Mer 30 Mag 2007
Mario Serra + Innocente Salvini
Posted by Antonio Picariello under arte/teatro , ComunicazioneNo Comments
Ognuno di noi ha un proprio cammino fatto di conoscenza di vita vissuta.
Cerco in ogni istante la vita per trovarne la forma. Viceversa troverei solo il “nulla”.
Questo ed altri piccoli scritti del mio diario ne sono la testimonianza.
A venti anni emigro. Milano; non so nemmeno io il perché. Cercavo lavoro come disegnatore di mobili ed arredatore di negozi, cominciai a mettere inserzioni sui giornali, un uomo mi chiamò al telefono dicendomi di presentarmi l’indomani ad un tale indirizzo. Il mattino seguente, con indirizzo alla mano e dopo diversi mezzi di trasporto, mi sono trovato solo, sperduto, senza un’anima viva, contornato da fabbriche invisibili, poiché la nebbia le nascondeva quasi totalmente. Camminai a lungo, finalmente trovato l’indirizzo!
Il luogo triste, una signora sprofondata nella sedia con la sua enorme mole, alzò lo sguardo e con aria infastidita, mi fece sedere; attenda fra qualche minuto arriva il proprietario e le dirà cosa deve fare. Qualche minuto? Ho aspettato tre ore il suo arrivo. Finalmente! Ha lei è la persona con cui ho parlato al telefono, andiamo nel mio studio. Ecco, noi abbiamo bisogno di un disegnatore per la nostra fabbrica di pentole, ha mai disegnato pentole? Meravigliato gli risposi di no ed incominciai ad elogiarmi delle mie esperienze passate. Bene l’ufficio tecnico e qui: L’ufficio era una stanza di tre metri per tre con solo un tecnigrafo ed una matita. Si sieda e stia li, attenda degli ordini. Guardavo tutto intorno osservando con acutezza qualsiasi cosa, passavano ore ed ore, nessuno! Nessuno in vista, pensai, avrà chiuso la fabbrica. Così passò tutta la giornata senza aver visto nessuno. Il mattino seguente stessa storia, tutto il giorno seduto. Uscii di corsa urlando ed imprecando ” matto io o matti voi!” Questo è stato il primo impatto con la città di Milano.
A quei tempi non pensavo minimamente alla pittura.
Passò qualche anno lavorando in una fabbrica d’arredamenti per negozi.
Un giorno d’inverno andai alla “Permanente di Milano†c’era l’esposizione dei cento pittori Milanesi, ove esponeva anche un mio carissimo amico, Antonio D’Attellis. La mostra non mi piacque molto. Andai al piano superiore non sapendo cosa trovare. Entrai in un enorme salone tappezzato d’enormi quadri. Rimasi incantato da quella pittura di un’energia straordinaria, dai colori possenti ed essenziali, tonalità di rossi, gialli, verdi e qualche sporadica ombra d’azzurro. Divoravo tutto ciò che era dipinto, osservando con attenzione ogni minima luce, ogni colore, più osservavo più mi emozionavo, anzi un inspiegabile eccitamento mi pervase. Per diversi giorni consecutivi ho rivisto quei quadri. Alla mostra incontrai un uomo di piccola statura, con un cappellaccio enorme sulla testa,sorridente. Si avvicinò e mi chiese: cosa mi dice di questa pittura, gli risposi con entusiasmo che ero incantato, disse: questi quadri li ho dipinti io; (era la prima volta che incontravo un pittore), gli comunicai tutte le mie impressioni, le emozioni, la chiarezza con cui ho colto il messaggio di quei quadri; sei un pittore mi disse, gli risposi no non ho mai dipinto, tu sei un pittore, dentro di te c’è la pittura. Contento di questa affermazione iniziai a fargli mille domande, “ mi spigò tutto della sua pittura, come stemperava i suoi colori, come osservava le luci, come il suo lavoro di riflessione era lento ma continuo. Si fermò vicino ad un quadro di paesaggio, tutto rosso, con un cielo stupendo, nuvoloso e con un paese all’orizzonte, disse: ti piace questo cielo? Certo è splendido, replica: peccato che non mi riesce più di saperlo dipingere, rimasi interdetto dalla sua risposta, allora non capivo cosa volesse dire.
