Ottobre 2012
Ven 12 Ott 2012
Ven 12 Ott 2012
Domanda : Prof, ma chi è un artista?
Risposta: Tutti quelli che vivono di arte.
Dom: Ma un impiegato di Equitalia può essere un artista?
Risp: Dal punto di vista formale, No, assolutamente. Dal punto di vista spirituale e di fede nell’arte, Si, assolutamente.
Dom: Allora, dal punto di vista spirituale chiunque può essere un artista?
Risp: Si.
Dom: Ma come si distingue la fede nell’arte dalla non fede?
Risp: Lo dichiara l’opera. Gli artisti sono demoni o angeli e fin quando sono vere “creature creative”, la fede si manifesta per energia emanata dall’opera d’arte che sono riusciti a creare e che li crea (l’artista vero si auto-genera con l’energia dell’opera che lui stesso ha creato. Le opere portatrici di energie spirituali provocano commozione universale che a volte dirama in catarsi. Se l’opera è senza spirito l’artista falso si carica di cattiveria che getta in faccia al mondo. Questo tipo di artisti anche se hanno atteggiamenti moderati non hanno il senso dell’onore, non rispettano l’amicizia né l’amore. Fingono in continuazione, sono maschere continue. I falsi artisti sono pericolosi perché hanno pensieri cattivi carichi di ego ). Spesso succede che i falsi artisti, quelli che mancano di fede, hanno un alto senso di se stessi rasente la patologia dell’ego e della vanità, sono veicoli del male. Non sono artisti, non sono artigiani, non appartengono né alle arti liberali né alle arti meccaniche come dicevano nel ‘500. Sono esseri pericolosi sotto tutti i punti di vista. Sono un po’ come quei bambini e quelle bambine viziate e capricciose che dicono di essere principesse e guai a chi non le considera tali, o le contraddice anche in buona fede, anche con modi garbati che tentano di farle/li riflettere. Spesso sono bambine che non hanno il senso cognitivo della lettura, leggono poco o quasi nulla. Si basano sulla propria esperienza di vita per obbligare gli interlocutori a non avere contraddittori; nessuno può intervenire a documentare la loro vita, mancano di dialogo e hanno punti di vista monocratici. Odiano essere contraddetti, aborriscono la dialettica e spesso parlano in forma unidirezionale e logorroica. Non sanno ascoltare perché hanno avuto cattivi educatori. Spesso sia maschi che femmine hanno frigidezza sessuale. Ebbene queste bambine e bambini se da adulti prendono il potere sono portati per natura a distruggere il mondo. I falsi artisti sono come loro. Pericolosi e privi di senso critico. Di solito gli artisti che hanno avuto formazioni scolastiche buone, hanno un diploma liceale ( arte o letteratura) e una buona accademia con buoni maestri o una buona Università come quella di Salerno negli anni settanta, con il gruppo Menna e altri… questi per massimi sistemi sono veri artisti che sanno quanta fatica costa la creatività e l’umiltà di imparare continuamente da tutto e tutti. Poi creano l’opera che è completa di linguaggi e di spirito. E questi sono gli angeli che i critici seri pregano con amore…
Ven 12 Ott 2012
Nora Garibaldi, discendente dell’eroe dei due mondi, terrà una conferenza come membro dell’Associazione Culturale “Dante Alighieri” a Buenos Aires il 18 Ottobre. Parlerà del Lazio, ma si soffermerà soprattutto sulla perla del Tirreno e sulla Riviera d’Ulisse, facendo scoprire le bellezze del posto ai tanti argentini che accorreranno per ascoltarla.
