manifesti/Critica


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La rappresentazione del mondo musulmano del Vicino Oriente nell’odeporica di pellegrinaggio tardo medioevale.

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http://www.giornaledistoria.net/index.php?&nomeCat=Articoli&title=%C2%ABIo%20ci%20vidi%20molti%20saracini%C2%BB&sezione=1&content=14&cat=9&view=2&id=63

Ilaria Sabbatini

Laureata presso l’Università di Pisa, Ilaria Sabbatini ha coniugato nella sua formazione gli studi medievistici con quelli di filologia neolatina. Si è addottorata presso la sede fiorentina del SUM svolgendo attività di ricerca sulla rappresentazione del Vicino Oriente nei diari di pellegrinaggio tardo medievali. Collabora con diverse riviste occupandosi di specifici aspetti della religiosità nella storia, fa parte del consiglio scientifico de «La porta d’Oriente» ed è tra i collaboratori del PRIN Corpus italicarum peregrinationum. Nel 2009 ha pubblicato, per i tipi di Maria Pacini Fazzi Editore, l’edizione critica de La «jerosolomitana peregrinatione» del mercante Bernardino Dinali (1492). Il trait d’union dei suoi progetti più recenti è l’utilizzo dell’odeporica quale strumento di lettura dell’alterità culturale e religiosa nel medioevo.

Testi pubblicati

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http://www.helenamanzan.com/index.php?option=com_content&view=section&layout=blog&id=5&Itemid=131

http://futuromolise.net/cultura/53-arte/2658-inaugurazione-oggi-della-mostra-back-to-italy-al-maci-di-isernia.html

https://www.criticart.it/?p=3554

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E ti ricordi c’era un paese in festa, tutti ubriachi di canzoni e di allegria…

Di eleonora teragnoli

http://eleonorateragnoli.wordpress.com/2010/04/16/e-ti-ricordi-cera-un-paese-in-festa-tutti-ubriachi-di-canzoni-e-di-allegria/

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Nano-Art

La Nano-arte supera la percezione naturale. prima la fisica quantistica formalizzava la conoscenza del microcosmo con formalità matematiche, mentre la dimensione nano-strutturale della manipolazione della materia, riacquista per definizione la necessità di descrizione di forme che in vero risultano essere di per se stesse sincretiche a carattere autogenerativo della visione (altro…)

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DA Criticart PCriticart questa è una presentazione tra le più serie a livello planetario in cui mi è stata data  possibilità di prendere coscienza dei valori per cui vale la pena vivere o morire. Antonio Rainone tra i più severi eleganti e nobili pensatori del XX – XXI secolo. Partecipare a questo circuito del pensiero e della scienza significa anche autogenerare la stima per se stessi e per l’umanità che crede nell’umanità. grazie antonio rainone, grazie -a. p.

  La différence entre le monde de l’Å“il et le monde de l’oreille marque la culture occidentale dès son origine. Ce texte se propose de donner aux lecteurs un instrument d’interprétation de ce dualisme perceptif, qui touche non seulemet le noeud crucial de la rélation image/parole, mais aussi la logique du sens, la modalité d’énonciation de la vérité ou bien la nature de l’intelligence et des passions humaines. …

Ntonio Rainone

 

http://www.doppiomondo.net/

http://www.facebook.com/photo.php?fbid=448792295177&set=a.445360065177.244560.577600177&ref=nf


Presentazione “Doppio mondo dell’occhio e dell’orecchio”

La registrazione audio in formato MP3 (85′) della presentazione de “Il doppio mondo dell’occhio e dell’orecchio” – Roma 21 ottobre 2010
http://www.doppiomondo.net/present.mp3

Di:Antonio Rainone

DA. I PERDENTI.JPG2619506_terremoto21.jpg

Comunicato stampa appello1.pdf

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COMUNICATO STAMPA

RICOSTRUIAMO UNA CITTA’ PIU’ BELLA

SE NON ORA, QUANDO?

I diritti culturali sono riconosciuti tanto nella Dichiarazione Universale dei diritti dell’ONU, quanto nella Costituzione Italiana, nella Dichiarazione Universale dell’UNESCO, nella Carta di Nizza. Nella definizione dell’UNESCO, i diritti culturali costituiscono una pietra ancora mancante per la comprensione dell’universalità dei diritti dell’uomo; tutelare e promuovere il diritto all’informazione, al sapere ed alla conoscenza, il diritto a godere delle arti e dei beni culturali significa intendere la cultura come valore collettivo e quindi come crescita civile e democratica, come spinta per lo sviluppo economico dell’intera Nazione.

In un Paese in cui il patrimonio artistico non ha eguali, i tagli del Governo ai Beni Culturali sono irresponsabili. E troppo spesso, da noi, la cultura diventa una lucrosa “emergenza” da far gestire alla Protezione Civile: il che vuol dire milioni di euro spesi senza controllo, deroghe alla normativa e delegittimazioni delle competenze e professionalità.

