una vita a tre cifre

Commemorazione dei defunti 2 novembre 2016

Guadagnuolo interpreta con una scultura “C’era una volta in America” di Sergio Leone, la scena nel cimitero di Riversdale tra sogno e transrealtà

 

Nel 1984 debuttava nelle sale cinematografiche italiane “C’era una volta in America”, film-testamento del regista Sergio Leone. Rievochiamo, questo film capolavoro con l’artista Francesco Guadagnuolo, in occasione della Commemorazione dei defunti 2016, proprio nella scena riguardante il cimitero di Riversdale in cui Noodles interpretato da Robert De Niro ‘ricerca il suo tempo perduto’, come in un Proust alla ricerca del significato della realtà attraverso la memoria. Francesco Guadagnuolo interpreta con una scultura il luogo tra sogno e transrealtà, la scena nel cimitero di Riversdale, nell’abbraccio metafisico tra l’immagine femminile vista di spalle che piange e l’uomo-manichino, poste sull’urna cineraria. L’intento dell’artista è quello di manifestare le verità soprannaturali che pervadono la nostra vita. Le immagini, scolpiscono “quello che non si percepisce”, cioè l’indefinibile, tanto che il gruppo scultoreo produce nel pubblico sincere commozioni. Il tempo viene dilatato, e ne emerge il distacco dalla vita terrena in una pace surreale.  Il film “C’era una volta in America”, narra l’episodio quando Noodles nel 1968 parte per il cimitero di Riversdale cercando il monumento sepolcrale per ritrovare i suoi amici sepolti, incontra la Direttrice del cimitero (Louise Fletcher) dallo sguardo oscuro e rigido, che attribuisce alla scena una situazione di tensione emotiva. All’interno Noodles impersonato da De Niro vede il proprio nome su una targa commemorativa, chiede spiegazione alla Direttrice circa il suo passato in un colloquio quasi irreale. L’espressione delusa dell’attore, divenuto nel frattempo anziano, che ricorda i suoi amici morti fra passato, presente e futuro, ma anche nella meditazione sull’importanza che intercorre tra tempo e reminiscenza. La coppia nell’opera scultorea di Guadagnuolo è costituita da due simulacri atemporali indicanti l’afflizione dell’attimo del commiato, dunque della morte e la separazione dalla vita. Sono figure incorporee nonostante l’esteriorità, sono due essenze-presenze che cercano l’incontro del sentimento-umano. La scena indubbiamente esprime melanconia e fa apparire la tremenda solitudine che a volte ci troviamo a subire durante la vita terrena. Inoltre il transrealismo delle due figure “immobilizza” l’istante e lo contraccambia senza un tempo, presentandolo al di là della realtà, in un’altra dimensione trans-metafisica mortale.

Il poeta e critico teatrale Paolo Guzzi scrive: «Un abbraccio, un ultimo abbraccio, già impossibile, un ultimo tentativo, mal riuscito, di trattenere l’amato, l’amata, ciascuno nel proprio mondo che chiama ineluttabilmente. Non sappiamo se l’uomo/manichino abbracci o sia abbracciato dalla donna, che quasi gli si arrampica addosso. Vediamo un manichino senza volto e immaginiamo che sia trattenuto a fatica nel nostro mondo fatto di carne e di bellezza carnale, appunto, ma il tentativo della donna è inutile. Abbraccia colui che sta scomparendo, la cui corporea realtà è ormai lontana, le sue fattezze indistinte provano a restare, la donna cerca di trattenerlo, ma anche lei, di cui non vediamo il volto, sta per lasciare la presa. La disperazione si immagina per entrambi. Ciascuno scivolerà nel suo mondo, che li separerà. Speriamo soltanto che un giorno l’abbraccio diventerà definitivo, e che si ritroveranno definitivamente abbracciati, insieme».

Infatti, nell’abbraccio scultoreo di Guadagnuolo è come comprendere l’opera di Wagner ne “L’anello del Nibelungo” che per il suo finale immaginò che l’amore rimarrà e rimane la sola salvazione dell’umanità: “…Lasciate che, nel dolore e nella gioia, esista solo l’amore”.