«Sperlonga, arroccata sulla lingua di terra di Monte San Magno, vanta origini mitiche. Secondo alcuni studiosi, infatti, non lontana dalla sue coste sorgeva Amiclae, la misteriosa città fondata dai Laconi. Ma furono i romani a scoprirla alla fine dell’età repubblicana, realizzando magnifiche residenze, epicentri produttivi e di otium, attratti dalla bellezza del luogo e della mitidezza del clima. All’Imperatore Tiberio va il merito di aver fatto costruire una villa imponente, che inglobava anche un’ampia grotta, nella quale furono collocate pregevoli opere marmoriche che celebravano le gesta di Odisseo. Saranno proprio le numerose cavità naturali, in latino speluncae, tra cui quella utilizzata dall’imperatore a determinare il nome del futuro paese».
Potrebbe sembrare l’incipit di una qualsivoglia guida turistica di Sperlonga o della Riviera d’Ulisse. Invece sarà il prologo di una bella conferenza sul Lazio che si terrà il 18 Ottobre a Buenos Aires presso l`Associazione Culturale “Dante Alighieri” a partire dalle ore 19. Sì, si parlerà anche della perla del Tirreno in Argentina, terra dove opera da anni l’apprezzata Griselda Nora Garibaldi, una vera e propria “celebrità” nel suo settore. Il suo cognome è un’evidente segno di una lontana discendenza dall’eroe dei due mondi, il che rende ancora più fascinoso l’evento sudamericano.
Nata in Argentina, ma cresciuta in Italia proprio tra i vicoli bianchi di Sperlonga, Nora Gari – come tutti la conoscono – è guida per il turismo culturale ed anche traduttrice di film dall’italiano allo spagnolo, essendo anche insegnante della lingua tricolore proprio presso l’Associazione culturale che porta il nome del sommo Dante. Oltre alla parte discorsiva la prof.ssa Garibaldi si accompagnerà anche con la proiezione di alcuni video riguardanti Sperlonga e la Rivierà d’Ulisse, di cui uno prodotto da “Sperlonga Turismo”.
Ecco uno stralcio della sua relazione riguardante il Museo Archeologico Nazionale di Sperlonga:
«Il Museo Archeologico di Sperlonga, annesso all’area della Villa, è stato realizzato agli inizi degli anni Sessanta per ospitare i pregevoli reperti scultorei rinvenuti negli scavi condotti nel sito a partire dal 1957. La raccolta comprende i celebri gruppi marmorei in cui sono state finora identificati quattro episodi dell’epos omerico: l’assalto di Scilla alla nave di Ulisse, l’accecamento del ciclope Polifemo, il ratto del Palladio e Ulisse che solleva il cadavere di Achille. Dunque, una vera Odissea di marmo che costituisce una delle testimonianze più affascinanti per la conoscenza del mito di Ulisse nell’arte antica. Le sculture rinvenute in migliaia di frammenti, sono frutto di un lungo lavoro di restauro non ancora compiuto. E’ probabile che tutti i gruppi siano opera di tre famosi scultori rodii, Atenodoro, Agesandro, e Polidero, autori anche del celebre Laooconte oggi in Vaticano, cui Tiberio commissionò la decorazione dell’antro. Nel Museo sono esposti altri pregevoli reperti, in gran parte scultorei, riferibili all’apparato ornamentale della villa (immagini di divinità, ritratti, soggetti mitologici) oltre che suppellettili e manufatti che documentano l’ininterrotta continuità di vita del complesso fino all’età tardo-antica».
