manifesti/Critica


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ANNA SECCIA –   GESTALT  MEDITERRANEA DEL   COLORE

“L’intera natura si rivela attraverso il colore al senso della vista…” Goethe

“Il colore è un mezzo per influenzare direttamente l’anima…”  Kandinskij

Da Goethe a Kandinskij il trattato sullo studio dei colori messi in classificazione teorica,  suona  una forza della ricerca dirompente capace di aggiungere alla scienza  della percezione  la sua combinata spiritualità.  L’opera “sintetica” di Anna Seccia rimanda alle analogie della leggerezza  cui la composizione cromatica è potenzialmente capace di allineare le percezioni visive con il respiro fantastico della visione liquida. Teoria goetheana e visitazione della spiritualità  kandinskijana   rinvigoriscono la ricerca di Anna Seccia per  una condizione del movimento simile alla sensazione costituita dagli elementi della  danza che organizza gesti spontanei tra queste due dimensioni aggiungendo il sapore del gioco e la percezione fantastica dell’infanzia.  La  “teoria dei colori”  apre nuovi mondi  attraverso il viaggiatore tedesco che  per eccellenza sforna combinatorie paesaggistiche, universi floreali, architetture botaniche, classificazioni dei profumi cromatici che l’artista del Bauhaus trasforma poi in anime da vedere e da ascoltare.  Anna Seccia lavora sui due fronti. Da anni raccoglie l’esperienza della cultura architettonica con cui ha strutturato una visione concreta per dare  forma al pensiero e alla ricerca sviluppando poi lo spazio in qualità vitale dove il cromatico, con amorevole vocazione diretta al privilegio del blu, diventa voce del  movimento entro cui la musicalità dei colori incita il corpo verso l’azione gaia per diventare dinamica del gusto e dell’accoglienza psicologica.

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per tutti coloro che credono che una lezione di Rainone valga una carriera scolastica,per quelli che lo ascolterebbero per ore e ore senza annoiarsi mai.. se tutti i professori fossero come lui la scuola sarebbe tutta un’altra cosa… mitico Rainone!

http://www.doppiomondo.net/Arts.htm

Presentazione de Il Doppio mondo dell’Occhio e dell’Orecchio

  In un luogo “Altro” è scritto (anche da me):

“L’occhio non è dentro la mente, anche se non ne è fuori. L’occhio ha a che fare con la fenomenicità della luce in modo diverso da quelle aree cerebrali che consentono la “visione finale”. Sono gli occhi che rovistano nella caoticità del mondo fenomenico, anche se a noi sembra il contrario perché immaginiamo erroneamente l’esistenza di un ordine formale posto esattamente fuori-dagli-occhi. Pensare con gli occhi è quindi un pensare più prossimo alla fenomenicità del mondo. Gli occhi lavorano il reale e sul reale con una laboriosità che è molto simile a quella delle mani di un artigiano.

   Siamo quindi noi stessi, tramite lo sguardo, a imporre un ordine formale visivo allo spazio rappresentativo, sovrapponendo ordine a disordine, immagine a confusione, geometrie a caos. Noi spalmiamo ordine sulla realtà come si trattasse di burro sulle fette biscottate. Quest’operazione rende a noi possibile la leggibilità del mondo che altrimenti resterebbe del tutto incomprensibile. Senza ordinamento visuale, il mondo, mancando di etichette e d’indicatori formali (scritture), sarebbe simile a un’immensa discarica di materiali caotici. Gli occhi amano quindi l’ordine e la bellezza, che cercano in ogni cosa anche a costo di illudersi e di perdurare nell’Inganno di cui sono corresponsabili, insieme alla mente con cui sono, pur sempre, in rapporto d’affari.

   Tutto ciò sembra semplice a decifrarsi, ma non lo possiamo fare se non servendoci della parola. Ora il suono è sia prima che dopo l’atto visivo. In questo intreccio trova la sua dimora la dualità fra mondo dell’occhio e mondo dell’orecchio …”

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 La differenza fra mondo dell’occhio e mondo dell’orecchio caratterizza, sin dalle sue origini, la cultura occidentale. L’interpretazione di questo «dualismo percettivo» è posta al centro di questo testo, con l’intento di ricostruire non solo il problema cruciale del rapporto immagine/parola, ma anche una serie di questioni ad esso collegate: la logica del senso, la modalità di enunciazione della verità o la grammatica della sensorialità in senso più generale, il valore delle percezioni sinestetiche nelle arti pittoriche e musicali.

 Vengono messi a confronto tre modelli di percezione del mondo, ovvero tre visioni del mondo che fanno capo anche a tre autori emblematici:

Charles de Bovelles, René Descartes e Charles Fourier.

  Più precisamente si propongono:

   1. Una lettura molto orientata dell’estetica umanistica viene proposta attraverso l’analisi del pensiero “oculo-visivo” di Bovelles (e, in contrappunto, di Leonardo), in modo da collegare la concezione classica alle sue lontane origini greche.

   2. Una rilettura della rivoluzione cartesiana nella concezione dell’ottica, introduttiva alla moderna teoria della percezione, basata su un rapporto privilegiato vista-tatto. Parte essenziale di questa reinterpretazione è un corposo riferimento critico alle lettura che Merleau-Ponty e Lacan fecero del rapporto fra cogito e “scienza dei segni”.

   3. Nella terza parte, vengono discussi i limiti e la “crisi” di questa concezione meccanicistica, ancor oggi dominante in una parte del mondo scientifico, congiuntamente all’emergere di un modello percettivo senso-corporeo “modulare” e sinestetico, di cui si è cercato di restituire l’originalità. La cultura francese della prima metà dell’Ottocento è il territorio di questa indagine, che ruota intorno al pensiero di Charles Fourier: un Fourier in parte inedito (come teorico della grammatica dei sensi e della meccanica passionale), che viene riletto fuori dal suo alveo interpretativo tradizionale, grazie ad un lungo lavoro di ricostruzione e di indagini archivistiche.