 

La pace non è solo una parola. Shimon Peres nel dipinto di Guadagnuolo

 

“Sono dispiaciuto della morte dell’ex Presidente Shimon Peres” – ha detto l’artista Francesco Guadagnuolo-“ perché se n’è andato uno dei politici israeliani più rilevanti della scena mondiale, ricordo quando l’ho ritratto assieme ad Arafat mentre scrivevano la parola Peace, è stato tra gli artefici dei concordati di Pace ad Oslo del 1993, che gli procurarono il Nobel per la Pace unitamente al leader palestinese Yasser Arafat”.

 

Shimon Peres e Yasser Arafat scrivono la parola “Peace”. È l’interpretazione pittorica, tra l’utopico e il profetico, dello storico incontro di Oslo, del 1993, tra palestinesi e israeliani. L’opera si deve, alla sensibilità del Maestro Francesco Guadagnuolo che ha fatto parte al Senato come artista dell’Intergruppo Parlamentari per il Giubileo. Shimon Peres, Presidente di Israele dal 2007 al 2014, è stato uno dei promotori dei patti della Pace di Oslo nel 1993, tanto che gli procurò il Nobel per la Pace assieme al leader palestinese Yasser Arafat e al premier, di quel tempo, Yitzhak Rabin.

L’occasione è stata data dal viaggio di una Delegazione dell’Intergruppo Parlamentari per il Giubileo, guidata dal Presidente Sen. Ombretta Fumagalli Carulli. Nel corso della visita al Presidente Arafat è stata consegnata dall’artista l’opera “Peace” nella città di Ramallah nel Palazzo Presidenziale Muqata, dove si trova tuttora. Il dipinto con i due ritratti di Shimon Peres e Yasser Arafat è stato accolto dal Leader dell’OLP con entusiasmo, come auspicio – ha tenuto a sottolineare – di una vera pace e di un rapporto duraturo di convivenza tra palestinesi e israeliani. Ed è proprio Shimon Peres che ha conservato il suo pensiero di Pace, attraverso la sua Fondazione, il Centro Peres per la Pace nella città di Jaffa che sostiene il dialogo fra ebrei e arabi, anche adesso che non c’è più.

La Pace è fondamentale per creare le basi della nuova era culturale” dice il Maestro Guadagnuolo, per capire il suo impegno bisogna risalire al suo incarico al Senato, dove era stato chiamato a cooperare con i suoi contributi artistici fin dal 1997, nell’ambito dell’Intergruppo Parlamentari per il Giubileo.

Il tema della Pace ha portato il Guadagnuolo a dipingere numerose opere su queste tematiche, un suo quadro sulla solidarietà internazionale, legata al debito estero dei Paesi in via di sviluppo, si trova all’ONU esposto nella sede dell’ECOSC. Nel 2001 Guadagnuolo ha completato il pannello “Pace in Terra Santa”, la grande tela (175×400 cm), traendo ispirazione dal suo incontro con l’allora Presidente Arafat. L’intento dell’artista era di evidenziare ed auspicare ciò che tra i due popoli, attualmente antagonisti, israeliani e palestinesi, può aiutare a vincere la spirale della violenza e a ritrovare il rispetto scambievole e una pace permanente. Fino alla fine Shimon Peres ha lavorato sinceramente nei confronti dei palestinesi per sostenere la compatibilità arabo-israeliano e della riapertura delle trattative di pace, anche dopo il suo rientro dalla politica. Per Shimon Peres il suo obiettivo ”avere uno stato ebraico chiamato Israele e uno stato arabo chiamato Palestina, che non combattono, ma vivono insieme in amicizia e cooperazione”.

Guadagnuolo è un artista di grosso spessore internazionale, opera tra Roma Parigi e New York, da sempre sensibile alla Pace nel mondo, per questo è stato insignito, nel 2010, dal Presidente IIFWP-UPF Italia Prof. Giuseppe Calì, del titolo di Ambasciatore di Pace dell’Universal Peace Federation – ONG accreditata con “Special Consultative Status” presso il Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC) delle Nazioni Unite.

