nel trattismo un ulteriore scopo: Quello di mostrare che vi è un altro linguaggio non descrivibile con la rappresentazione o con un codice linguistico della tradizione. Lo potremmo spiegare così: Sappiamo oggi che si possono inviare dei messaggi coi quantum di energie e essere colpiti da stimoli sensoriali prima che si traducano in strutture comunicative. Lo facciamo, ad esempio, comunemente quando utilizziamo il dispositivo del computer, o quando spediamo messaggi con internet attraverso il modem. Il trattismo va considerato come un movimento che pone una riflessione sull’arte della rappresentazione e della parola critica. Esso ha messo in discussione i codici linguistici. Senza l’emergere dei codici linguistici, da cui poi ha preso origine la pittura della rappresentazione e del segno ordinato in messaggio simbolico, l’arte è solo energia in formazione. Questa pittura non può essere neanche assimilata ai TRANSITI delle varie avanguardie. Il trattismo, poi, si pone dentro e al di fuori dell’ordine concettuale. I trattisti, infine, non hanno alcun intento belligerante volto alla distruzione dell’arte. Lasciano lo spazio alla “vicarianza”, alla flessibilità in fieri del simbolico e alla libera ricreazione di uno stato rappresentativo. Ognuno vive e organizza l’arte secondo proprie regole e codici. Così fanno i trattisti. Credo che il superamento del trattismo può avvenire solo con l’arte digitale, o meglio, con l’arte dell’informazione.Il simbolico, ormai tradotto in struttura di “vicarianza” (Alain Berthoz), è oggi un elemento flessibile — per cui non universalmente valido per tutti —; è un codice in movimento, che cambia secondo l’uso che ne fanno le singolarità. Potremmo chiamarlo un linguaggio locale, ad uso e consumo di una o più singolarità che esprime variabili nel codice relazionale a secondo del tipo di emergenza degli stimoli e del punto di vista che l’osservatore sceglie. Al trattista non interessa il giudizio di valore del critico. È nel contesto che si analizzano le forze, i codici e le strutture  emergenti. Nelle sue opere non vi è alcun elemento su cui fondare un codice per una rappresentazione unitaria dell’universale. La flessibilità implica la disponibilità ad essere pronti a utilizzare qualsiasi elemento per far emergere una qualsiasi configurazione relazionale. Quello che il trattismo ha proposto è un’arte dinamica di segni variabili anche nella ripetizione. Il codice può in qualsiasi momento affiorare e il lessema trasformarsi in ordine linguistico. Non è questa la questione rilevante. Ecco che si possono determinare e rilevare azioni secondo la distribuzione delle energie e delle resistenze nell’ambiente. Si può anche arrivare stabilire un significato dell’opera trattista ma rimane che essa vive di indeterminazione, di variabili e di flessibilità. Dopo il  trattismo tu hai iniziato ad utilizzare la performance. Ma dopo la performance, — intesa come informazione diretta che passa energicamente dal corpo della singolarità al pubblico e viceversa, — vi è un’arte fatta con gli stimoli energetici raccolti dai dispositivi, ad esempio come imaging interne, o utili a costruire mappe cognitive attraverso configurazioni di relazioni energetiche. Gli stimoli sono messaggi organizzati valutabili secondo le forze e l’azione delle energie presenti in un ambiente relazionale. Essi [stimoli], come messaggi organizzati, hanno un codice e si muovono — a livello di forze — per colpire un bersaglio nell’ambiente relazionale. Il nostro sistema fino a ieri non era in grado di tradurre gli stimoli in linguaggio. È come se il trattismo guardasse a questa tipologia di messaggi: non ancora formulato per la rappresentazione segnica e simbolica dei codici, ma già presente come stimolo energetico nel racconto dell’opera. Il trattismo mantiene ma non utilizza l’immagine tradizionale di un codice, perché introduce l’immagine di un ordine flessibile fondato solo sulla trasmissione di messaggi energetici. Per tradurre in linguaggio le strutture energetiche si ha bisogno di dispositivi. Sono questi che costruiscono immagini di valutazione attraverso dei rilevatori di frequenze delle energie e non più attraverso dei giudizi di valori che implicano solo la qualità delle cose. Spesso i dispositivi che misurano le energie sono presenti in un ambiente, e sono collegati a sistemi logici di calcolo veloce —computer —. Se i dispositivi sono forniti di sensori e sono collegati a dispositivi energetici possono creare imaging di qualsiasi corpo vivente, e possono correggere anche gli errori dovuti ad alcune nostre carenze nella ricezione fisica, come nell’astronomia con la curvatura dello spazio. I dispositivi tecnologici stanno potenziando le nostre limitate e attuali capacità percettive sensoriali. Possiamo dire che, pertanto, stiamo affidando le nostre decisioni a dei modelli energetici recepiti dai molteplici dispositivi costruiti attraverso le strutture di calcolo informatico. Fatto da non sottovalutare per la trasformazione del nostro presente racconto artistico. Il nuovo universo logico fondato sui messaggi energetici — e che noi umani, ripeto, percepiamo come stimoli sensoriali, — si avvale di dispositivi correttivi della percezione, e sono utilizzati anche per far emergere un probabile sistema flessibile linguistico-relazionale. Nell’arte dopo la rappresentazione abbiamo bisogno del configurare relazioni attraverso l’energetica della luce. L’energetica della luce, come quella dell’elettricità, del calore, dei corpi, etc., sono considerati messaggi d’informazione, che possono essere elaborati — ad esempio — da dispositivi termici che ci permettono di decidere anche quale direzione prendere, senza alcuna elaborazione linguistico-logica passante per la esperienza e la riflessione della parola. E mi fermo qui, dopo tante ripetizioni. Il trattismo si può considerare, pertanto, l’ultimo movimento “pittorico” che esplora i limiti del linguaggio universale statico-rappresentativo. Questo movimento pur rimanendo nel luogo della non-rappresentazione, o in un ambito di un racconto che sia antecedente al linguaggio, indica nell’azione dinamica un’arte — a cui tutti gli umani partecipano e contribuiscono per statuto, dichiarato anche nel proprio manifesto fondativo, — che si è costituita in un nuovo luogo originario. La nuova origine non si trova in una rappresentazione simbolica dell’universo e della conoscenza, ma è determinata dalla flessibilità cognitiva e linguistica dei codici con cui si forma la rappresentazione nelle singolarità. Questo luogo, anche se è percepibile, è indeterminato, sempre in evoluzione, e la cui origine non è nella rappresentazione ma in una configurazione di relazioni che si modifica continuamente (flessibile) e si trasmette con degli stimoli energetici (o informazioni). Cordialmente

Giuseppe

Ps penso che queste cose vadano sottolineate nel tuo docufilm.

Per il resto, come dall’attacco della mail, vedrei bene se tu affiancassi l’opera trattista vintage ancora attuale, con una ricreazione presente che indichi la flessibilità del nostro cervello creatore di mondi, che in qualche modo ci proietti sempre verso il post “vintage”. Creare un chiasmo artistico tra due modelli di  rappresentazione. Questo è il trattismo: Un tratto che sta per diventare segno significante-significato di un codice linguistico. Tutto è affidato, però, all’osservatore che recepisce lo stimolo e fa emergere il racconto. Se il messaggio dello stimolo non giunge all’osservatore… Il trattismo, come la nuova arte non esiste.

http://it.wikipedia.org/wiki/Marco_Fioramanti

http://www.ex-art.it/artisti/fioramanti/fioramanti.htm