Alchimie e linguaggi di donne, ottava edizione a Narni

Dal 22 al 25 settembre Narni ospita l’ottava edizione del Festival della Letteratura “Alchimie e linguaggi di donne” ideato da Esther Basile

A partire dalla scrittura e dal pensiero di alcune autrici del Novecento Anna Maria Ortese, Marina Cvetaeva, Cristina Campo. Oriana Fallaci, Elsa Morante, Amelia Rosselli trattata da Elio Pecora e autrici contemporanee dello spessore di Vittoria Franco, Margherita Pieracci Harwell, Giovanna Fozzer, Clara Sereni e Wanda Marasco, il Festival della Letteratura punto in questa edizione ad indagare il tema della diversità nell’accezione del dialogo e del confronto. “Che cosa ci permette di ragionare sulla scrittura femminile se non il passaggio epocale e quindi dalle Donne di Tunisi alle Donne della Croazia, per fare un esempio”. L’ideatrice dell’evento, Esther Basile, ha ottenuto il supporto dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, dell’Associazione Eleonora Pimentel e ha confermato la rete con i Comuni di Narni e Sangemini.

“Vivere il non pensato e viverlo direttamente, col corpo e con le passioni, aiuta ciascuna di queste autrici a tirare il non umano dentro al linguaggio e dentro alla vita, mentre l’ordine puro del vivere, che qui più che mai si esprime e viene sentito, segna per loro un limite rispetto al quale ogni altra alterità può risultare al confronto meno drammatica e più praticabile”. Basile è, come sempre, un turbine di idee e progetti. “Si parlerà della attualità della Oriana Fallaci, delle condizioni delle carceri, delle letterature migranti, del femminicidio, della filosofia, dei diritti delle donne, ricordando figure femminili che, come la Senatrice Giglia Tedesco Tatò, hanno fatto la storia. Insieme a scrittrici notissime e meno note”.
Tra le autrici presenti: Laura Ephrykyan, Fania Cavaliere, Carla Arconte,. Matilde Tortora, Loredana De Vita, alla Filosofa Patrizia Caporossi, Sandra Burchi, Nunzia Berrino, Lucia Stefanelli, Marinelli Gioconda, Maria Rosaria Selo, Maria Stella Rossi, Natalia Correia, Elena Galli, Mariella Grande, Gioia Gentile, Brigidina Gentile, le poetesse quali Adriana La Volpe, Ciric Slobodanka, Beatrice Tassara, Rita Felerico, Cinzia Dolci, Lilliana Ferro, Michela Felici, Maria Marmo, Giuseppina Dell’Aria e tante altre e insieme alle artiste attrici dallo spessore esistenziale forte come Milena Vukotic e Anna Maria Ackermann, ci si immergerà in una Cittadella di studio e di confronto come da 8 anni accade, godendo del paesaggio umbro. Ci saranno pittrici quali Giovanna Piromallo, Roberta Basile , Silia Pellegrino e Scultrice
Teresa Mangiacapra del Gruppo storico Nemesiache con una sua Istallazione.
Presente l’Omaggio a Pier Paolo Pasolini con studiosi/e come Walter Santoro, Elio Pecora, Roberto Deidier, Alfredo Baldi, Esther Basile, Anna Forgione con proiezione del film della Regista Grazia Morace vincitrice del Premio L’Iguana del Castello di Prata, Video su Donne Iraniane del regista Carlo Damasco.
Presenti le Musiciste Susanna Canessa e Monica Doglione capaci di linguaggi diversificati in tutte le lingue, musicisti come M.Nicola Rando al Sax, alla chitarra M.Lino Blandizzi e M. Marcello Appignani . Canto Giulia Capolino.Videoriprese e filmati di Rosy Rubulotta con documentazione archivistica del Festival.
Presenza di pittrici quali Giovanna Piromallo, Silia Pellegrino, Roberta Basile, Anna Paola Catalani e Mostra di Foto con uno sguardo femminile al Mediterraneo. Foto provenienti anche dalla Croazia Tutto accade con la fermezza di aver già costruito una realtà culturale in Italia e all’Estero e di essere in Rete con molte Biblioteche italiane e Istituzioni. Trovare un linguaggio comune, esperire insieme e raccontarsi le ribellioni e le conquiste. Questo appuntamento merita un viaggio (contatti mail: ester.basile@libero.it) per vivere un’esperienza di condivisione. “Cercavamo accezioni di una diversità forte, non ‘solo’ di cultura, pelle, lingua, sesso, genere – osserva Esther Basile -. ma anche di specie o, ancor meglio, di natura. Ci siamo messe in relazione con un’alterità non equivocabile, non negoziabile e non riducibile. E vedere cosa ci accade quando una delle strategie più citate e forse (forse) più proficue del discorso e delle pratiche dell’intercultura, il ‘mettersi al posto dell’altro/a’, non è possibile e non si dà. Le scrittrici che hanno incoraggiato e sostengono questa riflessione sono state in passato Gertrude Stein, Anna Maria Ortese, Clarice Lispector, Marlen Haushofer e Silvina Ocampo, oggi Dacia Maraini: tutte contemporanee, sebbene vissute in parti diverse del mondo, tutte narratrici e tutte contraddistinte da una straordinaria capacità di documentare mettendo in scena, nei loro testi, la presenza del non-umano, e insieme la postura (di corpo, di pensiero e di linguaggio) che assumono nella sua prossimità le protagoniste (sempre donne) dei loro racconti. È mettere in campo, come insegna più perentoriamente e più limpidamente di chiunque altro María Zambrano, un pensare che ha fondamento nel sentire, un fidarsi dell’intelligenza che c’è nelle emozioni e viceversa un contare sulla dimensione affettiva del pensiero. È di conseguenza (là dove l’insegnamento di María Zambrano si fa così vicino a quello di altre pensatrici del Novecento) il lasciar vivere e correre il desiderio dell’altro, letteralmente il desiderio di altro; è il piacere di prendersene cura, e la capacità di stare in compresenza amorosa con esso” come ben dice la studiosa Monica Farnetti. Vi aspettiamo fra Narni al Museo Eroli e Sangemini e la Biblioteca di Terni”.