 

Politica e aspetti Etici: in memoria di Aldo Moro. Il pittore Guadagnuolo lo commemora attraverso un ritratto nel centenario della nascita

Nessuno è chiamato a scegliere tra l’essere in Europa  e nel Mediterraneo,

poiché l’Europa intera è nel Mediterraneo

Aldo Moro

Francesco Guadagnuolo, propone di onorare la memoria di Aldo Moro con un ritratto a cento anni della nascita dello statista democristiano rapito e poi assassinato dalle Brigate Rosse il 9 maggio del 1978. Si tratta tra le personalità più rilevanti, della politica italiana. Nel volume monografico Metamorfosi dell’iconografia nell’arte di Francesco Guadagnuolo a cura di Antonio Gasbarrini e Renato Mammucari – Angelus Novus Edizioni e Edizioni Tra 8 & 9, nel capitolo “Politica e aspetti Etici” è stato riprodotto il ritratto di Aldo Moro assieme ad alcuni Padri dell’Unione Europea: Konrad Herman Josef Adenauer, Robert Schuman, Alcide De Gasperi. Nel pensiero di Moro esistevano già  l’Italia e l’Europa insieme, tanto da poterlo considerare uno dei sostenitori dell’Europa Unita, con quell’orientamento cristiano che lo contraddistinse, infatti, l’Eurocamera ha stabilito di intitolare nella sede di Bruxelles un’Aula alla memoria di Aldo Moro.

L’interesse di Francesco Guadagnuolo è sempre stato la ritrattistica affrontata dal punto di vista dell’immediatezza dell’espressione e della spontaneità nell’esecuzione. In questi ritratti la via del pittore è quella della comunicazione della vita interiore e degli stati d’animo del soggetto rappresentato. L’artista nel 2008 ha dato seguito alla collezione di ritratti, in occasione dei 60 anni della Costituzione Italiana, è una cartella dedicata a Giuseppe Toniolo, Don Luigi Sturzo, Alcide De Gasperi, Giorgio La Pira e Zaccaria Negroni per la loro esemplarità di vita, arricchita dai pensieri autografi scritti per il progetto dal Senatore a Vita Giulio Andreotti. Così è stato anche per Aldo Moro, amico di Paolo VI, per la sua spiritualità di autentico cristiano.

 

Il Vescovo Mons. Carlo Chenis aveva scritto: “ Guadagnuolo fa il «politico» perché confida nella possibilità di adoperarsi per un nuovo umanesimo di ispirazione cristiana, onde dare maggiore dignità alla «città dell’uomo». Questo programma non lo attua con i sofismi del «politichese», ma lo presenta con i grafismi della pittura, così da essere indubbiamente più convincente”.

Per Aldo Moro, il Presidente democristiano martire delle Brigate Rosse, il percorso verso la beatificazione sembra vicina, pur necessitando tempi più o meno lunghi, potrebbe condurre Aldo Moro ad essere ammesso nell’elenco dei Santi. 

 

SILONE OGGI IN ITALIA E ALL’ESTERO

Due libri freschi di stampa ed una Tavola rotonda dedicata alla vita, all’opera e all’attualissimo pensiero siloniano, organizzata dalla Fondazione Edoardo Tiboni per la cultura e dal Centro Nazionale di Studi Dannunziani