Mar 9 Ott 2012
Sab 6 Ott 2012
http://www.sarapellegrini.net/
Sara Pellegrini
Termoli, 1974, vive a Termoli Mostre
2003 Campobasso, Provincia di Campobasso, Pinacoteca dinamica, “Perché il sole splenda in Pace da Oriente ad occidente”, performance di artisti autoinvitati per la Pace, a cura di Antonio Picariello
Termoli, Galleria Civica, XI-VIII Mostra Nazionale D’Arte Contemporanea, a cura di Leo Strozzieri Bonefro, Regione Molise, Assessorato alla Cultura,”Cover” rassegna d’arte contemporanea a cura di Antonio Picariello San Giuliano di Puglia, “500 Artisti nell’Arcobaleno degli Angeli”, ambientazione di MAIL ART INTERNAZIONALE, a cura di Antonio Picariello
2002 Campobasso, Provincia di Campobasso, Museo Sannitico, “Rappresentazione Continua il Segno l’Energia” a cura di Antonio Picariello
Termoli, Galleria Civica di Arte Contemporanea, Napoli, Casina Pompeiana, Summonte mostra collettiva di artisti molisani “Terra di Molise” dedicata alle vittime del terremoto nel Molise 2001 Campomarino, Centro Culturale “Ii Campo”, raccolta internazionale di mail art in occasione del decennale del Centro Culturale “Il Campo”
Poggibonsi Lucca – Firenze -Grosseto – Colle V Elsa-Certaldo -Siena – Pontedera – Viareggio -Follonica, l Esposizione Itinerante Tuscany Style Termoli, Galleria Civica d’Arte Contemporanea, l’opera “Verticale in bianco” cm 135×135 viene acquisita nella collezione della Galleria Civica di Arte Contemporanea
Campomarino, Palazzo degli Uffici Paolo Camilleri, XVI Rassegna Nazionale d’Arte Contemporanea cura di Raffaele Nigro
Isole Tremiti, Sala Consiliare Comune di Isole Tremiti, mostra collettiva di pittura e scultura “We are Blu” Roma, Accademia Nazionale di San Luca, Premio Nazionale di Pittura Accademia San Luca 2001
Termali, Galleria Civica di Arte Contemporanea, mostra personale, “Pittura”, a cura di Leo Strozzieri e Achille Pace 2000 Pistoia, chiesa S.Leone, Sale associazione degli Industriali “Millennium 2000 – Strange Days” mostra internazionale di Mail – Art
Latina, Mostra d’arte contemporanea “Una cartolina per la pace” Popoli, “Museo Ing Corradino D’Ascanio, ” Rassegna Nazionale di arti visive Corradino D’Ascanio” a cura di Leo Strozzieri Campomarino, Centro Cuitutale “Il Campo”, collettiva di pittura e scultura “Ritratti”
1999 Campomarino, Centro Culturale “ll Campo”, rassegna di pittura “Nel Segno della Divina Commedia” con il patrocinio della Società Dante Alighieri
1998 Roma, Accademia di Romania, invitata ad esporre all’XXI edizione dei Premio Internazionale Medusa Aurea Campomarino, Comune di Campomarino, Invitato alla 2a edizione “Muri scritti memoria dipinta” a cura di Antonio Picariello Campomarino, Centro Culturale “Il Campo”, collettiva di pittura Campomarin’Arte 98
Campomarino, Centro Culturale “Il Campo”, invitata a partecipare alla III Biennale di Piccolo Formato di Pittura curata da Leo Strozzieri
Campomarino, Centro Culturale “Il Campo”, collettiva di pittura Campomarin’Arte 97
1996 Quartu S.Elena, Invitata all’ottavo simposio internazionale “Scultura su Pietra”
Sab 6 Ott 2012
Ven 5 Ott 2012
CRITICA DEL GUSTO TRA I SEGRETI E I SEGNI SCIAMANICI DI GIAN RUGGERO MANZONI
Posted by Antonio Picariello under arte/teatroNo Comments
CRITICA DEL GUSTO TRA I SEGRETI E I SEGNI SCIAMANICI DI GIAN RUGGERO MANZONI
