auto6art.jpgstrada copia.jpgimage003.jpgauto3art.jpg 

LE ASSOCIAZIONI CULTURALI MOLISANE

E LA SINDROME DELLA RISERVA INDIANA

 
Molte tra le più recenti polemiche esplose nel mondo dell’arte e, latu sensu, della cultura molisana coinvolgono gruppi di persone giuridicamente organizzati nella forma dell’associazione culturale. Sia nel caso della contesta mostra d’arte associata alla celebrazione del bicentenario della Provincia di Campobasso, sia nel caso del bando di gara relativo alla gestione degli eventi legati alla processione dei Misteri, sempre di Campobasso. In entrambe le vicende, ma non solo, sono coinvolte delle associazioni culturali ed è pertanto necessario comprendere bene cosa sia un’associazione culturale e quale possa essere il ventaglio delle sue competenze. Cercherò di spiegarlo nella maniera più semplice e chiara; per farlo dobbiamo partire dalla nascita dal perché un certo numero di stimati e volenterosi cittadini manifesta la volontà di dare vita ad un gruppo che potrebbe indifferentemente occuparsi della diffusione della salsiccia tipica di Vattelapesca, delle mostre d’arte o del festival del Mistero Buffo. Dieci o cinquanta tra volenterosi commercianti, impiegati di concetto, restauratori, baristi, infermieri ed operatori ecologici stilano una bozza di statuto e gioiosamente si recano da un notaio per legalizzare e dar vita ad un gruppo che unicamente per loro auto-determinazione è definito “culturale”. Non esiste una forma di vaglio, di controllo a monte, una qual si voglia forma di certificazione e pertanto ogni associazione può legittimamente fregiarsi dell’aggettivazione “culturale”. Siamo in democrazia e senza alcuna vena di polemica o d’ironia mi sia consentito d’evidenziare che la nascita di un’associazione è un fatto positivo per la comunità locale, un segnale di partecipazione attiva e cartina di tornasole che indica un indubbio livello qualitativo. Altrettanto legittimo e positivo sarà l’impegno metteranno nell’organizzare – ad esempio – piccole manifestazioni che coinvolgano i soci, magari generando financo scambi con altre associazioni similari che operano in Italia. Ma vado oltre, perché trovo anche in questo caso assolutamente legittimo ed anche positivo che, ad esempio un barista, ne ricopra la carica di presidente. Che male potrebbe  esservi e perché dovremmo essere contrari? Per davvero non esistono valide obiezioni di sorta. La socializzazione e l’impegno di tante persone che nel loro tempo libero dedicano energie e passione ad organizzare la classica mostra degli artisti della domenica, la sfilata in costume, la saga dei cavatelli e fagioli è fatto assolutamente encomiabile. Chi, almeno una volta, non s’è trovato coinvolto in una di queste simpatiche feste? Poi, se anche un Ente locale, solitamente le Pro Loco o direttamente qualche piccolo comune, sponsorizzano, finanziano e promuovono le loro attività siamo nel pieno del diritto ed anche dell’opportunità politica e sociale. Ma, e siamo al ma, l’auto definizione di “artisticità” non può e non deve spingersi oltre il ragionevole limite del passatempo dilettevole e dell’hobby. Non è assolutamente accettabile che, giocando sull’equivoco di un’auto-definizione, si possa poi demandare a tali associazioni l’organizzazione e la gestione di eventi che esulano dalle loro finalità. È un punto fondante, su cui richiamerei l’attenzione dei lettori, perché cento tra impiegati del Catasto, restauratori, baristi e fotografi da matrimonio non esprimono e non potranno mai esprimere la competenza di chi opera in un determinato settore a livello professionale. Ancora un esempio: a Roma esistono migliaia di piccole associazioni che operano a livello circoscrizionale e molte tra queste organizzano mostre d’arte. Ma, ancora una volta “MA”, queste mostre non si terranno mai e poi mai nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Villa Borghese! La differenza sta tutta qui. Meglio esiste una palese ed incontrovertibile differenza sostanziale che nel Molise purtroppo sfugge – usiamo tale eufemistica