Mar 22 Nov 2011
Mario Serra scrive: Non a caso chi ha sensibilita’ ha come esempio gli antichi maestri…
Posted by Antonio Picariello under arte/teatroNo Comments
Caro antonio, talmente siamo condizionati dalla comunicazione di massa
che gli artisti si sentono in dovere di fare cronaca di violenza, di
dramma interiore, di solidarieta’ verso veri drammi e carnrficine che
avvengono tutti i giorni. Mi pongo questa domanda se i mezzi di
comunicazione mercificano il dolore degli uomini e gli artisti fanno
la stessa cosa sull’amaro della vita aggiungono altro amaro. Non ci
rendiamo conto che nelle nostre menti e nei nostri animi non ci sara’
piu’ spazio sulla vera natura dell’uomo, fatta di realta’.tutta questo
virtualita’ in occidente e’ diventata realta’ effimera, . Quanti
artisti solo per aver letto e visto guerre ne propongono e decretano
la verita’ umana ma nessuno di loro ha realmente visto in prima
persona la guerra la morte, la sofferenza vera. Questi sono veri
valori che non hanno bisogno di racconti ma di spiritualirta’ di
riscatto. In questo momento storico Meglio dare zucchero da far
riflettere che essere nati e’ un dono non una tragedia. L’ artista
deve avere la capacita’ di indicare la strada di nuovi valori e non
marcare con insistenza quello che e’ gia’ avvenuto. La sopravvivenza
del genere umano e’ maggiormente dovuta allo scambio di solidarieta’
e di luce interiore. Non a caso chi ha sensibilita’ ha come esempio
gli antichi maestri che sono in ogni istante esempi di modernita’.
Grazie per l’attenzione, con affetto,
mario serra
Caro mario ci sarà pure qualcosa nell’aria che spinge a farci male…..il fatto è che il male inteso conflittualità, è provocato sempre dai soliti assaltatori di opinioni: io ho ragione tu torto con messa in rete esponenziale e speculare. Prendi il caso Politi Busi Montesano e tarantella italiana….viene da ridere. Credo resti un piacere della ricerca soggettiva, trovare un libro che appaga e che non vorresti finisse mai , e lo curi come fanno i bambini premurosi con il lecca/lecca (come si chiamavano funzionalmente un tempo) sapendo che prima o poi finirà la goduria; intanto vanno piano, elogiano il tempo leggero della lentezza e questo per me è liturgia della saggezza e della passione che le nuove società della bramosia non riescono a recuperare. Oppure, rifugiarsi in una buona sala cinematografica e impregnarsi totalmente della passione sacrale del film o di uno spettacolo teatrale che dica qualcosa di nuovo. Un concerto jazz improvvisato da musici che hanno passione senza possesso del mondo. Tutto questo, questo fremito quando arriva nell’opera dell’artista, scatena visioni che mettono forza silente di cui non si può parlare come diceva l’amico Alejandro Jodorowsky
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