In un sistema di mondo votato alla tecnocrazia lo spirito globale si restringe in difesa di una sacralità universale che porta il titolo di “Alchimie e linguaggi di donne”. Qualunque tempo  che ha profezie e difese umanitarie ricuce le ferite del proprio divenire meccanico con la bellezza sacrificale del linguaggio delle donne. La bellezza dello scrivere femminile attraversa le percezioni oculari dei lettori e fissa il centro del cuore con un soffio epico di battaglia contro la perversione e il vizio del potere.  Alchimie del linguaggio femminile, certo, una ricerca segreta del suono delle grammatiche, la combinatoria del fascino della parola che incanta e pompa nelle vene della contemporaneità il diritto all’amore per l’esistenza, fosse anche triste e melanconica, reale e metafisica, qualunque esistenza umanitaria  deve passare attraverso il filtro alchemico della scrittura femminile per diventare metamorfosi del linguaggio divino. Sensuale suono della parola che si autocalibra nel sistema respiratorio del lettore e lo rende lievito, suono e forma ascensione di  battaglia contro gli orchi di tutti i tempi che sono stati privati dall’amore per la bellezza. Alchimia delle parole al femminile equivale all’incantamento della scrittura che solo la femminilità può dare al mondo con regola o senza, oltrepassando con leggerezza il segno e la significazione lascia avvertire ancora l’istinto recettivo che indica minime sensazioni di forza segreto sussurrato a chi lo intende che  anche la scrittura può farsi danza di guerra. Antonio Picariello

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Madre Teresa di Calcutta, Premio Nobel per la Pace nel 1979, è Santa: la cerimonia di canonizzazione il 4 settembre 2016, il giorno precedente la ricorrenza del 19° anniversario del trapasso della Madre (5 settembre 1997), voluta da Papa Francesco. Proprio il 5 settembre è stata scelta come data dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, per sostenere la Giornata Internazionale della Carità.

Piazza San Pietro era gremita con oltre 100 mila intervenuti e inoltre 13 capi di Stato e di governo. La liturgia di canonizzazione è considerata l’evento più importante del Giubileo straordinario della Misericordia, stabilito da Papa Francesco, avviato a dicembre dell’anno scorso, avrà termine a novembre 2016.

Grande è stata l’attesa in tutto il mondo per la sua canonizzazione. Madre Teresa di Calcutta è stata la suora missionaria più celebre al mondo, una Madre di pace divenuta l’emblema di tutti i martiri della miseria; è stata e rimane uno dei personaggi più considerevoli del secolo appena concluso. Nata in Albania, ma viene ricordata per le sue azioni di carità in India a Calcutta, dove ha offerto tutta la sua vita agli esclusi, per questa ragione al solo ricordarla viene spontaneo collegarsi alla povertà più totale. Affermò Madre Teresa “C’è qualcosa di meraviglioso nel vedere i poveri accettare la propria sorte, sopportandola come se si trattasse della Passione di Cristo. Il mondo ha parecchio da guadagnare dalla loro sofferenza”. L’esempio di Madre Teresa è modello per tutto il genere umano.

