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Siamo nel 1506. Francesco del Giocondo, ricco fiorentino commissiona, a Leonardo, la realizzazione del ritratto della moglie Lisa. Qui comincia la storia misterica del quadro che in realtà non sarà mai concluso in quanto non porta soddisfazione di limite né all’autore, né all’umanità. Normalmente un’opera commissionata, bene o male, dovrebbe essere consegnata al committente, invece Leonardo se la porta al seguito, prima a Milano poi in Francia dove esala il suo ultimo respiro dopo aver venduto il ritratto a Francesco I per 4.000 scudi d’oro. Bisogna arrivare al 22 agosto 1911, per costatare il passaggio di mano del ritratto dalla sovranità al “popolo” e alla volontà del quadro di voler ritornare a Firenze…”Il furto della Monna Lisa venne scoperto. Il poeta francese Guillaume Apollinaire, ideatore del Cubismo, sospettato del furto, venne arrestato e condotto in prigione. Il 7 settembre anche Pablo Picasso venne interrogato in merito, ma entrambi furono in seguito rilasciati. A quell’epoca il quadro si riteneva perso per sempre. Si scoprì che un impiegato del Louvre, Vincenzo Perugia, convinto che il dipinto appartenesse all’Italia e non dovesse quindi restare in Francia, lo rubò uscendo dal museo a piedi con il quadro sotto il cappotto. Comunque, la sua avidità lo fece catturare quando cercò di venderlo a un mercante d’arte di Firenze; il quadro venne esibito in tutta Italia e restituito al Louvre nel 1913.Ma ritorniamo a Monna Lisa. La signora moglie di Francesco del Giocondo. “Prese Lionardo a fare per Francesco del Giocondo il ritratto di monna Lisa sua moglie, e quattro anni penatovi, lo lasciò imperfecto…” È il dipinto più famoso del mondo un mito popolare nato dai tentativi di risolvere l’enigma del sorriso e dello sguardo di monna Lisa. Non si può dire che abbia un volto di incredibile bellezza; e se fosse veramente Lisa Gherardini, nata nel 1479, sarebbe una ventiquattrenne alquanto appassita. La signora, benvestita e acconciata con cura, siede di fronte al pittore in una posa che è detta “di tre quarti”: non proprio frontale, ma appena ruotata su un fianco. Questa posa, di gran moda nel Cinquecento, ha la funzione di rendere meno statica la figura da immortalare nel quadro attraverso il lieve movimento suggerito dal corpo e dal volto. All’altezza del busto, dietro la donna è visibile una balaustra con passamano in pietra serena ai bordi del quale sono appena percettibili le basi di due colonnine che, quindi, incorniciano idealmente la figura entro un portico. Come imposto dai parrucchieri dell’epoca, la Gioconda ha sopracciglia rasate e un’attaccatura dei capelli alla fronte tenuta piuttosto alta per mezzo di regolari rasature. La mano sinistra non è molto rifinita. Attualmente una equipe di informatici olandesi ed americani tramite la costruzione di un software rileva che il ritratto mette in relazione i tratti del viso rispetto alle emozioni provate, il celebre ed enigmatico sorriso della “Monna Lisa” esprimerebbe gioia per l’83%, senso di superiorità per il 9%, paura per il 6% e collera per il 2%. Ecco come l’evoluzione scientifica ci svela il mistero, ci dice che la nostra contemporaneità è povera, che il periodo di Leonardo era carico di entusiasmo per prendere coscienza del mondo, che il 1911, è un anno magico dove la gente Comune si appropria della propropria identità, anche se con manovre poco accettabili e che oggi il quadro attraverso un libro e un filmetto ben pubblicizzato, richiama in gara addirittura l’ossatura ecclesiastica. Monna Lisa se la ride. Chissà che donna doveva essere la vera icona in carne e ossa.