Da quel giorno frequentai spesso il suo studio situato all’interno della sua casa paterna con affiancato un mulino. Lo vedevo dipingere rigorosamente dal vero le sue enormi tele legate ad un albero con uno straccio di stoffa. I rossi magicamente diventavano luce, ombra e penombra, che emozione!
Dopo quest’esperienza, durata qualche anno; ho iniziato a dipingere.
Quel pittore era Innocente Salvini. (dal diario di Mario Serra)
Innocente Salvini, nell’ambito della pittura del ‘900 italiano è considerato uno degli artisti più originali, moderni ed europei, e di lui si sono occupati critici come Sebastiano Graso, Alberico Sala, Giovanni Testori e Raffaele De Grada.
Le sue opere sono esposte in prestigiosi musei quali la Collezione d’Arte Religiosa Moderna dei Musei Vaticani, il Civico Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco, la Civica Galleria d’Arte Moderna di Gallarate ed il Museo Civico di Villa Mirabella di Varese, oltre che in diverse chiese e palazzi pubblici del varesotto.
Ha esposto alla XXV Biennale Internazionale di Venezia e la Società delle Belle Arti e Permanente di Milano ha accolto per ben due volte, la seconda postuma, sue esposizioni personali.
I quadri del Salvini sono intrisi di forti sentimenti verso la terra, la famiglia e la vita quotidiana, verso il suo mulino; i colori sono l’effetto di un lungo studio che lo porta ad un particolare esito cromatico che unisce la tecnica dei Macchiaioli coi principi del Divisionismo di Previati:, il colore come novità scottante, il colore al servizio della luce, il colore interno ai colori naturali, che li segue e li muta. L’esito è quello di opere dove il mondo della realtà è nettamente diversificato da quello della tavolozza, e allora sulla tela il mondo viene ricreato come attraverso uno spettro dove la luce si scompone totalizzando la scala cromatica e annullando bianchi e neri. Salvini era nato tardi per appartenere a certe avanguardie europee, presto per legarsi a quelle nuove del novecento, così la sua pittura resterà sempre al di fuori di scuole e movimenti, in una patria solo sua, distanziata da qualunque altro “realismo” italiano dell’epoca. A causa di questa sua “rottura degli schemi” la sua consacrazione tardò ad arrivare; solo nel 1950 delle sue opere erano presenti alla XXV Biennale di Venezia e nel 1966 Monsignor Macchi, segretario di Paolo VI, acquistò delle sue tele per la collezione d’arte contemporanea dei Musei del Vaticano. Sempre in questi anni realizzò ad Arcumeggia e a Laveno alcuni affreschi; negli anni settanta a Varese e a Milano gli furono dedicate importanti mostre e anche dopo la sua morte (gennaio 1979) numerosi sono stati i momenti di riconoscimento della sua arte (per es. un video documento è stato proiettato alla Permanente di Milano nel 1992).
Annesso all’antico mulino il Museo Salvini è dotato di una galleria utilizzata per esposizioni e manifestazioni artistiche e culturali.
La Galleria è composta da una grande sala e da 2 salette attigue.
Gentilissimo Antonio, grazie per aver ascoltato le mie parole. Innocente Salvini mi ha insegnato innanzitutto la coscienza di un artista, il duro lavoro ed un cammino personale. Ho passato con lui, anche se saltuariamente, dei momenti d’alta poesia. Persona molto disponibile, sempre sorridente, semplice e complessa nello stesso tempo. Mi ha insegnato di andare per musei “ingerire il più possibile quello che interessa, poi uscire e dimenticarsi di tutto. “Quello che serve è già dentro di noiâ€. Parole sue. Caso ha voluto che anni dopo esponessi le mie pitture nella stessa sala della permanente dove sono stati i suoi lavori.
Grazie nuovamente, per la foto della casa d’Innocente dove si vede un pianoforte che personalmente tanti anni fa ho accordato e suonato.
Non ho avuto occasione di visitare il museo, (luogo a me familiare). Ricordo con intensità l’aia dove “pascolavano” i maiali, il ruscello che in alcuni tratti si perdeva in mille rivoli, lì per la prima volta ho disegnato , lo ricordo ancora come se fosse ieri; disegnai il paese di Gemonio . Ho molti bei ricordi di quel luogo.
Mario
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