Attraverso la mostra dell’artista Francesco Guadagnuolo curata direttamente dalle Missionarie della Carità fondate da Madre Teresa, in occasione della Canonizzazione della loro Santa Madre, si potrà osservare il suo Volto della Misericordia con accenti di luce divina che irradia le sue umili espressioni. Attraverso l’arte di Guadagnuolo è possibile immettersi in rapporto alla grande umanità e spiritualità di Madre Teresa di Calcutta. La personale di Guadagnuolo si potrà visitare nella Chiesa di San Gregorio Magno, Piazza San Gregorio, 1 – Roma (tra il Circo Massimo e il Colosseo) dal 7 all’8 settembre 2016, con orario continuato dalle ore 9,00 alle ore 18,00; in quei giorni si potrà avere la possibilità di visitare anche la Reliquia con il sangue della fondatrice delle Missionarie della Carità e la stanza, situata nel convento di San Gregorio, dove la Suora dimorava durante la sua permanenza a Roma.

Francesco Guadagnuolo che ha dedicato numerosi ritratti a Madre Teresa, sensibile alle sofferenze verso i Paesi del Terzo Mondo realizza l’opera “Il Pane della solidarietà” per l’ONU a New York, seguendo la dichiarazione di amore di Madre Teresa verso tutti i poveri del mondo. Infatti, il 15 aprile 1999 è partita da Roma per New York la Delegazione dei Parlamentari per il Giubileo presieduta dalla Senatrice Ombretta Fumagalli Carulli, di cui faceva parte l’artista Guadagnuolo, con lo scopo di incontrare le delegazioni accreditate presso l’ONU e di presentare il progetto sul debito estero, la libertà religiosa e la dignità della persona e consegnare l’opera di Guadagnuolo “Il Debito Estero” – il pane della solidarietà, al Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan. L’opera è esposta permanentemente nella prestigiosa Sede dell’ECOSOC del Palazzo di Vetro di New York, dedicata per la promozione dell’economia e l’avanzamento dei Paesi bisognosi. L’opera è stata consegnata, per il Segretario Generale dell’ONU Kofi Annan, al Presidente dell’ECOSOC l’Ambasciatore Francesco Paolo Fulci, il quale ha spiegato: «Il quadro di Guadagnuolo è un simbolo della vocazione dell’Italia alla cooperazione verso il Terzo Mondo. Ma è anche l’occasione per lasciare una traccia del nostro contributo alla lotta per lo sviluppo e per i diritti umani anche quando l’Italia non avrà più la Presidenza dell’ECOSOC».

Ha proposito della sua opera “Il pane della solidarietà” l’artista ha detto: «Ho voluto rappresentare, secondo il grande insegnamento di Madre Teresa, come il mondo opulento e ricco dovrebbe comportarsi nei confronti della parte del pianeta ancora sotto la morsa della fame e del sottosviluppo. Ne è uscita un’opera carica di suggestione, dove i due emisferi a confronto sono uniti da due mani che protendono ad offrire il pane, per significare che il mondo dovrebbe unirsi in un impeto di giustizia e di solidarietà per assicurare a tutti gli uomini della terra una vita dignitosa, degna di essere vissuta». Madre Teresa è stata una dimostrazione suadente, non è un caso che ogni volta confermasse: “Dio ha identificato se stesso con l’affamato, l’infermo, l’ignudo, il senzatetto; fame non solo di pane, ma anche di amore, di cure, di considerazione da parte di qualcuno”. La Suora di Calcutta, capace di parlare bonariamente con gioia, con i politici più autorevoli del mondo, ci ha regalato un patrimonio spirituale da alimentare in periodi come questi che stiamo vivendo di brutalità e regresso.

Ha scritto Mons. Sante Montanaro: “…una coraggiosa religiosa della quale erano ben note l’eccezionale semplicità, la grande dolcezza, e l’esemplare adattamento alla sofferenza, certamente, frutto del suo profondo amore per Cristo. Preso dall’ammirazione per questa Suora, nel cui corpo minuto albergava un’eccezionale forza interiore, Guadagnuolo ha eseguito una serie di ritratti che testimoniano le opere straordinarie di carità compiute dalla Beata, le sue preghiere, le sue parole colme di speranza cristiana”.