ellissi – ai politici ed agli stessi soci di alcune battagliere associazioni culturali. Ovviamente non può essere un caso e vi deve pur essere una qualche, se pur perversa ed inconfessabile, ragione. Alcuni tra i più malevoli reputano che un’associazione formata da una cinquantina di persone rappresenti per una piccolissima cittadina, qual è nei fatti Campobasso, un potenziale bacino elettorale. Ricordiamo che per essere eletti nel consiglio comunale d’una città capoluogo di Regione basta il voto unanime di un paio di scale d’un condominio… Ovviamente il livello qualitativo dell’assise civica ne risente e non di poco, ma questo è il materiale umano con cui gli operatori culturali devono confrontarsi e dobbiamo farcene una ragione. Se cinquanta persone scatenano gli appetiti e le aspettative di un tale politico, non ci deve meravigliare il fatto che al capo opposto sia praticamente inascoltato il pensiero di uno o dieci singoli esponenti del mondo culturale. Artisti che operano a livello professionale dedicando tutto il proprio tempo ad un singolo campo: arti visive, musica, teatro, scrittura ecc. ecc. Professionisti che vivono della propria arte e che non hanno molto tempo da dedicare ai bizantinismi ed alle astruse metodiche di un mondo politico espressione di un inevitabile provincialismo. È per tali ragioni che, nei fatti, il politico locale preferisce colloquiare e riferirsi alle piccole associazioni culturali (sic!) in cui ritrova parenti, amici, conoscenti, qualche parente stretto e soprattutto un numero “elevato” di potenziali futuri elettori. È il popolo dei peones, degli assistiti che senza i finanziamenti pubblici non ha mai realizzato alcunché. Dal generale è ora d’uopo che torni ad analizzare il particolare e per farlo è necessario che per un attimo il lettore torni con la mente a non molti anni addietro, allorché il Comune di Campobasso indisse un bando di gara per la gestione degli spazi dell’EX OMNI. Perché? Perché è esattamente quello che sta accadendo in questi giorni con il bando di gara per il festival dei misteri… Un minimo di memoria storica è necessaria per meglio comprendere il presente. Voglio dire che se quello di oggi è tutto sommato un film già visto, con protagonisti comparse e registi occulti che sono sempre gli stessi, inevitabilmente gli esiti saranno identici. Ricordiamo che per la gestione dell’EX OMNI si indisse una bando-farsa a cui ovviamente fu in grado di rispondere un unico e solo soggetto: quello i cui connotati erano talmente predeterminati nel detto bando da poter essere resi con una fotografia d’incredibile somiglianza… Gli anni non trascorrono inutilmente ed i politici fanno sempre tesoro delle esperienze del passato, così anche questa volta, basta leggere il bando sui Misteri, sappiamo in anticipo chi “vincerà” la gara… Quali le associazioni culturali, quali le persone e si vociferano financo i gradi di parentela con qualche amministratore… Incredibile? No, perché è già accaduto in passato e nessuno ha avuto il coraggio, allora come oggi, di evidenziare le incongruenze ed il ridicolo che tali operazioni comportano. Restano agli atti del Comune di Campobasso le mie lettere indirizzate – tutte spedite per raccomandata con ricevuta di ritorno – al sindaco, all’assessore alla cultura, al presidente del consiglio ed ai singoli capi gruppo degli allora raggruppamenti politici presenti nell’assise comunale (tutto e tutti volutamente con lettera minuscola). Risposte della maggioranza che governava? Nessuna. Riflessioni o risposte dalle opposizioni? Nessuna. È per tali motivi che al carissimo amico Stefano Manocchio, che così argutamente ha sollevato il problema sulle colonne di questo giornale, sento d’affermare che anche stavolta nessuno interverrà e che, obtorto collo, il bando di gara porterà all’unico esito possibile e prevedibile sin da ora: la risposta di un solo raggruppamento che soddisferà tutti i possibili criteri di selezione. Magia, poteri paranormali, consultazione della sfera di cristallo? Ai vostri lettori la risposta.      Â