ricevo e pubblico:

Carissimo Antonio,
ti scrivo per sapere come stai, considerato che da tempo non riesco più a incontrarti e a trarre beneficio dal tuo lussureggiante cerebro (soprattutto il lobo destro, ma anche quello sinistro non è male, dura madre compresa).
Con la scomparsa inopinata del tuo amico Lucio, poi, ci sentiamo sempre più soli e abbandonati per colpa di un destino crudele e ingrato. Spero veramente, e prego per questo, che tu riesca a sopravvivere in quell’imaginifico anfiteatro assediato dalla siccità senza soffrire troppo la tua condizione di Ossioi.

A me le cose non vanno poi così male, considerato che sono ancora vivo nonostante il doppio mutuo da pagare e che un artista visivo a te contemporaneo (e, diciamo la verità, a te viciniore) tale Pilò da Saint-Denis ha composto un’opera che mi ritrae immerso in un munifico piano cartesiano dominato da un poderoso triangolo degenere o ideale un vertice del quale mira luminosamente all’infinito e verticalizzato da un muro oltremondano di pietre e calce aerea a protezione e contenimento dei magnetici campi demiurgici sprigionati dalla mente unica al contatto del sembiante e della spalla sinistra.
Se vedi Pilò, ti prego di ringraziarlo per aver composto e pubblicato su criticart opera di siffatta esoterica bellezza.

Riguardo al resto, chissà che in questo eone non ci si riveda presto.
Un abbraccio cardioelettrico,
Fabio
Carissimo Antonio,
tio reinvio in calce il mio commento all’opera di Pilò, con la correzione di un refuso:
la corretta grafia del nome dell’artista è, naturalmente,  Pilò de Sain Denis e non da Saint Denis.
Un abbraccio,
Fabio