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per tutti coloro che credono che una lezione di Rainone valga una carriera scolastica,per quelli che lo ascolterebbero per ore e ore senza annoiarsi mai.. se tutti i professori fossero come lui la scuola sarebbe tutta un’altra cosa… mitico Rainone!

http://www.doppiomondo.net/Arts.htm

Presentazione de Il Doppio mondo dell’Occhio e dell’Orecchio

  In un luogo “Altro” è scritto (anche da me):

“L’occhio non è dentro la mente, anche se non ne è fuori. L’occhio ha a che fare con la fenomenicità della luce in modo diverso da quelle aree cerebrali che consentono la “visione finale”. Sono gli occhi che rovistano nella caoticità del mondo fenomenico, anche se a noi sembra il contrario perché immaginiamo erroneamente l’esistenza di un ordine formale posto esattamente fuori-dagli-occhi. Pensare con gli occhi è quindi un pensare più prossimo alla fenomenicità del mondo. Gli occhi lavorano il reale e sul reale con una laboriosità che è molto simile a quella delle mani di un artigiano.

   Siamo quindi noi stessi, tramite lo sguardo, a imporre un ordine formale visivo allo spazio rappresentativo, sovrapponendo ordine a disordine, immagine a confusione, geometrie a caos. Noi spalmiamo ordine sulla realtà come si trattasse di burro sulle fette biscottate. Quest’operazione rende a noi possibile la leggibilità del mondo che altrimenti resterebbe del tutto incomprensibile. Senza ordinamento visuale, il mondo, mancando di etichette e d’indicatori formali (scritture), sarebbe simile a un’immensa discarica di materiali caotici. Gli occhi amano quindi l’ordine e la bellezza, che cercano in ogni cosa anche a costo di illudersi e di perdurare nell’Inganno di cui sono corresponsabili, insieme alla mente con cui sono, pur sempre, in rapporto d’affari.

   Tutto ciò sembra semplice a decifrarsi, ma non lo possiamo fare se non servendoci della parola. Ora il suono è sia prima che dopo l’atto visivo. In questo intreccio trova la sua dimora la dualità fra mondo dell’occhio e mondo dell’orecchio …”

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 La differenza fra mondo dell’occhio e mondo dell’orecchio caratterizza, sin dalle sue origini, la cultura occidentale. L’interpretazione di questo «dualismo percettivo» è posta al centro di questo testo, con l’intento di ricostruire non solo il problema cruciale del rapporto immagine/parola, ma anche una serie di questioni ad esso collegate: la logica del senso, la modalità di enunciazione della verità o la grammatica della sensorialità in senso più generale, il valore delle percezioni sinestetiche nelle arti pittoriche e musicali.

 Vengono messi a confronto tre modelli di percezione del mondo, ovvero tre visioni del mondo che fanno capo anche a tre autori emblematici:

Charles de Bovelles, René Descartes e Charles Fourier.

  Più precisamente si propongono:

   1. Una lettura molto orientata dell’estetica umanistica viene proposta attraverso l’analisi del pensiero “oculo-visivo” di Bovelles (e, in contrappunto, di Leonardo), in modo da collegare la concezione classica alle sue lontane origini greche.

   2. Una rilettura della rivoluzione cartesiana nella concezione dell’ottica, introduttiva alla moderna teoria della percezione, basata su un rapporto privilegiato vista-tatto. Parte essenziale di questa reinterpretazione è un corposo riferimento critico alle lettura che Merleau-Ponty e Lacan fecero del rapporto fra cogito e “scienza dei segni”.

   3. Nella terza parte, vengono discussi i limiti e la “crisi” di questa concezione meccanicistica, ancor oggi dominante in una parte del mondo scientifico, congiuntamente all’emergere di un modello percettivo senso-corporeo “modulare” e sinestetico, di cui si è cercato di restituire l’originalità. La cultura francese della prima metà dell’Ottocento è il territorio di questa indagine, che ruota intorno al pensiero di Charles Fourier: un Fourier in parte inedito (come teorico della grammatica dei sensi e della meccanica passionale), che viene riletto fuori dal suo alveo interpretativo tradizionale, grazie ad un lungo lavoro di ricostruzione e di indagini archivistiche.

   L’insieme degli argomenti teorici sviluppati lungo tutto il testo sono stati ripresi e discussi nell’ultima parte, alla luce delle più attuali riflessioni e scoperte nel campo percettologico, fenomenologico ed estetico (produzione della verità) al problema del dualismo percettivo audio-visivo, anche per la questione del rapporto immaginario/simbolico.

Born at Larino (Cb) on 3 February 1947 at 9 in the evening. Studies of philosophy at the first university of Rome “La Sapienza”, where he graduates with a work on Henry Claude de Saint-Simon in 1969.