L’Arte di Gian Ruggero Manzoni possiede spirito antico e forza comunicativa contemporanea. Sintetizza l’enciclopedia segreta dei segni simbolici occidentali con un tratteggio grammaticale “Bachelardiano” che ritorna, nella formulazione del sintomo per centrare riflessioni incantate e rimandare sempre a qualcosa di profondo, immaginifico, soggiacente la saggezza del discorso che le opere impegnano nella loro potente funzione di stimolo riflessivo e di magnetico incanto passionale. Il linguaggio preciso dell’artista vincola con leggerezza ogni tipo di percezione naturale, e lo obbliga “a sentire” oltre il piano espressivo e ottico dell’opera. La creatività scientifica di Gian Ruggeri Manzoni esorta ad avvicinare con inquietudine o fervore, secondo la tipologia dell’utente, una specie di meccanismo ermetico che l’artista, per empirismo efficace e esercizio continuo e tenace della conoscenza promuove, offrendo alla collettività visioni segrete, apparentemente semplici, impostate sull’attraversamento, senza timore, della complessità linguistica e operativa dei movimenti avanguardisti del ‘900. La potenzialità e la capacità di poter condensare questi segni in una sorta di nuovo metissage semantico definisce la nuova ricerca e il nuovo linguaggio sistemico di Gian Ruggero Manzoni, organizzato secondo una gradazione simbolica dei segni coscientemente codificata. La lunga esperienza creativa e la vicinanza con produttori dell’arte che hanno vissuto e vivono attenzioni planetarie, consente, all’artista e al critico, una creazione visiva completa, euristica, capace di riportare con impatto balsamico la salute cognitiva dei contemporanei nelle antiche dimensioni medievali; oltrepassare il sistema percettivo simultaneo rilevando i prodromi di un futuribile profetico, collegabili empaticamente con la pratica dell’ironia, alle “percezioni spirituali” retiniche dei contemporanei. In qualche modo nella produzione artistica di Gian Ruggero Manzoni si avverte ancora la presenza di una sorta di “aureola bejaminiana”, distaccata per stile e maniere dalla definizione classica cui siamo abituati, ma comunque corrispondente a qualcosa vicino alle visioni significative e segrete fulcaniane riguardo la potenza occulta contenuta nelle tessiture segrete, franco/germaniche, delle cattedrali gotiche. Questa posizione visuale critica potrebbe scatenare intolleranze retoriche e ossimori esagerati per le abitudini riflessive occidentali, ma la consapevolezza di un pensiero creativo diverso non indebolisce la sincerità del discorso che si struttura sulla conoscenza diretta di tutte quelle forze creative che sono proprie di mondi sottesi alla logica addizionale dei sistemi tecno-industrializzati occidentali. Così ormeggiamo nei depositi accademici la storia comune dell’arte e navighiamo con la fortuna delle zattere emblematiche “géricaultiane” per dare un senso comparativo al contesto contemporaneo dell’arte italiana e sfoderare la visione rivoluzionaria delacroixiane che con l’amico artista modellò i sintomi del romanticismo partendo dall’amore per la modernità e del modello amicale militare e entrare nelle sfere delle divinità etno/sacrali, nei luoghi emanativi di potenze vibrazionali, sciamaniche, cristiane e pagane che hanno modellato il gioco esistenziale delle oscillazioni storico-generazionali fino alla contemporaneità. Queste essenze dell’arte le ritroviamo iscritte nel non visibile, nelle opere -post-cognitive- di Gian Ruggero Manzoni. Bisogna liberarsi della struttura storica artistica a cui siamo stati abituati dalla prepotenza di un rizomatico conveniente modello mercantile più che da un preciso etico e ricercato modello storico esperienziale. Per approdare alla creatività di Gian Ruggiero Manzoni, bisogna osservare il processo evolutivo scatenato in parte dal parente stretto in gradi genetici con l’omonimo cugino che della rivoluzione artistica negli anni sessanta ne fece presupposti avanguardistici che modificarono d’impatto la percezione comunitaria dell’arte e i modelli educativi infilati nelle ripetizioni schematiche degli educatori accademici, considerando anche che la forza performativa che il coraggio cosciente della creatività manzoniana rimetteva al mondo, scaturiva dalla necessità di applicare alla sociologia pesante che in quegli anni andava a riformattarsi, l’idea di una leggerezza espressiva fatta di natura