pettinicchi.jpgketoniche1.jpg

.. dalle poesie giovanili del Papa, alla ricerca della verità del Leopardi, il Foscolo, Hesse, Tangore, Pavese, Pasolini recitate dalla voce dell’attore Aldo Gioia, all’ascolto silenzioso e interpretativo del pittore emblematico Antonio Pettinicchi, alla traduzione musicale dei colori e delle forme dell’opera visiva da parte di Franco Nesi e Giulio Costanzo partecipi con i Ketoniche e Ivana De Luca alla composizione dei suoni e del linguaggio econico che parte da una sensazione primordiale, un Big-Beng e si espande nel cosmo per rinascere in un ciclo esistenziale senza tempo dove la vita è suono, presenza sonora che stabilisce inconsapevolmente la forma, la funzione e il gesto ripreso dagli artisti visivi e ritradotto in immagini oculari. Giordano, Mastrangelo, Gentile Lorusso, Mascia, Manes, Carafa, Pellegrini, Pietroniro, Macolino, Mignogna, Verrilli, Borrelli, Marini, Faralli, Barone, Peri, Frani, Janigro, Laurelli, Napoli, De Soccio, e Lino Mastropaolo cui questa rappresentazione continua si dedica. La sua tela bianca suggerisce la scomparsa ma grida la sua presenza ammonitrice sul riscatto ereditario per la promessa che tutti gli operatori delle arti in Molise, avrebbero fatto sempre la cosa giusta per questa terra. La cosa giusta è dare verità con le arti. E la danza di T. Carano Lo Giudice e Peto dello studio di Renato Greco, chiude di la complessa macchina sinestetica molisana, interpretando la leggerezza antigravitazionale dei suoni aerei dei fiati e l’euritmia terrestre delle percussioni, una sorta di sospensione tra volo aereo e sinuosità geo-serpentine. Allora lo spettacolo ci dice che non ci sono più tempi per compromessi e gli smarrimenti della nostra vera identità, prima sannita poi molisana. Antonio Picariello