Lun 28 Set 2009
L’Aquila spiumata e i miracoli fasulli della (ri)costruzione di Antonio Gasbarrini
Posted by Antonio Picariello under arte/teatroNo Comments
L’Aquila spiumata e i miracoli fasulli della (ri)costruzione
di Antonio Gasbarrini
Non scende più la sera nella città rossa, proibita a sguardi indiscreti. Viene giù, repentinamente e senza alcun trapasso tonale di tramonti cancellati, la notte: muta più che silenziosa, avvolgente con i suoi mille tentacoli nerastri, strade e vicoli desertificati da un sisma impietoso nelle sue impazzite scosse devastatrici.
Una città intera azzerata, con gli ex 70.000 abitanti errabondi da circa sei mesi tra tende e camere d’albergo della costa. Risucchiati, una volta rientrati per ragioni di studio, lavoro o per raccattare quel poco che si è salvato dalle macerie, dal gorgo infernale di interminabili file: nel  frastagliato ring sempre più dissestato da camion, betoniere e ruspe; nei pochi improvvisati, carissimi ed antigienici punti di ristoro; negli introvabili uffici municipali dove reclamare diritti inesaudibili.
Un tempo senza più tempo quello degli aquilani, stretti in una morsa diabolica, tra un presente dannato ed un futuro tubercolotico. Aquilani nella stragrande maggioranza privati di un tetto “autentico†sotto cui far scorrere il tran tran di una quotidianità familiare dimenticata.
Vivere alla giornata, anzi alla mezza giornata. Come gli accattoni hanno accettato e stanno accettando di tutto, anche la deportazione forzata dalle tendopoli. In quella di Piazza d’Armi, appena smantellata, una trentina di terremotati s’è opposta all’aut-aut, preferendo vivacchiare alla meno peggio tra i mucchi dei residui rifiuti. C’è voluta una scossa di magnitudo 4.1 per far rinsavire il Capo della Protezione Civile dalla sua intransigente, raffazzonata, tempistica di espulsioni improvvisate con la consegna, brevi manu, di vomitevoli fogli di via.
La splendida, solare solidarietà nazionale e internazionale proveniente da mille rinfrescanti rivoli, è stata utile e risolutiva durante l’emergenza. Mentre scrivo, indosso, con lo stesso amore devozionale riservato ad una reliquia, i pantaloni rossi datimi all’indomani del sisma dalla Protezione Civile nella costa teramana.
Ma, il punto veramente doloroso è un altro: la mia città non c’è più. ( CONTINUA IN cOMMENTI)…
Leave a Reply
You must be logged in to post a comment.