Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Roma con i maestri Mafai, Avenali e Bianchi Barriviera, si è dedicato all’indagine della tessitura etnica, con particolare attenzione alle declinazioni locali di una tradizione abruzzese filtrate però, sempre, da un linguaggio astratto e concettuale maturato anche all’interno della celebre arazzeria di Penne, fondata negli anni ’60 da Fernando Di Nicola. Qui si avvicendarono artisti come Afro, Capogrossi, Remo Brindisi, Primo Conti e in questo ambiente ha ideato la serie di “pittosculture”, ovvero interventi pittorici sull’ordito.
“Mario Costanti sposta il concetto di materia sul versante dell’indirizzo analitico, che l’afferma come trama tissulare, reticolo di nervature,texture geometrica sottesa allo spessore fenomenologico. Le suggestioni della tessitura sul telaio si sublimano concentrandosi con echi del’impressionismo, strutturalmente percepito, e del Klee che decortica il reale scoprendone il disegno fitto delle fibre†) Mario Bologna, 1991 (altro…)
E’ “un libro antagonista concepito nato e cresciuto nella reteâ€, come si legge nella copertina ed è stato presentato, con un par terre di alto profilo, il 22 scorso, nella Tenda di Piazza Duomo, luogo-simbolo di una città che non vuole spegnersi e vuol riflettere su quanto accaduto e ancora vive. Il J’accuse di Gasbarrini non arretra davanti all’onnipotenza del corpo politico, ed usa la rete come collante fondaÂmentale delle recise, sradicate relazioni d’una comunità dispersa tra tendopoli, roulottes, containers, camere d’albergo ed altri impensabili alloggi di fortuna e si serve della forza della carriole per mostrare l’ostinazione e l’orgoglio di chi non vuole essere annulato o gabbato. Interessante, oltre ai testi e alla varietà dei contenuti, il coreddo iconografico a cura dello stesso Autore, immagini rubate con i più impensabili stratagemmi alla città vietata o scaricate nel pc dalle chiavette dei suoi compagni dell’albergo. Un libro forte, perentorio, diretto, che inchioda ciascuno, dentro e fuori dal cratere, alle sue inquietanti responsabilità . “E l’atto che io compio non è che un mezzo rivoluzionario per accelerare l’esplosione della verità e della giustiziaâ€, scriveva Emile Zola il 13 genniaio del 1898 e qui, Antonio Gasbarini, fa lo stesso, con un testo teso e denso, drammatico ed appassionato, rivolto a coloro che hanno vissuto ed ancora non comprendono o a quelli che non hai mai compreso, la portata della nostra tragedia.
La Giornata mondiale del libro, lo scatto bruciante delle carriole e le poesie dedicate il 25 aprile ai 9 Martiri aquilani
di Antonio Gasbarrini *
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Il 23 aprile in tutto il mondo è stata celebrata la Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’autore.
Domenica 18 aprile, le carriole, con cinque giorni di anticipo, erano state riempite con libri donati dall’Università e da altri privati, portati poi, dalla Villa Comunale nel tendone di Piazza Duomo. Qui veniva allestita una piccola, ma funzionale biblioteca. Il 25 aprile, Festa della Liberazione dal nazi-fascismo, il Popolo delle carriole ha mantenuto la sua promessa, festeggiando nell’omonima piazza i 9 Martiri aquilani, con fiori, palloncini e letture di poesie.
P. S. Non può non esser ricordata quella radiosa domenica del 18 aprile con le carriole strapiene di libri salvati dal sisma. Libri & Macerie. Macerie & Libri. Senza il rilancio, la rivitalizzazione di una cultura ghigliottinata dal terremoto, la città invisibile-morta-fantasma-spettro non avrà alcun futuro.
Per rimetterla su fisicamente ci vorrà qualche anno. Per riannodare lo spezzato filo conduttore della sua plurisecolare civiltà , molto di più.
Per queste ragioni i versi scritti nel 2001 da alcuni poeti aquilani (I Nove Martiri aquilani, a cura del Gruppo d’Arte “Saturnino Gattiâ€, Angelus Novus Edizioni), hanno riacquistato nuova linfa con l’inusuale reading di poesie, coordinato da Maria Silvia Reversi, tenuto nello stesso luogo della memoria devastata. Riconquistato palmo a palmo, dall’indomito Popolo delle carriole, nelle domeniche precedenti. Rianimato, quindi, da quei versi amari letti, con partecipata emozione, dagli autori presenti.
La storicizzante introduzione di Alvaro Iovannitti sull’eccidio del 23 settembre del 1943 e la chiusura della manifestazione con la lettura di alcuni brani tratti da La città futura di Antonio Gramsci (febbraio 1917) a cura di Antonella Cocciante di Animaimmersa, hanno fatto da apripista al corale “Bella ciaoâ€.
Questo l’incipit gramsciano, più che attuale per i tantissimi aquilani “bellamente defilitasi†rispetto ad una tragedia immane soverchiante di gran lunga i loro miserrimi egoismi di bottega: «Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire esser partigianiâ€. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città . Chi vive veramente non può non esser cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria., non è vita. Perciò odio gli indifferenti».
Personalmente non odio gli indifferenti: mi fanno solo pena. Molto meno di quelle secolari pietre di S. Pietro ammucchiate non solo dal terremoto, fotografate dall’autore un anno dopo il sisma (18 aprile 2010). Quanti “irresponsabili†istituzionali dovrebbero essere arrestati all’istante per la palese “omissione di soccorso� Le pietre della memoria civica non sono sassi, ma delicatissimi fiori profumati.
* Critico d’arte – Art Director del Centro Documentazione Artepoesia Contemporanea Angelus Novus, fondato nel 1988 (L’Aquila, Via Sassa 15, ZONA ROSSA). Attualmente “naufrago†sulla costa teramana. antonio.gasbarrini@gmail.com