\Guadagnuolo dichiara: «Realizzando questi ritratti ho compiuto un itinerario mistico attraverso le parole, le testimonianze e le preghiere di Madre Teresa. Nel silenzio della contemplazione Ella sentiva il grido di Gesù sulla croce: “Ho sete”. Questo grido la spingeva sulle strade di Calcutta alla ricerca di Gesù nel povero, nell’abbandonato, nel moribondo alleviando le loro sventure. Ho cercato in queste opere una forza evocativa, cercando di tirar fuori quel segreto, quel silenzio di cui era avvolta la Missionaria della carità, lei diceva: “Oh benedetto silenzio che dà tanta pace all’anima”. Questi ritratti sono una successione di suggestioni che non possono essere espressi ma solo vissuti con un personale rapporto spirituale. Le opere grafico-pittoriche scoprono l’aspetto di una nuova iconografia e di un cromatismo moderno, che scandiscono la vita ed i tempi della Suora di Calcutta cercando di esprimere quella forza espressiva di questa piccola grande donna per un’interpretazione di una figura così poliedrica qual è Madre Teresa, ecco perché la identifico come la Santa dei nostri giorni di cui tanto abbiamo bisogno. Tutta la vita di Madre Teresa è stata fondata sulla misericordia verso l’umanità sofferente. In queste opere ho cercato di fare risaltare tre realtà dell’Apostola dell’amore: la gioia, la sofferenza e la preghiera. Spero che questa mostra possa far ritrovare almeno una piccola parte benevola di noi stessi».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando i burocrati predicano il vegliardo vede Zarathustra scendere dalla montagna: «questo viandante non mi è sconosciuto: alcuni anni fa è passato di qui. Zarathustra era il suo nome; ma egli si è trasformato. Portavi allora la tua cenere sul monte: oggi vuoi portare nelle valli il tuo fuoco?…Sì, riconosco Zarathustra. Puro è il suo occhio, né disgusto si cela sulle sue labbra. Non incede egli a passo di danza? Trasformato è Zarathustra, un bambino è diventato Zarathustra, Zarathustra è un risvegliato»

Il Museo Ugo Guidi in Forte dei Marmi ospita la centodiciannovesima collettiva di artisti che espongono le loro opere in un’atmosfera di luce e di mare estivi. La pittrice Mara Corfini, acquarellista fiorentina dalla pennellata fine ed evocativa, vi partecipa con due opere Omaggio a Burlamacco e Il gabbiano. Nel primo lavoro, già premiato in Palazzo Vecchio, la Corfini dipinge un angolo di Viareggio in prossimità di Piazza Mazzini. L’acquerello ispirato dal Burlamacco è la quintessenza dell’allegria ironica, tutto è un’armonica rappresentazione di vitalità giocosa, le palme tinte di blu, il mare screziato di rosa e viola, la spiaggia accesa di luce e una decorazione di ghirigori che paiono capriole festose. Nel cielo fa capolino il volto con cappello del Burlamacco,  appare come un angelo laico dispettoso ma buono, affabile che protegge la parte bambina dell’uomo e che pare sussurrare “ Godete di questi colori, di questo mare infinito, della magia del luogo, sollevatevi in alto, dove mi trovo io, e guardate e sorridete gioiosi per la bellezza di questo angolo di terra marina!”. Il gabbiano dipinto dalla Corfini osservando  l’amata spiaggia dei Maronti di Ischia, ci trasporta su un altro piano emotivo, quello della solitudine serena, appagata di poco. Il gabbiano è una minimale macchia di colore che si confonde con la tenue coloritura della sabbia, il mare è reso leggermente increspato da pennellate larghe e morbide, l’orizzonte è una linea blu. L’acquerello, essenziale nella scelta di colori e di linee, è pulito, minimo, sospeso in una solitudine che non contrasta con la possibilità di raggiungere uno stato interiore di gioia.