   L’insieme degli argomenti teorici sviluppati lungo tutto il testo sono stati ripresi e discussi nell’ultima parte, alla luce delle più attuali riflessioni e scoperte nel campo percettologico, fenomenologico ed estetico (produzione della verità) al problema del dualismo percettivo audio-visivo, anche per la questione del rapporto immaginario/simbolico. (altro…)

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Alejandro Jodorowsky: ¡Si haciendo planes para el futuro descuidamos el presente, cuando llegue el momento para calmar nuestra hambruna, en lugar de alimento tendremos que devorar el papel de esos planes! Una mujer de cincuenta años se separó de su amante porque éste tenía treinta años. Ella murió a los ochenta. Él a los treinta y uno, atropellado por un camión. A la siguiente fábula, quizás útil, me gustaría llamarla “La Tempocleta”:

El grupo de acaudalados financieros que poseía al mundo, se reunió precipitadamente en el año 2012 para tratar un fabuloso negocio. El Presidente, reveló la gran noticia: “¡Beneméritos socios: nuestros científicos han inventado una máquina económica, en forma de bicicleta, que permite viajar por el tiempo. Es fácil de armar y no costará más que una bicicleta ordinaria. Por su simpleza sólo podrá dar un salto temporal de dos mil años sin poder regresar. Todos los que viajen hacia el futuro llegarán en la misma fecha: 4012!” Prepararon una intensa campaña que cubrió de carteles el planeta: “¡Compre nuestra tempocleta! ¿Para qué permanecer en este sucio siglo? ¡En el futuro no habrá guerras, ni enfermedades, ni será necesario trabajar! ¡Se habrá conquistado la vida eterna y las máquinas fabricarán ciudades perfectas! ¡No será necesario estudiar, el conocimiento se injertará directamente en el cerebro!¡Con una tempocleta no necesitas a Dios!”… El aparato entusiasmó al planetas y como era tan barato, todos los habitantes del mundo, menos los idiotas, compraron la tempocleta para llegar al edén futuro. Familias, multitudes, hormigueros de ciclistas, partieron hacia el mundo del mañana, con una sonrisa de esperanza. ¡Dieron el pedaleo descrito en el manual y en un segundo estuvieron en el año 4012! ¡Oh, decepción!¡Oh, terror! ¡Oh, angustia! En lugar de urbes perfectas encontraron un planeta en ruinas, devorado por las malezas y poblado de ciudadanos idiotas, incultos, bárbaros, viviendo en la miseria, la insalubridad, la decadencia, cazando ratas con flechas para poder subsistir. ¡Ni una máquina, ni un nuevo edificio, ni un libro: sólo ruinas! Los crononautas se acercaron a esos primitivos para preguntarles: “¿Qué pasó en los pasados dos mil años?”. Y los idiotas les contestaron: “¡En 2012 todoz loz ziudadanoz de la Tierra la avandonaron, menoz nueztroz idiotaz antepazadoz… y komo aze ciglos ke nadien zocupa della, todo ze a combertido en rruinaz!”…

http://planocreativo.wordpress.com/2010/10/16/el-placer-de-pensar-%E2%80%93-59/

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« Di tutti quei beni che la saggezza procura per la completa felicità della vita, il più grande di tutti è l’acquisto dell’amicizia » EPICURO

 

« Senza amici nessuno sceglierebbe di vivere, anche se possedesse tutti gli altri beni » ARISTOTELE

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http://www.abruzzocultura.it/0015742_aldo-borgonzoni-nella-cultura-abruzzese-e-marchigiana-del-900/

Fra due anni, nel 2013, sarà celebrato il centenario della nascita di Aldo Borgonzoni, pittore tra i più significativi dell’arte iconica italiana del novecento, assai noto per essere stato interprete, con mirabili cicli pittorici delle problematiche sociali ed ecclesiastiche del dopoguerra. Ci si riferisce in particolare alla suite di opere sul tema delle mondine e sul Concilio Vaticano II. Il grande maestro, di cui Arturo Carlo Quintavalle ha scritto essere uno dei maggiori esponenti della pittura realista in Europa, con una singolare interazione tra espressionismo tedesco e pittura informale portata avanti dal suo amico ed estimato Francesco Arcangeli, ebbe nel dopoguerra stretti e significativi rapporti e frequentazioni con l’Abruzzo e le Marche.

Ora, in occasione della mostra “La materia nello spazio urbano” con 40 artisti, allestita da Antonio Picariello per ricordare Elio Di Blasio al Mediamuseum di Pescara di cui la nostra rivista si è occupata con un ampio servizio nella quale era stato incluso anche Borgonzoni , è maturata l’idea di proporre uno studio approfondito proprio in vista del centenario del 2013 sui rapporti di Aldo Borgonzoni con il territorio marchigiano e abruzzese. A questo proposito vanno ricordate le numerose mostre allestite al pittore bolognese dalla Galleria Margutta di Pescara, la monografia edita da Artechiara sempre di Pescara con saggi critici di Leo Strozzieri e Maria Augusta Baitello, le partecipazioni alla Biennale d’Arte Sacra di San Gabriele e alla Triennale di Celano; per quanto riguarda la Marche un interesse particolare deve essere riservato alle monografie per le edizioni Nuova Foglio di Giorgio Cegna, fondatore dell’Accademia di Macerata, ai saggi storici di Armando Ginesi, Carlo Bugatti del Museo d’Arte Contemporanea di Senigallia, e da ultimo dell’indimenticato magnifico rettore dell’università di Urbino Carlo Bo. (altro…)

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