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apparenze costruite

‘Racconti’ in generazioni di pittura d’immagine a Catania (1978-08)

a cura di Vitaldo Conte

Franco Piruca

Salvo Russo

Agata Bulla

Alfio Giurato

Salvatore Santoddì

Giovanni Zoda

“Il quadro diviene schermo e specchio per pulsioni, proiezioni, intime e sociali, filtranti emozioni, aspettative e cronaca: l’atto pittorico, il cosiddetto painting, muove la staticità oggettuale del quadro come memoria, divenendo “evento che fa accadere” la sua realtà.”

“Il mare e il Mediterraneo sono diventati, negli ultimi tempi, ‘sintomi’ e ‘ambientazioni’ per diverse suggestioni creative ed espositive, soprattutto nel Meridione italiano. ‘Ambientazioni interiori’ espresse, necessariamente, con un immaginario creativo “a tutto campo” che implica panoramiche dai risultati artistici eterogenei.

“La mia “visione”, teorica e creativa, sulle realtà dell’arte tende, talvolta, ad essere “iconoclasta” verso quelle espressioni che affidano ancora la propria esistenza a un quadro, alle tecniche tradizionali della pittura, alla separazione tra se stesse e “l’ambiente”. Ma “verso” l’azzurro di una grande tela che vuole esprimere un frammento di mare e del suo “oltre”, “velati” dalle loro memorie e pulsioni, inspiegabilmente mi “riavvicino” a questa dimensione come a un possibile perturbante: l’azzurro del mare e cielo, “commisto” e significato nella sua essenza extreme, può essere rappresentato ancora, misteriosamente, “al meglio” dalla materialità pittorica, con le sue manualità e con i suoi toni interiori, di un quadro dipinto (risultando lo stesso procedimento un imprevisto “estraniamento” per l’occhio contemporaneo).”

“[…]La costruzione dipinta, più che un genere espressivo, è un’altra possibilità di leggere il linguaggio dell’architettura come narrazione e significazione psico-esistenziale. L’artificio della tecnica pittorica serve per raccontare e segnalare – con le immagini – inquietudini interiori e sociali: come nelle città nuove dei Futuristi, nelle piazze di Giorgio De Chirico o nei profili metropolitani di Arnau Alemany. L’architettura dipinta diviene l’ambiente della nostra esistenza quotidiana e immaginale, insieme ai suoi possibili contatti con l’atmosfera mistica. L’oltre di queste architetture dell’anima può richiedere la poesia di un fiore alchemico: il pittore crea così la sua rosa rossa, che fiorisce per indicare le sue “accensioni” di erotismo, o i suoi fiori bianchi di sacralità simbolica (da intendere bianchi anche quando non lo sono). (…) per diversi mistici l’arte è stata (e continua ad esserlo) una ‘maschera’ per comprendere i fiori e le costruzioni dell’oltre.”

La mostra, successivamente, si trasferirà a Ragusa, Palermo, Giulianova, Roma, Torino.