   He works discontinuously with Lucio Colletti up to 1974. As a holder of a scholarship from the French government (1970-1971) he gets a Maîtrise en Philosophie politique (Université de Paris-Sorbonne). In the years 1971, 1972, 1973-1976 he participates to the seminar activities of the Chair of political Philosophy with professor Raymond Polin (Paris IV). From 1971 to 1975 he is holder of a CNR scholarship in collaboration with CNRS within a framework of cultural exchange. From 1975 to 1978 he holds a foreign scholarship for CNR. During his stay in Paris he carries out archival researches on French socialists of the first half of 19th century within the context of a work concerning Rousseau and socialism. Meanwhile he follows the Séminaires of Jacques Lacan, thus deepening his interests in psychoanalysis.

   Administrative mishaps with the management of “La Sapienza” slow down the preparation of his doctoral thesis. Other stays in Paris for study. In 1977 he starts teaching at school, while working with some magazines of psychoanalysis in the Italian framework of Lacanian studies. He is author of some articles for «Critica Sociale» on Charles Fourier and Pierre Joseph Proudhon. Independent studies in Berlin (1980) and Budapest (1987) supported by CNR.

   1984-1988: he starts his experience in pictorial arts drawing several paintings on different subjects. In 1996 he begins a work concerning the philosophy of perception based on a radical reversal about Charles Fourier, outside the traditional exegesis of utopian socialism. «The Double World of the Eye and Ear» reaches its final version, enriched by a chapter about Descartes on the aesthetics of Humanism and Renaissance.

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 Nasce a Larino (CB) il 3 febbraio 1947, alle nove di sera. Studi di filosofia a “La Sapienza” di Roma, dove si laurea con una tesi su Claude Henry de Saint-Simon (1969). Collabora in modo discontinuo con Lucio Colletti, come esercitatore, per un periodo che arriva sino al 1974. Borsista del Governo francese (1970-71). Maîtrise en Philosophie politique a Paris-IV (1971). Partecipa alle attività seminariali della cattedra di filosofia politica con Raymond Polin (1971-1972, 1973-1976), presso l’Università di Paris-Sorbonne. Borsista del CNR in collaborazione con il CNRS (1971-1975. Borsa CNR-Estero 1975/1978.

Svolge, a Parigi, ricerche archivistiche sul socialismo francese della prima metà dell’Ottocento nel quadro di una thèse su “Rousseau e il socialismo”. Si interessa, nello stesso tempo, alla psicoanalisi, seguendo i Séminaires di Jacques Lacan. Disavventure amministrative con La Sapienza (1975) rallentano la redazione della tesi di dottorato. Altri soggiorni di studio a Parigi. Inizia attività didattica nei Licei (1977). Collabora con alcune riviste di psicoanalisi, nell’ambito del lacanismo italiano. Collaborazione a «Critica sociale». Redazione di una serie di articoli e saggi su Charles Fourier e Pierre Joseph Proudhon.

Soggiorni di studio a Berlino (1980) e Budapest (1987) sovvenzionati dal CNR. 1984-1988: esperienze nel campo delle arti pittoriche. Inizia la redazione di un lavoro di filosofia della percezione basato su un radicale ribaltamento nell’interpretazione del pensiero di Charles Fourier, fuori dalla tradizionale esegesi del socialismo utopistico (1996).

«Il doppio mondo dell’occhio e dell’orecchio» raggiunge una definitiva versione, arricchendosi di capitoli su Descartes e sull’estetica dell’umanesimo rinascimentale.

Presentazione de Il Doppio mondo dell’Occhio e dell’Orecchio

  In un luogo “Altro” è scritto (anche da me):

“L’occhio non è dentro la mente, anche se non ne è fuori. L’occhio ha a che fare con la fenomenicità della luce in modo diverso da quelle aree cerebrali che consentono la “visione finale”. Sono gli occhi che rovistano nella caoticità del mondo fenomenico, anche se a noi sembra il contrario perché immaginiamo erroneamente l’esistenza di un ordine formale posto esattamente fuori-dagli-occhi. Pensare con gli occhi è quindi un pensare più prossimo alla fenomenicità del mondo. Gli occhi lavorano il reale e sul reale con una laboriosità che è molto simile a quella delle mani di un artigiano.

   Siamo quindi noi stessi, tramite lo sguardo, a imporre un ordine formale visivo allo spazio rappresentativo, sovrapponendo ordine a disordine, immagine a confusione, geometrie a caos. Noi spalmiamo ordine sulla realtà come si trattasse di burro sulle fette biscottate. Quest’operazione rende a noi possibile la leggibilità del mondo che altrimenti resterebbe del tutto incomprensibile. Senza ordinamento visuale, il mondo, mancando di etichette e d’indicatori formali (scritture), sarebbe simile a un’immensa discarica di materiali caotici. Gli occhi amano quindi l’ordine e la bellezza, che cercano in ogni cosa anche a costo di illudersi e di perdurare nell’Inganno di cui sono corresponsabili, insieme alla mente con cui sono, pur sempre, in rapporto d’affari.