Maria Stella Rossi

 

 

27 è un numero che si combina luttuosamente con le sei lettere che formano la parola  Puglia. San giuliano di puglia – “Nel 2012 sarebbero diventati maggiorenni, qualcuno avrebbe 16 anni, altri 19 o 20 anni e si sarebbero iscritti all’Università. I 27 bambini di San Giuliano di Puglia uccisi dal collasso della loro scuola durante il terremoto del 31 ottobre 2002 sono cresciuti nel ricordo straziato dei padri e delle madri, che nel cimitero trascorrono ancora ogni giorno e portano torte di compleanno per i figli. Non angeli immateriali, ma carne e vita e un futuro che si può solo immaginare, mentre ancora, da tutta Italia, sconosciuti lasciano ricordi e regali su quelle lapidi bianche in mezzo ai giocattoli”. Puglia, scontro fra treni tra Andria e Corato: 27 morti fra macchinisti e pendolari, 50 feriti. Antonio Summo 15 anni, tornava a Ruvo di Puglia da Andria, dove aveva sostenuto gli esami per superare due debiti all’istituto industriale. : Patty Carnimeo, trent’anni estetista, andava tutti i giorni a Bari per lavoro con quel treno. Francesco Tedone, 19 anni Era andato a trovare un’amica. Gabriele Zingaro 23 anni, era andato al Policlinico per farsi controllare una ferita che si era procurato in un infortunio sul lavoro. Stava tornando al lavoro dopo le ferie il vice questore aggiunto della Polizia di Stato Fulvio Schinzari 59 anni. Enrico Castellano, 74 anni fratello del giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno, Franco. Maria Aloisi, 49 anni qualcuno dice :”Ha preso il treno all’ultimo minuto: quella mattina era molto in ritardo ma alla fine ce l’ha fatta”- e si ce l’ha fatta proprio… Salvatore Di Costanzo, 56 anni, agente di commercio, era allenatore del calcio provinciale. Andava ad Andria per un appuntamento di lavoro: volato di prima mattina da Orio al Serio, era atterrato all’aeroporto di Bari. E’ stato riconosciuto dal figlio Marco. Pasquale Abbasciano tra un anno sarebbe andato in pensione, professione macchinista. Luciano Caterino, 37 anni, guidava il convoglio giallo, quello proveniente da Bari.

27 ventisette 27

SIMBOLISMO e SIGNIFICATO: “Chi si comporta bene sarà premiato con onore. Il saggio aspira solo all’armonia della propria coscienza.”

ABBINAMENTI: albero, caramelle, diavolo, pace, ascia, casco, feto, studente, attore, confessione, lingua, taxi.

E’ il numero della fortuna acquisita, ottenuta in ritardo e realizzata con il lavoro paziente ed assiduo. E’ il numero degli eventi che accadono in ritardo, dei desideri che si avverano quando ormai è troppo tardi, delle proposte di lavoro e di matrimonio quando oramai si è già impegnati, dei numeri del lotto intuiti quando sono già usciti, dei treni perduti, dei sentimenti gettati al vento. E’ anche il numero delle persone che si svegliano nervose, che cominciano un lavoro sfiduciate, delle giornate piovose, ma anche delle cose cominciate con difficoltà e concluse piacevolmente, della tristezza che si trasforma in allegria, delle situazioni cominciate male e che si concludono felicemente. Il simbolo di questo numero è la polvere.

Proprietà matematiche – È un numero dispari. È un numero composto, con quattro divisori: 1, 3, 9 e 27. Poiché la somma dei relativi divisori propri è 13 < 27, è un numero difettivo.

È un numero perfetto totiente.

È un numero decagonale.

È un numero di Harshad.

È un numero potente.

È un numero di Smith.

È un numero di Friedman in numeri romani, XXVII = IX * ((X/V) + I).

È il cubo perfetto ossia 3³.

Se un multiplo di tre cifre di 27 viene ciclicamente permutato, per esempio 513 diventa 135 o 351, allora i numeri risultanti sono ancora multipli di 27. L’unico altro numero che ha questa proprietà nell’ambito delle tre cifre è 37.

È il più piccolo numero intero che è uguale alla somma di tre quadrati in due modi diversi: 27 = 3² + 3² + 3² = 5² + 1² + 1².

È parte delle terne pitagoriche (27, 36, 45), (27, 120, 123), (27, 364, 365).

È un numero palindromo nel sistema numerico binario.

È un numero a cifra ripetuta nel sistema di numerazione posizionale a base 8 (33).

Chimica – È il numero atomico del cobalto (Co).

Astronomia – 27 Euterpe è un asteroide battezzato così in onore della musa Euterpe. –  Euterpe [colei che rallegra è una delle Muse, figlie di Zeus e Mnemosine], madre di Reso – personaggio della mitologia greca, signore di Tracia. Nella letteratura occidentale ha inizio con lui la serie dei giovani guerrieri destinati a venire uccisi nel sonno. La leggenda che lo riguarda si conclude con la sua singolarissima risurrezione.

 

« Pagina precedentePagina successiva »