MERCOLEDI 21 SETTEMBRE ORE 18,00 – MEDIAMUSEUM

Non c’è dubbio che Ignazio Silone, tra gli scrittori italiani del Novecento, resti a tutt’oggi uno dei più conosciuti, studiati e tradotti nel mondo, a partire dalla pubblicazione del suo primo romanzo, Fontamara che, come tutti sappiamo, avvenne in Svizzera nel 1933, in prima edizione nella traduzione in lingua tedesca. Ne è una ulteriore riprova la recente pubblicazione di due importanti volumi, uno pubblicato in Abruzzo e l’altro all’estero, in Canada, che, sia pure in forma diversa l’una dall’altra, offrono contributi molto originali allo studio e alla conoscenza di aspetti assai poco indagati o distorti della complessa personalità umana e letteraria di questo grande abruzzese, che sentì sempre fortissimo il suo attaccamento alla terra d’origine. Non va naturalmente taciuto, in questo spunto introduttivo, che non sono affatto state tutte rose e fiori le sue vicende umane, politiche e letterarie, in parte sicuramente dovute alla  ostinata e caparbia fedeltà ai suoi principi etici e politici, in parte alla scontrosa riservatezza del personaggio, in buona parte alla disinvoltura con la quale alcuni studiosi e letterati, non sappiamo fino a che punto per la ricerca della verità e di quale verità, hanno offerto, soprattutto dopo la scomparsa di Silone, contributi che poco o nulla hanno che fare con la grandezza dello scrittore, che ancora giganteggia nel panorama internazionale. Dei due volumi a cui faremo particolare riferimento per esaminare l’attualità di Silone, I Fontamaresi. La Scuola “delle” libertà nella Fontamara d’Ignazio Silone, di Antonio Gasbarrini, intellettuale tra i più attivi in Abruzzo, e del compianto Annibale Gentile (che è stato sicuramente uno dei più appassionati studiosi di Silone, oltre che suo amico), prende in particolare considerazione il rapporto di Silone e del suo romanzo d’esordio con il mondo dell’infanzia e, come vedremo, con contributi anche di artisti in erba di una scolaresca di Pescina, ma non si limita affatto solo a questo, estendendo il discorso anche alle polemiche a cui accennavamo prima. Il secondo contributo, On Friendship and Freedom.The Correspondence of Ignazio Silone and Marcel Fleishmann, di natura per così dire più scientifica e accademica, pubblicata in inglese in Canada, è a cura di Maria Nicolai Paynter, una studiosa e professore emerito dello Hunter College, della CUNY (City University of New York), che ha percorso tutte le tappe della sua carriera accademica tra il Canada e gli Stati Uniti, ma che è di ben radicate origini abruzzesi, molto conosciuta anche in Italia non solo per i suoi fondamentali contributi su Silone (attestati anche da lusinghieri riconoscimenti), ma anche di quelli altrettanto importanti sulla figura e sull’opera di Davide Maria Turoldo. Il volume attraverso la meticolosa ricostruzione della storia di un’amicizia, soprattutto attraverso le lettere che Silone e Fleishmann si scambiarono, ci fa conoscere aspetti del tutto inediti della personalità e del pensiero di Silone.

Alla tavola rotonda mercoledì 21 settembre alle ore 18.00 al Mediamuseum, parteciperanno, oltre alla presidente della Fondazione Edoardo Tiboni per la cultura, Carla Tiboni, e a Dante Marianacci, presidente del Centro Nazionale di Studi Dannunziani, gli autori, Maria Nicolai PaynterAntonio Gasbarrini,Angelo De NicolaGabriella AlbertiniNicoletta Di Gregorio.

 

Roma, 16 settembre 2016

Un particolare ricordo del Presidente Carlo Azeglio Ciampi da parte del Maestro Guadagnuolo

“La morte di Carlo Azeglio Ciampi mi rattrista” –ha detto l’artista Francesco Guadagnuolo– “perché se n’è andato uno dei Personaggi più rilevanti della politica italiana, persona di cultura e di grande prestigio per la società internazionale”.

 

Così viene ricordato quell‘incontro al Quirinale:

«È proprio bello, sono onorato», aveva commentato il Presidente Carlo Azeglio Ciampi nel 1999 rivolto all’artista Francesco Guadagnuolo, quando aveva accolto il dono che l’Intergruppo Parlamentari per il Giubileo, guidato dalla Presidente la Senatrice Ombretta Fumagalli Carulli, inoltre sono state illustrate al Capo dello Stato le iniziative volte all’organizzazione del “Giubileo dei Governanti e dei Parlamentari” fissato da Papa Giovanni Paolo II per il 5 novembre 2000.