   Tutto ciò sembra semplice a decifrarsi, ma non lo possiamo fare se non servendoci della parola. Ora il suono è sia prima che dopo l’atto visivo. In questo intreccio trova la sua dimora la dualità fra mondo dell’occhio e mondo dell’orecchio …”

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 La differenza fra mondo dell’occhio e mondo dell’orecchio caratterizza, sin dalle sue origini, la cultura occidentale. L’interpretazione di questo «dualismo percettivo» è posta al centro di questo testo, con l’intento di ricostruire non solo il problema cruciale del rapporto immagine/parola, ma anche una serie di questioni ad esso collegate: la logica del senso, la modalità di enunciazione della verità o la grammatica della sensorialità in senso più generale, il valore delle percezioni sinestetiche nelle arti pittoriche e musicali.

 Vengono messi a confronto tre modelli di percezione del mondo, ovvero tre visioni del mondo che fanno capo anche a tre autori emblematici:

Charles de Bovelles, René Descartes e Charles Fourier.

  Più precisamente si propongono:

   1. Una lettura molto orientata dell’estetica umanistica viene proposta attraverso l’analisi del pensiero “oculo-visivo” di Bovelles (e, in contrappunto, di Leonardo), in modo da collegare la concezione classica alle sue lontane origini greche.

   2. Una rilettura della rivoluzione cartesiana nella concezione dell’ottica, introduttiva alla moderna teoria della percezione, basata su un rapporto privilegiato vista-tatto. Parte essenziale di questa reinterpretazione è un corposo riferimento critico alle lettura che Merleau-Ponty e Lacan fecero del rapporto fra cogito e “scienza dei segni”.

   3. Nella terza parte, vengono discussi i limiti e la “crisi” di questa concezione meccanicistica, ancor oggi dominante in una parte del mondo scientifico, congiuntamente all’emergere di un modello percettivo senso-corporeo “modulare” e sinestetico, di cui si è cercato di restituire l’originalità. La cultura francese della prima metà dell’Ottocento è il territorio di questa indagine, che ruota intorno al pensiero di Charles Fourier: un Fourier in parte inedito (come teorico della grammatica dei sensi e della meccanica passionale), che viene riletto fuori dal suo alveo interpretativo tradizionale, grazie ad un lungo lavoro di ricostruzione e di indagini archivistiche.

   L’insieme degli argomenti teorici sviluppati lungo tutto il testo sono stati ripresi e discussi nell’ultima parte, alla luce delle più attuali riflessioni e scoperte nel campo percettologico, fenomenologico ed estetico (produzione della verità) al problema del dualismo percettivo audio-visivo, anche per la questione del rapporto immaginario/simbolico.

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   Pur se in modo sfumato, la differenza fra l’approccio psicologico e quello fenomenologico al problema della «costituzione del soggetto» è stata sempre tenuta nell’attenzione argomentativa. Nell’introduttivo “Perché si può parlare di Due mondi e di una doppia forma della percezione” si propone un vademecum che serva ad orientare la lettura. Lo stile dell’esposizione, pur rispettando la complessità degli argomenti, è esemplificativo, nel tentativo di facilitare una sorta di viaggio iniziatico attraverso il territorio della sensibilità e delle grammatiche passionali, alla scoperta di molti aspetti del mondo dei sensi e della fenomenologia percettiva, che sono restati spesso confinati in discussioni specialistiche.  Ciò non esclude, comunque, che alcune tesi filosofiche forti, in parte innovative, emergano da questo lavoro di tessitura critica.

   In particolare nel nodo che collega la specificità del discorso filosofico (produzione della verità) al problema del dualismo percettivo audio-visivo, anche per la questione del rapporto immaginario/simbolico. Vengono discusse in questa chiave alcune delle tesi centrali del pensiero di Jacques Lacan.

http://www.doppiomondo.net/Arts.htm

http://www.doppiomondo.net/Arts.htm

(contro la monotonalità    cromatica)

Non esiste un colore del colore se non nell’eticità dell’estetica. Alla lettera: L’ETICA EST-ETICA. L’estetica è etica chiusa in se stessa. Se il colore è etico, lo è perché esso è nella copula che rende etica l’estetica. (raddoppiando la legatura: etica est est-etica).

Tutto ciò può essere insignificante come il dire che “l’essere è”, oppure che “la luce è colore”. Ma colorare l’etica è un atto creativo reale che permette anche il fenomeno dell’estetica. Un Neo-cromatismo ontico è quindi essenziale alla stessa esistenzialità dell’Essere: da qui il Bi-Sogno di un progetto pittorico clan/destino non anestetico.

«L’uomo nel suo genere è l’unico mammifero che vede il Mondo a colori».


Il doppio mondo dell’occhio e dell’orecchio

Antonio Rainone

Mimesis 

Antonio Rainone fan club

Descrizione:

per tutti coloro che credono che una lezione di Rainone valga una carriera scolastica,per quelli che lo ascolterebbero per ore e ore senza annoiarsi mai.. se tutti i professori fossero come lui la scuola sarebbe tutta un’altra cosa… mitico Rainone!