Arte espulsa e artista espulsa.jpgArtista.jpgDiffidate della storia dellarte.jpgJesus & Mohammed.jpgStoria dellocchio.jpgHamam Istanbul.jpg 

SÜKRAN  MORAL

 

PEACE…FUCKING  FAIRYTALE!

a cura di Maria Grazia Torri

 

 

Martedì 8 Maggio ore 19.30

fino al 15 Luglio 2007
 

 

bnd tomasorenoldibracco contemporaryartvision
via pietro calvi 18/1 – Milano
t. 02-54122563, f. 02-54122524, www.bnd.it, bnd@bnd.it
orari: martedì-sabato 10.30-19.30

 

 

PEACE…FUCKING FAIRYTALE! è un’azione dell’artista turca Sukran Moral.

Moral, che ha lasciato da oltre quindici anni il suo paese d’origine, la Turchia, per sfuggire alle persecuzioni che incombevano sulle donne impegnate nel mondo dell’arte e della cultura, attualmente risiede a Roma, ma opera da sempre in ambito internazionale ricevendo importanti consensi.

Ha partecipato con successo all’ultima biennale di Istanbul a fianco di noti autori.

La performance dell’11 aprile 2007 a New York si intitola ‘Underground Istanbul’ e si svolge  quasi in contemporanea con il lavoro che sarà presentato alla bnd di Milano.

Mentre la performance di New York verterà su un tema classico della Moral, toccando i territori del femminile e dell’Arte (il corpo dell’opera paragonato a quello della donna in vendita nel classico luogo underground a cui il titolo allude),  nella performance che avrà luogo l’8 maggio 2007 presso bnd , sgomberato il terreno del feticismo e del narcisismo, si passerà a un tema sociale e universale: La PACE .

Il tema verrà trattato in maniera assolutamente nuova e inimmaginabile per la estrema semplicità dell’azione, per l’immediatezza, icasticità e quasi ovvietà del messaggio che si comunica.

Non si vuole anticipare altro per lasciare all’azione di Sukran Moral tutto lo spazio fertile della sorpresa.

Dai primi anni novanta, data in cui si è trasferita in Italia, il  lavoro scomodo e provocatorio di Sukran Moral ha sfidato impunemente sia il potere occidentale con i suoi stereotipi socio-religiosi che le storture maschiliste del fondamentalismo islamico, il mondo da cui lei proviene.

L’artista, ci ha fatto conoscere per prima, nel lontano 1997, quando ancora era un inviolato tabù, il mistero di un Hamam a Istanbul, in una spericolata performance che l’ha vista entrare in un bagno turco, rigorosamente maschile e farsi massaggiare e lavare da uomini. Questo, mentre in Occidente, criticava le radici cristiane, razziste, maschiliste e sofferenti dell’arte, impersonando lei stessa una Crocefissione (1994) e una Pietà al femminile (1995).

Dal 1996, osservando con attenzione i palinsesti della televisione italiana, Sukran Moral decideva che l’essenza della comunicazione mediatica era un fatto di sociologia mercantile del costume sessuale, che comportava l’esibire ad oltranza e senza necessità alcuna le parti ‘vietate’ del corpo femminile, per cui la ‘vagina dialogante’ diveniva, in realtà, la  protagonista effettiva di tutti i programmi.

 

 

 

L’artista, inaugurava, in tal modo la “Storia dell’occhio”, una serie di performance non proprio d’accordo con Courbet o con Duchamp, scene agite da lei stessa, sul lettino ginecologico, con un monitor visibile al posto della vagina. Questo monitor trasmetteva, di volta in volta, argomenti di varia e assortita marginalità femminile e non solo.

Liberarsi dai condizionamenti di due società, al tempo stesso, non era facile ma non è stato impossibile per Sukran Moral, che ha agito in questo senso fino ad oggi, e la sua arte ha reso la cosa sempre chiara e riconoscibile.

Quando è entrata in un bordello turco, per esempio, si è messa in vendita, affiancata da donne non più giovani e belle e, successivamente, quando ha fatto la sua apparizione in un manicomio femminile a Istanbul, ha esorcizzato una grande e colpevolizzante e millenaria paura sia della donna schiava orientale che di quella emancipata del nostro mondo: la pazzia.  (Si ricordi tutta la storia della psicanalisi occidentale e la cura dell’isteria femminile che agli inizi del secolo scorso avveniva con metodi barbarici fino alla legge Basaglia)

Del 97, successiva al proclama ‘Diffidate della Storia dell’Arte’ del 1996, è la dichiarazione che il museo è tale quale l’obitorio.

Qui, l’artista, in un’altra singolare azione dai caratteri estremi,colloquia con i morti, presso il MLAC dell’Università La Sapienza di Roma, aprendo celle frigorifere e portando fuori ciò che esse contengono.

Incredibile in un cammino così irto di spine poter ritrovare una sorta di romanticismo, un momento di riposo dell’anima stanca e nostalgica di poesia, che coincide con l’azione Bulbul che, ad uno sguardo attento, ricalca ancora una volta un luogo comune della femminilità repressa e segregata dall’Islam: la clausura o la gabbia. Ma successivamente ritorna il dolore, vissuto nel modo più cieco e sordo come nella performance ‘Dolore’ del 99. In ‘Zina’ del 2003, l’artista si fa addirittura  lapidare e seppellire sotto terra secondo le modalità per cui viene eseguita la condanna per un’adultera (Zina) nel mondo islamico.

Altri lavori significativi hanno riguardato le figure maschili dell’emarginazione sociale: gli emigranti  di Despair  sempre del 2003, e i trans, tanto perseguitati e selvaggiamente torturati dalla polizia nel paese d’origine di Sukran.

Nulla, nessuna figura dell’emarginazione sia maschile che femminile è stata tralasciata dalla sua acuta quanto unica ricerca.

Il Progetto attuale ‘PEACE…FUCKING FAIRYTALE!’ e la relativa performance  che avverrà presso bnd riguarda qualcosa di ancora più impegnativo di quanto finora si è detto. Sono toccati i temi della guerra, della pace e della religione. La pace soprattutto, usata anche come pretesto o come bandiera. Ma qui la soluzione al conflitto insanabile tra il bene e il male è posta dall’artista molto singolarmente…

 

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