Lucida, amara, inconfutabile, la riflessione di Salvatore Settis che, nel denunciare come scandalo mondiale il crollo della schola armatorum a Pompei, aggiunge: “Altri crolli, altre rovine, altri disastri arriveranno, immancabili”. A L’Aquila i crolli, le rovine, il disastro sono arrivati la notte del 6 aprile 2009. E da quella notte, noi aquilani sappiamo bene che la ricostruzione, la rinascita della città e dei borghi non può avvenire senza l’apporto dell’arte. Siamo convinti che i progetti, destinati al recupero della città e le stesse opere pubbliche debbano portare i segni temporali e culturali dei nostri giorni: progetti, dunque, da condividere con gli artisti già in sede preliminare, per ridare vita, interesse artistico e contemporaneità al territorio devastato dal sisma. Per questo stiamo chiedendo a gran voce che nella ricostruzione/ripristino degli immobili pubblici, e in ogni intervento relativo ad opere pubbliche, venga applicata la legge 29 luglio 1949, n. 717, meglio conosciuta come legge del 2%. Questa norma, mai decaduta ma sistematicamente ignorata in passato per assenza di sanzioni, regola ed assicura risorse per l’abbellimento delle opere pubbliche. Le Linee Guida, emanate nel 2007, hanno reso l’applicazione della legge funzionale all’esperienza della ricerca artistica contemporanea, prevedendo opere progettate specificatamente per i luoghi prescelti e rendendo non raggirabile la legge, perché subordina il collaudo dell’edificio alla realizzazione delle previste opere d’arte.

L’Aquila ed i suoi borghi sono un bene di tutti e tutti devono sentire la responsabilità di non far morire una della maggiori città d’arte.

In occasione della manifestazione nazionale del 20 novembre “SOS L’Aquila chiama Italia” gli artisti lanciano un appello alle istituzioni nazionali e locali affinché a L’Aquila e nell’intero Paese venga data attuazione alla legge del 2%, aprendo un confronto pubblico attraverso un concorso in cui proporre idee, progetti, opere.

Ripartiamo da L’Aquila per praticare la strada della democrazia culturale.

Assemblea cittadina – Tavolo della Ricostruzione Artistica

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“Eramos jóvenes insoportables”

Fundador del movimiento de Arte Concreto Invención y referente del diseño a nivel internacional, Maldonado, radicado en el exterior desde mediados de los 50, vino a Buenos Aires para inaugurar una exposición de sus pinturas en el Museo Nacional de Bellas Artes (Libertador 1473). Allí se exponen piezas que realizó entre 1945 y 1954, y las que creó desde 2000, cuando retomó los pinceles después de 46 años. En paralelo, se exhibe una muestra sobre el diseño de la Escuela de Ulm, en Alemania, donde fue rector.

Por Judith Savloff

sobre la FIGURACION. “Actualmente respeto la representación como forma de convivencia, como una expresión humana más.”

Dice Tomás Maldonado: “Yo no soy sólo artista, ni diseñador, ni intelectual ni Don Juan”.

—¿Cómo le gusta definirse?

—Uno que tiene muchas facetas, generalmente vinculadas por la preocupación por la racionalidad, el rigor, la seriedad. Vea, en realidad, lo que quiero aclarar es que yo no soy un señor viejo que se dedica a pintar de nuevo por hobbie. Porque puede parecer extraño, pero en el fondo, desde mi óptica, se trata de discontinuidades en la continuidad: eso es lo que me trae de vuelta a pintar. Si la gente se fija en los problemas que desde siempre me han ocupado, la respuesta que le di acerca de por qué retomé los pinceles es más interesante.

De acuerdo. Maldonado (Buenos Aires, 1922) estudió en la Escuela Nacional de Bellas Artes entre 1936 y 1942, cuando junto con Alfredo Hlito, Claudio Girola y Jorge Brito, publicó Manifiesto de los cuatro jóvenes, contra el academicismo y los “filisteos” y “vanguardistas indignos” que avalaban los premios del Salón Nacional. A mediados de los 40, fue uno de los fundadores, el “teórico”, del movimiento de Arte Concreto Invención, que en su manifiesto decretaba el fin de “la era artística de la ficción representativa” y se pronunciaba “contra la nefasta polilla existencialista o romántica”, “los subpoetas de la pequeña llaga y del pequeño drama íntimo” y “todo arte de elites”, gritando con mayúsculas “NI BUSCAR NI ENCONTRAR: INVENTAR”. Con “júbilo” y sistematización.

Desde comienzos de los 50, se interesó por profesionalizar el diseño y la comunicación. En 1954, se mudó a Alemania, invitado como docente de la Escuela Superior de Diseño de Ulm (ver recuadro) y en 1969 se instaló en Italia. Desde entonces, entre otros libros, publicó El diseño y la vida social (1949), Max Bill (1955) y Reale e virtuales (1992). Promovió la creación de la carrera de Diseño Industrial en Milán y contribuyó a la formación de las vinculadas al diseño en Argentina, donde es Profesor Honorario y Doctor Honoris Causa.

Este diciembre viajó a Buenos Aires para la inauguración de Tomás Maldonado. Un itinerario, que reúne en el MNBA piezas conocidas, que pintó entre 1945 y 1954, y las que realiza desde el año 2000, cuando retomó los pinceles tras 46 años, hasta ahora inéditas. ¿Extrañaba? “No sé, dejé los cuadros, no la reflexión. Volví a pintar porque me gusta y tenía la sensación de que podía encarar problemas de los 40 con otra mentalidad. Ya no me interesa la componente utópica. Pintar es una revancha, en el sentido de retomar temas abiertos.”

—¿Qué buscó retomar?

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(da Juliet art magazine)

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sono stato il primo, su consiglio di Luigi Mastrangelo, il vero fondatore di una corrente artistica con le palle nella bologna degli anni settanta -ottanta, a presentare la prima mostra di Karin Andersen. nessun meglio di me può dire quanto lei abbia  imparato dai C-Voltaire di cui faceva parte. Sul suo curriculum non appare neanche un accenno della sua partecipazione al movimento. non credo sia giusto non aprire una rivisitazione seria della storia dell’arte sull’ultimo ventennio italiano. a.p.

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