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Galleria dell’Immagine di Rimini la mostra Ciclo della Fenice di Dario Maria Campana. Il progetto è costituito dall’insieme di 35 opere eseguite nell’anno 2016 e prende spunto da una di queste intitolata “Fenice” in dialogo con altre del ciclo dedicate a costellazioni e astri celesti

Bennu o Benu, divinità zoomorfa del pantheon dell’antico Egitto, è un uccello mitologico consacrato al dio Ra e simbolo della nascita e della resurrezione dopo la morte, quindi, dell’eternità della vita. Collegato alla dottrina eliopolitana, viveva sulla pietra Benben posta nel tempio di Eliopoli. All’inizio era rappresentato come una cutrettola, uccello della famiglia dei passeracei. Durante il Nuovo regno prese le sembianze di airone cenerino un trampoliere dal becco lungo e sottile e con due piume dietro al capo. Si suppone che il nome Benu possa derivare da webwn, verbo egizio che significa “brillare”, “sorgere”: infatti, nelle raffigurazioni trovate sul Libro dei morti o in molti affreschi esso sembra sorgere dalle acque. Per i greci divenne phoinix, la longeva e miracolosa fenice. Era il signore del giubileo reale, poiché simbolo della rinascita e del rinnovamento, come il sole che all’alba rinasce e si rinnova. Le raffigurazioni di questa divinità sono presenti molto spesso nel Libro dei morti e nelle pitture parietali. (Wikipedia modificato)

[1] Gli egizi vedevano nelle corone una manifestazione del potere delle loro divinità e le consideravano magiche. Una leggenda narra che un re giunse addirittura a cibarsi di corone pur di ottenere questo potere magico. Non è un caso che furono loro dedicati numerosi inni. Tra le corone utilizzate dagli dei come dai faraoni figurava la corona Atef, indossata dal dio Osiride: era una corona bianca con alte piume di struzzo ai lati e, talvolta, l’ureo o il disco solare. Il faraone Snefru, della IV dinastia dell’Antico Regno, indossava una corona con due alte piume di struzzo, simile a quella indossata anche dal dio Amon. A ogni modo, ciascuna corona aveva un significato proprio e veniva indossata in determinate occasioni. Il simbolismo di alcune, come la rossa e la bianca, esaltava anche il concetto di dualità, tanto caro agli egizi. Tuttavia, l’assegnazione di un determinato simbolismo a ciascuna corona non fu molto chiaro almeno fino al Medio Regno (2040-1786 a.C.), e per alcune di esse, come quella azzurra, fu elaborato solo successivamente. Nel Periodo Saitico (664-525 a.C.) le corone divennero sempre più complesse. Vi furono aggiunti corni ritorti, dischi solari e urei. Certo è che il faraone non poteva presentarsi in pubblico senza indossare gli attributi che lo contraddistinguevano come sovrano. Alcune corone, comunque, arrivarono ad essere così sovraccariche da risultare pesantissime. Per tale motivo alcuni egittologi sostengono che, in realtà, la maggior parte di queste corone non venivano indossate quasi mai. Esse erano simboliche e usate dai faraoni solo in qualche occasione davvero speciale.