inscatolata e di nouvelle maniere che permettevano di considerare il corpo biologico come una vera divinità che si riappropriava della navigazione esistenziale presentando semplicemente l’oggetto in quanto tale, completo di funzione e di rimando significativo al fantastico contenuto in essenza dall’ entità propria della “cosa d’arte”, evirata, però, dall’obbligo interpretativo imposto dai ruoli edificanti degli interpretanti. Gian Ruggero Manzoni, ferma in qualche modo questo senso coraggioso di vedere l’eziologia dell’arte e lo completa aggiungendo conoscenza intima e segreta di quel ricco patrimonio di immagini scolpite nella profondità luminosa della memoria dei segni simbolici che non sempre sono visibili nelle esposizioni pubbliche, ma che ritroviamo con attenta ricerca, a saperli incontrare e leggerli, nella custodia di antichi manoscritti segreti e di stampe che sorvegliano il senso dell’ archetipo e che l’artista estrae, secondo il suo sentire cosmologico, indicandone a volte la potenza in segno di scrittura, a volte in segno di parola o in composizione pittorica. Estrae i punti focali che veicolano la messa in vita dell’idea sensibilmente captata dalla fertilità attiva e incessante dell’amore per la bellezza continuamente in copula con la gnoseologia feconda. Se per il senso guerriero di un Grosz, che con l’artista contemporaneo ha in comune la forza dell’ironia e del segno, l’anima “impressionista” doveva mettersi in gara, per Manzoni la gara stessa diventa segno di sfida all’anima collettiva. L’artista la riconosce a istinto e la sottopone alla giurisdizione del pensiero creativo che la rende segno comunicativo e a volte simulacro di codici narrativi che contengono archivi mnemonici di azioni vissute o sentite. Queste opere modellano il senso della leggerezza visiva tipica delle abitudini riflessive dei saggi che respirano promenade mentali e immagini rivelatrici di gestualità somatiche che corredano la complessa esperienza di vita caricata tra le ossa e la carne dell’artista; rinunciano alle maniere linguistiche cariche di assoluta certezza, e assumono forma e senso, condividendo personalità e principi tra tutti quegli elementi spirituali che un Fosco Maraini ( eroe coerente) definirebbe passaggio obbligato della creatività da un esocosmo collettivo e storico all’endocosmo soggettivo, intimo e segreto dell’artista. Da qui alla coesione sacrale della percezione retinica del guerriero. Le molte opere che il saggio artista ha prodotto nella lunga peregrinazione della creatività eclettica di cui è soggetto e servitore eletto, entrano d’impatto nella circolazione vorticosa della sostanza magica dei segni riorganizzando il senso occidentale con le formulazioni ieratiche di una certa arte sub equatoriale africana. L’opera si commuove davanti alla verità psicomagica della composizione, palpita e respira con polmoni goetheani magnetizzati dalla emanazione di bellezza gotica di una cattedrale e allo stesso intenso momento Gian Ruggero Manzoni accosta composizioni narrative, crea personaggi che restano, per dovere esistenziale, sottesi alla criticità del racconto visivo e architettonico. Sono figure che attendono comunque l’arrivo di atti d’amore o di guerra che le percezioni fedeli dei contemporanei nascondono involontariamente nelle zone proibite, come direbbe un Gustav Jung redivivo, dell’inconscio e che nell’incontro interattivo con le opere manzoniane si ritrovano accese come una casuale combinazione chimica che per empatica attrazione del segno rimette in scatenamento provocando l’impatto di inquietudine o lo stato di sospensione tipico di chi lavora con gli elementi celesti. Il resto è passione visiva e gioco ludico di scritture sacre. Altri tempi per nuovi tempi da ascoltare con devozione nel culto rinnovato dell’arte.
di ANTONIO PICARIELLO
Lun 1 Ott 2012