Il dono consisteva in una serigrafia, primo esemplare dell’opera in olio “Il Debito Estero” – verso una nuova solidarietà, del Maestro Francesco Guadagnuolo che il 14 aprile, al Palazzo di vetro di New York è stata consegnata al Segretario delle Nazioni Unite Kofi Hannan. Il dipinto rappresenta lo sforzo che i Paesi ricchi dell’Occidente dovrebbero fare per annullare il debito contratto dai Paesi più poveri del cosiddetto “Terzo Mondo”, Guadagnuolo aveva avuto la possibilità di illustrare direttamente a Ciampi la sua opera interpretando un tema così delicato ed impegnativo: «Ho voluto rappresentare, sotto metafora, come il mondo opulento e ricco dovrebbe comportarsi nei confronti della parte del pianeta ancora sotto la morsa della fame e del sottosviluppo. Ne è uscita un’opera carica di suggestione, dove i due emisferi a confronto sono uniti da due mani che si protendono ad offrire il pane, per significare che il mondo dovrebbe unirsi in un impeto di giustizia e di solidarietà per assicurare a tutti gli uomini della terra una vita dignitosa, degna di essere vissuta». Un’ulteriore soddisfazione per l’artista Guadagnuolo, da tempo impegnato su temi sociali, le cui opere sono esposte in diversi Paesi del mondo. Il “Debito Estero” – verso una nuova solidarietà è esposta permanentemente nella prestigiosa Sede dell’ECOSOC del Palazzo di Vetro di New York, dedicata per la promozione dell’economia e l’avanzamento dei Paesi bisognosi. Così l’arte italiana è presente, in uno dei luoghi di maggior prestigio al mondo, la sede dell’ONU, con Francesco Guadagnuolo, come già era avvenuto in precedenza con la scultura “Inno alla Vita” di Giacomo Manzù e con la scultura “Sfera con sfera” di Arnaldo Pomodoro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La nuova stagione di PUNTO SULL’ARTE apre con una mostra intensa. Sabato 24 Settembre dalle 18 alle 21 sarà inaugurata la doppia personale DAIMON, con protagonisti gli artisti CLAUDIA GIRAUDOMATTHIAS VERGINER. Il tema è quello del destino, raffigurato nell’incontro tra la persona e il suo daimon, l’animale simbolo guida dell’anima. Ecco allora CLAUDIA GIRAUDO, con i sui oli su tela profondi e senza tempo, dove figure leggiadre che incarnano la giovinezza incontrano farfalle, lepri, camaleonti, rospi smeraldini e germani reali, intrattenendo con loro dialoghi silenziosi sul futuro. Ecco MATTHIAS VERGINER: nelle sue sculture in legno di tiglio l’incontro tra l’uomo e il suo daimon si colora in tinte pop e si declina in toni scanzonati, facendo apparire la bella ragazza nuda, tonda e atletica, come una domatrice di belve e di insetti giganti o come una condottiera in piedi sul dorso di una balena. Completa la mostra il lavoro di GIOVANNA LACEDRA, dal titolo “Paradeigma”. Pittrice, disegnatrice, ma soprattutto performer, l’artista si esibirà Sabato 22 ottobre incantando e coinvolgendo il pubblico con un’azione inedita dedicata al nostro destino più autentico, alle nostre vocazioni profonde, e alle gabbie che troppo spesso le soffocano.

CLAUDIA GIRAUDO: Nasce a Torino nel 1974. Nel 2001 si laurea presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e in seguito intraprende il suo percorso di ricerca nell’ambito della pittura figurativa formandosi attraverso lo studio delle opere dei maestri Rinascimentali e Nordeuropei; background che emerge sia nella tecnica che nella scelta dei soggetti, pur mantenendo la sua personale cifra stilistica. Espone con frequenza in fiere d’arte, gallerie private e in luoghi istituzionali pubblici. Le sue opere si trovano in collezioni permanenti ed acquisizioni museali nazionali ed internazionali, tra cui l’Harmony Art Foundation di Mumbai (India), il Museo MACIST di Biella, il Museo Eusebio di Alba (CN), la Sala del Consiglio di Bossolasco (CN) e il Museo Civico di Bevagna (PG). Ha partecipato alla Biennale di Venezia, Padiglione Italia nel 2011. Vive e lavora a Torino.

MATTHIAS VERGINER: Nasce a Bressanone nel 1982. Si specializza in scultura presso la Scuola d’Arte di Selva in Val Gardena e nel 2001 inizia l’apprendistato presso lo studio del padre, il famoso scultore Willy Verginer. Dal 2002 al 2003 collabora con Aron Demetz e nel 2010 collabora con gli Artisti Reza Aramesh e Pietro Roccasalva. Ha iniziato a esporre il suo lavoro nel 2001. Ha realizzato mostre personali e collettive e fiere di settore in Italia e all’estero (Belgio, Germania, Lussemburgo, Olanda, Svizzera, Turchia e Taiwan). Vive e lavora a Ortisei (BZ)..

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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